34.
John
tirò fuori dal suo vecchio borsone tutte le cose che gli erano necessarie, fece
cenno a Chas di controllare la porta e l’uomo lo fece bloccandola infine con
una sedia e chiudendo le veneziane alla vetrata.
Constantine
strofinò le mani l’una contro l’altra e fece un grosso respiro guardando il
viso pallido e immobile della sua amica. Quando aveva ricevuto la telefonata
aveva respirato a fondo ma non era rimasto sorpreso. Da settimane qualcosa
continuava a pesargli sullo stomaco; un presentimento, una brutta sensazione e
anche se non credeva che potesse avere a che fare con Allison un po’ se lo
aspettava. La situazione però era ancora più tragica di quanto avrebbe mai
potuto immaginare. Mentre la bella cacciatrice se ne stava addormentata su quel
letto di ospedale, con medici ignari di cosa le stesse succedendo, New Orleans
era diventata un campo di battaglia.
Tra
morti e sconfitte John era piuttosto sicuro che una volta sveglia Allison
avrebbe preferito rimanere addormentata o peggio ancora… doveva fare in fretta
oppure non sarebbe riuscito a farle dire addio. Lei non glielo avrebbe mai
perdonato e lui non avrebbe perdonato se stesso per non averle concesso quella
ultima possibilità.
“Freya
vuole sapere a che punto siamo” gli disse Chas controllando qualcosa sul suo
cellulare. “John?” chiese.
L’altro
sospirò e chiuse gli occhi tendendo le mani in avanti, posizionandole all’altezza
del petto di Allison. “Dille che saremo lì in mezz’ora al massimo.” Disse al
suo amico. Poi si concentrò. Quell’incantesimo era insidioso, una parola anche
solo pronunciata nel modo sbagliato e invece di guarire la sua amica sarebbe
morta. Non l’aveva detto a Chas e neppure a Freya o agli altri perché aveva
pensato che non c’era bisogno di angosciarli, lui non avrebbe sbagliato. Jonas
Leandro gli aveva fatto conoscere quella formula ma era morto prima che potesse
insegnargli come usarla davvero nel migliore dei modi. Imparerai da solo,
sei più sveglio di quanto non sembri gli aveva detto, Allison aveva annuito
con un sorriso.
Un’altra
volta la formula e poi poggiò la punta di due dita sulla fronte della
cacciatrice sperando che funzionasse. Passarono alcuni istanti e infine lei
aprì piano gli occhi e li richiuse un paio di volte, prima di mettere a fuoco
il suo volto.
“John?”
domandò confusa girandosi dall’altra parte. “Chas… che ci fate qui?” si alzò a
sedere sul letto e deglutì a vuoto. “Che sta succedendo? Dove sono?”
I
due uomini si scambiarono un’occhiata. “Sei in ospedale.”
“Perché?
Dov’è Elijah?”
Constantine
raccolse le sue cose. “Andremo da lui tra un attimo. Qual è l’ultima cosa che
ricordi?” le chiese passandole dei vestiti puliti.
Lei
sembrò fare il punto. “La Strige. Mi hanno chiesto di essere il loro capo e poi
Tristan… Tristan voleva uccidermi, Elijah ha ucciso lui e poi… poi più niente.
John, che diavolo sta succedendo?”
“Te
lo racconto mentre ti vesti.” L’uomo fece cenno a Chas ed entrambi le diedero
le spalle. Lei iniziò a cambiarsi. “Gli Antenati hanno provato ad usarti come
arma per uccidere Elijah e tutta la sua famiglia. Hanno giocato con la mente di
tutti; quella di Hayley, aumentando la sua aggressività, quella di Kol
aumentando la sua fame… la tua in tanti modi diversi. Hai resistito con tutte
le tue forze fin quando la tua mente non ce l’ha più fatta e sei finita in coma
per un mese. Anche Kol ha ceduto e ha ucciso la sua giovane fidanzata.”
“Davina
è morta?” la voce di Allison era confusa. Lo prese piano per un braccio e John
capì che potevano voltarsi di nuovo. Annuì.
