shots di verità
[Missing moment di "Io e te è non è completamente sbagliato", situata tra il cap 18 e 19]
Peggio
che alle elementari, quando lanciavo le palline di carta e poi
nascondevo la mia penna-cerbottana senza riuscire a trattenere le
risate.
Sto
scappando da mezz'ora dal danno che ho fatto, ma non sono nemmeno
capace di camminare, perché sono ubriaca fradicia e rossa di
vergogna. Se qualcuno mi vedesse adesso, come prima cosa intuirebbe che
ho combinato un guaio di cui mi vergogno, ma poi capirebbe che in un
certo senso mi ha appagato e soddisfatto. Il che va molto male, dato
che confessarsi ad Amerigo Ponzaro non dovrebbe essere né
appagante, né soddisfacente.
Non per me, almeno.
Quindi
barcollo senza meta, confusa, intontita e disperata. Amerigo o non mi
trova o ha smesso di cercarmi e io non so davvero da chi andare per
cercare rifugio. Sul serio, io non ho nessuno, tranne forse Dio e
Giorgia. Dio, per quel che mi hanno detto, c'è sempre per tutti,
ma in modo fin troppo discreto; in quanto a Giorgia, invece, so che lei
adesso è con la sua famiglia e non posso certo andare a
disturbarla. O non ne ho il coraggio, per essere precisi.
Vorrei
potermi chiudere nei bagni a vomitare, ma c'è troppa fila,
così girovago per trovare un cestino e prima di riuscirci,
incappo in un'altra disgrazia.
Come se già i problemi per questa sera non bastassero.
"Che faccia hai?"
Incrocio
gli occhi nocciola dietro le lenti, prima ancora di poter sbuffare alla
sua domanda inopportuna. Francesco Natale adesso proprio no, è
davvero la ciliegina marcia sulla torta amara. In più mi rivolge
solamente il suo disgusto, per nulla cosciente di avermi appena preso
in pieno nella fretta della sua camminata.
Imbranato e pure maleducato. Questo ragazzo è davvero una vergogna del genere umano.
"Che
ti frega." sbotto in risposta al suo tono irritante, ma la cosa non mi
riesce affatto bene e una spiacevole sensazione allo stomaco mi avvisa
che è meglio levarlo di mezzo per salvarlo da un'imminente
catastrofe.
Ovviamente,
però, i pensieri viaggiano molto più veloci delle azioni
e io non riesco a far altro che piegarmi in avanti e vomitargli sulle
scarpe. Tanto è un poraccio, meglio che gliele faccia cambiare
io quelle Vans di nove anni fa prima che le richiedano per un'asta di
antiquariato.
Credo
che imprechi o mi offenda, invece si abbassa per sorreggermi e mi
conduce in un angolino appartato, sostenendomi per la vita.
Poi sì che impreca e mi offende.
"Che
schifo!" conclude l'elenco di ingiurie, strisciando i piedi sul terreno
come un toro e come se la sabbia potesse veramente pulire quel
lerciume. Non ha ancora capito che le scarpe di tela una volta
macchiate sono utili come le calamite o le cover rigide per iPhone.
"Scusami,
Rosso Malpelo. Sei sempre in mezzo ai piedi." mormoro, recuperando il
respiro e un po' di dignità. Sono felice di avergli vomitato
sulle scarpe, ma allo stesso tempo infastidita che sia capitato con lui
e non con qualcun altro. Io ho un problema con questo qui; mi dà
un po' troppo sui nervi ed è uno sfacciato. Generalmente vado
molto più d'accordo con chi ha paura di me.
"Stavo
solo camminando!" si difende, allargando le braccia. "Mi sei venuta
addosso perché stavi barcollando in mezzo alla gente. Ti sembra
normale?"
"Tu
mi sei venuto addosso." preciso. "Sembrava che avessi un po' troppa
fretta, oltre che due piedi sinistri e dei prosciutti sugli occhi. E
comunque non stavo barcollando, stavo cercando un posto per vomitare."
"Scelta grandiosa."
"Ti ho fatto un favore, quelle calzature medievali sono in disuso da secoli e poi fanno schifo."
"No, le tue condizioni fanno schifo e questo è una merda!" sbotta indicandosi i piedi, nervoso.
"Perché
dici parolacce? Dov'è la tua mammina che ti sgrida?" mi
riferisco a Federica, la sua fidanzata, e mi guardo attorno per vedere
dove sia, dato che gli sta sempre appresso. O meglio, che lui le sta
sempre appresso.
"Non c'è." decreta lapidario.
