Capitolo
7
Il frutto
più dolce
You
and I can have it all tonight So
let's bring it back it to light Now
we have another chance to fly Another
chance to make it right
***
La mattina dopo Credence ci
mise un bel po' di tempo ad uscire dal torpore del sonno.
Si sentiva riposato ma allo
stesso tempo aveva voglia di indugiare nel tepore delle coperte, e
fortunatamente poteva permeterselo, dal momento che era sabato.
Guardò l'orologio sul
comodino e vide che mancavano ancora venti minuti alle otto.
Credence sorrise.
Gli piaceva svegliarsi con
un po' di anticipo e rimanere qualche tempo nello stato tra il sonno
e la veglia, a godersi la calma della prima mattina.
Anche se, a dirla tutta,
quella specifica mattina c'era calma ma anche un senso di attesa.
Credence sapeva che la sera
prima lui e Graves si erano avvicinati ancora; avevano varcato la
soglia dello "strettamente personale" quando lui aveva
raccolto il dolore di Percival tra le sue braccia e lui glielo aveva
permesso.
Credence sapeva bene quanto
fosse orgoglioso Percival, ed il fatto che si fosse mostrato così
debole era la più grande prova di fiducia che potesse dargli;
però appunto perché sapeva quanto fosse orgoglioso, non
si sarebbe sorpreso di trovarlo chiuso e scostante quella mattina, in
un ennesimo tentativo di difendersi.
Ricordava benissimo come la
sera prima avesse resistito con tutte le sue forze, preferendo
torturarsi piuttosto che ammettere di aver bisogno di aiuto, e quindi
non si sarebbe sorpreso se il loro rapporto avesse fatto passi
indietro invece che in avanti.
Non se ne sarebbe sorpreso
ma ci avrebbe sofferto.
Lui ci teneva tantissimo a
quell'americano scontroso che si portava addosso chissà quante
cicatrici, e poi sì: ormai pensava ufficialmente a Percival in
quel senso.
Come compagno, come amante,
come la persona con cui avrebbe voluto costruire una vita insieme.
Sospirò mentra si
rigirava sotto le coperte, ormai completamente sveglio.
Gli sembrò quasi
strano che l'altra metà del letto fosse vuota.
Che non ci fosse Percival.
Gli sarebbe piaciuto vederlo
com'era quando dormiva.
Chissà se stava
sempre vigile o se almeno nel sonno riusciva ad abbassare
completamente le difese?
Un leggero acciottolio di
stoviglie proveniente dalla cucina gli fece capire che anche il suo
ospite doveva essere già sveglio, poi sentì un odore
che all'inizio nemmeno riuscì ad identificare per quanto gli
sembrava impossibile: era un inconfondibile profumo di uova e bacon.
Sulle labbra gli spuntò
un sorriso.
L'ex Direttore della
Sicurezza Magica che cucinava? Se era vero, valeva proprio la pena di
vederlo!
Non per prenderlo in giro,
ma per aggiungerla alla lista delle cose che scopriva dell'uomo
Percival sotto la superficie granitica del Direttore Graves.
Si alzò dal letto e
senza nemmeno guardarsi allo specchio uscì dalla stanza
facendo meno rumore possibile.
Appena si affaciò
sulla cucina vide qualcosa che mai si sarebbe aspettato: Percival
Graves era davvero ai fornelli.
Gli dava le spalle ed era
chino, bacchetta alla mano, su delle fette di pane che stavano
rosolando sotto il suo sguardo attento.
Era senza gilet, con la
camicia fuori dal pantalone e con i polsini sbottonati ed arrotolati
sugli avambracci.
Il cappotto, il gilet e la
cintura erano sulla spalliera del divano.
I suoi capelli sembravano
umidi e Credence immaginò che li avesse sistemati alla meno
peggio usando l'acqua del rubinetto invece della solita brillantina.
Anche in quelle condizioni
però non perdeva il suo fascino. Forse era più bello
perché era più umano, o forse perché lui ne era
innamorato.
Credence cercò di
scuotersi, ricordando il discorso che aveva fatto mentalmente con se
stesso a proposito di Graves che forse si sarebbe allontanato.
Si schiarì la gola e
lo salutò con il buongiorno più naturale che gli
riusciva.
All'inizio Percival
sussultò, ma poi gli bastò girarsi e guardarlo per
rilassarsi.
-Buon giorno a te. Come hai
dormito?-
-Bene. E tu?-
-Avevi ragione: ho dormito
in posti molto peggiori. Sono stato bene-
Lo disse in un modo che fece
supporre a Credence che non si riferisse solo alla sistemazione.
Bene. Forse non doveva
temere che Percival si allontanasse dopotutto.
-Hai preparato la colazione-
-Sì. Mi sono
svegliato presto ma non volevo andarmene senza salutarti. E lo sai
che non mi piace l'inattività, per cui...- ed indicò il
tavolo con un gesto ampio.
