Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di: sir
Arthur Conan Doyle, Mark Gatiss, Steven Moffat ed il network BBC.
Questa storia è scritta senza scopo di lucro.
The Killing Joke
I
ricordi sono ciò su cui si fonda la nostra ragione. Se non
riusciamo ad affrontarli, neghiamo la ragione stessa! D’altra
parte, perché no? Non siamo legati alla
razionalità per contratto! Nessuna clausola di
sanità mentale! Perciò, quando ti ritrovi avviato
lungo binari difficili, diretto verso luoghi del tuo passato in cui le
urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è
sempre la follia. La follia è l’uscita di
sicurezza... Permette di farsi da parte e di richiudere la porta su
tutte quelle cose terribili che sono successe. Di rinchiuderle... per
sempre.
Joker in Batman
– The Killing Joke
Tre uomini in
una stanza grigia senza finestre sul mondo, una voce di donna
attraverso uno schermo, una pistola.
La canna
premuta contro la pelle. Il suono che faceva vibrare il metallo mentre
scandiva i numeri.
Presa salda,
sguardi sgomenti, cuori palpitanti di paura.
Cinque minuti
e vite cambiate. Un conto alla rovescia.
La fine del
grande gioco.
Tre sibili,
una puntura, i sensi che piano scivolavano via.
«Due…»
Poi il buio.
***
Molly chiuse
la porta del suo armadietto e si abbottonò il camice. Lo
stirò bene per appianare le pieghe sulle braccia e si
legò i capelli in una coda.
Il corridoio
freddo le fece rimpiangere di non aver portato con sé una
maglia in più. Si rimproverò mentalmente di
essere la solita sciocca sbadata e indirizzò un sorriso
bonario alla guardia che sonnecchiava con il capo sul tavolo, avvolto
nel morbido cuscino delle sue braccia, la tazza di caffè
fumante abbandonata in un angolo.
Cosa potesse
fare un sorvegliante davanti all’entrata di un obitorio,
durante un turno di notte, proprio non se lo spiegava.
Non succedeva
mai nulla e, fino ad allora, nessun cadavere era stato visto
gironzolare nel complesso del Barts.
Nell’anticamera
del laboratorio prese le varie cartelle con i casi di cui doveva
occuparsi.
La porta
cigolò sotto la sua spinta.
Non
avvertì il fruscio dell’ombra nera alle sue spalle
né la mano coperta che le afferrò la bocca e il
naso.
Gli
incartamenti caddero al suolo, sparpagliandosi sul pavimento.
La mano
dell’assalitore aveva un odore pungente di alcol.
Impuntò i piedi, le urla di aiuto soffocate dal fazzoletto,
le mani artigliavano quel braccio sconosciuto dalla stretta di
tenaglia. Si divincolò, agitò, scalciò
sebbene fosse troppo debole per reagire.
«Non
respirare, trattieni il fiato, non respirare!» comandò al
suo cervello, ma fu tutto inutile.
La stanza
prese a vorticarle attorno, sui suoi occhi calò il velo
dell’oblio.
La porta
ondeggiò qualche secondo prima di chiudersi dolcemente.
Nessuno vide
il suo corpo, ormai ridotto ad un’immota bambola di pezza,
essere portato fuori dall’edificio.
L’unica
testimone fu un’umida notte brumosa.
***
Buonasera a
tutti!
Dopo svariato
tempo, e dopo una visione a tappeto multipla della quarta stagione, mi
sono decisa a tornare in pista con una long fic, abbandonando
momentaneamente il mondo fatato delle one shot.
Allora, come
dalle note, questa storia è un what if
dell’episodio 4x03. Non posso fare ulteriori dichiarazioni
perché altrimenti autospoilererei parte della trama, quindi
rimando altri disclaimer alla settimana prossima. La storia
è quasi completa, mi mancano ancora un paio di capitoli - ad
occhio e croce – e beh, spero proprio che potrà
suscitare il vostro interesse :)
Sono state
scritte moltissime storie meravigliose, specie dopo il finale di
stagione, quindi non so fino a che punto questa possa essere
considerata originale e credetemi se vi dico che mi sono fatta decine
di menate mentali se pubblicarla o meno. Alla fine ho deciso di darle
una possibilità cosa che, mi auguro, condividerete con me.
Bene, per
info, segnalazioni di sviste dell’autrice (la mia beta
ufficiale purtroppo odia Sherlock), sarò a vostra
disposizione, anche per eventuali fangirlamenti sul buon Bennyboy.
Alla prossima
e grazie a chiunque passerà!
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