Come Severus Snaoe diventò un Animagus
Severus
Snape era immerso nella lettura, seduto al tavolo di Slytherin. Erano
arrivate le vacanze di Natale e lui era uno dei pochi studenti rimasti
al castello per la festività. Infondo, non aveva nessuno che
l’aspettasse a Spinner’s End: la madre era morta quattro
anni prima e del padre non aveva notizie. Probabilmente, dopo essersene
andato da casa era morto anche lui.
Venuta a conoscenza della sua situazione non proprio rosea, la famiglia
Evans l’avevano accolto a braccia aperte, come se fosse un altro
figlio. L’unica che era sembrata arrabbiata ed infastidita dalla
sua presenza era stata Petunia, la sorella di Lily, ma a lui non
importava. Data l’assenza dei genitori della sua migliore amica a
casa, i due amici avevano deciso di trascorrere le feste a scuola.
– Ciao, Sev. Cosa stai leggendo?
-
Sospirando, Severus rispose:- Niente, Lils. Solo un vecchio libro
-
- Dai, Sev. Lo so che non è solo un vecchio libro. Dimmelo - lo
pregò lei, sedendosi al suo fianco – Prometto che non lo
dico a nessuno -
- Mi dispiace ma stavolta non posso
-
Lo Slytherin chiuse il libro e lo infilò velocemente nella
borsa, prima che la sua migliora amica riuscisse a leggerne il titolo.
– Cattivo – sussurrò lei, mettendo su un piccolo
broncio e incrociando le braccia al
petto.
Anche se la trovava adorabile, Severus scosse la testa e ,mettendosi la
borsa in spalla, si alzò dal tavolo. La sedicenne lo
seguì con lo sguardo fino a quando non sparì dalla sua
visuale. Chissà cosa stava combinando. L’ultima volta che
l’aveva visto cosi preso era perché aveva inventato dei
nuovi incantesimi.
"Meglio se lo tengo d’occhio” pensò, dirigendosi verso il tavolo della sua Casa
12 Gennaio, 12.35.
Severus si diresse verso il settimo piano e ,dopo aver camminato per
tre volte avanti e indietro ed essersi assicurato che non
l’avessero seguito, entrò in una stanza. Aveva scoperto
che essa appariva solo in caso di necessità. Nel suo caso, era
vuota ad eccezione di una vecchia scrivania in legno scuro.
Tirò fuori dalla sua borsa un diario verde e argento e
un’ampolla che conteneva una foglia di Mandragola. Posò
tutto sulla scrivania e ,dopo averla tirata fuori, si mise la foglia in
bocca. Fece un’espressione di disgusto: certo che era proprio
amara. Sedendosi alla scrivania, aprì il suo diario e
iniziò ad annotare.
Quando scese in Sala Grande, gettò un occhiata al tavolo
Gryffindor e individuò la sua amica: stava parlando con le sue
migliore amiche. Di fianco a lei, Potter e Black stavano confabulavano
qualcosa. Lupin sembrava più stanco e trasandato del solito e
Pettigrew si ingozzava di cibo.
Sedendosi al suo posto, osservò per un’ultima volta Lily.
Nonostante fosse stata attenta, sapeva benissimo che lo seguiva. La
conosceva troppo bene.
Prese pergamena e piuma, decise di inviarle un messaggio. Attirato dal
rumore della piuma, Mulciber, seduto al suo fianco, gli chiese cosa
stesse facendo. Ignorando l’amico, Severus incantò il
biglietto con la bacchetta, facendo in modo che raggiungesse la
Gryffindor. Quando arrivò a destinazione, l’osservò
prendere in mano il foglio e leggerlo, sotto lo sguardo stupito delle
altre due.
“ Ritenta. La possima volta sarai più fortunata”
Anche se non era firmato, la ragazza sapeva benissimo chi
gliel’aveva inviato. Ignorando le sue migliori amiche che
cercavano di attirare la sua attenzione, si voltò verso il
tavolo Slytherin in cerca di Severus. Trovato, mise il broncio e
mimò uno scemo con le
labbra mentre lui sogghignava e beveva il suo succo di
zucca.
11 febbraio, 1.33.
Finalmente, era arrivato il momento di togliersi la foglia di
Mandragola di bocca. Era stato davvero difficile abituarsi al suo gusto
amaro ma ce l’aveva fatta. Il mese che serviva per il
procedimento era
passato.