Credence sorrise. Era tipico
di Percival: pensare, trovare la soluzione più logica ed
applicarla; e che la soluzione più logica gli fosse sembrata
preparare la colazione per entrambi, gli riempiva il petto di
qualcosa di bellissimo.
-Non sapevo cosa ti piacesse
per cui ho preparato sia dolce che salato-
-Grazie-
-Grazie a te-
Non c'era bisogno di
specificare per cosa.
Poteva essere per averlo
fatto piangere, per averlo consolato o per averlo fatto restare.
Non era realmente importante
il cosa, se la voce di Graves era così morbida.
-Sembra tutto squisito. Ci
sediamo?-
Graves annuì.
Sulla tovaglia c'era un
bricco di caffè ed una teiera con un filo di fumo che usciva
dal beccuccio; c'erano un barattolo di marmellata di fragole ed un
piccolo tegame con uova strapazzate e pancetta, ed a lato il pane che
Percival aveva appena finito di tostare.
Di solito la colazione di
Credence era dolce, ma le uova avevano un profumo così
invitante che decise di fare uno strappo all'abitudine e di prendere
quelle.
Le accompagnò con thé
poco zuccherato e con il pane.
Non voleva fissare Graves
mentre mangiava, ma gli veniva spontaneo cercare di scoprire altri
particolari di quell'uomo.
Anche lui si era servito una
porzione di uova.
Rimasero a mangiare in
silenzio, dopo che Percival gli ebbe chiesto di prestargli la sua
copia della Gazzeta del Profeta per tenersi aggiornato sulle novità
del mondo magico.
Credence aveva preso
l'abitudine di Newt di cercare in una tazza di thé le risposte
alle sue domande.
Mentre mangiava aveva la
stessa sensazione della sera prima, quando aveva bevuto il sidro.
Non era solo questione che
Percival fosse o meno bravo a cucinare, era qualcosa di più.
Credence sapeva che tutto
gli sembrava tanto buono perché era fatto apposta per lui.
Si domandò persino se
un'altra persona avrebbe colto la nota fondente nel sidro, o se
avrebbe apprezzato allo stesso modo la morbidezza delle uova
strapazzate o la croccantezza con cui il pane si rompeva quando gli
dava un morso, per poi sciogliersi letteralmente nella sua bocca.
No. Probabilmente poteva
sentirlo solo lui.
Era stato preparato tutto
con una cura tale da fargli pensare che fosse stato fatto con amore.
Credence si lasciò
coccolare dal pensiero e vi indugiò più di quanto
sarebbe stato sano.
Gli sarebbe piaciuto che
fosse sempre così.
Svegliarsi nella stessa
casa, preparare la colazione uno per l'altro, poi vivere ognuno la
sua giornata e ritrovarsi alla sera per raccontarsela.
Gli sembrava così
bello, così reale, che dovette fare un grosso sforzo per
ricordarsi che prima avrebbe dovuto chiedere il parere della
potenziale altra metà della coppia.
Percival lo richiamò
alla realtà quando gli chiese che programmi avesse per la
giornata.
-Quello che faccio tutti i
sabati: torno a casa. Tu invece? Oggi non sei invitato da nessuno?-
-No, oggi no. Domani sarò
da Titus-
-Vorresti venire da noi?-
Graves lo guardò
tanto sconvolto che Credence ebbe paura di averlo traumatizzato a
vita.
Aprì la bocca un paio
di volte ma senza dire nulla.
Che Graves rimanesse senza
parole era un fatto più unico che raro, ma in fondo Credence
si sentiva a sua volta a disagio quando lo vedeva in imbarazzo.
-Non credo che sarebbe
opportuno- disse infine Percival, dopo essersi schiarito la gola un
paio di volte.
-Perché no? Ti ho
invitato io-
-Sì, ma non mi sento
pronto ad affrontare i tuoi genitori. Non credo che abbiano
esattamente un buon ricordo di me. Soprattutto Tina. Non potrei
piombare all'improvviso in casa sua, tantomeno per una giornata
intera. Mi dispiace, Credence-
Altra caratteristica di
Percival: essere irremovibile quando prendeva una decisione.
Credence sapeva che
insistere sarebbe stato solo peggio, ma lo stesso quel rifiuto gli
aveva lasciato l'amaro in bocca, dietro il gusto delle uova e dei
toast.
-Tuttavia credo che sia
opportuno che prima o poi io le faccia visita- aggiunse Graves -Sono
quasi due mesi che ti maltratto e posso solo immaginare cosa lei
pensi di me. Nulla di buono, detto per inciso. Sì, sarebbe
opportuno che chiarissimo qualcosa di persona-
Credence sorrise di nuovo.
Era un tentativo sincero e
per lui era come se Percival gli stesse regalando una stella.
Senza pensarci troppo gli
prese la mano sopra il tavolo.
