Titolo: A part
that's still holding on
Fandom:
Supernatural
Personaggi:
Sam Winchester, Dean Winchester, Castiel
Words: 2006
Genere:
Generale
Rating:
Arancione
Contesto:
Quinta stagione (Post 5x16)
Note: 1. Scritta
per il drabble event del 13 Aprile 2017, con il prompt:
"Dean&Cas&Sam (human!Cas o quasi). Una caccia va molto
male e il trio deve cercare di sopravvivere con mezzi di fortuna e
senza poter correre in ospedale." 2.
Il titolo è preso dal testo della canzone "Part
That's Holding On" dei Red.
A
part that's still holding on
È come se il destino stesse cercando di fotterli nel modo
più cruente possibile.
Forse per ripicca, perché Sam e Dean si rifiutano ancora di
abbracciarlo, o forse perché, dopotutto, quella è
sempre stata la loro vita. Prima dell'Apocalisse, degli angeli e dei
demoni, un precipitare continuo che aveva avuto inizio quando Sam
doveva ancora imparare a parlare e camminare, il giorno in cui sua
madre, in un mero tentativo di proteggerlo, era stata arsa viva sul
soffitto della sua cameretta.
Sam taglia corto quei pensieri, col forte desiderio di prendersi a
calci: pensare a certe cose non li avrebbe di certo aiutati. Non in
quel momento, quando sono dispersi in qualche foresta Dio solo sa dove,
con una decina di demoni alle calcagna e un angelo ferito tra le
braccia.
«Vi sto rallentando.»
La voce di Castiel è strozzata dal dolore, ma nonostante
questo è forte e chiara, fin troppo autoritaria per un
angelo caduto, ormai quasi umano e con un buco nello stomaco che
proprio non ne vuole sapere di guarire.
Sam inizia a sospettare che Castiel, di guarire se stesso, non ne sia
più capace; come non è stato più
capace di esorcizzare i demoni da mesi e si è,
chissà come, dimenticato di accennarlo.
Dean, in tutta risposta, grugnisce infastidito e sistema meglio il
braccio di Castiel sulle sue spalle, prendendo quasi tutto il peso
dell'angelo su di sé e costringendo Sam a inclinarsi di lato
per non perdere la presa sull'altro braccio.
«Sta zitto, Cass.»
Quel gesto gli provoca un'ondata di dolore abbastanza forte da rendersi
visibile sui lineamenti del viso e per quanto Sam frema dalla voglia di
fermarsi, costringere suo fratello a sedersi e dare un'occhiata alle
sue ferite, sa che non è fattibile.
Senza contare che Dean gli avrebbe urlato contro che un paio di costole incrinate non
sono poi così gravi e c'è un gruppo di demoni che
vogliono la mia testa e , guarda un po', c'è un angelo qui
che sta annaffiando le piante col suo fottuto sangue!
E ok, forse avrebbe avuto anche ragione.
La ferita di Cass è molto più grave e la giacca
di Dean stretta attorno al suo stomaco con lo scopo di fermare
l'emorragia è impregnata di sangue. Sam inizia a
preoccuparsi che forse, dopo tutti i sacrifici fatti fino a quel punto,
non ce la faranno.
Castiel sarebbe morto tra le loro braccia e i demoni, alla fine, li
avrebbero raggiunti e trascinati al cospetto di Lucifer, il quale
avrebbe ucciso Dean solo per costringere Sam a dire di sì. E
ci sarebbe probabilmente riuscito, perché senza suo
fratello, Sam non sa se sarà ancora in grado di rifiutarsi.
Il mondo intero sarebbe diventato irrilevante.
Castiel inciampa e quasi li trascina a terra con lui, ma Sam lo tira su
di peso.
«Andiamo, Cass. Un altro po', ci siamo quasi.»
È una bugia, lo sa benissimo.
Per come Dean lo guarda, la mascella serrata e una rassegnazione negli
occhi che non gli si addice, lo sa altrettanto bene anche lui.
E Cass, Cass lo sa meglio di tutti loro.
Perché Dio li ha abbandonati e cosa possono fare tre piccole
creature insignificanti contro la tela che il Destino stesso ha tessuto?
«Ce la faremo, ok?!»
Sam sente la rabbia salirgli nel petto, rabbia contro se stesso,
perché Dean e Castiel stanno svanendo di fronte ai suoi
occhi e spetta a lui afferrarli e tirarli lontano da un baratro senza
fede e senza luce. Non può, quindi, abbandonarsi alla
disperazione.
Castiel chiude gli occhi e sospira, troppo stanco per protestare;
almeno fa uno sforzo per rimettersi in piedi e tornare a camminare.
Dean non dice una parola.
E quello è anche peggio di qualsiasi altra cosa.
