*Dedicato a Melissa. GRAZIE. Mi
stai aiutando così tanto, negli ultimi tempi, che ho pensato
fosse giusto dedicarlo a te.
Dedicato a Giusi,
che trova sempre una parola gentile e che mi supporta, anche quando
fatico a credere in me io stessa.
E grazie a Cyper.
Che ha chiesto a gran voce questo capitolo. E di cui tengo la foto, con
affetto, accanto al cuore*
CAPITOLO 38
Cambiare il futuro II
Mahel lo vide
accasciarsi a terra, distrutto.
La luce nei suoi occhi
spenta, nessuna speranza a cui aggrapparsi. Solo, in una serie
di ricordi terribili che mai avrebbe potuto cambiare.
Mahel conosceva bene
quella sensazione. Era la stessa che aveva provato sua madre.
E anche lei stessa. Il
giorno in cui morì suo papà.
A
casa per dormire, ricordava. Suo papà l'avrebbe sicuramente
aspettata.
Lo
ricordava attaccato ai respiratori, un sorriso disteso dipinto sul
volto. Annuì come per dirle che stava bene, che poteva
resistere un altro po'.
Poi,
nel mezzo della notte, quella maledetta telefonata. Sentì
sua madre urlare, la cornetta lasciata cadere a terra. Mahel era corsa
a vedere e l'aveva trovata apatica, ferma in terra con gli occhi vacui.
La guardò per minuti interminabili, le mani fredde come il
ghiaccio, prima di tornare cosciente e mettersi di nuovo a piangere,
dicendo solamente “Se n'è andato”.
Quella
notte Mahel non aveva pianto, non lo avrebbe fatto mai.
Si
maledisse migliaia di volte di non aver detto, nonostante tutto, addio
a papà. Solo quell'inutile “A domani”
che mai sarebbe arrivato.
La
fine del mondo per come lo conosceva. E la consapevolezza che il domani
non sarebbe più stato come se lo aspettava.
Si avvicinò a
Lagharta e lo guardò negli occhi, spenti. Sorrise.
-Andrà tutto
bene- disse lei gentile, prendendogli le mani e cercando di non fare
movimenti azzardati. Non era sicura di come avrebbe reagito -Lagharta,
adesso sei libero. Qualsiasi cosa sia successa nel passato, adesso puoi
andare avanti. No?-
Lagharta
sembrò tornare in sé per un secondo, le sue
labbra non concepirono alcun suono. Si limitò a chiudere gli
occhi e sospirare, profondamente, sentendo la trasformazione farsi
avanti. Le mani di Mahel, che stringevano le sue, gli davano
forza...sentiva che tremavano, impercettibilmente, come avesse paura di
lui.
-Non ti farò
del male. Non sei tu che mi hai mentito-
-L'ho fatto, invece-
disse Mahel sentendosi colpevole, senza però lasciare le sue
mani -Ma non ho paura di quello che potresti fare a me. Ho paura di
quello che potresti fare a loro- disse sospirando a sua volta,
sentendolo irrigidirsi a quelle parole -Qualsiasi siano le tue
intenzioni adesso, e credo di capire quali siano, lascia perdere. Non
cambieranno il passato ma potrebbero complicare il futuro del mondo. E
non possiamo permettercelo-
Lagharta aprì
gli occhi furioso, avrebbe voluto riprendersela anche con lei, che
adesso stava giustificando quei tre mostri che lo avevano
ingannato...quando vide i suoi occhi.
Occhi rossi, prossimi al
pianto, che lo guardavano imploranti.
“Non farlo,
non buttare tutto al vento” sembravano dirgli, in un
linguaggio che al momento poteva capire solo lui.
Le sue mani erano
bollenti, vive. Lagharta sapeva che presto, qualsiasi fosse stato
l'esito del loro viaggio, non lo sarebbero state più. Il
corpo di Lagharta si rasserenò per un istante, comprendendo
ciò a cui stesse pensando la giovane, che sorrideva affabile
davanti a lui.
-Se tu ora...fai
qualcosa di stupido...tutti coloro che sono morti e che moriranno per
questo mondo avranno patito un dolore inutile- ebbe la forza di dire
Mahel, soffiando le parole nel tentativo di soffocare le lacrime -Non
trasformare il tuo destino in qualcosa di irrecuperabile- e deglutendo
sonoramente, conscia degli occhi puntati su di loro, parlò.
Conscia che anche le
Ninfe, a quel punto, non potevano più nulla.