-Andrà tutto bene,
stai tranquillo-
Si rese conto di cosa aveva
fatto solo quando Percival, per la seconda volta, lo guardò
sotto shock.
Gli aveva preso la mano.
Gli stava sorridendo come un
ragazzino innamorato.
Stava arrossendo per il
pensiero di cui sopra.
E parlava di invitarlo a
casa dei suoi genitori.
Tutto era troppo... intimo.
Pensò di ritirare la
mano ma prima che potesse farlo Percival aveva rigirato la sua e
l'aveva stretto più forte.
Il cuore di Credence prese a
battere pesantemente contro le costole.
Sì, stava pensando a
Percival proprio in quel senso ed in quel momento.
Sì, Percival lo
sapeva.
Sì, Percival era
ancora lì con lui.
-Stai cercando di
rassicurarmi sul fatto che non verrò affatturato appena messo
piede in casa?-
Credence si sforzò di
sorridere anche se in realtà aveva il cuore in gola.
Percival gli stava
accarezzando le nocche con il pollice.
Non lo avrebbe fatto se non
fosse piaciuto anche a lui, giusto?
Ma forse non era vero che
Graves aveva capito...
-Sì. Qualcosa del
genere- Rispose in fretta.
Non osava muoversi per paura
di rompere il contatto.
-Ti chiedo scusa, Credence.
È colpa mia. Non ti dico abbastanza che persona straordinaria
sei-
Percival si alzò ma
senza lasciarlo, si avvicinò a lui e gli fece appoggiare la
testa sul torace.
Non era un invito. Non era
una prepotenza.
Era una semplice
constatazione.
Era esattamente in quel modo
che lui lo aveva abbracciato la sera prima.
Credence desiderò che
il tempo si fermasse in quel momento perché avrebbe voluto
restare per sempre in quella bolla calda e sicura, con il cuore in
tumulto, la gola stretta dall'emozione e Percival che gli accarezzava
i capelli.
Sotto la sua guancia, sotto
la camicia di sartoria spiegazzata dalla notte sul divano, c'era un
cuore che batteva forte; rosso come il granato e più prezioso
di qualsiasi gemma; un cuore che in quel momento cercava il suo.
A quel punto non potevano
esserci dubbi: Credence aveva la certezza che se avesse chiesto, se
solo avesse osato chiedere, la risposta sarebbe stata "sì".
Gli afferrò il
braccio perché non voleva restare inerte.
Percival lo aveva chiamato e
lui desiderava rispondere.
-Percival...-
-Shh...-
-Percival, io...-
-Va tutto bene. Lo so-
Certo che lo sapeva.
Un ragazzo appena diplomato
ed eccessivamente emotivo contro l'ex Direttore della Sicurezza
Magica... non c'era nemmeno partita.
E non gli dispiaceva
affatto.
-Da quanto lo sai?- gli
chiese piano.
Percival non smise di
accarezzarlo.
-Lo spero da quando ci siamo
rivisti. Ho avuto il coraggio di ammetterlo solo adesso-
Credence sollevò il
viso verso di lui, in cerca dei suoi occhi scuri.
-E allora... allora tu...?-
Percival si chinò
sulle sue guance arrossate e le sfiorò con le labbra.
"Sì"
Gli lasciò sul viso
baci leggerissimi, come se temesse di fargli del male.
Forse Percival aveva paura
quanto lui, o forse temeva di spaventarlo, ma Credence non aveva
nessuna paura; era troppo felice per avere paura.
Stavolta non poteva dare la
colpa alla sua fantasia: Percival gli baciava il viso in un modo che
era impossibile fraintendere ed era meravigliosamente reale.
Non resistette più:
gli bastò un leggero movimento della testa per trovare la sua
bocca e prendersi un bacio molto più profondo.
Percival gemette dentro la
sua gola e Credence "Sì, continua, ti prego".
Lo pensò talmente
forte che Graves avrebbe potuto sentirlo.
Era ancora seduto e Percival
doveva stare chino per baciarlo, mentre Credence doveva piegare la
testa all'indietro il più possibile; non era una posizione
comoda, ma ugualmente gli sembrava perfetto.
Era il suo primo bacio.
Lui non sapeva baciare e
Graves sembrava lottare contro l'urgenza di divorarlo.
Era bellissimo.
***
A volta capita che la parte
razionale del cervello sia completamente scollegata dal resto del
corpo.
A Percival era successo
poche volte nella vita e mai era stata un'esperienza piacevole, ma a
tutto c'è un'eccezione.
Il fatto era che baciare
Credence gli sembrava una cosa perfettamente naturale. Era giusto.
Perché non avrebbe
dovuto? Tutti i motivi che la ragione gli proponeva erano solo un
ronzio confuso, e lui non riusciva a pensare ad altro che alla bocca
di Credence che cedeva, morbida e calda, sotto la sua.
