FALLING FASTER
I love the lightning but hate
the rain
Tomorrow's frightening
but not today
Wish I could slow down
time
But not enough to slow
you down
Alec si
portò ancora la mano ferita al petto, ripensando alle parole
di Magnus.
«Speri che
il dolore qui sopraffaccia il dolore lì», aveva
detto puntandosi un dito sul cuore, lo stesso cuore che si era aperto
per lui dopo più di un secolo di solitudine. Pensarci gli
faceva ancora venire i brividi.
Aveva anche tirato in
ballo il suo matrimonio, dicendo che aveva fatto esplodere il terreno
su cui stava pur di fare la cosa giusta. Ma a quale prezzo? Magnus non
aveva usato quella metafora con leggerezza... Sapeva che, come ogni
esplosione che si rispetti, aveva lasciato su di lui danni collaterali
che solo il tempo sarebbe stato in grado di curare. Il tempo
e il suo amore, sperava. D'altronde l'aveva fatto per lui... Aveva
rischiato tutto per lui, come il peggiore dei giocatori d'azzardo.
Alec si
voltò verso la cucina immacolata, dove Magnus aveva messo a
riscaldare l'acqua per il té. Il Nephilim si chiese
perché non l'avesse semplicemente fatto apparire con uno
schiocco delle dita: forse la sua specialità erano gli
alcolici? O forse... forse era solo una scusa per stargli lontano?
Atterrito da quel
pensiero, si sollevò su un ginocchio e chiamò lo
Stregone.
«Che cosa
c'è?», gli domandò questi, notando
l'espressione ansiosa sul suo viso ed assumendone una simile.
«Non so
perché sono venuto qui», iniziò a
parlare velocemente, sentendo il rossore che si impadroniva del suo
volto. «Non so perché ho pensato a te, quando sono
scappato dall'Istituto. Forse non sarei dovuto piombarti in casa in
questo modo per scaricarti addosso i miei problemi. Forse farei meglio
ad andarmene».
Era già
diretto verso la porta, quando Magnus lo raggiunse e lo
afferrò per il braccio. Alec abbassò gli occhi
sulle dita inanellate dello Stregone, osservandole col cuore che
batteva a mille nella cassa toracica mentre scendevano ad accarezzargli
il polso e poi la stessa mano ferita. Il suo tocco, nonostante fosse
delicatissimo, ravvivò il bruciore delle escoriazioni e il
Cacciatore strinse i denti.
«Resta,
Alexander».
Il suo cuore
rallentò quasi fino a fermarsi, per poi recuperare con
fatica.
Gli era sempre
riuscito bene scappare dai propri sentimenti. Era facile, anche se
doloroso. In qualità di Shadowhunter era addrestato ad
affrontare e ad uccidere i demoni, a portare a termine il lavoro ad
ogni costo, perciò era una vergogna che si ostacolasse in
quel modo, mettendosi i bastoni tra le ruote da solo. Come poteva
definirsi un vero soldato, combattere le guerre degli altri, quando in
realtà lui era il primo nemico di se stesso?
Magnus era stato il
primo e l'unico per cui era riuscito ad esporsi, ad accettarsi per
ciò che era, ad iniziare a pensare che forse non era lui
quello sbagliato. E guardare i suoi occhi caldi ed apprensivi, sentirsi
dire che lo voleva al suo fianco, era come un'iniezione di adrenalina
dritta al cuore. Non a caso, con un coraggio che sorprese anche se
stesso, si voltò e chinando di poco il capo fece scontrare
le loro bocche. Ad occhi chiusi, respirò
profondamente il suo profumo per imprimerselo nella mente e si
ritrovò a pensare che c'era un motivo se si era ritrovato
sul suo balcone: casa di Magnus era l'unico posto in cui poteva
rifugiarsi all'infuori dell'Istituto.
***
We're falling faster than we can
fly...
Magnus si
scostò per primo, lasciando ad Alec qualche secondo per
riaprire gli occhi e realizzare ciò che aveva appena fatto.
Il loro secondo bacio.
Quella volta c'erano
solo loro due, nessuna folla, eppure l'emozione era stata la stessa. Il
vuoto sotto i piedi, lo stomaco accartocciato, la testa leggera come un
palloncino gonfiato ad elio... Nonostante tutta l'esperienza,
ciò che provava con lo Shadowhunter non l'aveva mai provato
con nessuno. Era nuovo anche per lui ed era maledettamente spaventoso.
«Davvero...
Davvero posso restare?», sussurrò Alec, deviando
il suo sguardo.
Magnus non
riuscì ad impedire ad un'espressione maliziosa di
comparirgli sul volto mentre sollevava la mano ferita del Cacciatore e
se la portava sul petto.
«Sì,
se è quello che vuoi anche tu».