“Sì,
hanno consacrato il suo corpo e con l’aiuto di Freya l’hanno messa in una
specie di limbo mentre preparavano tutto per riportarla indietro. Solo che
provando a riportarla indietro Freya si è resa conto che poteva usare l’energia
mistica di quel sigillo che la teneva a metà tra i due mondi per riportare
Lucien alla sua forma di semplice vampiro e ucciderlo. E così l’ha fatto.” Le raccontò.
“Per farlo però ha dovuto sacrificare Davina e Marcel non l’ha presa molto
bene.”
Allison
si portò una mano alla bocca. “Oh mio Dio…”
“Non
è tutto” le fece sapere John mentre Chas liberava il passaggio e li precedeva
fuori dall’ospedale. “C’era un’altra fiala di antidoto per diventare un Ibrido
2.0 e alimentato da una folle sete di vendetta Marcel l’ha bevuta. Così quando
Elijah lo ha ucciso è rinato come…”
“Elijah
ha ucciso Marcel?” la cacciatrice si fermò, sentiva il respiro mancarle. Non
ricordava di aver mai avuto un risveglio più traumatico di quello.
“Sì,
credeva che fosse la cosa giusta da fare per proteggere la sua famiglia ma il
punto è che invece era la cosa peggiore che potesse fare. Infatti, una volta
sveglio e potenziato la prima cosa che Marcel ha fatto è stata mordere Kol e
anche Elijah.”
“No”
Allison scosse energicamente il capo. “No, no, no. Dov’è?”
“È
ancora vivo, lui e gli altri ci stanno aspettando. Ci sono anche i Winchester e
Castiel, tuo fratello sta arrivando, o forse è arrivato mentre parliamo.”
Lei
gli si avvicinò, aveva il viso sconvolto, tremava. “John, dobbiamo andare
subito, posso aiutarli, come ho fatto con Finn.”
“No
non puoi, quell’incantesimo non si ripeterà, è troppo pericoloso. Io e Freya
abbiamo un piano, ma te lo racconto quando arriviamo lì. Sali in macchina ora.”
Allison
salì.
****
Elijah
fece un grosso respiro trattenendo a fatica un gemito. Il dolore era
incredibilmente forte, il morso sul suo braccio bruciava come l’inferno e per
quanto volesse chiudere gli occhi e lasciarsi andare non poteva. Non prima di
rivedere sua moglie almeno un’ultima volta.
Sua
moglie… quella parola gli suonava così strana e al contempo così meravigliosa
associata alla bella cacciatrice dagli occhi nocciola. Odiava di non poter
essere lì in ospedale con lei come aveva fatto per un intero mese, ogni giorno,
ogni minuto che aveva potuto. Da quello che Freya gli aveva detto se era finita
in quel letto, addormentata, era stato perché aveva resistito al controllo
degli Antenati, perché aveva fatto resistenza al loro potere con tutta se
stessa, senza nemmeno rendersene conto, per proteggere tutti loro.
La
sua bellissima e coraggiosa Allison… “Ti amo più di ogni altra cosa al mondo…”
mormorò mentre la sua mente vagava, perdendosi in un ricordo.
“Elijah”
gli disse Hayley avvicinandosi, con una pezza bagnata per rinfrescargli il viso
sudato e bollente. “Come ti senti?”
Lui
aprì e richiuse gli occhi un paio di volte. “Stavo ricordando qualcosa…
qualcosa di bello.”
L’Ibrida
gli sorrise. “Allison sarà qui a momenti, John ha detto che l’incantesimo ha
funzionato, è sveglia e sta arrivando.”
Elijah
sorrise. “Devi dirle una cosa per me, nel caso non sopravvivessi fino al suo
arrivo. Devi dirle che lei… lei è il mio posto felice. Lo è sempre stato, e che
se avessi un altro milione di anni da vivere lo sarebbe sempre e per sempre…”
Hayley
si asciugò gli occhi. “Lo farai tu stesso.”