Non
rispondo solo perché il mio stomaco non è d'accordo,
allora decido che per il bene della mia dignità è meglio
se mi siedo e la smetto di rimanere ancorata a questo
tavolino-ombrellone fatto di canne di bambù. Ok che qui non
c'è troppa gente, ma continuare a fare la spavalda non va bene
se poi ripetiamo la scena di poco fa.
"Guarda
come sei ridotta." insiste Francesco, riservandomi la sua espressione
più indignata. "Che ti prende stasera, Miss Perfezione?"
Alzo gli occhi su di lui, squadratina da tre secondi e: "Anche tu hai bevuto."
"Come tutti."
"No,
come me." evinco dalla sua postura meno controllata del solito, gli
occhi lucidi e i capelli che avranno visto cinquanta manate passarci in
mezzo. "Sembri sconvolto, solo che reggi meglio."
"Se vuoi ricambio il favore e ti vomito su quei tacchi grotteschi che ti metti addosso per sembrare figa."
"Sulle Louboutin? Devi essere malato."
Francesco
sembra aver esaurito la voglia di litigare con me, così scuote
la testa e fa per andarsene, ma io lo fermo, pensando che potrebbe
essermi utile per tenere Amerigo a debita distanza e anche per
assistermi nell'imminente nuovo attacco di vomito.
Non
serve che esterni questi pensieri, il rosso si china accanto a me e
prontamente mi mette una mano sulla fronte per reggerla mentre do
nuovamente di stomaco. Evviva, posso finalmente fargli capire che cosa
provo quando sono in sua presenza: nausea!
E
va bene, forse questo era un po' troppo, però resta il fatto che
sia un essere spregevole. E sì, anche se mi aiuta ed è
carino con tutti.
Quando
il peggio è passato, il mio nuovo babysitter raccoglie i capelli
che mi sono caduti davanti viso e li tiene saldi dietro alla mia nuca.
Avevo
un ex che usava trattare i miei capelli come fossero un elemento attivo
nei rapporti sessuali e ammetto che la cosa mi ha sempre fatto
impazzire. Non che Francesco mi susciti cose diverse dalla repulsione,
però il suo modo di fare è più virile di quanto
immaginassi.
"Finito di fare la figura della stupida?" mi sussurra all'orecchio, mentre alcuni passanti ridacchiano.
"Non
mi succede mai, te lo garantisco." mi difendo, mentre tossicchio e
faccio per rimettermi in piedi. "Ma stasera non sono in me. Andiamo
via."
Non
gli chiedo nemmeno per favore, ma lui mi asseconda e mi sorregge come
prima, mentre ci allontaniamo dalla confusione. Non so se si sia fatto
impietosire dalle mie condizioni o se la sua natura da cavaliere fuori
moda gli imponga di essere servizievole, fatto sta che ringrazio il
Cielo perché stasera non mi ha lasciato sola come un cane ad
affrontare le mie difficoltà. Di solito succede.
L'insenatura
dove si tiene la festa ha un punto un po' isolato, dove arriva un sacco
di legname dalla marea e si deposita sulla riva. Tutti i tronchi se ne
stanno disposti senza regola e vengono resi un po' mostruosi dalla luce
pallida della luna. Qualche cameriere di passaggio li usa per
appoggiarci sopra i vassoi e riposare le braccia stanche. Però,
a parte loro, non c'è nessuno e sembra il luogo ideale per
nascondere una sbornia rovina-reputazione.
"Mamma
chioccia si preoccuperà nel non vedere tornare il pulcino."
commento, scostandomi da Francesco e provandogli di riuscire comunque a
stare in piedi. "Vai pure, grazie per avermi aiutato."
Non vorrei ringraziarlo, ma mi sento in dovere proprio per il discorso del sola come un cane.
E poi è vero: da due settimane a questa parte, ma in
realtà da quando ho conosciuto Francesco, non l'ho mai visto
spaiato da Frederica. O lei era con lui consenzientemente, oppure lui
le orbitava attorno con un raggio che poteva variare da qualche
centimetro a mezzo chilometro. Il fulcro della questione, comunque,
è che c'è sempre un filo invisibile che lo lega a quella
ragazza e mi stupisce non percepirlo proprio adesso.
"Non ti preoccupare. Resto un po'."
Il
rosso si siede su un tronco umido prima ancora che lo faccia io e leva
le scarpe calciandole da parte come se fosse determinato a stabilirsi
qui. Non mi aspettavo che fosse così volenteroso di mandare
all'aria la sua serata, ma non mi lamento e, anzi, faccio una battutina
sull'approfittarsi della marea per la definitiva eliminazione di quelle
Vans rivoltanti.