-La tua vera
maledizione, fin da quando sei nato, è stata quella
trasformazione. In quella le Ninfe non hanno colpe. E questo, tu lo
sai- spiegò lei, guardando Nahael con uno sguardo penoso
-Comprendo i motivi per cui Nahael ha fatto ciò che ha
fatto. Se avessi potuto, al tempo, ingannare il destino e salvare mio
padre...beh, lo avrei fatto. Anche fossi stata maledetta, per questo-
asserì annuendo allo stesso tempo, come ad enfatizzare le
sue parole -Però, a distanza di, quanto? Dieci anni? Non ha
più importanza. È successo e niente
può cambiare il passato. Loro volevano uno schiavo da legare
a loro per l'eternità, o almeno da sacrificare per riavere
indietro la loro vita. Non era una cosa diretta a te, ma a chiunque
fosse il “portatore di distruzione”. Tu hai creduto
di esserlo, e loro se ne sono approfittate. Se fosse stato Laherte,
sono sicura che avrebbero fatto la stessa cosa. Anche se,
probabilmente, l'esito sarebbe stato molto diverso da quello che
conosciamo-
Nahael sostenne per poco
lo sguardo di Mahel. E, nel silenzio più assoluto,
annuì.
Lagharta vide quel gesto
con il volto, così umano, e scosse la testa. La sua rabbia
in pezzi, come il suo spirito poco prima.
Deluso. Ma anche
rincuorato.
-Adesso, tutto
ciò che possiamo fare, è andare avanti con il
nostro destino. Il tuo è quello di salvare il mondo...il mio
è quello di dare il via all'inevitabile guerra, diventando
la Mahel della Leggenda, e di porvi poi fine. Sacrificando la mia
stessa vita- disse ripensando al suo prossimo sacrificio, mentre Irihe
le si avvicinava, posandosi sulle gambe di Lagharta e fissandolo negli
occhi.
-Che cosa...vuole, da
me?- chiese Lagharta, guardando gli occhi di un essere umano ora
diventato un'entità eterna, che lo fissavano come in attesa
-Mi compatisce?-
Irihe si
innalzò in volo, sembrò vergognarsi o scusarsi di
qualcosa e poi strusciò il musetto sulle guance di Lagharta.
Quel gesto così semplice e naturale, di conforto, che gli
stava donando, lo portò stranamente e sorridere e, infine, a
carezzargli il capo, conscio che anche lui stava silenziosamente
chiedendogli di andare avanti e portare il destino del mondo a
compimento. Perché, una volta concluso il viaggio, sarebbe
stato lui ad accompagnare Mahel nella sua prigione eterna e prendersi
cura di lei.
Velleda
guardò verso Pixel di sottecchi e sorrise perché,
alla fine, anche il suo sposo sembrava iniziare a capire che il perdono
era l'unica strada per risolvere la guerra imminente.
Nascondendo in modo
goffo ed imbacciato un sorriso, pieno di ricordi felici e di nuova
speranza.
Era di nuovo notte.
Nonostante non avessero espresso il desiderio di allontanarla, fu Mahel
stessa a mettere da parte la sua presenza, andando lontano dagli altri
anche se ormai non ve n'era più bisogno.
Vahael non aveva ancora
aperto bocca e, anzi, si era rifugiata nelle profondità
delle acque del Lago, conscia di non poter iniziare una nuova, inutile
battaglia con Mahel.
Non avrebbe mai vinto. E
non avrebbe cambiato la verità delle sue parole.
Lagharta aveva in un
certo qual modo perdonato le Ninfe quando, la stessa Nahael, con lo
sguardo più umano che le avesse mai visto, gli aveva chiesto
di perdonarla. Lui capiva, in cuor suo, che non era mai stato un
attacco diretto a lui come persona, ma solo al ruolo che ricopriva. Le
Ninfe, in cambio del suo perdono, avevano promesso che avrebbero
aiutato durante la Guerra e che avrebbero istruito Mahel, seppur Vahael
non fosse d'accordo.
Ritrovandosi a cantare
da sola, alle stelle, la stessa canzone di Alvexia agli inizi di quel
viaggio, fu poi zittita dalla voce di Nahael che si unì alla
sua, cantando con lei le note di quell'antica canzone.
Antica quanto lei, che
ormai non ricordava neanche più il suo aspetto umano.
Aveva una voce melodiosa
e bellissima, quasi perfetta avrebbe osato dire. Vedeva lo sguardo di
Lagharta da lontano che la osservava, fisso, senza però
intervenire.
