Saturday Rainy
Kayme
guardò triste le gocce di pioggia che correvano disordinate
lungo il finestrino
mentre si appoggiava completamente al sedile dell'auto e, sospirando,
estraeva un
cioccolatino dalla borsa, riflettendo mentre lo scartava.
D'accordo,
lo sapeva già.
Che
il suo ragazzo non fosse una mente particolarmente eccelsa era ormai
stato
appurato da anni e su tutti i fronti.
Affermato
cautamente da molti dei suoi amici, saccentemente dal suo ex e
velatamente pure
dal pizzaiolo all'angolo ogni volta che si presentava da lui chiedendo
cinque
involtini primavera e due porzioni di flying noodles.
Suo
padre e sua madre l'avevano dichiarato spocchiosamente più e
più volte, anche
in presenza del suddetto ragazzo che, a sua volta, non faceva mistero
di
ignorare totalmente il motivo del loro astio nei suoi confronti.
Lei
per prima non l'aveva mai considerato una cima nel risolvere magagne o
situazioni che rendevano necessario un minimo di materia grigia, ma non
era mai
stato un problema.
Soprattutto
perchè lei stessa doveva ammettere di non essere del tutto
ferrata su molti
argomenti, anzi parecchie volte si trovava ad essere ignorante in un
sacco di
cose, oltre che molto ingenua, specialmente con il pizzaiolo all'angolo
quando
le rifilava la tropical pizza avanzata riuscendo sempre a convincerla
che
fossero patate al forno.
Ma
quello era il bello del loro rapporto. Lei e Duval si amavano senza
sforzi
eccessivi, senza pensieri ingombranti né dimostrazioni di
forza intellettuale
superiore.
Non
sentiva il bisogno di chiedergli di aiutarla a fare i conti di casa e
nemmeno
di svitarle il tappo della marmellata, nè lui chiedeva a lei
di risolvere
equazioni complicate o di capire come si accendesse lo scaldabagno.
Entrambi
ovviavano perfettamente le mancanze dell'altro, come fossero stati due
esatte
metà dello stesso intero. E non litigavano mai, mai.
Duval
era il suo adorabile testone, lei era la sua dolce maldestra e tanto le
bastava
per essere felice.
Lui
era dolce con chiunque, cercava sempre il buono in una persona e poi la
faceva
ridere tanto, ridevano così tanto insieme.
La
cosa che adorava di più era quando cercava di farle
l'occhiolino.
Pur
essendone totalmente incapace (ogni volta sembrava dovesse venirgli un
ictus da
quanto la faccia gli si sfigurava), se era in vena ne dispensava a
chiunque per
rendersi simpatico o rompere il ghiccio (si, credeva fosse un metodo
infallibile...) e la cosa finiva per essere terribilmente divertente o,
peggio,
eccessivamente imbarazzante.
Rideva
ancora se si ricordava di quella cena a casa di suo cugino Sanji, tra
gli
invitati spiccava come un faro nella notte il fratello di Viola,
Izou-qualcosa.
Anche
per lei che non era donna di mondo era stato fin dall'inizio chiaro
come il
sole che quel ragazzo facesse palesemente parte del mondo gay.
Insomma,
lei lavorava nel campo della moda e quei pantaloni attillati, in tinta
con la
sciarpina di cashmere lilla, li aveva visti solo addosso a modelli
pagati
apposta per indossarli.
Oltretutto,
quell'Izou possedeva anche quello che poteva venir definito dai
più come
'atteggiamento equivoco'. Kayme l'aveva sentito più volte
quella sera fare
apprezzamenti sinceri al fondoschiena del fidanzato della sua stessa
sorella,
oltre che al quadro di Bruce Springsteen che torreggiava in salotto.
Si,
quel ragazzo era evidentemente gay e non lo nascondeva affatto, ragion
per cui
capì subito chi si sarebbe sentito in dovere di farlo sapere
a tutti, dall'alto
della sua bontà d'animo.
Per
qualche recondito motivo, Duval si era convinto che nessuno oltre a lui
se ne
fosse accorto.
Kayme
ricordava perfettamente che si stava ancora mentalmente congratulando
con sè
stessa per averlo intuito da sola, quando ad un certo punto della cena,
il suo
ragazzo aveva preso a dispensare maldestri e vistosi occhiolini a
chiunque si
trovasse malauguratamente nel suo campo visivo, sottolineando le sue
intenzioni
anche con poderosi cenni del capo rivolti verso il fantomatico ospite
da
trattare con cautela, attirando ovviamente la perplessa attenzione di
tutti.
Kayme
all'inizio l'aveva trovata una cosa dolce. Duval non lo faceva per
cattiveria,
la sua era sincera preoccupazione di evitare a quel tale un qualsiasi
fastidio,
cercando di far capire a tutti di non fare battute fuori luogo, non
rendendosi
conto di essere effettivamente l'unico a provocare disagi e imbarazzi
negli
ospiti. Izou stesso arrivò a chiedergli se stesse bene dopo
aver notato per
tutta la sera i suoi numerosi tic facciali.
Kayme
sospirò di nuovo lasciando il mondo dei ricordi e gettando
un'occhiata alla sua
sinistra dove, mani poggiate sul volante e sguardo triste negli occhi,
il suo
adorabile ragazzo borbottava contro il traffico che li aveva sorpresi
in quel
sabato sera di pioggia.