Tuttavia,
liberarsi da certe scocciature non sembra una brutta idea nemmeno a me,
specialmente sulla sabbia trufaldina della riva, così anche io
mi sfilo i tacchi e mi accomodo non troppo distante da lui. Spero che
il mio stomaco si sia finalmente quietato, ma male che vada c'è
sempre la camicia di Francesco, che è fuori moda da quasi due
anni.
"Perché
non vai da lei?" gli chiedo, sentendo la pancia che si rilassa appena
mi siedo. È strano, ma io alle feste non mi siedo mai; sono
sempre impegnata a ballare o a parlare con qualche sconosciuto... o a
baciare qualche sconosciuto. Però non è male fare un pit
stop ogni tanto; lo dicono anche le vesciche ai miei talloni.
"Perché non ha bisogno di me." risponde Francesco, allentandosi il colletto della camicia con un gesto nervoso.
"Non è una gran risposta."
"Non
è nemmeno un gran dialogo, questo qui, ma abbiamo bevuto
entrambi, quindi non pretendere che si facciano discorsi troppo
sensati. Non so neanche perché sto parlando con te, dato che sei
una stronza."
"Tu
sei uno stronzo." ribatto, sicura delle mie parole. "Fingi di essere un
gentiluomo carino e premuroso, ma in realtà hai un carattere di
merda... proprio come me."
"Tu non fingi per niente di essere carina e premurosa."
Alzo le spalle. "Avete litigato?"
Francesco tira un lungo sospiro, affondando i calzini nella sabbia e guardandola con rancore: "Magari."
"Ti spieghi o vuoi che ti vomiti di nuovo addosso?"
"Federica
e io abbiamo un problema. Anzi io ho un problema con lei e cioè
che non le piaccio. Non le sono mai piaciuto, o almeno non quanto lei
sia piaciuta a me e si sta cominciando a sentire troppo. Lei dice che
non è vero, che mi vuole bene e tutto il resto, ma trova sempre
un modo per liquidarmi, non è troppo interessata a passare del
tempo con me e sembra che non abbia davvero l'intenzione di coltivare
un rapporto."
"E tu sì?"
Questa domanda lo stupisce ed è evidente che non se l'aspettasse: "Ovviamente, no? Le vado dietro da anni."
"E ora che state insieme è ancora così?"
Mi
fissa per qualche istante e io noto forse per la prima volta le
lentiggini che gli circondano gli occhi. Sorrido inevitabilmente nel
realizzare che io e lui siamo due rossi uguali: un po' pallidi, occhi
nocciola e lentiggini in posti dove non stanno bene, come attorno alle
palpebre o sul contorno labbra. I suoi capelli sono decisamente
più chiari e vivaci, i miei tendono invece al castano, ma se la
gente non ci conoscesse, potrebbe scambiarci per parenti.
"Ok,
non rispondere, non sei obbligato." intervengo notando che il silenzio
inizia a farsi pesante. "Non farò leva su questa tua debolezza.
Almeno non davanti ai nostri compagni, attorno a un tavolo del
McDonald's."
Un
ragazzo vestito da cameriere interrompe il nostro appassionante scambio
di accuse e si china tra di noi dividendoci e offrendoci il contenuto
del suo vassoio. Io lo guardo in stile scusa, ma che cazzo vuoi? mentre Francesco gli sorride, cortese come sempre.
Tra
le sue mani c'è ciò che è avanzato da suo ultimo
giro di ricognizione; sei shots colorati di cui uno è appena
caduto ed è colato per tutto il vassoio.
Francesco
mi guarda da sopra il braccio del ragazzo ed è come se cercasse
la mia approvazione ad accettare l'offerta. Sa che non è proprio
il caso, ma sa che aiuterebbe tanto me quanto lui... sopratutto lui.
Così sbuffo e prendo il vassoio al tipo, posandolo ai nostri
piedi. Francesco annuisce ed estrae cinque euro da lasciargli come
mancia. D'altronde, non sarebbe venuto da noi in mezzo ai tronchi, se
non avesse fiutato la presenza di un damerino sborsa mance.
Appena
se ne va tutto scodinzolante per essersi guadagnato la serata,
Francesco si china e prende due shot. Mentre ne beve uno di getto,
offre l'altro a me.
"Fede ha sempre voluto che mi scusassi con te. Le ho promesso che l'avrei fatto."
"Non
ce n'è bisogno, non mi importa." gli assicuro, buttando
giù il bicchierino e strizzando gli occhi per il gusto forte
dell'alcol (il mio fegato mi ucciderà, stasera). "Non è
che avessi tutto questo torto."