Ormai conosceva la
verità e non avrebbe più agito come un burattino
nei confronti delle sue maestre, qualsiasi cosa avessero mai detto.
Sapeva che non avrebbero mai osato farle del male dopo tutto
ciò che era successo quel giorno.
Ma la prudenza non era
mai troppa.
-Posso fare qualcosa per
te?- chiese Mahel non del tutto tranquilla, guardando per la prima
volta davvero il volto della Ninfa accanto a sé. Bellissima,
pensò.
-Non voglio farti del
male, se è questo che pensi- le disse lei sibilando, non
riuscendo comunque a digerire la sua presenza lì -Volevo
solo parlarti. E ascoltare qualsiasi cosa tu avessi mai voluto dirmi-
I suoi occhi si
piantarono su di lei insistenti e Mahel non potè esimersi da
quella discussione, per quanto la situazione la mettesse a disagio.
-Mi dispiace di aver
attentato alla vita di tua sorella. Anche se non l'avrei comunque mai
uccisa-
-Si- la interruppe lei
ancora disturbata da quel gesto -Hai dimostrato grande
stupidità con quella tua finta. Ma avrei dovuto immaginare
che non avresti avuto il coraggio di farlo davvero. Non aver osato a
mia volta è stato un errore- concluse crudele, sebbene nelle
parole di Mahel non ci fosse alcuna sfida.
-Beh, comunque, mi
dispiace- asserì Mahel spostando lo sguardo alle sue mani,
che si torturavano senza motivo -Però ho contato
così tanto sul vostro legame che...ho sperato che fosse
forte almeno quanto il mio- sorrise, ripensando al padre -Sono contenta
che voi possiate capire di cosa parlo-
-In realtà
no, non capisco- disse la Ninfa accavallando le gambe, guardo Mahel non
più con ostilità quanto con curiosità
-Il legame di cui tu parli sembra così debole da poterlo
sacrificare per questo mondo. Mentre il nostro...anzi, no- si corresse,
sorridendo -Il mio legame, il mio affetto era così profondo
che ho condannato le mie sorelle, pur di salvare loro la vita-
annuì, a sé stessa, guardando poi verso Mahel con
disprezzo -Non capisco come tu possa paragonare il tuo legame con il
mio-
-Non lo sto facendo, non
nel modo in cui lo intendi tu- spiegò lei, incurvando la
schiena e guardando verso il cielo rasserenata da quelle parole -Il mio
legame...la persona del mio legame è morta, ormai. Tanto,
tanto, tanto tempo fa- disse, ricordando ancora il volto di suo
papà mentre stava affogando -Ma il legame è
rimasto e, anzi, si è fatto più forte. Ho sentito
di averlo ancora più vicino, incastonato più in
profondità nel mio cuore-
La sua mano
andò a quella della Ninfa, che all'inizio si
ritirò sibilando. Mahel continuò a guardarla,
come a dirle di fidarsi di lei.
La Ninfa
esitò ma, alla fine, le porse la mano che Mahel le
posò sul suo petto -Lo senti, non è vero? Il mio
cuore...-
La Ninfa la
guardò confusa, senza afferrare il senso del discorso. Poi,
dal petto di Mahel la mano della Ninfa andò al suo petto
stesso -Senti anche il tuo cuore? Batte. Batterà
finché sarai in vita, rendendoti possibile cambiare il
futuro-
-Il mio futuro
è già deciso, sciocca ragazzina-
sibilò lei, infastidita -Il destino che mi aspetta
è di morire, sola, in queste acque maledette, come la mia
vita!-
-Ti sbagli- rispose
Mahel, alzandosi in piedi -Il futuro non è deciso. Il mio
futuro è mio, e anche il tuo lo è. Smettete,
tutti, di aver paura del passato. È passato, è
andato, non tornerà mai più! Ma il futuro
è tutto da scoprire, da costruire e da vivere. Smettete di
nascondervi tra le vostre paure...fate in modo di trasformare la
sicurezza di un futuro già deciso in nuova speranza. E se
hai paura che niente cambierà, se pensi che non sarai in
grado...se pensi che sia Vie l'unica a poterlo fare, allora affida il
tuo futuro a me. Aiutami a proteggere questo mondo. Quando tutto
sarà finito chiederò io a Vie di liberarvi dalla
vostra maledizione-
-Non ti
ascolterà mai- disse lei ghignando -Sono belle parole,
bellissime. Ma tu stessa hai detto di essere condannata al nulla eterno
su Gaia, quando tutto sarà finito. Cosa ti fa credere che
Vie ti concederà un'udienza? Non lo farà mai-
-Lo ha già
fatto- concluse Mahel, guardando per la prima volta con sicurezza gli
occhi della Ninfa davanti a lei -E mi ascolterà, te lo posso
assicurare. Perché io sono Mahel-
Mahel. Speranza.
