La figlia di Giasone

di Cannie Follett
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Primo capitolo
Raccogliere legna.
Raccogliere legna.
Raccogliere legna.
Negli ultimi sei mesi, la vita di Aysha era diventata piuttosto ripetitiva, e una piccola parte di lei sapeva che la colpa era anche sua. Non l’avrebbe mai ammesso, ovviamente, né agli altri né a se stessa.
-Lì c’è un ramo.- Emma, la sua supervisionatrice, nonché –purtroppo- compagna di tenda le indicò mollemente un sottile a pochi metri da lei.
-È troppo piccolo. Non prenderebbe mai fuoco, diablo!-
Emma sollevò i suoi occhi color ghiaccio al cielo:
-Quella che prenderà fuoco sarai tu se non eseguirai il mio ordine.-
-Oh, e chi mi manderà al rogo? Tu, forse?- ribatté Alysha con un velo di sarcasmo.
-Non osare parlarmi a quel modo- ringhiò l’altra, chinandosi leggermente in avanti. La sua posizione era perfetta per ricevere uno schiaffo in piena faccia, ragionò Alysha, ma non era il caso di mettersi in altri guai.
-Alysha Meghara osa questo e altro. Si chiama fegato.- si limitò a rispondere, prima di lanciare la legna che teneva fra le braccia in un sacco di tela.
Quando all’improvviso nel boschetto di betulle nel quale stavano sostando risuonò un corno da caccia, Alysha chiuse il sacco con una corda e se lo gettò in spalla.
Emma le lanciò un’occhiata di superiorità e distacco, prima di voltarsi e iniziare a correre:
-Muoviti.-
E Alysha si mosse, arrivando all’accampamento delle Cacciatrici venti minuti prima della sua supervisionatrice.
Sulle labbra della ragazza spuntò un sorriso rapido e schietto.
Alysha Meghara osa questo e altro.
Non si sarebbe mai smentita.
ΩΩΩ
-Fammi passare.-
Il bambino diede una rapida e terrorizzata occhiata a Florian, prima di farsi da parte, lasciando libera al capocabina della casa di Afrodite la via per il bagno. Il ragazzo sbuffò, prima di dirigersi con passo sicuro verso la doccia.
Aprì l’acqua, ma un fiotto bollente gli colpì il palmo della mano, facendogliela ritirare di scatto, e facendo così sbattere il gomito contro il bordo del lavandino.
Florian imprecò fra i denti: a casa sua, non sarebbe mai successo. A casa sua, con Jade, Marc e Susan, la famiglia Pride al gran completo, tutti gli infiniti svantaggi di essere un semidio sarebbero stati solo un remoto sogno, una cosa sulla quale farsi qualche risata, niente di più.
Eppure, era lì, in un bagno che, per quanto scintillante e pulito, non avrebbe mai apprezzato fino in fondo (sì, insomma, le piastrelle erano opache! Chi mai sceglierebbe delle piastrelle opache per il bagno? Le piastrelle del bagno devono essere lucide, per Zeus, lo sapevano tutti!), a soffiare insistentemente su una mano ustionata a causa di una doccia mal funzionante.
Sì, la vita da semidio faceva decisamente schifo.
-Il nostro principe è lì dentro?-
Florian si rilassò, sentendo la voce del fratello Nahid.
Quando l’aveva visto per la prima volta, infangato da capo a coda e con delle orribili scarpe color giallo smorto ai piedi, l’aveva subito classificato come un perdente. E con tutte quelle ferite dovuti ai mostri, poi!.. Sì, Nahid all’arrivo gli aveva suscitato ribrezzo naturale. Per un certo periodo, non l’aveva preso molto in considerazione. Poi, però, era saltato fuori che il fratello sapeva del suo segreto, e che, beh, anche lui era nato dall’unione di due donne. Il comportamento verso di lui era cambiato.