Il cuore gli batteva così
forte da rimbombare contro lo sterno mentre tutto dentro di lui
urlava selvaggiamente "Sì!".
Era come avere trovato il
suo posto nel mondo, come se la vita che credeva rovinata avesse
trovato di nuovo un senso.
Se Credence avesse dato un
cenno di disagio lui lo avrebbe lasciato andare immediatamente, ma
trovare il suo desiderio corrisposto era qualcosa a cui non poteva
resistere.
Solo quando ebbe bisogno di
ossigeno staccò le labbra da quelle di Credence e riprese il
contatto con la realtà circostante.
E allora la voce della
ragione tornò a rimproverarlo più aspra che mai.
Era un ragazzo con la metà
dei suoi anni.
Era un suo allievo.
Aveva ammesso di essere
stato attratto dall'uomo che aveva usurpato il suo aspetto.
Era la persona più
emotiva che conoscesse, quindi era ovvio che si sarebbe concesso al
minimo segnale di interesse da parte sua.
Graves sapeva di avere un
forte ascendente su di lui e ne aveva approfittato...
Si sentì meschino, il
più sporco, vigliacco bastardo sulla faccia della terra.
-Percival... cosa c'è?-
Il suo respiro era
accelerato per il panico che gli saliva dentro.
Non sapeva cosa dirgli. Non
c'erano scuse o spiegazioni per quello che gli aveva fatto.
Strinse il viso di Credence
tra le mani in un gesto che era insieme una carezza ed un modo di
allontanarlo.
Le sue labbra.
Dio, come erano belle le sue
labbra!
Prima di ricaderci e di
tornare ad avventarsi su di esse fece l'unica cosa sensata: richiamò
in mano la bacchetta e le sue cose, si allontanò da Credence
lasciandolo ancora stordito e corse verso la porta.
Il ragazzo era svelto, e
appena lo vide scappare via si alzò di scatto per trattenerlo.
-Percival aspetta!-
Troppo tardi.
Graves raggiunse il
pianerottolo in pochi secondi e subito si smaterializzò.
Chiuse gli occhi e fu un
bene, perché se si fosse soffermato sull'espressione disperata
di Credence e sulla sua mano che si chiudeva a vuoto a pochi
centimetri da lui, non avrebbe avuto la forza di andarsene, e
probabilmente si sarebbe Spaccato.
In realtà lo aveva
fatto. Aveva appena lasciato il suo cuore sulle labbra di Credence.
***
Se n'era andato. Se n'era
andato! E adesso?!
Credence rimase sulla porta
a fissare il punto in cui Percival si era smaterializzato.
Era paralizzato dalle troppe
emozioni contrastanti che aveva vissuto nell'arco di appena un quarto
d'ora, e gli ci volle uno sforzo enorme per concentrarsi.
Maledizione! Ma perché
Percival se ne era andato?!
Credence dovette lottare
contro il retaggio che lo portava a pensare "Ecco, è
stata tutta colpa mia! Sicuramente ho fatto qualcosa che lo ha
disgustato"
No, non poteva essere.
Percival aveva voluto baciarlo ma poi era scappato via spaventato.
E Credence non capiva
perché.
Il problema era che non
sapeva che fare.
Rimase sulla porta con la
testa tra le mani.
Lui non sapeva che fare... e
allora cosa avrebbe fatto qualcun altro?
Che avrebbe fatto suo padre?
Newt gli diceva che Perciva
era un drago.
Se Newt avesse visto un
drago scappare via con quell'aria spaventata di sicuro lo avrebbe
seguito per impedire che facesse male a sé stesso o a qualcun
altro, e poi avrebbe cercato di calmarlo.
E sua madre?
Tina trattava Graves come un
sospettato, e si sa che gli Auror non lasciano che un sospettato
scappi via da una situazione poco chiara senza dare tutte le
risposte.
Ed infine Graves... che
avrebbe fatto Percival se fosse stato lui a baciarlo e poi scappare
via?
Anche lui era un Auror ed in
più era orgoglioso, quindi sicuramente lo avrebbe seguito per
pretendere una risposta.
E poi c'era lui.
Che avrebbe fatto Credence
Barebone?
Lui una spiegazione la
voleva.
Era un suo diritto sapere
perché Perival era scappato dopo che era stato lui a
cominciare e considerato che il bacio era piaciuto ad entrambi.
Allora sapeva cosa fare.
Tutte le possibilità lo portavano in una sola direzione.
Si vestì in fretta,
nel frattempo incantò una piuma perché scrivesse un
breve messaggio a casa per avvisarli di un ritardo ma senza scendere
nel dettaglio, e pochi minuti dopo era di nuovo sul pianerottolo per
smaterializzarsi anche lui.
Sapeva che Graves alloggiava
al Paiolo Magico, e poteva solo sperare che non se ne fosse già
andato nei pochi minuti che lui aveva impiegato a prendere la sua
decisione.