Quanto aveva avuto
paura, in passato, della speranza.
La speranza che la
Guerra finisse, mentre invece dai paesi lontani arrivavano solo
cronache di morte e puzza di sangue.
La speranza di riuscire
a sopravvivere in quel paesino isolato dal mondo, che fu comunque
raggiunto dalla Guerra e le costrinse a fuggire.
La speranza che la
malattia che la Guerra portava con sé non le avrebbe colte,
quando invece colpì entrambe le sue sorelle e, infine, lei
stessa.
La speranza di essere
perdonate ed essere invece maledette. Una maledizione che, lei sapeva,
difficilmente Vie avrebbe sciolto dopo così tanto tempo.
Ma credette a quella
bambina dagli occhi limpidi, che le stava presentando un nuovo motivo
per combattere. La nuova Guerra portata da Laherte che avrebbe
distrutto ogni cosa, anche la mera possibilità di essere
liberata di quella maledizione che, ormai, era tutto ciò che
concepiva della sua vita.
Volle crederci
perché ormai, dopo gli ultimi secoli di incessante noia,
l'unica cosa che desiderava davvero era morire. Nel luogo a
lei più caro, la casa della sua infanzia, che ormai
probabilmente non esisteva più. Ma rimaneva comunque il suo
più grande desiderio.
Rimase qualche minuto a
guardarla. Stupita. Incredula.
Speranzosa.
Mahel rimase ferma, in
piedi, sentendosi anche un po' stupida. Le sue parole erano audaci, ma
era sicura che Vie avrebbe ascoltato. Sarebbe stata contraria, ma
dopotutto...le doveva tre desideri.
-Quindi...- disse infine
la Ninfa, scoprendosi a ridere di quelle parole -Tu, sei la Mahel della
Leggenda?-
Mahel non si
aspettò quella domanda. Ma annuì comunque, alla
fine, sorridendo.
-Mi dispiace di non
essere l'eroina che questo mondo si aspettava-
Una risata, di nuovo.
Sollevata.
-Ce lo faremo andare
bene-
Parlarono tutta la notte.
Mahel si
lasciò raccontare di Gaia, delle antiche leggende sulla sua
creazione. Di come Vie e le sue ancelle, Saluss ed Exitio, fossero
sempre esistite, eppure nate con il mondo.
Di come
iniziò la Guerra e di come finì. Di come con il
passare del tempo lei e le sue sorelle divennero insensibili al dolore
e ai ricordi, imparando ad amare solo loro stesse.
Di Lilith, la prima
Lilith, e di cosa realmente fosse. E di come invece le storie la
dipingano.
La Ninfa si
lasciò raccontare dei libri di sua madre, accorgendosi dalle
poche informazioni che la ragazza aveva, che la storia che conosceva
era molto diversa dalla realtà.
Si stupì del
nome della Sibilla, che lei non conosceva. E rise, per non averci mai
pensato.
La Ninfa
confessò di non riuscire a concepire Mahel come la sposa di
Lagharta, adesso che l'aveva vista, nonostante non nutrisse per lui
alcun affetto. Ma di come fosse sicura, guardando i loro occhi, che
sarebbero un giorno diventati sposi.
Parlarono e parlarono e
risero, anche. La Ninfa accettò Mahel come la
“Mahel della Leggenda” ma non nutriva verso di lei
alcun rispetto, o forma di gratitudine.
Mahel ribadì
che non ce ne fosse bisogno, e la Ninfa parve soddisfatta da quella
risposta.
Quando la notte volse
ormai al mattino, quando le parole ormai persero significato e le cose
più importanti fossero ormai state dette, la Ninfa si
congedò debole, andandosi a tuffare nelle acque del Lago.
-Qualcosa
cambierà, quando usciremo di nuovo dalle acque- disse con
uno strano sguardo negli occhi, come cercasse conforto da qualcuno ma
non da lei -Forse non potremo aiutarvi che in parte, per ciò
che avete chiesto. Potrebbe essere un problema?-
Mahel scosse la testa
-Qualsiasi aiuto ci darete, noi ce lo faremo bastare. Non siete
obbligate a farlo, ma siete disposte comunque a provare. Per me, basta-
La Ninfa
annuì e si immerse nelle acque del Lago, guardando un'ultima
volta verso Mahel -Tre giorni. Poi sarete liberi di andare-
Mahel annuì a
sua volta, guardando il corpo di Nahael scomparire nelle acque.