"Ti ho aggredito verbalmente, di questo mi pento davvero."
"Ok,
puoi andare dalla Di Mario e dirle che hai mantenuto la promessa."
faccio mezzo sorriso battendogli una mano sulla spalla. "Magari
tornerà a calcolarti per questo."
"Non
so più che cosa l'attirerebbe, sinceramente. Non le va nemmeno
di... be'." indica se stesso e poi lo spazio circostante con
ovvietà.
"Farvi? Ma che schifo." mi lascio sfuggire.
"Vaffanculo."
"Scusami, ma per me è orribile anche solo pensare di vederti senza maglietta."
Si volta di scatto con espressione seccata: "Ti farei cambiare idea, se non ne valessi così poco la pena."
Alzo
le sopracciglia stupita e ahimè colpita nel vivo da questa
frecciatina a dir poco gelida. Comprendo che anche lui non pensi molto
bene di me, ma dirmelo così e con così tanto disprezzo
nella voce mi fa rabbrividire e mi offende a tal punto che non riesco a
dissimulare il mio disappunto.
"Sei davvero diverso da come ti vendi, Natale."
"Tanto non piaccio in nessun modo, e comunque lo so che Federica l'ho già persa."
"Non lo so, forse se sei così spregevole anche con lei, è comprensibile."
"Con lei no, ovviamente!" sbotta, offeso. "La tratto come una principessa, non le faccio mancare nulla e non fingo mai!"
"Sì
che fingi!" lo accuso. "Si vede lontano un miglio che è solo una
vecchia convinzione che hai in testa, quella di voler stare con lei.
Credo che tu l'abbia idealizzata un po' troppo e ora che l'hai
conosciuta più a fondo, non sei felice e non sei nemmeno te
stesso."
"Oh, senti, la campionessa di sincerità!"
"D'accordo,
non sarò la persona più adatta a dirlo, ma io lo vedo,
è così." incrocio le braccia e poi sbuffo, incredula che
questa faccenda mi stia davvero interessando. Se il perdente qui non
è nemmeno capace di tenersi stretta una tranquilla come la Di
Mario, il problema non è che suo e della sua scarsa
abilità relazionale.
Mi
chino, raccolgo uno shot e lo butto giù in un sorso: "E comunque
te la prendi con me, perché sono l'unica a questo mondo capace
di dire le cose come stanno."
"Che fortuna."
"A te sentire la verità proprio non piace, eh?"
"Ti
dico io la verità: ce l'ho con te perché sono l'unico ad
averne il coraggio. Gli altri ti temono e non ti affrontano mai, si
lasciano prendere in giro e non osano ripagarti della stessa moneta. Ma
la realtà e che tu sei quella che mi ha dato l'impressione
peggiore sin dal mio primo giorno e non ti sei mai smentita. Cattiva
eri e cattiva sei rimasta."
"Bu-hu!
Ale la cattivona!" gli faccio il verso fingendo di asciugarmi le
lacrime. "Lo farò anche in modo subdolo, ma io sono quella che
fra tutti non ha mai nascosto quello che pensa. Te lo sei mai chiesto?
Perché se tra te e Federica non sta funzionando, la tua grande
amica Argenti continua a spingerti verso il fallimento? Perché
non ti dice che ti prenderai una stangata? Perché gli altri, che
sanno benissimo di come la Di Mario non sia mai riuscita a passare
sopra la questione con Scilla, non ti hanno avvertito che sarebbe stato
impossibile vincere la sua frigidità?"
"Smettila."
un lampo attraversa i suoi occhi, non so se in reazione alla mia
franchezza o perché ho appena offeso la sua ragazza.
"Non
ammetterlo, se non vuoi, ma forse gli altri sono stati più
stronzi di me in questi anni, a partire dalla tua fidanzatina."
La
mano di Francesco si contrae in un pugno e mi guarda, furioso, con
tutta l'intenzione di urlarmi addosso: "Quanto sei brava con il tuo
carattere ipocrita a tenere tutti lontano dal vero problema, eh?"
"Il vero problema?"
"Sì!
Tu sei il vero problema! Parlare di te stessa è il vero problema
e il tuo più grande terrore che ti spinge a essere così
insensibile verso le vite altrui!"
"Oh, come se a te interessasse sapere della mia vita."
"Sì
che mi interessa! E no, non attraverso le stupide foto in bikini che
posti su Instagram, ma attraverso l'ammissione delle tue
fragilità. Ne avrai qualcuna, no? Altrimenti non ti trovavo a
vomitare in mezzo a una festa."