Dopo essersi assicurato che i suoi compagni dormissero, usci dal
Dormitorio e raggiunse il Settimo Piano, grazie ad un passaggio segreto
scoperto pochi giorni prima e che portava direttamente alla Stanza
delle Necessità. Eseguì lo stesso meccanismo della volta
precedente ed entrò.
Dopo essersi tolto la foglia di bocca e averla riposta in una fiala di
cristallo, usci e si diresse verso uno dei balconcini presenti in quel
piano. Mentre camminava, pensava che era veramente strano che uno
studente cosi ligio alle regole come lui le stesse infrangendo e
chissà per quanto ancora l’avrebbe fatto.
Severus ghignò. La sua astuzia Slytherin gli aveva permesso di
non farsi scoprire da nessuno, neanche da chi lo conosceva.
Raggiunta la sua meta, si sedette sul freddo pavimento in pietra
ed espose, con un incantesimo di sollevamento, la fiala ai raggi
lunari. Mantenendo l’incanto, appoggiò la testa alla
parete e chiuse gli occhi. Per fortuna il giorno dopo era Sabato e non
c’erano lezioni. Non sarebbe riuscito a mantenere la
concentrazione e l’attenzione che richiedevano.
Giunta l’alba, il mago richiamò a sé la fiala e,
aprendo la borsa, tirò fuori gli altri ingredienti necessari al
processo e che aveva raccolto grazie all’aiuto del professor
Slughorn (Lumacorno). Aggiunse un proprio capello, della rugiada
raccolta usando un cucchiaino d’argento e la crisalide di una
sfinge testa di morte al composto. Nascondendo l’oggetto,
tornò indietro e raggiunse il suo dormitorio.
Quando entrò nella Sala Comune, trovò Mulciber seduto sul
divano verde davanti al camino. Appena sentì la porta aprirsi e
chiudersi, il ragazzo volse lo sguardo verso di
essa.
– I nostri compagni stanno ancora dormendo – iniziò
– Sono qui perché mi sono svegliato prima. Mi è
preso un colpo quando ho visto il tuo letto vuoto-
- Non ti starai mica preoccupando per me, vero?- chiese Severus,
sedendosi vicino a
lui.
– Certo che mi preoccupo per te, razza d’idiota. E’
da un mese che ti comporti in modo strano. C’è qualcosa
che non va?-
Guardandolo negli occhi, lo Slytherin lesse una sincera preoccupazione.
Si morse un labbro. Doveva rivelargli quello che stava facendo?
Infondo, era il suo migliore amico e poi gli avrebbe fatto promettere
di non dirlo a
nessuno.
– Te lo dirò ma tu mi devi promettere che rimarrà
tra di noi,
ok?-
- Te lo prometto – promise Mulciber, serio – Adesso, vuoi dirmi cosa succede al Principe di Slytherin?-
Sentendo quell’appellativo, Severus fece un sorriso amaro.
Mulciber era uno dei pochi a sapere il perché si facesse
chiamare Principe Mezzosangue. Ripensandoci, anche a quel tempo, aveva
avuto paura della sua reazione ma l’altro si era dimostrato un
ottimo amico. Non l’aveva giudicato e aveva tenuto per sé
quel segreto. Fu quella considerazione a farlo parlare. - Sono stato al
Settimo Piano -
- Al Settimo Piano? Cosa ci facevi lì?- l’interruppe,
sorpreso – Aspetta, un momento. Non sarai mica stato con quella
tua amica, vero? E bravo Snape – aggiunse, facendo un sorriso
malizioso e dandogli una gomitata.
– Ma cosa stai dicendo? Non ero con lei – smentì il
sedicenne, con le gote
arrossate
- Ah, no? E allora cosa ci facevi
lassù?-
- C’è una stanza segreta che si chiama “ Stanza
delle Necessità”. Mi serve per la cosa che sto facendo -
Mulciber diventò ancora più curioso. Che cosa stava
combinando il suo migliore
amico?
- Nuovi
incantesimi?-
- No – scosse la testa – Sto cercando di diventare un
Animagus-
Gli occhi dell’altro si spalancarono dalla sorpresa. Non riusciva
a credere alle parole dell’ amico. E cosi stava cercando di
diventare un Animago? Incredibile!
- Fantastico. Hai già capito in che animale ti
trasformerai?-
- No, non ancora. Ma lo scoprirò presto.