Le Ninfe non uscirono
quel giorno. E neanche quello seguente.
Mahel disse agli altri
di tutto ciò di cui aveva parlato con la Ninfa e Lagharta
sembrò sollevato dallo svilupparsi degli eventi -Se ti
accetta come la Mahel della Leggenda, per me è
già più che sufficiente. Ha promesso che ci
avrebbe aiutati, e Nahael mantiene sempre le sue promesse. A modo suo,
ma le mantiene-
-Pensi che anche le sue
sorelle lo faranno?- chiese Alvexia, mentre giocava con la coda di
Irihe, che squittiva ogni qual volta gli rimaneva il pelo incastrato
negli anelli della Lilith -Kahael sembra essere poco interessata alla
questione, ma non pare ostile. Vahael invece è quella meno
convinta di tutti-
-Aiuterà. Ha
un grande rispetto per la sorella, non oserebbe mai farle un affronto
simile- spiegò Lagharta, anche se sapeva che affiancarla a
Mahel avrebbe comunque portato non pochi problemi.
-Aspettiamo- disse
Mahel, guardando le sponde del Lago -Aveva detto tre giorni. Domani si
vedrà-
E aspettarono.
Aspettarono fino a che
il sole non fu alto nel cielo. Finché non fu vicino
all'imbrunire. E quando arrivò la notte, capirono che
probabilmente nessuno si sarebbe più presentato.
Sebbene Lagharta fosse
sicuro che probabilmente qualcosa fosse successo, alla fine si arrese
all'evidenza e il gruppo decise, che all'alba seguente, sarebbero
tornati al Tempio, per chiedere direttamente a Vie cosa avrebbero
dovuto fare.
Quando fu l'ora di
partire, però, Mahel vide le acque del Lago muoversi ed una
figura uscirne, con lo sguardo basso e, sembrava, una punta di rimorso
negli occhi.
-Maestra Kahael...che
succede? Dove sono maestra Nahael e maestra Vahael?-
Kahael, sempre molto
distante da qualsiasi cosa succedesse, sembrò esitare per un
attimo. Ma vedendo gli occhi di quello che, a tutti gli effetti, era il
loro discepolo, nonostante non gli volesse bene come ad un figlio ma
provasse comunque per lui un distorto affetto, sospirò e
parlò, con la voce più calma che potè
trovare.
-Vahael è
scappata ieri notte, mentre tutti dormivamo, a quanto pare-
esordì la Ninfa, facendo cenno al gruppo di rimanere fino
alla fine delle spiegazioni -Sono state notti molto...agitate- aggiunse
con sguardo colpevole, toccandosi la fronte con le dita, come fosse
stanca.
-Scappata?- chiese
Lagharta, l'unico che trovò il coraggio di parlare -Intendi
dire che se n'è andata dal Lago?-
Kahael annuì.
-Ma...è
legata a questo luogo. Per via della maledizione della precedente
Semidea dell'Acqua...-
-In merito a questo,
Lagharta...- disse Kahael, scuotendo la testa -La maledizione mia e di
Vahael è quella di essere trasformati in esseri oscuri,
perché abbiamo mangiato del cibo offerto in onore alla Dea.
Ma non siamo state noi a rubare...e la precedente Semidea ci ha
risparmiato lo stesso destino di nostra sorella-
Lagharta
esitò per un attimo, vedendo il dolore nello sguardo
dell'imperturbabile Ninfa -Maestra...che cosa è successo
esattamente...? Dov'è Nahael?-
E, sospirando di nuovo,
Kahael raccontò.
-Quando Nahael
è tornata da noi, dopo aver colloquiato con Mahel, ci ha
raccontato di come ormai credeva che fosse davvero lei, la speranza di
cui narra la Leggenda- disse tranquilla, fissando un punto indefinito
davanti a lei -Ci ha detto di come avremmo dovuto aiutarvi, per cercare
di nuovo di avvicinarci alla Dea, per ottenere il suo perdono. Era
sicura che, se avessimo aiutato a salvare altre persone oltre noi
stesse, forse la stessa Vie ci avrebbe permesso di tornare umane,
finire di vivere normalmente la nostra vita e, infine, morire. Ma
Vahael non era d'accordo- guardò Mahel per un istante, che
volse lo sguardo -Non voleva aiutare Mahel. Non voleva accettare, anche
se era un'ordine di nostra sorella. Parlava di te, Lagharta, e di come
lei ti amasse. Di come, anche se non avesse mai potuto unirsi a te,
avrebbe voluto diventare la tua sposa-
Rise. Che cosa ridicola,
per loro tre, parlare di amore...