“Promettimi
che glielo dirai, se non dovessi resistere fino al suo arrivo.”
“Sono
qui” disse proprio Allison raggiungendolo e piegandosi sulle ginocchia per
guardarlo negli occhi. “E tu non stai andando da nessuna parte. Non azzardarti
a morire Elijah Mikaelson, o ti giuro che non te lo perdonerò.”
L’Originale
si piegò poco in avanti e le loro labbra si incontrarono per un lungo istante. “Mi
dispiace” le disse. “Mi dispiace di non esserci stato quando hai aperto gli
occhi.”
Lei
lo baciò di nuovo, poi lo aiutò ad alzarsi dalla sedia e a raggiungere il
divano, dove stava Kol, scosso da un tremito e pallido. Senza dire nulla si
guardò intorno notando che si respirava paura e apprensione in quella stanza. I
Winchester e Castiel non avevano idea di cosa fare, Matt andava avanti e
indietro inquieto provando ad intrattenere Hope. Non avrebbe saputo dire perché
ma il suo sguardo si posò su Hayley; aveva la strana sensazione che molto
sarebbe dipeso da loro due alla fine.
Fece
un grosso respiro, poi mentre il corpo di Elijah si inarcava di dolore, il suo
naso cominciò a sanguinare e la testa a girarle. Sul suo braccio si formò un
segno della stessa grandezza del morso su quello del vampiro.
“Che
cos’è quello?” le chiese Sam avvicinandosi e girando il braccio per guardare
meglio. “Allison?”
“Ti
prego” le disse John scuotendo il capo. “Dimmi che non sei stata così folle da
collegare la tua vita a quella di Elijah.”
“Mi
conosci John, follia è il mio secondo nome.”
“Maledizione!”
esclamò. “Perché devi sempre comportarti come un martire?”
“Quando
hai collegato la tua vita alla sua?” domandò Freya guardandola.
“Quando
ho capito che la profezia di cui parlava la Strige era vera, un anno e mezzo fa
circa.”
“Perché?”
“Perché
lo amo e se lui muore per me vivere non ha senso” confessò la cacciatrice. “Ti
prego Freya, fai quello che hai fatto quando abbiamo aiutato Finn, non posso lasciarlo
morire.”
“No”
Elijah si mise in piedi a fatica e la raggiunse. “Mi hai fatto una promessa
Allison, dopo che abbiamo salvato Finn. Non puoi infrangerla.”
Lei
pianse. “Elijah…”
“Me
lo hai promesso” ripeté lui accarezzandole il viso. “Rompete questa connessione”
disse a John. “Per favore.”
****
Constantine
si accese una sigaretta dopo aver raccontato il piano a cui lui e Freya avevano
pensato. Anche Rebekah e Klaus si erano uniti a loro, dopo essere stati da
Marcel ed essere tornati senza buone notizie. Ogni tentativo di negoziazione
era fallito.
“Fammi
capire” disse Allison asciugando la fronte di Elijah. “Volete creare una
Chambre de Chasse e confinarli lì dentro fin quando non troveremo una cura?”
“Esatto”
fu Freya a rispondere. “Rebekah non è stata morsa ma la maledizione che la
Strige le ha inflitto è tornata a tormentarla quindi anche lei sarà confinata
con noi. Lascerò delle istruzioni su come svegliarmi quando sarà il momento.”
“E
Finn?”
“Lui
è dall’altra parte dell’oceano, questo è un incantesimo di sangue, non userò il
suo quindi non sarà coinvolto.”
La
cacciatrice diede un sguardo ad Elijah e a Kol, infine poggiò gli occhi su
Castiel. L’Angelo se ne stava in un angolo, mortificato di non aver potuto fare
nulla per aiutarli, rimpiangendo i tempi in cui era potente. Allison però non
se la sentiva di biasimarlo, non aveva colpe e anche se non poteva curare quel
morso avrebbe trovato il modo di aiutare, ne era certa.