***
Fare i bagagli gli sembrava
una cosa terribilmente complicata in quel momento in cui tutto dentro
di lui urlava "No! Non voglio andare via!"
Non c'era verso che gli
riuscisse di piegare i vestiti come voleva, e alla fine aveva deciso
di accatastare tutto alla meno peggio dentro la valigia.
Non aveva tempo: doveva
andarsene perché, dannazione! l'aveva fatto di nuovo!
Era la seconda volta che se
la dava a gambe davanti a Credence Barebone.
E dire che lui aveva fatto
un lungo dialogo interiore con sé stesso, pieno di buoni
propositi, alla fine del quale aveva decretato tre punti fermi:
primo, il fatto che Credence fosse interessato agli uomini non voleva
dire che fosse necessariamente interessato a lui; secondo, di non
prendere alcuna iniziativa che potesse fare capire al ragazzo che lui
invece era molto interessato; terzo, che anche nella remota
possibilità che ci fosse un'attrazione reciproca, la
differenza di età tra loro era troppo grande, e che quindi
lui, Percival Graves, avrebbe rinunciato a Credence.
Nel caso in cui Credence
avesse comincato a mostrare segnali di interesse o si fosse
dichiarato, aveva deciso che avrebbe finto di non ricambiare e che
avrebbe lasciato il paese, tagliando per sempre i contatti con lui.
Tutti ottimi propositi,
peccato che poi, alla prova dei fatti, lui avesse fatto esattamente
il contrario.
Aveva giurato a sé
stesso di sapersi controllare e invece aveva fallito quando Credence
lo aveva colto alla sprovvista.
Credence lo amava.
Non era una sbandata
passeggera, Credence era davvero innamorato e si era offerto a lui
con piena consapevolezza.
E lui, oh, lui in quel
momento aveva scoperto esattamente quanto desiderasse essere amato.
Tutta la comprensione priva
di pietà che aveva trovato la sera prima avrebbe potuto averla
tante altre volte.
Avrebbe anche potuto
offrirla, senza doversi più nascondere dietro la facciata
dell'insegnante severo.
Il loro avrebbe potuto
essere un rapporto alla pari; non che già non lo fosse, ma in
via ufficiale.
E Graves era caduto in quel
sogno come una mosca incauta in una goccia di miele.
Che Credence lo desiderasse
era un sospetto che aveva già da qualche tempo, ma ancora non
riusciva a convincersene perché gli sembrava troppo bello per
essere vero.
Una meraviglia di
ventiquattro anni che cadeva tra le sue braccia? Si sentiva a stupido
pensarlo e ridicolo a sperarci.
Eppure era successo.
E lui non era stato forte
abbastanza da impedire quella follia.
Per quanto fosse dotato di
un rigido autocontrollo, non poteva resistere a Credence che lo
guardava come se lui fosse la cosa più preziosa sulla faccia
della terra.
Lo aveva fatto sentire
desiderato, voluto, accettato, compreso.
Come avrebbe potuto
resistere? Si era visto offrire il frutto più dolce e non
aveva potuto fare a meno di assaggiarne almeno un morso.
Forse avrebbe ancora potuto
fermarsi se gli avesse baciato solo le guance, ma poi Credence aveva
schiuso le labbra per offrirgli il calore dolce della sua gola e
allora non c'era stato più buonsenso che tenesse.
Quando era tornato in sé
era già troppo tardi e lui aveva solo potuto scappare via
prima di fare ulteriori danni.
Adesso l'unica soluzione che
gli restava era lasciare quell'angolo di Inghilterra che aveva
imparato a chiamare casa, ritirarsi lontano e poi, quando fosse stato
di nuovo padrone di sé stesso, scrivere a Credence per
spiegargli le ragioni del suo gesto.
Sì, avrebbe potuto
farlo. Forse passando del tempo lontano dal ragazzo avrebbe
riacquistato la lucidità necessaria a convincersi che stava
facendo la cosa giusta.
Sì, la lontananza
sarebbe stata la cura migliore.
Per questo sbiancò in
volto quando un colpo fece tremare la porta e da dietro il legno gli
arrivò la voce di Credence che lo supplicava di parlare con
lui.
***
Credence si era
materializzato davanti all'ingresso del Paiolo Magico.
Era entrato di corsa e per
fortuna aveva trovato Thomas dietro il bancone.
Gli aveva subito chiesto
quele fosse la stanza di Mr. Graves, e Thomas, che li avevagià
visti insieme, non esitò ad indicargli la camera numero
quattordici.
Una volta saputo il numero
Credence era corso su per le scale, inciampando quasi nell'elfo
domestico che puliva il corrimano al secondo piano.
"Quattordici... numero
quattordici... dove sei?!"
Doveva arrivarci! E sperava
di arrivarci prima che Graves se ne andasse, altrimenti non avrebbe
più saputo come rintraciarlo.