-Nahael le ha ripetuto
per molto tempo che, per la nostra natura, non possiamo più
provare questo tipo di emozioni. Non possiamo che ricordare l'amore che
provavamo per noi stesse...ma che per la natura della nostra esistenza,
per noi non esiste più quel sentimento. È la
nostra maledizione, ma anche la nostra salvezza-
Un attimo di pausa,
enfatizzò quelle ultime parole. Mahel, si sentì
in colpa, pensando che lei, nonostante il suo destino, era ancora
libera di provare un puro e genuino amore.
-Hanno discusso per ore,
nelle profondità delle acque, finché Vahael non
ha maledetto il giorno in cui fu salvata da nostra sorella. Ha urlato
contro Nahael i peggiori improperi che le abbia mai sentito dire,
finché non ha concluso dicendo che avrebbe preferito
andarsene dal Lago, piuttosto che aiutare Mahel, e morire. A quel
punto, nostra sorella, ha sputato fuori tutta la
verità...anche su di noi-
-La
verità...su di voi?- chiede Lagharta, mentre la voce di
Velleda si fece avanti.
-Solo Nahael
è legata a questo luogo, vero? Finché era in
corso la trasformazione avevate più bisogno delle acque di
questo Lago, così pregno di magia, ma...voi siete sempre
state libere di andare. Non è così...?-
Lagharta
guardò verso Velleda. Poi di nuovo la sua maestra, che
teneva lo sguardo basso. Stanca e devastata.
-Voi non siete...legate
a questo luogo? E lo...sapevate?-
-Io si, l'ho sempre
saputo- parlò sorridendo Kahael, ricordando il giorno in cui
fu la stessa sorella a dirglielo -Nahael me lo disse un giorno, molti
secoli fa, in preda ad una crisi di coscienza. Mi disse che potevo
andare, che non voleva costringermi a rimanere se io non avessi
voluto...e di dirlo anche a Vahael, che più di una volta
aveva espresso il desiderio di vedere il mondo. Ma io le dissi che
sarei rimasta con lei fino a che non fossimo state liberate,
perché durante la Guerra lei si era presa cura di noi. Ci
aveva salvate e protette, a costo della sua vita. Se avesse potuto, non
ci avrebbe mai maledette, lo sapevo. Ma Vahael...se ne sarebbe andata,
distruggendo il suo cuore. E decidemmo di dirglielo in un altro
momento, e non perché mosse da una pietà che non
volevamo più ci appartenesse-
Sembrava sul punto di
rompersi, di un dolore così enorme che Mahel voleva
avvicinarsi, ma esitò, conscia che a niente sarebbe servito.
-Quindi maestra Vahael
non...?- chiese infine Lagharta, pur sapendo già la risposta.
-Si. Non penso
tornerà mai più. I suoi occhi erano pieno di
dolore e di rabbia, ha cercato anche di ferire Nahael, che adesso
infatti riposa devastata nelle profondità del Lago, incapace
di salire in superficie. Mi ha chiesto di venire, per spiegarvi la
situazione, perché meritavate una risposta e non il nostro
assoluto silenzio. Mi...dispiace- disse voltandosi verso Mahel, che
rendeva uno sguardo distrutto -Nessuno potrà allenarti
nell'uso di quell'arco. Dovrai trovare un altro maestro...ma forse, in
fondo, la cosa ti allieta-
Mahel scosse la testa,
trattenendo l'impulso di tenere insieme quel corpo velenoso il cui
cuore era sicuramente ridotto in brandelli -Ammetto che il pensiero di
allenarmi con Vahael non mi faceva sentire al sicuro. Ma non avrei mai
voluto questo. Mi dispiace-
Kahael si
ritrovò a sorridere guardando il volto di quella bambina
-Proprio come mi ha detto Nahael. Tu sei molto umana, nonostante il tuo
aspetto. Non riusciva ad accettarti come la sposa di Lagharta, anche se
ormai sa già quello che succederà. Io, invece,
riesco a comprendere...ciò che tieni nel tuo cuore, e che
gli altri vogliono proteggere. Tu potresti essere davvero colei che
cambierà il futuro- disse in modo dolce, facendo nascere
sulle sue labbra, senza volere, un ghigno cattivo -Ma continui a non
piacermi- concluse decisa, dimostrandole la vera natura delle Ninfe
delle acque.