"Ma non dicevi che non ne valgo la pena?"
"Dipende
da chi sei davvero, ma credo che non lo sapremo mai, giusto?" conclude
con un tono canzonatorio, mentre appoggia i gomiti alle ginocchia e
unisce le mani, portando lo sguardo sul mare. Ha le lentiggini anche
sull'avambraccio, proprio come me.
Il silenzio regna sovrano per un po', poi qualcosa, forse l'alcol, mi spinge a parlare: "Ho baciato Amerigo, prima."
"Oh, bene, lo vuoi ascoltare il te l'avevo detto o scappi di nuovo tutta offesa nei bagni?"
"L'ho fatto perché sapevo che avevi ragione, ok? Smettila di darmi contro."
Scuote
la testa sospirando e io mi sento in qualche modo sotto pressione. Non
so perché, ma mi infastidisce che lui abbia determinate
opinioni, in parte infondate. Se mi conoscesse meglio, non direbbe
certe cose, ma d'altro canto nessuno mi conosce meglio e nessuno mi dice certe cose. Mai. Forse è per questo che mi indispone così tanto.
Gioco con i charm del
mio Pandora, pensosa e dubbiosa sul fatto che questo rossetto
stilizzato mi rappresenti davvero. L'ho comprato un paio di mesi fa...
me li sono sempre comprati io, i simboli per questo braccialetto, ma mi
domando quale sceglierebbe Francesco, se mai in un universo parallelo
volesse farmi un regalo. Forse una strega stilizzata, o un'ampolla di
veleno. Probabilmente chiederebbe alla ditta di forgiare una mini arpia
in argento inossidabile.
"Lui è una delle mie fragilità. Contento adesso?" sbuffo, facendo ruotare il cuoricino con scritto Sister – l'unico charm che mi sia mai arrivato in regalo.
"Se permetti, l'avevo capito già da un po'."
"E allora che cosa vuoi sapere?"
Alza le spalle: "Perché ti vergogni così tanto."
"Lo capiresti, se fossi come me. Ma tu sei il Romeo Montecchi di turno, il gentiluomo fuori epoca, il grande amico, il non plus ultra della bontà. Tu puoi fare quello che ti pare e non venire giudicato, perché tanto non fai mai nulla di sbagliato."
"Invece
c'è sempre qualcuno pronto a giudicare, anche quando non fai
nulla di male. Qualcuno come te, per esempio. La differenza è
che io di nemici ne ho pochi, tu... "
"Esatto, io non ho amici, quindi possiamo dire che ho solo nemici."
"Probabilmente
ti prenderebbero in giro, ma solo per togliersi uno sfizio. In
realtà, non c'è niente di male in ciò che hai
fatto. Anzi, forse è una delle poche cose buone sulla tua fedina
penale."
Mi apro in una mezza risata: "Vorrei averla pulita come la tua, la fedina penale."
"Non sono davvero così come mi hai descritto. L'hai detto anche tu che so vendermi bene."
"Allora dimmi, quali sono i segreti oscuri di Francesco Natale?"
Lo
scruto per un po' sotto la luce della luna, i suoi tratti non troppo
definiti per colpa della sbronza, ma una certa curiosità che mi
spinge a voler decifrare la sua espressione. È fortunato; ha
davvero un aspetto da buono. Gli occhiali da vista che dissimulano la
sfuggevolezza degli occhi, le guance piene e il viso sempre ben pulito
e rasato.
Ma
c'è qualcosa che non vuole dire o semplicemente che non si rende
conto di avere dentro. Forse disagio, rimpianto o rabbia. Di solito
sono sempre queste tre a rovinare il buon nome di qualcuno.
"Forse non mi sono mai davvero sentito apprezzato in questa classe."
"Benvenuto nel club."
"Con te è diverso. Tu ci sei da sempre, fai parte dell'equilibrio, non l'hai spezzato."
"Quindi credi di aver manomesso qualcosa?"
Annuisce
lentamente e non mi guarda: "In qualche modo mi sento di essere di
troppo. I ragazzi stanno bene nel loro gruppo, che io ci sia o meno non
fa molta differenza, e poi c'è Pierpaolo."
"Il
temibile Scilla." rido, per niente d'accordo con la sua visione
intimorita. Pierpaolo è solo Pierpaolo, non incuterebbe paura
nemmeno a un bruco, ma per qualche ragione Francesco ne sembra
terrorizzato.