Un angolo della sua
bocca si sollevò in un mezzo sorriso, mostrando i suoi denti
bianchi. Sorrideva così di rado, Alec... Forse era per
quello che lo trovava così dannatamente bello?
«Devo solo
abituarmi, tutto qui», specificò poi lo Stregone,
una volta spezzato l'incantesimo. Lui, incantato da uno Shadowhunter!
Se si fosse venuto a sapere avrebbe potuto dire addio alla sua
reputazione.
«Abituarti a
che cosa?».
Magnus
lasciò a malincuore la sua mano, dandogli le spalle per
trovare il coraggio di confessargli la sua paura. Non lo
trovò.
«Tu sei
così giovane, Alexander... Dubito che capiresti».
Lo sentì
sospirare lievemente prima di insistere: «Mettimi alla
prova».
«E va
bene». Si voltò di nuovo e unì le mani
dietro la schiena, così da potersi torturare le dita
inanellate senza dare nell'occhio. «Il mio continuo
spostarmi, i cambi d'arredamento, le feste... La verità
è che faccio tutto questo perché odio la
solitudine. Le memorie si accumulano, col passare del tempo, e se
rimango solo troppo a lungo finisco per perdermici dentro. Sta
succedendo anche con te, Alec. Ti capita mai di vedere qualcosa, di
sentire una canzone, di annusare un profumo... e di pensare a qualcuno,
anche se non è tua intenzione?».
«Più
spesso di quanto tu creda», mormorò infilandosi le
mani nelle tasche e provocandosi una fitta di dolore a quella ferita.
Magnus colse tutti i
significati di quella risposta - Jace, i suoi genitori, la madre di
Clary... - ma sapeva che se si fosse fermato non avrebbe mai concluso,
perciò decise di metterli da parte per ritornarci su in un
altro momento.
«Ciò
che voglio dire», riprese in fretta, «è
che voglio che tu rimanga perché questo stesso appartamento
si sta riempiendo di ricordi sul tuo conto e senza di te...
è così vuoto».
Alec
impiegò qualche secondo a metabolizzare il senso di quelle
parole ed incredibilmente non reagì come Magnus aveva
immaginato, alzando una barriera; piuttosto annullò
nuovamente la distanza tra loro e lo strinse forte tra le braccia,
immergendo il naso tra i suoi capelli.
«Se fosse
per me non ti lascerei mai andare via», aggiunse lo Stregone,
ricambiando l'abbraccio e posando il mento sulla sua spalla, gli occhi
chiusi. «Ma prima di buttarsi bisogna saper volare. Evita
spiacevoli inconvenienti, sai».
Alec rise piano e
Magnus si beò di quel suono celestiale insieme al leggero
tremore della sua gabbia toracica contro il proprio petto.
«Sono
contento di averti fatto divertire, ma...».
Il Nephilim si
scostò per guardarlo negli occhi e dire: «Non
ricordi? Ho fatto esplodere il terreno su cui stavo, per te. Questo ci
darà del tempo extra per imparare a volare. E se non ci
riusciremo... almeno non ci sentiremo soli».
Quella volta fu Magnus
a sporgersi per catturare le labbra di Alec tra le sue, portandogli
persino le mani ai lati del viso per sentirlo più vicino ed
impedirgli di vedere la lacrima che gli era sfuggita dalle ciglia.
Non c'era modo
però per raggirare i sensi di uno Shadowhunter, specialmente
quelli di uno bravo come Alec Lightwood, il quale sollevò
una mano e con precisione chirurgica asciugò quella goccia
di sale e glitter, senza nemmeno dover interrompere il bacio.
Decisamente multi-tasking, il ragazzo.
Quando si
allontanarono per prendere fiato Magnus temette che potesse dirgli
qualcosa in merito, ma Alec fece finta di nulla, come se sapesse che
non avrebbe voluto mostrargli un tale segno di debolezza - lui avrebbe
dovuto essere quello esperto, il pilastro portante di quella relazione
appena iniziata! - e sorrise persino, nonostante il rossore che si
impadronì del suo volto quando esclamò:
«Ti ricordi di quella TLC da stregone che mi avevi offerto
per la ferita al braccio? Penso che potrei averne bisogno
ora».
Il Nascosto
ricambiò il sorriso con una vena maliziosa e scosse il capo.
«Allora si trattava di una ferita inflitta da un
Dimenticato... Penso che la runa della guarigione
basterà».
«Lo dici
perché non vuoi sprecare la tua magia o perché
vuoi che mi sollevi la maglietta?».
Magnus aprì
la bocca per rispondere, anche se la sua espressione era alquanto
eloquente, ma venne interrotto dal fischio del bollitore.