-
Erano passate due settimane da quando Severus aveva rivelato al suo
migliore amico la verità e se ne era già pentito.
Più di una volta aveva rifiutato la proposta di Mulciber di
venire con lui. Non era ancora il
momento.
Dopo aver nascosto la fiala, si era recato alla Stanza delle
Necessità e, puntando la bacchetta verso il proprio cuore, aveva
pronunciato la formula “ Amato Animo animato Animagus”. Ripeteva lo stesso processo ogni giorno e alla stessa ora, sia all’alba sia al tramonto.
Cinque giorni prima, aveva sentito un secondo battito, segno che
l’animale in cui si sarebbe trasformato era stato
identificato. Adesso, ci voleva un bel temporale ed era per quello
che aveva chiesto a Mulciber di controllare. Quando era tornato, il
ragazzo aveva confermato che quel giorno ci sarebbe stato e lui aveva
risposto che andava
bene..
Accettata la
richiesta dell’altro di seguirlo, i due Slytherin si spostarono
nella Stanza e Mulciber rimase stupito. Era davvero molto utile.
– E’ normale che sia cosi?- domandò, guardando la
fiala che Severus teneva in mano e che conteneva una piccola
quantità di pozione del colore del sangue.
– Si. Se è cosi, vuol dire che il procedimento è
stato eseguito alla lettera- spiegò, spostandosi al centro
– Stai indietro. Non so cosa può succedere -
Dopo che l’amico si fu messo al sicuro, lo Slytherin
ripetè la formula e bevve la pozione. Sentì un doppio
battito seguito a ruota da un forte dolore che lo fece stringere i
denti. Mentre sentiva le proprie ossa mutare, nella sua mente comparve
l’immagine di un corvo. Quando il processo finì, al centro
della stanza, aveva fatto la sua comparsa un corvo dal piumaggio nero
ad eccezione del petto, delle spalle e della parte perialare che erano
bianchi. Il corpo era slanciato ed allungato: le ali lunghe e larghe,
digitate ai margini, mentre la lunga coda era a forma trapezoidale, con
la base maggiore rivolta in posizione distale. Le lunghe nere zampe
erano dotate di quattro dita (tre rivolte in avanti ed una
all'indietro) munite ciascuna di una forte unghia uncinata. Esse
presentavano una striscia longitudinale nera ai lati e sfumature
purpuree alla radice. Anche il lungo ed assottigliato becco e gli occhi
erano neri. Il becco presentava una lieve gibbosità sul suo
margine superiore: attorno ad esso crescono piume di aspetto
setoloso.
–
Severus? – lo chiamò lo Slytherin, meravigliato e
leggermente
preoccupato.
Quando l’aveva visto stringere i denti e poi urlare, si era
spaventato e non poco. Era raro vederlo mostrare le propri emozioni,
ammenochè non si trattasse di lui o la Evans. Sentendosi
chiamare, il corvo lo guardò negli occhi prima di avvicinarsi a
lui. L’aveva riconosciuto.
Mulciber sorrise sollevato e passò la mano sul manto morbido
dell’animale. Dopo qualche minuto, quest’ultimo si
sottrasse a quelle coccole ma Mulciber non se la prese. Aveva notato la
stanchezza dell’altro. Dopo averlo rassicurato che avrebbero
trovato una scusa per la lora assenza, il corvo fece un verso di
ringraziamento e ,dopo essersi posto al centro, tornò ad essere
Severus Snape.
– E’ stato incredibile – esclamò Mulciber,
mentre lui e l’amico rientravano nella Sala Comune di Slytherin.
Entrato nel loro dormitorio, il Principe Mezzosangue si buttò
sul letto, sentendosi dolorante e stanco. Capendo il suo bisogno di
riposare, Mulciber lo lasciò da solo, dopo aver chiuso le tende
del suo letto.
Lily Evans era preoccupato. Quella sera non aveva visto il suo migliore amico in Sala Grande. Che gli fosse successo qualcosa?
- Ehi, Evans. Che hai? – la riscosse dai suoi pensieri la voce di
James
Potter.