-Siete molto umane anche
voi- le rispose Mahel, prendendo le sue parole come un complimento -E
capisco le tue ragioni. Grazie, di avermele dette...-
Kahael
annùì, stipulando con quella bambina una specie
di tregua, come sua sorella qualche giorno prima aveva fatto.
Ormai era inutile
lottare...tutto era finito.
-Cosa possiamo fare
adesso...? Mahel deve poter usare quell'arco, ne va del futuro della
Guerra, ne sono sicuro- disse poi Lagharta, consapevole che quella
tregua non cambiava la loro posizione -A chi dovremmo rivolgerci?-
-Io ho un'idea-
esordì poi la Lilith, guardando verso Mahel e mordendosi il
labbro, in colpa -Possiamo sempre andare al mio villaggio. Conosco
qualcuno che, per soldi, farebbe qualsiasi cosa-
-Non se ne parla, in
modo categorico- disse Lagharta, scuotendo la testa con sguardo
corrucciato -Non porto Mahel in mezzo ad esseri che potrebbero
ucciderla durante la notte. Se un'altra delle Lilith fosse stata
contattata da Laherte, stavolta Mahel non potrebbe sopravvivere. Non
dopo quello che lui stesso mi ha detto-
-Tranquillo- disse
Alvexia, lo sguardo un poco più convinto -Questa persona mi
deve la vita. E tra noi Lilith corre un codice d'onore abbastanza
forte. Non possiamo ammazzare bersagli di altre Lilith o Lilith stesse;
non possiamo uccidere parenti di altre Lilith e soprattutto non
possiamo uccidere coloro che sono legate a noi magicamente-
-Questo non risolve il
problema: nessuno di noi è una Lilith, nessuno di noi
è tuo parente e nessuno di noi è legato a te
magicamente-
-Beh, non ancora- disse
avvicinandosi a Mahel e toccando il suo braccialetto -Ma posso
diventare un suo guardiano-
Pixel e Alvexia si
guardarono e annuirono, come a voler rispondere alla domanda della
Lilith -Lo possiamo fare, ma potrebbe essere doloroso per te- disse
Pixel, guardando i suoi occhi -Non hai detto che fungono da tramite per
un'altra forma?-
-Non ho paura del
dolore. Voglio che nessuno più, neanche io stessa, possa
fare del male a Mahel. Se potete farlo, nessuno di noi sarebbe in
pericolo. Noi- indicò sé stessa, Mahel, Velleda e
Pixel -Perché siamo uniti magicamente e le nostre vite sono
collegate. E lui- indio Lagharta, ridendo -Perché nessuna
Lilith avrebbe mai il coraggio di uccidere un protetto di Vie, non dopo
ciò che è successo nell'ultima Guerra-
Lagharta
guardò Mahel, che annuiva, e anche Velleda sembrava convinta.
Posò il suo
sguardo sulla sua maestra che annuì a sua volta. E alla fine
cedette.
-Va bene. Fate come vi
pare. Fate questo rito, aspettiamo che Alvexia si senta meglio, se
dovesse andare male qualcosa e domani partiremo alla volta del
villaggio. Ma- e guardò di nuovo Alvexia, severo -Se succede
qualcosa, qualsiasi cosa, che possa costituire un pericolo,
userò Saluss. Che tu lo voglia o meno-
-Fai ciò che
ritieni giusto- disse la Liltih con aria di sfida -Tanto ci
sarà una sola persona che salverò dalle tue mani.
Che tu lo voglia o meno-
Kahael
osservò il rito, e il contorcersi di Alvexia per il dolore.
Non ci furono urli,
nessuna parola. Solo respiri affannati e impossibilità di
muoversi per la Lilith, che cercava di far convivere una maledizione ed
un patto sacro nello stesso corpo.
Mahel rimase al suo
fianco dall'inizio alla fine, toccando con un dito la pietra rossa che
era comparsa sul suo braccialetto.
-È bella come
i tuoi occhi- disse Mahel, facendo ridere la Lilith in preda a febbre
altissima -Come tu mi hai offerto la tua vita, io ti offro la mia. Per
sempre, Alvexia-
Un sorriso timido e di
nuovo il silenzio, che nascose di nuovo quel suo dolore estremo.