Sei
la donna più forte che conosco, puoi farcela. Ti amo
le aveva detto Elijah durante un momento di calma dal dolore. Lei non ne era
sicura ma ci avrebbe provato. Gli baciò la fronte e si alzò. “A cosa li
collegherete per tenerli in vita?”
“A
me” avanzò Klaus. “Marcel non mi ucciderà, sarà anzi ben lieto di tenermi in vita
e torturarmi per i secoli a venire.”
“Va
bene” Allison si passò una mano tra i capelli e prese il comando. Si avvicinò
ad Hayley e le sorrise. “Hope ha la priorità ma so che se ti chiedessi di
lasciare la città con lei non lo faresti quindi ecco cosa faremo.” Si voltò a
guardare gli altri e lo fece tenendo la mano di Hayley tra le sue. “Dean, tu e
Sam prendete Hope e portatela a casa mia a Los Angeles," raggiunse la sua borsa
e tirò fuori la carta di credito che diede al minore dei Winchester. “Hayley vi
darà una lista di tutto quello che serve alla piccola. Una volta a casa, aprite
il mobile all’entrata, ci troverete un taccuino. Cercate il numero di Mike
Vitucci e ditegli che avete bisogno di assistenza. Ditegli che siete miei
amici.”
“Chi
è Mike Vitucci?” domandò Dean.
“È
un vampiro ed è anche un mafioso. È a capo di un gruppo di esseri
soprannaturali; vampiri, mutaforma, licantropi… un piccolo esercito.” spiegò Matt.
“Mafia
soprannaturale” parlò Kol ed era la prima volta che parlava sembrando così
lucido. “Non smetti mai di sorprendermi Allison Morgan.”
Abbozzarono
tutti un sorriso, nonostante tutto, poi Allison riprese la parola. “Matt, la
Strige ha alcuni jet privati, ho bisogno che tu raggiunga Lucas alla tenuta e
gli spieghi quello che sta succedendo. Digli che accetto di essere il capo e
digli che deve tenere un jet pronto. Quando saranno addormentati metteremo
Elijah e gli altri nelle loro bare e tu li porterai con la Strige e i loro
mezzi a casa. Non quella di Los Angeles.”
“Capito!”
esclamò suo fratello.
“Cass,
ho bisogno che tu rintracci Crowley, digli che il piccolo esercito di Marcel ha
bisogno di un po’ di distrazione. Dopodiché raggiungi il Bayou, chiedi di
Jackson o Mary e di’ loro che devono lasciare la città, subito. Marcel probabilmente
non si farà scrupoli ad uccidere chi ci sta a cuore per arrivare a noi.”
“Consideralo
già fatto.”
La
donna raggiunse Klaus. “Tornerò a prenderti Klaus, hai la mia parola.”
Lui
le sorrise. “So che la manterrai, guerriera” volse lo sguardo ad Hayley e annuì
impercettibilmente. “Prenditi cura di mia figlia e di sua madre nel frattempo”
disse ancora ad Allison. Un saluto ai suoi fratelli ed era fuori dalla stanza.
****
Allison
diede una rapida occhiata all’orologio da parete; segnava le ventitré di una
notte in cui fuori pioveva a dirotto e dentro il suo cuore ancora di più.
Voleva piangere ma aveva promesso di essere forte e avrebbe mantenuto la parola
data all’uomo che amava.
Quello
stesso uomo che giaceva addormentato, il capo reclinato indietro e l’aspetto
fragile che lei non sapeva neppure potesse avere. Le ultime parole che le aveva
detto prima di chiudere gli occhi erano state non ti ho ancora detto che mi
piace il tuo nuovo taglio di capelli. Ti amo, sempre e per sempre.
Nel
momento in cui lo aveva sentito la donna si era promessa una cosa; non
importava quanto tempo sarebbe servito, avrebbe trovato un modo per sistemare
tutto. O meglio, lei ed Hayley lo avrebbero trovato. Si voltò a guardarla e le
strinse una mano.
“Sistemeremo
tutto” la rassicurò, ma si accorse che stava provando a rassicurare se stessa. L’Ibrida
ricambiò la stretta annuendo.
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FINE