Erano
fermi in mezzo a quel delirio di vetture da quasi quindici minuti e
Duval
lanciava maledizioni da quaranta, specialmente contro il cielo che
aveva avuto
la brillante pensata di far scendere il diluvio universale
appositamente per
fargli fare brutta figura, arrivando in ritardo proprio la sera della
cena con
tutta la famiglia a casa dei facoltosi zii della sua ragazza.
Kayme
sospirò triste per l'ennesima volta.
Le
dispiaceva vedere Duval così teso, sapeva che suo padre
riusciva ad essere
terrorizzante se ci si metteva e, anche se faceva di tutto per non
darlo a
vedere, l'unica cosa a cui il suo ragazzo teneva era da sempre di fare
bella
impressione su di lui.
Però,
anche se capiva il suo stato d'animo e solitamente condivideva con lui
una sana
perplessità verso il mondo e le sue richieste, quella sera
Kayme non riusciva a
capacitarsi di quanto Duval fosse tonto!
Insomma,
non era normale nemmeno per lui dimenticare una cosa a cui lei teneva!
Non
poteva credere che non se ne ricordasse, era l'unica cosa che gli
avesse mai
chiesto di fare per lei!
Sbuffò,
forse un pò troppo rumorosamente perchè Duval
sembrò ricordarsi di avere una
persona seduta accanto in quell'auto e, tutto sorridente, le
lanciò
un'occhiolino spastico, nel maldestro tentativo di rassicurarla.
"Stai
tranquilla, tesoro. So che avremmo dovuto prendere il tram, non ho
riflettuto
ma non manca molto e siamo in ritardo solo di venti minuti.
Spiegherò tutto io
a tuo padre e ai tuoi zii!"
Kayme
annuì mestamente, continuando a guardare il traffico fuori
dal finestrino senza
realmente vederlo.
Duval
stranamente si rese conto che qualcosa non quadrava.
"Amore,
va tutto bene...?" le chiese dolce.
Kayme
si voltò cauta, guardandolo in faccia per la prima volta da
quando erano saliti
in macchina e negò piano col capo.
Lui
sgranò gli occhi, gettò una rapida occhiata al
traffico ancora fermo e le prese
entrambe le mani tra le sue, preoccupato. "Che cosa succede, dimmi?"
Lei
tirò su col naso. "Duval..." pigolò.
Lui
si fece attento.
"...piove..."
mormorò lei.
Duval
battè gli occhi un paio di volte, confuso.
Kayme
degluttì e riprovò. "Amore... sta piovendo..."
Duval
gettò un'occhiata fuori dal finestrino, sempre
più confuso. "Eh, si
tesoro. Piove, si..." la rassicurò con un sorriso "Ma non
preoccuparti,
credo che ormai non durerà ancora per molto!"
Kayme
sgranò gli occhi, afflosciandosi sul sedile.
Era
assurdo, Duval non capiva e a lei veniva da piangere.
Sapeva
che fosse una reazione fin troppo esagerata ma era una cosa che
desiderava da
una vita!Amava da sempre l'acqua e amava da sempre lui.
Perchè non se lo
ricordava??
E
intanto continuava a sorriderle sicuro e soddisfatto.
No,
non poteva arrendersi così.
Si
mise ben dritta davanti a lui e lo fissò negli occhi, decisa
a tentare un
ultimo approccio.
"Duval,
ascoltami bene... ora fuori sta piovendo!" esclamò,
stringendogli le mani
tra le sue e cercando di comunicare con gli occhi. Doveva arrivarci da
solo,
accidenti!
Lui
guardava alternativamente il suo viso e le sue mani, sempre
più smarrito.
"Si,
sta piovendo, lo so. Kayme cosa stai cercando di dir-..." si
bloccò
all'improvviso, sgranando gli occhi e in Kayme si accese un barlume di
speranza.
Duval
guardò di scatto fuori dal finestrino dove ancora infuriava
il temporale.
"Kayme,
sta piovendo!!" esclamò sorpreso ed eccitato al contempo.
La
ragazza annuì, felicissima. Aveva capito, incredibile, aveva
capito!
Duval
adocchiò prima la sua giacca e poi il vestito elegante di
lei, e la guardò di
sbiego. "E la tua famiglia?"
Lei
rise. "Ci considerano già due strambi..."
Duval
annuì e, dopo aver dato una rapida occhiata al traffico
constatando che si,
erano ancora fermi e ci sarebbero rimasti per un sacco di tempo, la
guardò
raggiante "Allora se piove... andiamo?" le chiese dolce.
Kayme
non se lo fece ripetere, non vedeva l'ora!
Scesero
insieme, ritrovandosi completamente zuppi in pochi secondi e si
fermarono uno
di fronte all'altra davanti alla loro auto, circondati dai fari e dai
clacson
delle macchine bloccate sotto il diluvio.
Si
sorrisero complici e infreddoliti, ignorando totalmente il resto del
mondo.
Kayme
lo abbracciò per le spalle e Duval la afferrò per
i fianchi prima di accostare
i loro visi e lasciarsi andare in un bacio appassionato al gusto di
spensierata
felicità, gocce di pioggia e cioccolata.
Il
bacio che lui non ricordava.
Il
bacio che lei voleva da sempre.
Il
bacio che non si sarebbero mai scambiati se lui non avesse deciso di
prendere
l'auto e se lei non avesse voluto insistere.
Il
loro bacio.
Il
loro bacio sotto la pioggia.
A
Page, perchè è bravissima a dare conforto.
A
Zomi, perchè Izo sta iniziando ad entrare anche nella mia
testa!
A
Kayme e Duval, perchè… perchè
sì! Se lo meritano!
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