Figurarsi se Percival Graves
si sarebbe fatto trovare da lui!
Quella era l'unica occasione
che aveva e non l'avrebbe bruciata per niente al mondo.
Il numero quattordici era la
quarta porta sulla destra.
Credence più che
bussare si gettò contro la porta come se avesse voluto
sfondarla.
Stranamente sentì il
dolore del contraccolpo ma non sentì alcun suono.
Era l'Incanto
Insonorizzante.
Bene, allora Graves era lì!
No, forse no... forse tutte
le stanze erano incantate in quel modo.
Fece la prova bussando alla
porta accanto ma quella fece un normale rumore di legno.
"Ah! Allora è
lui che ha fatto l'incanto! Vuol dire che c'è!"
Non sapeva se scoppiare di
felicità oppure se essere terrorizzato perché non
sapeva come affrontarlo.
Accanto a lui la porta a cui
aveva bussato si aprì e ne fece capolino una strega in
vestaglia rosa e con un asciugamano arrotolato attorno alla testa.
-Desidera?- Gli chiese
confusa.
-Ah... no, niente... mi
scusi, ho sbagliato stanza-
Lei tornò dentro
borbottando frasi astiose circa la scarsa educazione dei giovani
maghi.
Solo quando la strega se ne
fu andata Credence prese coraggio e cominciò a bussare.
O meglio a picchiare i palmi
delle mani sulla porta.
-Percival! Avanti, fammi
entrare!-
Nessuna risposta.
Credence ripensò a
quella volta in cui Percival lo aveva fulminato un occhiataccia solo
perché aveva dimenticato di dire "Per favore" e
allora decise di smorzare i toni.
-Percival, per favore... non
credi che dobbiamo parlare? Non puoi mollarmi così... -
Non avrebbe voluto mettersi
a piangere ma già sentiva le lacrime pizzicargli gli occhi.
Finalmente la voce di
Percival gli arrivò ovattata dall'interno, ma non era quello
che avrebbe voluto sentire.
-Torna a casa, Credence. Non
abbiamo niente da dirci-
-Secondo te non abbiamo
niente da dirci? Dopo che tu mi hai baciato e poi sei scappato via?
Mi hai baciato, Cristo santo! Mi devi dire perché l'hai
fatto!-
-Ho fatto un errore.
Dimenticalo-
Perché? Che aveva
fatto di sbagliato? Perché dopo che erano stati così
vicini Percival gli chiudeva la porta in faccia?
-Ti prego...- gemette con la
guancia appoggiata alla porta -Ti prego, non comportarti come lui-
***
-Percival, avanti, fammi
entrare!-
Quel folle stava picchiando
le mani contro la porta.
Percival era oltragiato da
quel comportamento.
Oltragiato e terrorizzato,
perché come lo avrebbe spiegato a Thomas che c'era qualcuno
che gli stava demolendo la locanda per raggiungere lui?
Le chiacchiere si sarebbero
sprecate.
-Torna a casa tua, Credence!
Non abbiamo niente da dirci-
La sua voce gli arrivò
ovattata dal legno e da tutti gli incantesimi che aveva fatto per
proteggere la stanza.
-Secondo te non abbiamo
niente da dirci? Dopo che tu mi hai baciato e poi sei scappato via?
Mi hai baciato, Cristo santo! Mi devi dire perché l'hai
fatto!-
Dannazione! Se quell'idiota
non si fosse deciso ad andarsene e non avesse smesso di sbraitare a
proposito di baci, presto tutti gli avventori del Paiolo Magico
avrebbero avuto un bel pettegolezzo da far circolare in giro per
Londra.
Il ragazzo infatuato del suo
insegnante ed il professore tanto insensibile da lasciarlo fuori
dalla porta per delle ore.
Bella storia sarebbe stata!
-Ho fatto un errore.
Dimenticalo-
Credence si era appoggiato
con tutto il suo peso alla porta, chissà perché.
Però in fondo aveva
ragione. Era stato lui a cominciare ed era stato lui a scappare.
Una spiegazione sarebbe
stata doverosa.
La voce del ragazzo gli
arrivò di nuovo, ma stavolta era fievole, come ogni volta che
stava per mettersi a piangere.
-Ti prego, Percival... non
comportarti come lui-
Quella suppica lo colpì
come un pugno allo stomaco.
Aveva capito perfettamente.
Credence gli stava chiedendo
di non usarlo e poi abbandonaro come aveva fatto Grindelwald.
Era davvero quello che stava
facendo?
Credence non era il tipo che
avrebbe fatto leva sul senso di colpa per manipolare una persona,
quindi se aveva tirato in ballo Grindelwald era perché davvero
lo stava facendo soffrire come aveva fatto lui.
Non poteva sopportarlo.
Graves decise che, basta, ne
aveva abbastanza. Doveva smettere di scappare e risolvere quella
cosa.