– Niente. Lasciami in pace,
Potter-
- Come siamo acidi. Stare con Mocciosus ti fa male –
constatò – Perché non lasci perdere quello
Slytherin e passi il tuo tempo con persone migliori?-
- Come te? No, grazie – ribattè lei – Non permetterti di chiamare cosi Severus. Non se lo merita -
Fece per allontanarsi ma fu presa per un braccio dal Gryffindor
- Ah, no? Sono sicuro che in questo momento quell untuosa Serpe sta
architettando qualcosa di veramente subdolo. Dopotutto, è nota
la sua passione per la magia oscura -
A quelle parole, la ragazza non si trattenne dallo sfoderare la
bacchetta per puntarla verso James. Ignorando gli sguardi degli altri
studenti, urlò:- Non parlare cosi del mio migliore amico!
Tu non lo conosci e non sai niente di lui! Anche se è
quello che è, è cento volte migliore di te!-
Appena era venuto a conoscenza dell’accaduto, Mulciber era corso a svegliare Severus.
– Smettila di scuotermi, Mulciber. Sono sveglio- si
lamentò lo Slytherin – Che succede?- aggiunse, sedendosi
sul letto e ancora mezzo addormentato.
– Lily Evans è stata convocata dal preside
-
Adesso, era completamente sveglio – Come?
-
- Ha dato spettacolo in Sala Grande – rivelò –
Schiantando James Potter
-
- Signorina Evans, vuole una caramella al limone?- chiese Albus, guardando la studentessa seduta di fronte a lui.
Era sorpreso. Non aveva mai pensato che una ragazza cosi dolce e
volenterosa come Lily potesse arrivare a Schiantare un proprio compagno
di Casa. Però era anche orgoglioso: anche se aveva sbagliato,
stava solo difendendo il suo più caro amico. Prima che
potesse rispondere, un trafelato Severus Snape aveva fatto irruzione
nell’ufficio.
– Sev – mormorò la Gryffindor, sollevata e stupita
dal vedere l’amico di
sempre.
– Lily – sussurrò lui, guardando la sua migliore
amica.
– A cosa dobbiamo la tua visita, ragazzo mio? –
s’intromise il Preside, osservando i suoi due migliori studenti
da dietro gli occhiali a mezzaluna.
Lo Slytherin si morse il labbro. Doveva rivelare che era li perché preoccupato per la sorte della rossa?
Anche se non aveva aperto bocca, l’uomo aveva capito perfettamente cosa gli passasse per la testa.
– Mi espellerà? So che quello che ho fatto è
sbagliato però… - Lily si morse il labbro. Sembrava che
potesse scoppiare a piangere da un momento all’altro. Senza dire
una parola e con l’animo in subbuglio, Snape si portò
vicino a lei e posò una mano su quella tremante della sedicenne,
sperando di infonderle coraggio e di farle capire che era li per lei.
Avvertendo la presa sicura del suo migliore amico, la Evans strinse
quella mano come se fosse il suo unico appiglio in quel momento. Il
Preside sorrise davanti a quel gesto fatto cosi naturalmente.
Nonostante il suo carattere freddo e schivo, il ragazzo di fronte a lui
aveva un grande cuore. Sospirò: eh si, lo Smistamento avveniva
troppo presto.
– Preside?
-
- Ah, si. Nonostante il suo gesto fosse avventato e sbagliato, non
posso non lodare il motivo per cui l’ha fatto. Per questo,
signorina Evans, mi limiterò a togliere venti punti alla sua
Casa e a sospenderla per tre giorni. Con la promessa che, quanto
accaduto stasera, non si ripeterà più, ovviamente -
I due ragazzi sgranarono gli occhi, stupiti e più leggeri. Solo
tre giorni di sospensione e venti punti sottratti per aver Schiantato
qualcuno! Era andata
bene.
– Lo prometto, signore. Grazie mille – lo ringraziò
lei,
sollevata
- Si figuri, signorina – sorrise – Naturalmente, conto
anche sulle sue compagne di dormitorio affinchè non rimanga
indietro con lo studio. Sarebbe un vero peccato
-
- Certo. Anche Sev mi aiuterà, vero?- domandò Lily,
rivolta all’amico che si limitò ad annuire –
Perfetto, Possiamo andare?-
- Si, miei cari ragazzi. Buonanotte
-
- Buonanotte, signore – augurò la rossa, alzandosi e
sciogliendo la
presa.
– Ti consiglio di parlare con lei, Severus. Ci sono cose che deve
sapere e che devi sapere- consigliò Dumbledore, quando la
Gryffindor non fu a portata
d’orecchio.
– A cosa si
riferisce?-
- Penso che tu lo sai molto bene. Adesso vai sennò la signorina
Evans crederà che ti ho rapito – sorrise l’uomo
Quando scese le scale del gargoyle, si sentiva turbato. Che il Preside
sapesse il suo segreto? Come facesse a saperlo rimaneva un mistero,
dato che era stato molto attento e
cauto.