"Non
è come credi; Pierpaolo mi ha preso in antipatia dal primo
secondo in cui ho messo piede in questa classe. Per due anni non si
è sforzato minimamente di nasconderlo e non mi ha mai detto
grazie, nemmeno una volta, per averlo indirettamente aiutato a
risolvere quel guaio con la multa delle scommesse. Eppure se non fosse
stato anche per me, non avrebbe visto un centesimo."
"Non è uno che dà molte dimostrazioni."
"Ci
sta, ma a me sembra che gli abbia addirittura dato fastidio. E poi non
si fida di me. Non si fida di quello che provo per Federica."
"Neanche io."
"Be', forse abbiamo un po' tutti dei dubbi, ma lui ha chiaramente un problema con me. Ci ho parlato, un paio di settimane fa."
Si china e raccoglie un altro shot, stavolta di colore verde acido, poco promettente.
"Quello c'è anche in Italia, lo chiamano 'Il Bastardo'." lo avverto. "Non ti conviene molto."
Ma Francesco alza le spalle e butta giù tutto, facendomi ancora una volta alzare le sopracciglia dallo stupore.
"Che gli hai detto?"
"Mi
ero messo da poco con Federica e mi sentivo il suo fiato sul collo,
così l'ho preso da parte e gli ho detto apertamente che se ha
problemi con me, me lo deve dire. Chiaramente si è offeso e mi
ha risposto che non lo convinco, che non si fida di me. Così ho
messo in chiaro che se il problema è Federica, deve farsene una
ragione. Lui ovviamente ha negato."
"Federica non ha mai avuto un fidanzato prima di te, quindi credo abbia mentito."
"Credo
anche io. Un giorno Fede mi ha raccontato di loro due, di quello che
è successo o stava per succedere e... da quel giorno ho capito
di non avere un gran ruolo sulla sua scacchiera. Pensavo di essere io
il re, ma ho capito che sono l'alfiere, anche se non lo
ammetterà mai."
"È per questo che ti sono venuti tutti questi dubbi e non sei felice?"
"Sì.
Ho capito perché non mi sono mai sentito al cento per cento con
lei... perché non la distraggo, perché non le basto."
"E lei non basta a te, se sai che potrebbe essere più felice con qualcun altro?"
"Già...
e ci ho provato anche a farmi valere. Le dissi di fregarsene del
trattamento di Pierpaolo e rispondere allo stesso modo, lei mi
ascoltò solo una volta, forse per farmi contento. Poi basta, non
è cambiato nulla. Probabilmente si è messa con me a monte
solo per provare a qualcuno che questa storia non le pesa per niente...
ma sono un gran mucchio di cazzate. E Pierpaolo mi ha detto che se
l'avessi ancora messa contro di lui per fare il grande, mi avrebbe
preso a pugni."
"Wow." commento, iniziando a ricredermi su Scilla. "Non vi pensavo così accaniti per una sciaquetta, voi uomini."
"Alessandra!"
Francesco
mi grida contro e io mi ritraggo pentita: "Scusa! Scusami! A volte non
riesco davvero a trattenere certe cattiverie. Scusa."
"Forse è per questo che litighiamo per lei e non per te."
Cosa? Che cos'ha detto??
Ma come osa?! Come si permette?
Mi
sento così offesa da questa frase che alzo la mano e faccio per
mollargli un bel ceffone in pieno viso, ma poi ci ripenso e mi blocco a
mezz'aria.
"Vai, colpiscimi. Dimostra che anche a te non piace sentire la verità."
Ho
già colpito qualcuno stasera, ingiustamente, per colpa mia e
della vergogna che provo per me stessa. Povero Amerigo... non se lo
meritava e non si è mai meritato il trattamento che gli ho
riservato per tutte le superiori. Sono stata un bullo in piena regola e
lui una delle mie vittime preferite, così facile da ferire,
così buono per non rivoltarsi.
È quando l'ha fatto per la prima volta, infatti, che ho iniziato a vedere le cose diversamente.
O è stato forse quando Francesco ha cominciato a bullizzare me?
Ritorno
indietro con la memoria ai miei ultimi anni. Francesco è
arrivato in quarta superiore, ma l'ho conosciuto alla fine della terza
e fin dal primo giorno non è intercorso buon sangue tra noi. Mi
ha inquadrata come quella che ero: la stronza della classe, la cattiva
del romanzo e ha cercato fin da subito di mettermi in guardia su
questo, tenendomi testa come nessuno aveva mai fatto.
Lui non è né l'eroe buono, né il cattivo più cattivo del vero cattivo. Lui è solo un outsider, un
estraneo che viene da fuori e vede da un punto di vista oggettivo, lui
giudica senza influenze. Ha deciso di prendersela con me, perché
ero quella giusta con cui prendersela. Nessun altro lo meritava di
più.