Trovano, alla fine, un vecchio capannone.
Sam vorrebbe piangere dal sollievo: Castiel è ormai
inconscio e Dean sembra sul punto di svenire dallo sforzo che l'angelo
sta mettendo, involontariamente, sulle sue costole.
Sembra tanto un miraggio che per un attimo restano fermi davanti alla
porta con gli occhi increduli.
«Dean, apri la porta.»
Suo fratello sembra stia per protestare, ma deve accettare mal
volentieri che tra i due Sam è il più indicato a
mantenere il peso di Castiel da solo.
La porta della cabina si apre facilmente e Dean si fa da parte per
lasciar passare Sam, che ormai sta letteralmente trascinando il peso di
Castiel ed è chiaramente stanco.
Il sudore gli ha impiastrato i capelli sulla fronte e inzuppato la
camicia.
Trova un vecchio lettino ammuffito dove poggiare il corpo dell'angelo e
nonostante si sforzi di essere delicato, Castiel geme dal dolore e apre
appena gli occhi, guardandosi attorno smarrito e spaventato.
È un'espressione sbagliata, la sua. Castiel è un
Angelo del Signore e il fatto che si stia dissanguando proprio
lì, di fronte a loro, è semplicemente sbagliato.
«Va tutto bene, Cass. Sei al sicuro»
Sam sente suo fratello sbuffare alle sue spalle e si gira appena in
tempo per guardarlo scuotere la testa, mentre afferra un pacco di sale
che ha trovato in uno degli scompartimenti della cabina, probabilmente
dimenticato lì da tempo insieme a un'altra manciata di
cianfrusaglie, e inizia a versarlo dietro la porta e l'unica finestra
che permette loro di vedere la radura, adesso deserta ma che con molto
probabilità avrebbe presto ospitato un'orda di demoni.
Sam vorrebbe alzarsi e scuoterlo, gridargli addosso e forse prenderlo a
pugni, perché Dean non può mollare adesso, non
dopo tutto quello che hanno affrontato insieme, non quando Sam ha
scatenato l'Apocalisse e ha bisogno di porvi rimedio, ma non senza
l'aiuto di suo fratello.
Senza Dean Sam non ce la può fare.
Non è
abbastanza forte.
«Sam... »
La voce di Castiel è appena un sussurro. Il sudore gli ha
imperlato la fronte, le palpebre appena alzate per lasciare intravedere
uno spicchio di iride azzurra. Ha lo sguardo febbrile e il cuore che
batte troppo veloce.
Sam si morde le labbra e non sa cosa fare.
«Dovete andarvene... »
L'impatto del pugno di Dean contro il muro produce un suono assordante.
«Siamo stanchi, Cass...» e per un attimo Sam ha
paura che non si stia riferendo solo alla loro situazione attuale
«... e tu non puoi camminare, non in quelle condizioni.
Dobbiamo prenderci cura di quel buco nello stomaco, ok?»
Castiel chiude gli occhi e corruccia la fronte, riuscendo a sembrare,
anche in quella situazione, esasperato e poco desideroso di sopportare
la testardaggine dell'altro.
«E cosa vorresti fare?! L'unica soluzione logica è
che mi lasciate indietro e vi mettiate in salvo! È stupido
restare per morire!»
«Che si fotta la logica, Cass! Non ti lasciamo qui,
ok?!»
Quando Castiel sembra sul punto di alzarsi e spingerli a forza fuori
dalla cabina, Sam decide di intervenire.
«Troveremo una soluzione, ok?»
Entrambi si voltano a guardarlo esasperati, ma Sam non si lascia
intimidire.
Vorrebbe davvero tanto prenderli a pugni.
Castiel sospira.
«Se siete davvero decisi a restare... » si ferma un
attimo per ingoiare un grumo di saliva «allora ho bisogno che
fermiate l'emorragia.»
Dean si passa una mano sul volto.
«Certo, genio. Qualche idea su come farlo? Perché
non abbiamo un kit di sutura con noi e le tue ali, a quanto pare, non
funzionano!»
Sia Cass che Sam gli lanciano uno sguardo agghiacciante.
«No, ma c'è una torcia ossidrica nel secondo
tiretto del mobile alle tue spalle.»
Cala un silenzio sorpreso. Entrambi i Winchester guardano Castiel come
se all'improvviso gli fosse spuntata una seconda testa, ma l'angelo
è più serio che mai e c'è una
risolutezza nel suo sguardo che incute timore.
«Stai delirando!»
Dean da' loro le spalle, forse perché, nonostante le sue
parole, l'idea che quella potrebbe essere l'unica soluzione inizia a
far breccia nella sua mente e questo lo terrorizza.