-Nahael mi ha dato il
permesso di dirigermi al Tempio di Vie. Vi aspetterò
lì e vi darò aiuto, durante la Guerra-
esordì quella notte Kahael, avvicinandosi a Lagharta e
sorridendogli, come mai aveva fatto -Se potesse verrebbe lei stessa-
-Lo so maestra Kahael.
Grazie- rispose Lagharta, afferrando la mano della sua maestra, che
scosse la testa in modo curioso -Non ringraziarci. Stiamo finalmente
facendo solo il nostro dovere. Ci stiamo comportando come delle vere
maestre, per te. Almeno i nostri allenamenti ti hanno reso immune a
qualsiasi veleno...ne sono contenta-
Rise, Kahael, in modo
cattivo. Lagharta fece una smorfia, facendola quindi ridere in modo
sincero -Avrei preferito non bere quelle schifezze per anni, ma se era
l'unico modo...-
-Oh, non era l'unico
modo- rise lei, scoprendo un'altra verità -Avresti potuto
unirti a noi. Però saresti potuto morire, se il tuo corpo
non fosse stato abbastanza forte, abbiamo preferito non rischiare
quell'eventualità-
-Vahael sa di questo?-
chiese a quella rivelazione Lagharta, vedendo Alvexia riprendersi da
quel rito doloroso.
-Penso che lo immagini,
insieme a tutto il resto- disse scuotendo la testa e facendo poi
spallucce -Se vorrà, ti cercherà direttamente. E,
se ancora convinta di amarti, sarà lei stessa a chiederti di
unirti a lei-
-Non lo farò.
Io mi unirò solo alla mia sposa...- disse convinto,
lasciandosi scappare un sorriso mentre i suoi occhi andavano a posarsi,
senza che lui avesse voluto, su Mahel.
-Mi duole ammetterlo, ma
sarà una sposa perfetta- vide gli occhi di Lagharta guardare
i suoi e, se non fosse stato impossibile, avrebbe detto che fosse
arrossito -Ormai non c'è più bisogno di rimandare
l'inevitabile. Non farlo per la Profezia...-
Lagharta si
stupì di quanto le Ninfe fossero diventate umane in appena
cinque giorni.
Cinque giorni con la
presenza di Mahel e tutto era cambiato.
-Lei può
anche farvi tornare umane...- disse Lagharta, riferendosi al loro
comportamento -Non pensavo fosse possibile...-
-Neanche noi- ammise
Kahael, pensando che forse la loro umanità avrebbe potuto
arrivare anche ai loro corpi -Spero che mantenga la parola data a
Nahael. Se riuscirà a intercedere con Vie per noi...forse,
come esseri umani, potremo anche accettarla-
Lagharta
immaginò che ci fosse lo zampino di una promessa, ma
pensò che fosse inevitabile che le Ninfe pensassero sempre a
loro stesse prima di ogni altra cosa.
E pensò che
non avrebbe mai potuto immaginarle in altro modo, alla fine.
-Forse potrei anche
cercare la mia sposa, a questo punto- disse Lagharta, guardando la sua
maestra con un sorriso, spostandosi poi sui suoi compagni di viaggio
-Non avrei neanche mai pensato di avere degli amici, eppure...-
-Siamo orgogliose di te,
Lagharta- disse Kahael carezzandogli i capelli, come fosse sua madre
-Molto, molto orgogliose-
Lagharta
arrossì di nuovo, come mai aveva fatto. E sorrise.
Adesso, sentiva di avere
una casa in cui tornare. Una vera casa.
E si sentì
felice, e umano, per la prima volta dopo tanto tempo.
***
Non smetterò mai di provarci. A mettere la parola fine.
Ho riletto i vecchi capitoli e ho pianto. Perchè amo questi
personaggi, dopo quattordici anni insieme, anche se scrivo di loro da
solo sette.
Amo come hanno preso possesso delle loro vite e le stiano vivendo,
senza che io possa fare alcunché.
Grazie a tutti voi che mi seguite, ai vecchi e nuovi lettori. Vi adoro,
tutti quanti, anche coloro che non hanno mai commentato. Coloro che mi
inviano messaggi privati e coloro che si fermano a recensire. GRAZIE,
GRAZIE, GRAZIE! Spero di non far passare di nuovo un anno per scrivere
un capitolo...ormai, penso, sia giunto il momento.
Con affetto e dedizione,
Selenite
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