Aprì la porta con un
gesto della mano e Credence incespicò e cadde nella stanza.
-Alzati. E chiudi-
Doveva fare un ultimo
sforzo.
Doveva tornare ad essere il
solito freddo, distaccato, insopportabile Percival Graves almeno il
tempo necessario a convincere Credence a lasciarlo.
Dopo essere stati
ufficialmente insieme solo per la durata di un bacio, oltretutto.
Il pensiero lo pugnalò
a tradimento ma lui era deciso a resistere.
Per darsi un'apparenza di
indifferenza non lo guardava direttamente, invece aveva ricominciato
a sistemare le sue cose con la magia e a riporle nella valigia aperta
sullo sgabello sotto la finestra.
Sperava che il messaggio
fosse abbastanza chiaro per il ragazzo.
"Questo è un
addio"
-Stai facendo la valigia?-
-Sì-
-Vuoi andartene?-
-Sì-
Credence lo guardò
con un espressione così ferita che Graves dovette fare
appello a tutta la sua forza di volontà per continuare a
piegare le sue camicie invece che correre da lui e stringerlo tra le
braccia.
-Perché te ne vai?-
-Perché è la
cosa più ragionevole da fare-
-Ragionevole? Mi spieghi
come può essere ragionevole baciarmi e poi scappare via?-
Graves aprì la bocca
per rispondere ma tutte le motivazioni a cui aveva pensato sembravano
essere evaporate dalla sua mente.
Poco male.
-È meglio così-
tagliò corto.
-Non è vero che è
meglio! E non ti permetto di andartene!-
-Io non ti permetto di
trattenermi-
-Non è una decisione
che puoi prendere da solo, Percival! Non pensi a me? Mi hai almeno
chiesto cosa voglio io invece di pensare solo a cosa vuoi tu?-
Il suo autocontrollo crollò
a quelle parole.
Graves non poteva sopportare
che Credence lo ritenesse un egoista.
Sapeva che sarebbe stato
meglio fargli credere che non gli importava niente di lui, che lo
avrebbe ferito senza curarsene come aveva fatto Grindelwald quattro
anni prima, ma... santo cielo, non poteva!
-Perché, secondo te
io voglio questo?! Secondo te voglio lasciarti?-
Ecco, lo aveva fatto. Stava
scivolando lungo la china e non c'era nulla a cui aggrapparsi.
-Allora resta con me,
Percival-
"Resta con me"
Una coltellata gli avrebbe
fatto meno male della supplica di quel ragazzo.
Avrebbe voluto essere l'uomo
forte che era di solito, ma scoprì che non ce la faceva.
Non più. Non davanti
a Credence.
Si sentiva solo immensamente
stanco.
-Non posso stare con te,
Credence-
-Perché?-
La verità poteva
essere una cosa bruttissima, ma come sempre era la migliore.
In fondo Credence aveva il
diritto di sapere perché gli stava spezzando il cuore.
-Perché? Perché
tu hai ventiquattro anni ed io ne ho quarantatré. Adesso
sarebbe bello: tu avresti un uomo maturo che ti fa sentire al sicuro
ed io avrei un ragazzo che mi adora e rafforza perennemente la mia
autostima. Ma tra qualche anno sarà diverso. Sarà un
incubo. Io diventerò sempre più vecchio e scontroso, e
tu invece vorrai sbocciare, diventare un uomo a tua volta, vorrai
avere una vita che io non ti potrò più dare, ma tu non
mi lascerai perchè so che mi ami. E allora sarò io a
maledirmi e ad odiarmi per entrambi, per averti permesso di legarti a
me. Per averti fatto sprecare gli anni migliori della tua vita in una
relazione sbagliata. Non posso farti questo, lo capisci, Credence?
Non posso. E non lo farò, a costo di doverti fare male adesso-
Aveva gli occhi lucidi.
Un ragazzo con la metà
dei suoi anni lo faceva piangere perché lo amava troppo.
Lo amava tanto da
stracciarsi il cuore pur di sapere che Credence sarebbe stato felice.
Sospirò per
ricacciare indietro le lacrime e trovare la forza di strapparsi un
altro brandello di anima.
-Non te lo permetterò-
ripetè, la voce ferma stavolta, come se lui fosse ancora
l'uomo sicuro di sé che era sempre stato -La discussione è
chiusa-
Fino a quel momento Credence
lo aveva ascoltato in silenzio.
Graves avrebbe dovuto
prevederlo. Dopotutto gli aveva insegnato lui a duellare.
Credence sfoderò la
bacchetta e fece volare la sua fuori dalla sua portata, afferrandola
al volo e tenendola ben stretta nel caso avesse voluto riprendersela
usando la magia che poteva fare mani nude.
Le camicie che stava
piegando caddero a terra a metà strada tra l'armadio e la
valigia.