Certo,
forse non ha scelto il metodo migliore, ma sicuramente uno efficace,
tant'è che dall'inizio di questa vacanza le cose hanno iniziato
a cambiare. Non solo con Amerigo; mi sono intenerita anche con
Marinella, ho sentito il bisogno di avere un'amica vera, Giorgia, e di
mostrare qualche debolezza che è in me, per lasciarmi soccorrere.
Forse
non ho baciato e schiaffeggiato Amerigo perché di punto in
bianco mi sono innamorata di lui, ma perché dopo anni ho
finalmente sentito il peso schiacciante del senso di colpa, di tutte le
azioni insensibili che per colpa mia hanno fatto soffrire la gente.
Sentivo di dovergli delle scuse, ma fino a un minuto fa non avevo
capito che si trattasse di questo, e l'ho scambiato per altro.
Realizzo tutto questo mentre la mia mano è ancora in aria e gli occhi di Francesco si sono fermati sul mio viso.
"Che c'è, strega malvagia? Hai esaurito la cattiveria di oggi?"
Lascio
cadere il mio braccio lungo il fianco, abbattuta e sconvolta dalla
famosa verità, che in realtà mi sta raccontando da molto,
molto tempo.
"Mi sa che hai ragione, Francesco."
Alza
le sopracciglia sorpreso da quest'ammissione e ruota il busto per
potermi osservare meglio: "Sul fatto che sei a secco con la cattiveria?"
"Sul
fatto che sono una stronza. Che sono insensibile e ho paura delle mie
emozioni, che non riesco a parlare delle mie fragilità e quindi
me la prendo con quelle altrui."
Mi
fissa ancora per un po' e poi scoppia a ridere. Si copre la bocca con
una mano, ma è davvero divertito, o ubriaco, e non riesce a
trattenersi.
"Vediamo
se indovino anche questa; non ti piace Amerigo, ma l'hai baciato per
vedere che succedeva perché ancora non avevi capito che in
realtà ti senti in colpa."
"Bingo.
E tu sei innamorato di Federica, ma non sei sicuro di poter competere
con altri e soprattutto non sei sicuro che avresti abbastanza
motivazione per impegnartici."
"Wow, impressionante."
Ci
abbassiamo allo stesso momento per raccogliere l'ultimo shot rimasto
sul vassoio. Mi aspetto che Francesco, da galantuomo quale è, si
faccia indietro e mi lasci la fortuna, ma invece non sembra molto del
parere.
"Tocca a me, Malpelo, sei stato tu a prenderlo per ultimo."
"Ne abbiamo bevuti due entrambi, pel di carota."
Le nostre dita si intrecciano attorno al minuscolo bicchierino e stiamo ridendo e rischiando di spargere il liquido ovunque.
"Ok, ok." dice allora, riportando la calma. "Lo beviamo insieme."
"Non basta fare metà?"
"Io non mi fido di te. Tu ti fidi di me?"
"Ottima osservazione. Vai."
Sposto
il sedere in modo da appiccicarmi a lui e intreccio il mio braccio al
suo per essere sicura che entrambi abbiamo il controllo sul sacro
shottino. Mi avvicino al suo viso, lui si toglie gli occhiali e in men
che non si dica siamo guancia contro guancia, le rispettive bocche che
quasi si sfiorano, ma non si toccano mai.
"Sei pronta?"
"Pronta."
"Tre, due, uno... "
Francesco
è onesto nel conteggio e allo zero il bicchierino si posa sulle
nostre labbra e fa scendere, per quanto può, l'alcol in due
bocche diverse. Ridiamo tutti e due come veri dementi, il liquido
appiccicoso che ci va nel naso e ci cola sul mento e nel frattempo
scende anche nello stomaco, bruciando le nostre stupide ansie e dando
una spinta all'euforia.
Non
so se sia perché ormai siamo così vicini o perché
ormai siamo tutti e due andati, ma una strana sintonia si innesca e io
mi sporgo in avanti giusto quando lui volta completamente il viso verso
di me.
Le
nostre labbra, appiccicose e pericolosamente alcoliche, si uniscono in
un sapore non proprio disgustoso. Un bacio: il secondo della serata e
il secondo più inaspettato della mia vita.
Inizialmente
sento quasi un moto di panico: io non voglio veramente farlo, io non
posso farlo! Lui è Francesco, per la miseria! La vergogna del
genere umano, il damerino insopportabile e fuori dal tempo, il falso
buono vestito con capi che andavano anni fa!