Non improvvisamente, ma con calma, e col tempo Florian aveva scoperto che, in fondo, non era così male come fratello. Non aveva spiattellato il suo segreto ai quattro venti, aveva buttato via quelle orribili scarpe gialle ed era stato l’unico a trattarlo da persona matura e a guardare al di là delle sue apparenze –delle sue ottime apparenze, in ogni caso.
Uscì dal bagno e si lasciò cadere su una sedia poco distante, che scricchiolò per il colpo. Nahid lo aspettava appoggiato allo stipite della soglia della cabina di Afrodite, le braccia incrociate al petto e una vaga espressione di rimprovero in faccia.
-Cosa c’è?- esclamò Florian, alzandosi dalla sedia.
-Sai che è stupido da parte tua tormentare i bambini?-
-Non se si tratta di un tormento motivato! Io dovevo farmi una doccia, porco Cerbero. Qua non c’è nemmeno l’aria condizionata, sembra di stare in una sauna ventiquattr’ore al giorno, e il sudore puzza!-
-Se è questa la tua reazione a un po’ di sudore, voglio vedere come supererai questa serata.-
L’altro lo guardò con un vago terrore negli occhi:
-Perché, cosa c’è stasera?-
-Caccia alla Bandiera.-
Florian si sentì svenire.
Avrebbe preferito di gran lunga soffiare sulla mano ustionata in un bagno di piastrelle opache per le prossime ventiquattro ore.
ΩΩΩ
Lou era appena scesa dal pullman, il calore del veicolo brutalmente rimpiazzato dal freddo pungente del vicolo. La fermata si trovava a un paio di isolati di distanza dalla sua scuola, e per attraversarli la ragazza doveva superare qualche stradina laterale circondata da negozi caduti in disuso: solitamente, questo paesaggio non le faceva né caldo né freddo, ma quel giorno Lou accelerò il passo più e più volte.
Sì, insomma, c’era la nebbia.
Tutto sembrava immerso in una fitta coltre di nulla. Sentì uno scricchiolio dietro di sé, ma quando si girò vide che si trattava solo di un ramoscello mosso dal vento. Poco dopo, un altro scricchiolio.
Lou si mise quasi a correre. Sapeva che era stupido da parte sua, ma si sarebbe permessa di rallentare l’andatura solo quando fosse giunta a destinazione.
Persa nei suoi pensieri, la ragazza non si accorse di un’ombra vagamente umana alle sue spalle. Poi, improvvisamente, un forte colpo alla spalla la fece cadere a terra, subito seguito da alcuni lampi di dolore sul braccio. Sentì qualcosa di caldo colarle sulla pelle.
La ragazza sperò intensamente che si trattasse di sudore. Non voleva nemmeno pensare al sangue.
Sentì un movimento dietro di sé, ma stavolta non si fece prendere alla sprovvista e rotolò sul fianco, poi, a fatica, si rialzò in piedi.
Il suo aggressore gorgogliò di disappunto. Lou alzò lo sguardo, ma non riuscì ad andare oltre alle mani, raggrinzite e dotate di unghie lunghe e affilate, e alla chioma, fatta da quelli che erano autentici serpenti. Sugli occhi, l’essere portava una benda bianca e sfilacciata, anche se non ne sembrava molto felice.
Tra un sibilo e l’altro, infatti, cercava di strapparselo con gli artigli, ma invano.
-Ma che…- Lou stava vivendo un incubo.
Ne faceva spesso, di sogni strani, ma nessuno era mai stato così terrificante quanto quello che stava vivendo in quel momento, nella realtà. Poi, il mostro scattò in avanti, e Lou iniziò a correre. Sempre più veloce, sempre meno consapevole di dove stesse andando.
Si accorse solo di essere nei guai quando, guardandosi intorno, si rese conto di trovarsi in una specie di boschetto di periferia.
Non conosceva bene quel posto, ed era piuttosto certa di essersi persa.
Togliete il piuttosto.
Si fermò, per riprendere fiato e ragionare.
Attorno a lei, solo il silenzio. Sulle sue labbra cominciò a comparire un piccolo sorriso di vittoria. Forse era riuscita a seminare il mostro.
Forse…