-Scusami. Devo essere sicuro
che non ti smaterializzi per scappare un'altra volta-
Per un folle attimo Graves
credette che il ragazzo lo avrebbe ucciso per l'antica logica del
"Mio o di nessun altro", e invece Credence cominciò
ad avvicinarsi a lui.
-Mi avevi quasi convinto, lo
sai, Percival? Ma ti sfugge un particolare-
Era vicino, troppo vicino.
Meravigliosamente vicino.
-Percival- il suo nome sulle
labbra di Credence era una carezza di seta -Tu mi ami tanto da
sacrificare forse per sempre la tua felicità. Credi che potrei
mai desiderare un uomo migliore al mio fianco?-
-Credence, te ne pentirai-
tentò di ammonirlo un'ultima volta.
Il ragazzo non cedette.
Passo dopo passo accorciava
la distanza tra loro e Graves sapeva di avere già perso.
-Forse hai ragione. Tu sei
più grande e di queste cose ne sai più di me, quindi
sì, probabilmente me ne pentirò. Ma me ne pentirò
di più se ti lascio andare adesso-
Graves non riusciva più
a sostenere il suo sguardo.
Lui che era stato
Consigliere del MACUSA non riusciva ad avere la meglio su un ragazzo
che aveva appena finito la scuola!
-Percival-
Dovette fare uno sforzo
enorme per resistere al suo richiamo.
-Percival, guardami-
Non era degno dell'ultimo
discendente della famiglia Graves tirarsi indietro, e allora sollevò
lo sguardo.
Non lo avesse mai fatto!
Credence, fermo a pochi
passi da lui, gli sembrava tutto ciò che aveva sempre
desiderato.
-Andiamo, smetti di farti
del male- gli disse con un sorriso incoraggiante che tuttavia
luccicava di lacrime -Sono io che te lo chiedo. Sono grande ormai e
so prendermi le mie responsabilità. Se un giorno ci
accorgeremo che le cose non andranno bene, magari litigheremo e ci
lasceremo, ma per adesso perché dobbiamo negarci di essere
felici?-
Era giusto. Dannazione,
Credence aveva ragione.
Era meglio farsi male per
aver provato piuttosto che torturarsi nell'ennesimo rimpianto.
Improvvisamente si rese
conto di quanto il suo comportamento fosse stato insensato e se ne
vergognò.
-Io... io...- non riusciva a
spiccicare una parola. E non era nemmeno la prima volta che Credence
gli faceva quell'effetto.
-Mi dispiace- sospirò
infine.
In gola aveva un groppo
pericoloso, che sperava di riuscire a trattenere.
-Resterai con me? Ho la tua
parola?-
-Resto. Te lo giuro. Resto
con te-
Allora Credence gli tese
entrambe le mani.
Percival le afferrò
perché era l'ultima possibilità di salvarsi che aveva.
-Mi dispiace tanto,
Credence-
Chiuse gli occhi serrando
forte le palpebre per impedirsi di piangere di nuovo, ma ormai la sua
voce era incrinata per l'emozione; e soprattutto con Credence non
doveva avere paura.
Il resto gli uscì tra
singhiozzi e frasi spezzate.
Che era stato stupido e
presuntuoso, ed egoista; ed un vigliacco. E che lo amava.
-Perdonami. Non dovrei
innamorarmi di te. Tu dovresti trovare qualcuno della tua età-
Credence sciolse
delicatamente una mano dalla sua stretta e la posò poco sotto
le costole di Graves, dove entrambi sapevano esserci la cicatrice del
Sectumsempra.
-No, Percival. Preferisco un
cretino presuntuoso diciannove anni più grande di me-
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Nel Cerchio della
Strega
Ebbene sì: IL
capitolo parte 2.
La dichiarazione è
stata un momento che ho temuto tantissimo perchè era come
l'ultima carta del castello di carte: o è il tocco finale che
completa il capolavoro oppure viene giù tutto ed è un
disastro.
Ma sono soddisfatta di come
è andata, e spero che sia piaciuto anche a voi.
Per chi sperava nell'happy
ending, come vedete alla fine ha vinto l'ammmoreee... e ci mancava
pure!
Nessuno me lo avrebbe mai
perdonato se dopo tanta dolcezza non fosse finita così,
giusto? Nemmeno Credence e Percival.
Per ora la storia si
conclude qui con la vittoria dei sentimenti e del romanticismo, però
per chi avesse ancora intenzione di leggere di questi due bei
figlioli ho quasi pronti due capitoli a rating rosso da pubblicare
prossimamente.
Sarà un esperimento,
quindi potete iniziare a raccogliere ortaggi e uova per esprimere
eventuali commenti negativi.
Alla fine della storia mi
sembra giusto ringraziare tutti. Chi l'ha messa tra le preferite,
seguite o ricordate e chi sta seguendo la serie dalla prima storia ed
ancora non se ne è stancato.
Grazie ed un uovo di Pasqua
a tutti.
Lady Shamain
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