Hiccup e Astrid si trovavano su una scogliera e guardavano l'orizzonte.
Quel giorno avevano esplorato l'Arcipelago in lungo e in largo e ora si
godevano un momento di riposo.
Non parlavano, ammiravano semplicemente il paesaggio, ma Hiccup
sembrava piuttosto turbato. Era da quella mattina che aveva
quell'espressione preoccupata sul viso e Astrid voleva vederci chiaro.
Si chiedeva anche perchè il ragazzo non le parlasse
apertamente dei suoi problemi, dopotutto era il suo braccio destro
all'Accademia e la sua migliore amica.
In realtà, non sapeva neppure cosa chiedergli. Non poteva
certo esordire con "Ehi, mi sono resa conto che qualcosa ti preoccupa e
non me l'hai detto, quindi sembra quasi che tu non ti fidi di me!".
Preferì girarci un po' intorno e disse, rompendo il
silenzio: "La gente a Berk critica la tua ossessione per i draghi.
Dicono che non era scritto che i vichinghi facessero pace con loro".
Si rendeva conto che non era proprio il modo migliore per iniziare una
conversazione, ma Hiccup non sembrava offeso. Anzi, le rispose: "E'
naturale, non vogliono che tornare alle loro case con una testa di
drago da appendere in salotto. So che fanno fatica ad accettare questi
cambiamenti, ma io ho visto il futuro, Astrid. L'ho visto mille volte e
questa gente deve...ha bisogno di cambiare!".
C'era una luce negli occhi di Hiccup mentre parlava, una luce che
Astrid aveva visto solo di rado, ma che trovava semplicemente
irresistibile.
Il ragazzo proseguì: "Noi ci sbagliavamo su di loro." "In
che senso?" "Non uccidono per il semplice gusto di farlo, proteggono
coloro che amano e ti sostengono nei momenti di difficoltà.
Come possiamo capirli e accettarli se non siamo prima disposti ad
ascoltarli?".
Astrid capiva il punto di vista dell'amico. Si rendeva conto
anche che quella cosa del cambiamento riguardava soprattutto i
vichinghi più anziani, come Mildew, più legato
alla cultura di ammazzadraghi e pastori. I giovani di Berk
sembravano,invece, aver accettato la novità di buon grado,
dimostrandosi aperti ad imparare di più su quei meravigliosi
animali.
"Potrebbero aiutarci addirittura a fermare i cacciatori di draghi,
potrebbero aiutarci con i lavori al villaggio..." fantasticò
Hiccup "Potrebbero fare un sacco di cose!".
"Alcuni dicono che i draghi potebbero rivoltarsi contro di noi" gli
riferì Astrid "E che ora stanno solo aspettando il momento
giusto per farlo.".
"Ma noi li abbiamo liberati, Astrid, li abbiamo liberati dai pregiudizi
in cui erano intrappolati da anni!" rispose "Liberare tutti i draghi
del mondo...quest'impresa sarebbe di sicuro la migliore di sempre! E ci
renderebbe più noti di Bjarni Herjolfson e di Svipdagr!".*
"Ricorda che quegli eroi hanno molto sofferto e hanno dovuto fare molti
sacrifici per raggiungere i loro obiettivi" precisò Astrid.
"Tutti soffriamo" rispose Hiccup, abbassando lo sguardo "Tua madre, la
mia...sono giunte alla fine dei loro giorni e, in fondo, quando
è tutto finito l'unica cosa che
importa è quello che hai fatto.".
Astrid si morse il labbro. Sapeva quanto costasse a Hiccup parlare di
sua madre, uccisa dai draghi quindici anni prima. Lei aveva superato la
perdita della sua, caduta in battaglia quando Astrid aveva poco
più di tre anni. Una vera skjaldmær, e Astrid era
più che decisa a seguire le sue orme.**
Non le piaceva la piega che stava prendendo la conversazione, quindi
cercò di cambiare argomento, seppur impercettibilmente: "Una
volta hai detto che la paura della morte guida tutti gli uomini. Non ci
sono altre forze? Non c'è amore nella tua vita, Hiccup?".
Il ragazzo ricordava bene: l'aveva detto molti anni prima, quando
cercava di farsi passare per forte e coraggioso, immaginando i discorsi
che un "vero" vichingo avrebbe fatto al posto suo. Dopo tanto tempo
passato a recitare, però, quel carattere era diventato quasi
il suo, una maschera che non sarebbe riuscito a togliersi di dosso
neanche se ci avesse provato. In fondo era sempre lo stesso Hiccup, ma
da fuori sembrava tutt'altro.