È
stato molto meno tragico baciare Amerigo. Almeno lui non mi ha mai dato
contro, almeno lui non era già impegnato, almeno lui non ha mai
detto apertamente di odiarmi e che non ne valgo la pena.
Se proponessi domani ad Amerigo di mettersi con me, mi direbbe di
sì in un batter d'occhio... se lo chiedessi a Natale, mi
riderebbe in faccia! Forse questo rosso lentigginoso sarebbe
addirittura capace di farmi soffrire. Nessuno è capace di far
soffrire me.
Eppure,
sentire di cosa sa Francesco è strano e non mi fermo.
Soprattutto perché per me ha sempre avuto il gusto della
galanteria, della lealtà, del rispetto delle regole, ma adesso
scopro che sa di tutt'altro: di ribellione, di non detti, di interesse
e preoccupazione per chi non è come gli altri. Per chi nasconde
qualcosa dentro, per chi non ha bisogno di essere temuto, ma di essere
capito, per chi necessita di trovare qualcuno che gli tenga testa e
che... sì, che sia esattamente come lui; bravo a raccontare la
verità.
È
quasi fin troppo piacevole: di più rispetto al bacio con
Amerigo. Quello mi ha soddisfatto, perché mi sono sentita
finalmente pulita e a posto con la coscienza nei confronti della mia
povera vittima. Questo è l'esatto opposto; sento che io sto
diventando una vittima, che per la prima volta non sono io il serpente
che avvelena il topolino per mangiarselo. È più difficile
subire che infliggere, ma in qualche modo è perversamente bello.
È un senso di abbandono che non avevo mai provato.
Certo,
da fuori sembrerebbe tutto il contrario, eppure ne sono sicura; non
sono io che sto trasformando Francesco in un vampiro. Lui mi sta
corrompendo, per ragioni che probabilmente non hanno nulla a che vedere
con me. Ci scommetterei il mio Pandora.
Quindi faccio leva sul suo petto, per indurlo a staccarsi: "Francesco, basta, fermati."
Mi
costa fatica. Fin troppa, devo ammettere, ma a me questo bacio non
può piacere. Deve finire subito, deve finire prima che sia
troppo tardi. E poi anche io non posso evitare di preoccuparmi per lui,
come lui ha fatto – in modi discutibili – per me:
"Smettila, stai tradendo Federica! ...Francesco, stai tradendo
Federica!"
Francesco
si stacca e per un attimo mi guarda con gli occhi nocciola ingranditi
dall'alcol e poi: "Le sto solo dando un motivo per lasciarmi senza
farmi soffrire."
Lo sapevo già. Lo sapevo che non era per me.
Ma
lui è così vicino e questa frase sembra così
triste e ingiusta che forse per la prima volta nella mia vita mi sento
davvero toccata dal disagio di qualcun altro. E allora lo bacio di
nuovo, curiosa di sentire ancora di più, elettrizzata da suo
tocco che come prima risulta molto più virile delle aspettative,
confusa e interdetta nella mia mente nello sperimentare il buono che si
fa cattivo o il cattivo che si fa buono.
È
sbagliato, lo so, addirittura più sbagliato di baciare Amerigo,
ma per fortuna non è irreversibile come se lo avessimo fatto da
sobri. Spero di poter imputare tutto all'alcol, domattina, ma spero
anche di non dimenticare assolutamente niente.
E
comunque, continuo lo stesso a pensare che Francesco Natale sia davvero
una brutta persona. Non mi piacerà mai e poi mai.
***
Ed
eccoci qui, alla fine della primissima OS scritta dal punto di vista
di... Alessandra Gruccia! Nessuno di voi l'aveva indovinato!
Però devo dire che qualcuno invece ha sempre shippato questa
coppia. Mi sa che in parte avevate ragione.
Allora, che cosa ne dite?
Per
contestualizzare meglio il tutto, servirebbe aver letto fino al
capitolo 18 di "Io e te 2", che trovate su Efp e Wattpad con il
favoloso titolo di Io e te non è completamente sbagliato,
ma poco male... se invece volete sapere COME ciò si
ripercuoterà all'interno della classe, allora non vi resta che
correre a leggere il capitolo 19, ovvero "Vengono al pettine".
Io
vi rimando appunto alla storia principale per saperne di più su
di me e sui miei vari contatti social. Se vi va di seguirmi, ne
sarò felicissima e se volete, commentate a più non posso.
Se poi avete i capelli rossi vincete in omaggio sei shots e il cameriere scrocca mancia XD
Alla prossima e grazie per aver letto <3
* Colonna sonora, ci sta U.U *
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