***
I feel like the moon
Is spinning off into
outer space without you
The universe an empty
place without you
Lo stregone
arretrò di un passo, facendo scivolare la mani dalle sue
spalle al suo petto, e con tono sbarazzino esclamò:
«Avanti, torna sul divano e tira fuori lo stilo».
Alec
arrossì, ripensando alla battuta che Jace aveva fatto per
primo: da allora non era più riuscito a pronunciare una
frase con la parola "stilo" senza pensare ad un doppio senso.
Chissà se Magnus l'aveva fatto apposta...
Ad ogni modo fece come
gli era stato detto: tornò a sedersi sul divano ed estrasse
lo stilo per attivare l'iratze, disegnata sul suo fianco sinistro.
«Sai, in
quell'occasione mi hai interrotto e non ho più completato la
frase», disse Magnus dalla cucina, accompagnato dal rumore di
stoviglie. Questo bloccò Alec con lo stilo a pochi
centimetri dalla runa e quando lo Stregone lo raggiunse con il vassoio
del té lo trovò con la maglia verde petrolio
sollevata, gli addominali in bella mostra. Il Cacciatore
però anziché sentirsi imbarazzato
provò una specie di orgoglio nel vedere l'effetto che il suo
corpo faceva al più grande: all'improvviso tutti gli
estenuanti allenamenti stavano dando dei frutti più
gradevoli del semplice riuscire ad uccidere i demoni.
«E che cosa
avresti voluto dire?», lo incalzò, trattenendo un
sorriso.
Magnus chiuse ed
aprì la bocca, gli occhi leggermente sgranati per lo shock,
e quando si diede un contegno posò il vassoio sul tavolino e
si sedette al suo fianco, tanto vicino che le loro gambe si toccavano e
Alec poteva sentire il suo respiro accarezzargli l'orecchio.
Il Sommo Stregone di
Brooklyn allungò una mano per prendere quella con cui
impugnava lo stilo ed avvicinarla alla runa della guarigione. Lo
guardò negli occhi mentre rispondeva: «Se mai
dovesse succederti qualcosa... potrei perdere il lume della ragione e
lasciare il comando al mio lato demoniaco».
Alec gemette, senza
sapere bene se a causa del suo corpo così vicino, di quelle
parole e dei loro significati oppure della magia da Stregone che si era
mescolata a quella angelica, facendo brillare l'iratze di un blu
intenso. Il piacere che provò in tutto il corpo gli fece
chiudere gli occhi e gettare il capo all'indietro. Alec non aveva mai
provato una sensazione del genere e si chiese se non si trattasse di
una specie di orgasmo, dato che ne sapeva ben poco.
«Come va la
mano?», gli chiese Magnus con voce roca e Alec
riaprì lentamente gli occhi, languidi di desiderio. Ma era
troppo presto per quel passo, purtroppo.
Cercò di
riprendere il controllo e sollevò la mano ferita, trovandola
perfettamente guarita. Se non ci fossero state delle nuove e pallide
cicatrici avrebbe detto che quei tagli se li era immaginati.
«Bene...
Bene, sì», balbettò, sentendo la testa
appesantirsi. Non sapeva se fosse un effetto collaterale della magia o
delle troppe emozioni, ma faticava a tenere gli occhi aperti.
Magnus sorrise
soddisfatto e gli tirò via lo stilo dalle dita per
appoggiarlo sul tavolino, poi gli abbassò la maglia e lo
accompagnò a stendersi sul divano.
«Riposa
pure, Alexander. Ne hai bisogno», gli sussurrò,
torreggiando su di lui.
Lo Shadowhunter, con
l'ultimo briciolo di lucidità che gli rimaneva,
afferrò un lembo della lunga giacca nera dello Stregone e lo
trascinò con sé sul divano.
Stretti l'uno nelle
braccia dell'altro, con le gambe intrecciate, Alec si sentì
finalmente in pace. I sensi di colpa per la morte di Jocelyn si fecero
per un attimo da parte, lasciandolo libero di respirare, e la presenza
di Magnus gli diede quel senso di protezione che troppo stesso gli
mancava, anche con arco e frecce sulla schiena.
L'ultima cosa che vide
prima di chiudere gli occhi vinti dal sonno fu il sorriso dolce del
Nascosto, il quale gli accarezzò con un dito la runa che
aveva sul collo e sussurrò: «L'universo intero mi
sembrerebbe vuoto senza di te, Alexander».
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E beh... era da un po' che non ci concentravamo su questi due piccini
*^*
Il tutto è nato grazie ad uno degli ultimi singoli dei
Blink-182: "Home is such a lonely place". Vi consiglio vivamente la
lettura con questa canzone di sottofondo.
Non sono brava con il fluff, perciò spero di essere stata
all'altezza. Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando ;)
I personaggi non mi
appartengono e questa storia non è scritta a scopo di lucro!!
Grazie e a presto!
Vostra,
_Pulse_
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