Vedendo che non rispondeva, Astrid proseguì: "A volte mi
chiedo se non sia tuo padre...quello da cui fuggi.".
Hiccup era sorpreso: come aveva fatto a capire che le continue
esplorazioni, l'Accademia dei draghi e tutto il resto erano un pretesto
per sfuggire al padre?
Stoik lo avrebbe voluto forte, deciso, pronto per diventare Capo, ma
invece si era ritrovato una lisca di pesce parlante come figlio.
"Di cosa hai paura?".
La domanda di Astrid lo colse impreparato. Di cosa aveva paura? Era
sopravvissuto alla Morte rossa, c'era forse altro da temere?
Sì che c'era, eccome se c'era, ma provava vergogna a dirlo.
Se l'avesse fatto, la sua maschera sarebbe caduta.
Si limitò a rispondere: "Chi può saperlo?
Quand'ero bambino, mi credevate debole, mentre ora mi trattate
come fossi divino. Quale sono davvero, Astrid? Debole o divino?".
Astrid abbassò gli occhi, non sapendo cosa rispondergli.
Debole...no, aveva sopportato per anni le prese in giro e gli insulti
senza lamentarsi, adesso aveva anche sconfitto la regina dei draghi!
Divino...neanche, paragonarsi agli dèi non si
può, neanche se hai lottato contro dieci mostri marini
insieme! Per lei, Hiccup era Hiccup, non si poteva definire in nessun
modo preciso.
"L'unica cosa che so..." proseguì Hiccup, raccogliendo tutto
il suo coraggio "è che l'unica di cui mi fido a questo mondo
sei tu. Ho bisogno di te. Io amo te, Astrid...nessun altro.". La
maschera era caduta, non c'era più rimedio, ma a Hiccup non
importava più nulla di quella recita.
Astrid, sorpresa dalle parole del ragazzo, si morse il labbro. Nessuno
le aveva mai detto una cosa del genere, era cresciuta senza credere
nell'amore, ma ora non ne era sicura.
Forse amare qualcuno non era poi così sbagliato.
Guardò Hiccup,mano sulla nuca, in evidente imbarazzo.
Sorrise, dicendo: "Tieni ancora la mano sulla nuca.".
"Ho smesso di farlo." mentì il ragazzo, lasciando cadere la
mano.
"No, come l'Hiccup che conoscevo una volta. Tu mi ferisci ancora, Hic,
e hai occhi come nessuno al mondo. Ti potrò sembrare una
stupida, ma...".
Astrid abbracciò il ragazzo, che inizialmente rimase
sorpreso, ma ricambiò l'abbraccio, stringendo Astrid come se
avesse paura di lasciarla andare.
Stava per dire qualcosa, ma le parole di Astrid lo fermarono: "Sei
tutto quello a cui tengo e, per il dolce respiro di Freja, sono gelosa
di perderti a causa di questo sogno che vuoi inseguire così
fortemente!".
"Tu non mi perderai mai, Astrid" sussurrò Hiccup, tenendola
stretta "Io sarò con te sempre...".
La recita era finita. Hiccup, finalmente libero dalla sua pesante
maschera, si sentiva libero di poter fare qualsiasi cosa, tutto grazie
alla ragazza che ora lo stava abbracciando.
"...fino alla fine.".
* Rispettivamente il primo navigatore vichingo ad avvistare l'America e
un eroe mitologico dell'Edda poetica
**Donna guerriera spesso menzionata nelle saghe e ispirata a una
Valchiria (un esempio più moderno potrebbe essere Eowyn de
"Il Signore degli Anelli")
ANGOLO AUTRICE
Ehi, scusate l'assenza, ma tra scuola e impegni vari il tempo per
aggiornare era pari a zero!
Questa storia è scritta un po' di getto, quindi non
sarà una delle migliori, ma ci ho provato. Della serie:
quando sei sveglia alle 5 di domenica mattina e non sai che fare!
Per chi di voi ha visto il film "Alexander", questa storia
potrà ricordare...esatto, il dialogo tra Alessandro ed
Efestione (ovviamente modificato). Quanto cavolo sono shippabili quei
due!?
Ok, ho la comunione di mio cugino, quindi meglio che vada a prepararmi.
Auf wiedersehen!
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