– Sev, stai bene? Sei pallido più del solito – lo
riscosse Lily, che l’aveva
aspettato
- Si, certo – mentì lui – E
tu?-
- Considerando quello che è successo, è andata anche
troppo bene
-
Si era resa conto della bugia ma decise di lasciar correre. Dopotutto,
il fatto che fosse lì significava che ci teneva a lei e che se
gli stava nascondendo qualcosa ci doveva essere un
motivo.
– Scommetto di sapere qual è stata la ragione che ti ha
spinto a Schiantare Potter – iniziò il discorso Snape,
mentre raggiungevano le scale.
– Ah, si? Illuminami
-
- Sono io
-
- Perché pensi che sei stato solo tu il motivo della mia rabbia?
Non poteva essere semplicemente perché Potter è
insopportabile?- cavolo, se la conosceva
bene.
– E’ possibile – concesse lui – Ma non è
la prima volta che minacci di Schiantarlo solo perché mi prende
in giro o infastidisce in qualche modo. Solo che adesso sei passata
alla pratica
-
La ragazza si fermò e disse:- Ha detto che stavi progettando
qualcosa di subdolo
-
- Gli credi?- Si sentiva ferito ma quando lei negò si
senti più
leggero.
– No. Anche
se,,,-
- Anche
se?-
- E’ da un po’ di tempo che mi eviti e ti nascondi
non so dove. Sei sempre con Mulciber e io mi preoccupo per te. Che cosa
stai facendo, Sev?-
Severus si sentì in colpa. Per colpa della sua ambizione di
diventare un Animago, aveva trascurato una delle poche persone che gli
dava un po’ di affetto. C’era solo un modo per
rassicurarla: l’abbracciò e le promise che un giorno gli
avrebbe detto
tutto.
Passata una settimana ad allenarsi nella trasformazione, Severus decise
di fare una sorpresa alla sua amica. Consapevole di star infrangendo le
regole, usci nel cortile e mutò forma. Spiccò il volo,
godendosi l’ebbrezza che portava il volare, e raggiunse la Torre
di Gryffindor. Guardando dalla finestra, vide la sua rossa preferita
seduta sul divano davanti al camino. SI posò sul davanzale e
rimase fermo ad osservarla per qulache minuto. Quando fu pronto,
beccò sulla
finestra.
Attirata dal rumore, la Gryffindor si voltò verso la finestra e
rimase stupita dal vedere un corvus Albus che l’osservava. Da
quello che aveva letto, il suo habitat era l’Africa e allora che
cosa ci faceva
lì?
Attratta però da quegli occhi neri, aprì la finestra e
lasciò che l’animale entrasse nella Sala Comune e si
sedette davanti al fuoco. Forse, aveva freddo.
La ragazza si sistemò al suo fianco e rimase in silenzio,
pensierosa. Gli sembrava di conoscere già quegli occhi. Ma
perché?
Fu il corvo a riscuoterla dai suoi pensieri: stava cercando di
sollevarle la mano per essere accarezzato. Sorridendo, Lily lo fece e
il corvo iniziò a fare dei strani
versi.
– Ti piace, vero? Sei proprio come Sev...- si bloccò, come
se il pronunciare il nome dell’amico d’infanzia gli avesse
accesso una lampadina.
– Sev, sei tu?- chiese, titubante e fermando la
mano
L’animale si allontanò e, guardando l’altra, mosse
la testa in un gesto
affermativo.
– Com’è possibile?- sussurrò lei – Sei
diventato un Animagus, vero? Quel giorno, il libro che stavi leggendo
riguardava come diventarlo-
L’altro abbassò la testa, confermando le sue
supposizioni.
– E’ incredibile. Sev…- lo richiamò
dolcemente – Lo sai che sei il migliore amico che una persona
possa avere, vero? In questa forma poi, sei bellissimo -
A quelle parole, il cuore dell’Animago sembrò fermarsi per
un momento per poi riprendere a battere velocemente. Non solo
l’amica aveva perdonato ma gli aveva fatto anche dei
complimenti. Non poteva essere più felice di cosi.
THE END
N.A. Vi lascio con l'immagine della forma Animagus che ho immaginato
per Severus. Mi farebbe piacere conoscere la vostra opinione
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