Sam, che pian piano ha iniziato a disfare il bendaggio di fortuna
attorno allo stomaco di Cass, realizza che sì, l'emorragia
non si è fermata e Castiel ha già perso troppo
sangue.
Devono fare qualcosa.
«Dean...»
«No, Sam. È una pazzia! Tanto vale pugnalarlo nel
petto in questo momento!»
Castiel chiude di nuovo gli occhi e questa volta ci impiega fin troppo
tempo per riaprirli.
«Sto perdendo troppo sangue... non riesco a fermarlo e questo
mi sta indebolendo. Fermate l'emorragia e datemi abbastanza tempo per
riacquistare un minimo della mia forza e così
potrò portarvi lontano da qui»
Sam corruccia la fronte nel dubbio, ma è Dean che ancora una
volta mette voce ai loro pensieri.
«Riesci a malapena a stare sveglio!»
«Se non volete aiutarmi, allora andatevene!»
L'urlo li sorprende abbastanza da ammutolirli. I respiri dell'angelo
sono veloci e sferragliati e ormai non c'è più
tempo: Castiel sta morendo.
«Dean, prendi la torcia»
Suo fratello gli lancia uno sguardo a metà tra il tradimento
e la paura, ma dopo solo qualche secondo di esitazione, quando Castiel
giace ora supino con gli occhi chiusi e il petto che si alza e si
abbassa a stento, obbedisce.
Ci vuole poco per preparare il tutto, ma a Dean sembra passare
un'eternità e suo malgrado vede le proprie mani tremare
quando si piega sulle ginocchia accanto a quel letto di fortuna,
riuscendo persino a registrare a malapena il dolore che irradiano le
sue costole.
È una situazione familiare.
Un'immagine stampata a marchio nella sua anima che vorrebbe solo
dimenticare.
È solo fortuna che quando Sam gli poggia una mano sulla
spalla per richiamare la sua attenzione Dean riesce a non trasalire.
«Dean, stai bene?»
Ed è una domanda così stupida che gli viene da
ridere.
«'Sto una favola, Sam! Sto per arrostire il mio migliore
amico, che ne pensi?!»
Sam lo guarda storto e Dean sa di essersi comportato da coglione, ma i
ricordi sepolti sono troppo dolorosi da affrontare.
«Forse dovrei farlo io»
«No. Ho dopotutto una maggiore esperienza nel campo, non
credi?»
Quando Sam realizza il significato delle sue parole, orrore e
pietà trasudano dai suoi occhi come un'ondata di acido sulla
pelle e Dean non riesce a sopportarlo.
Quindi distoglie lo sguardo e incontra gli occhi di Castiel.
Stanchi e annacquati dalla febbre, lo incatenano con una fiducia
indistruttibile.
Allora accende la torcia e si mette a lavoro.
Castiel urla fino a perdere i sensi e Dean sa, sa che quello
è un suono che non riuscirà a dimenticare.
Alla fine, forse per un aiuto divino a cui né Dean
né Castiel vogliono credere, l'angelo si sveglia appena in
tempo per portarli via di lì, proprio quando il primo demone
riesce a spezzare la barriera creata dal sale.
Ora sono da Bobby e possono finalmente riposare.
Almeno per un po', almeno per adesso.
Sam si affaccia con cautela in una delle tante camere da letto situate
al secondo piano: c'è suo fratello che dorme con la testa
sulle braccia conserte ai piedi del letto e c'è Castiel,
sveglio nonostante tutto, che alza lo sguardo per incontrare i suoi
occhi.
«Come stai, Cass?»
Anche quella è una domanda stupida e Castiel lo sa,
perché la ferita sul suo stomaco è rossa e
arrabbiata e fa male e non riesce a guarire; si sente troppo umano e
quello fa più male di ogni altra cosa.
«Bene. Sto bene, Sam.»
Mente, perché è quello che ha imparato a fare.
Sam sbuffa e poi guarda suo fratello, le cui mani sono strette a pugno,
troppo tese per lasciarlo riposare come si deve. Castiel se ne accorge
e con un semplice tocco di dita sulla fronte di Dean, gli permette di
rilassarsi in un sonno senza incubi né sogni.
Almeno quello riesce ancora a farlo.
«Avreste dovuto lasciarmi lì.»
La sua voce è stanca, una semplice constatazione che non
vuole iniziare nessun conflitto.
«Forse, ma da quando noi scegliamo la strada più
facile?»
Le labbra di Castiel si stirano in un sorriso appena accennato.
«Ce la faremo, Cass.»
Quando lo guarda con la flebile speranza che danza nei suoi occhi, Sam
gli fa una promessa che non ha intenzione di infrangere.
«Andrà tutto bene.»
E per Dean, per Castiel, per il mondo intero, Sam crede.
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