Da qualche parte molto vicina alla sua sinistra sentì provenire un grido disumano.
Forse anche no.
Scattando come una molla sudata e iperattiva, si lanciò in avanti, cercando di seminare il mostro definitivamente. Bastò un attimo.
In qualche oscuro motivo, il piede non trovò il giusto appoggio, o forse il terreno era molto umido.
Lou scivolò in avanti, rotolando giù da quello che le parve essere un piccolo pendio pieno di rocce e muschio.
Un dolore alla tempia la fece trasalire.
Buio.
ΩΩΩ
Matthew si sforzò di acuire l’udito più i quanto non stesse già facendo. Gli era sembrato di aver sentito degli strilli, e lo sbatacchiare delle ali di una gorgone. Non ne era sicuro, ma sempre meglio controllare.
Si era incamminato nel bosco che circondava il Campo Giove.
Per un po’, non aveva sentito nulla, ma poi un fracasso improvviso aveva messo i suoi sensi all’erta.
Giunto sulla scena del delitto, aveva a malapena scorto una testa bionda sbattere contro un masso, che la sua attenzione era già stata occupata dalla figura alle sue spalle.
In tutta la sua pietrificante grazia, la gorgone aveva fatto la comparsa, i serpenti che si agitavano come forsennati sul suo capo. Matthew non ci pensò un attimo, afferrò la sua lancia e caricò. Fortunatamente, notò il ragazzo mentre agitava l’arma verso il mostro, quest’ultimo indossava (non di sua volontà, sicuramente) una striscia lisa di stoffa che gli copriva gli occhi.
La gorgone sibilò, e si spostò con una velocità disumana lontano dalla lama. Matthew non demorse, e partì nuovamente all’attacco.
Probabilmente, si trattò di fortuna.
O magari suo padre ci aveva messo lo zampino, ma il ragazzo escluse subito questa possibilità.
Sì, doveva essersi stranamente trattata di fortuna.
Il mostro venne distratto per un secondo dalla ragazza, che aveva ricominciato a muoversi, il tempo necessario che servì al ragazzo per infilzarlo in pieno petto.
La gorgone sparì in uno sbuffo di polvere.
Spettacolo finito.
Ora doveva occuparsi della ragazza, una semidea, sicuramente.
-Ce la fai a camminare?- le chiese, avvicinandosi a lei.
La sconosciuta gli lanciò uno sguardo diffidente e parecchio confuso, ma cercò comunque di rimettersi in piedi.
-Chi sei?- mormorò lei sfregandosi il punto in cui aveva picchiato la testa, dove stava già apparendo un livido bluastro.
-Non sono un nemico, non ti farò del male. Vengo dal Campo Giove. Seguimi.-
Lei sembrava ancora parecchio guardinga, ma lo seguì zoppicando e con evidente fatica. Matthew avrebbe potuto offrirle il suo sostegno, ma qualcosa, in quella ragazza, gli suscitava una sorta di antipatia personale. I vestiti caldi e apparentemente costosi, il velo di mascara sulle ciglia, i capelli ben curati: tutto questo faceva presagire che stesse avendo a che fare con una persone ricca.
Per una persona abituata alla povertà come lui, nulla era più frivolo e arrogante della gente ricca.
-Dimenticavo. Tu sei una semidea.-
 
 
 
 
 
~Angolo autrice (Pffft!)~
Ok.
Sono in ritardo.
Molto in ritardo.
Mostruosamente in ritardo.
Non so se potrete perdonarmi per questi tre mesi di assenza da Efp, ma la seconda liceo non è una passeggiata e mi sono ritrovata invischiata in una verifica dopo l’altra. Perdonatemi, gente.
 
Quando mi avrete perdonato, possiamo iniziare a fare supposizioni sul futuro degli Oc finora presentati: Alysha, Florian, Nahid e Matthew.
(Nella mia mente malata sono già fiorite le ship, ma non fra di loro u.u). Anyway, sarei ben felice di leggere le vostre supposizioni!
A presto!^^
-Cannie




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