Solamente Umano
Partecipante
al ‘Fortune cookies… contest’ indetto
da Emanuela.Emy sul
forum di efp
I personaggi qui presentati non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Solamente
Umano
La
saggezza appartiene alla vecchiaia: alle mani ruvide, a volte
tremanti, che sfiorano il vento con garbo; agli occhi socchiusi che
osservano il cielo,
ogni giorno più sbiadito e vicino,
e scorgono realtà
che nessun altro può vedere. Calma, quasi un gemito,
è la voce di
chi tanto ha vissuto, sempre piena di suoni la sua mente…
… moltitudini
di voci: e fra queste una in particolare, forte e pericolosa come una
fiera
che non può essere affrontata.
L’energica
impulsività, invece, deve scorrere nelle vene dei giovani,
in quei
visi che sostengono con il sorriso l’impeto della pioggia e
il
tormento del mezzogiorno, nei cuori che non sono mai sazi di
sensazioni, negli animi ancora troppo affascinati dalla bellezza del
mondo per riuscire a comprenderlo realmente…
…
Così
dicono.
Seduto
sulla soglia del dojo,
il volto privo di emozioni – ma,
al di sotto della pelle e della volontà, una tempesta pronta
a
scatenarsi –,
Bang ripensava a quelle parole udite per caso, e nel frattempo
cercava di non guardare la figura che se ne andava nel
mattino chiaro, con
lo sconforto negli occhi e nel passo.
«Un
problema in meno. Non sarà un grave danno.»
Solo
un sussurro – le
bugie non vengono mai gridate
–, che subito venne ingoiato dalle pareti della struttura; e
infine
rimase solo la voce dei ricordi, lei che non si faceva tacitare
facilmente, arrivava e se ne andava quando voleva, per poi ritornare
ancora, a guastare anche i pensieri più luminosi. Molti
di questi
stavano scomparendo proprio in quel momento insieme a Charanko, ormai
solo un’ombra
sospesa sul filo dell’orizzonte; un’altra,
l’ennesima, tra quelle che sempre sfilavano davanti agli
occhi
dell’anziano eroe.
Poco
importava che fosse stata una sua decisione allontanare il ragazzo:
in realtà l’aveva perduto già da prima,
rapito dall’Onda
che lui stesso aveva plasmato, ma che non era riuscito a controllare.
Non
l’ho compreso. Sono rimasto immobile a guardare la marea
salire e
salire ancora, eccitata da una luna fredda come il ghiaccio, come la
sua vendetta…
Impotente.
Vile.
A
quel pensiero, la brezza che lo accarezzava si tramutò in
bufera e
lo investì con violenza, ululandogli in volto e spingendolo
all’indietro,
lontano dal riverbero del Sole. «Sei
in anticipo. Di solito giungi con il buio», disse
allora
con voce monocorde, ma chiara. «Avrei voluto passare almeno
qualche
ora da solo.»
Una
risata sommessa e amara, mentre il vento si calmava. «La
solitudine non le gioverà,
sensei.»
Voltando
leggermente il capo a sinistra, Bang osservò l’angolo
più oscuro del dojo;
lì, seduto con la schiena contro il muro e il volto appena
abbassato,
il ricordo
dell’Onda
dagli occhi ambrati e dai capelli pallidi [1] come i suoi lo fissava
con espressione d’attesa.
Il
ragazzino che ora sto fissando non è lo stesso che
terrorizza le
nostre
notti…
eppure non riesco a vederlo diversamente.
È
come se tutto il mondo si fosse fermato un istante prima del
massacro, o in un’eterna illusione.
Impotente.
Incauto.
«Non
mi guardi così: io dico solo la verità.»
L’eroe
esitò ad alzarsi, una stretta al cuore: ricordava
distintamente il pomeriggio in cui aveva parlato per la prima volta
con quello
che sarebbe divenuto
il suo migliore allievo e
il
suo
peggiore
avversario,
e
un’istantanea
appartenente a tempi migliori – quando
l’ombra dell’orrore non era ancora giunta
–
era ciò che lo accoglieva quando osservava quel muro.
«Scegli
sempre quel lato. Ripetitivo», borbottò. Non
voleva emozionarsi;
eppure, in quegli istanti era proprio il sentimento ad avere la
meglio sulla ragione.
Se
qualcuno mi dovesse vedere ora, a parlare con il nulla, e io dovessi
rivelargli la verità, la voce che continuo a sentire…
chissà
se comprenderebbe, se giudicherebbe.
Impotente.
Cieco.
«È
lei che non vuole mutarmi…
se fosse il contrario, probabilmente non sarei qui»,
ribatté l’altro
con naturalezza.
L’anziano
si alzò finalmente in piedi, quindi entrò nella
struttura e iniziò
a camminare in tondo.
«Hmm…
hai scelto proprio un brutto giorno per venire a trovarmi.»
«Charanko
se la caverà, anche se non sembr-»
«Perché
sei venuto?»
Il
ricordo
esitò
un attimo
davanti al
tono divenuto improvvisamente
stridulo. «L’ho già detto:
perché è lei a volerlo. Io me ne
starei anche tranquillo nell’angolo più remoto
della sua mente…
ma lei continua a chiamarmi, a parlarmi.»
Bang
rimase in silenzio, evitando di rispondere. «Non sono io a
chiamarti», disse infine, socchiudendo
gli occhi. Si impose la calma mentre, come evocato, l’odore
del sangue scaturiva dalle pareti e macchiava l’aria, colando
sul
pavimento e sulle finestre, tingendo di scarlatto ogni frammento di
cielo che penetrava nel dojo.
Quando
lo percepiva, lui poteva pulire e ripulire la struttura, respirare
con forza davanti all’alba
o nel crepuscolo; ma il sentore del ferro, le
grida
erano impossibili da eliminare
o ignorare.
Se
solo quel giorno fossi rimasto con i ragazzi.
Se
solo avessi agito diversamente.
Se
solo… se solo…
Impotente.
Indegno. Come potrei descrivermi diversamente?
«Non
sono io a chiamarti», riprese, «ma è il
mio rimorso.»
Un’altra
pausa; quindi si andò a sedere al fianco di quel fantasma
nato dalla
colpa e dalla
nostalgia. «Tu sei sempre qui perché non riesco ad
accettare quanto
io sia stato spietato.»
«Spietato?»
«Sai…
mi chiamano saggio; ma la belva che era dentro il suo animo, io non
l’ho combattuta, non l’ho placata, ho lasciato che
gli ghermisse
il cuore e lo divorasse. Quando l’ho vista liberarsi e
prendere il
completo possesso di lui, di nuovo sono rimasto immobile: non
l’ho
inseguita, non l’ho affrontata, ma l’ho
allontanata, evitata,
scacciata come qualcosa che si può dimenticare.
Sono
stato più ingenuo di un bambino, e superbo, spietato.
A volte…
a volte mi
chiedo chi sia stato il vero mostro tra me e lui.
Avrei
potuto evitare il dolore a tanti innocenti, evitarlo a lui; e non
l’ho
fatto. Perché? Perché?»
Non
avrebbe mai creduto di dirlo; invece lo stava davvero svelando, al
mondo e a sé stesso. L’allontanamento
di Charanko era stato il punto di non ritorno che aveva messo in luce
ogni stortura e ciò che era rimasto irrisolto, le menzogne,
le
debolezze.
Quante
volte Garou ha gridato, nel silenzio del suo animo, tentando di farsi
ascoltare?
Quante volte ha interrogato la mia figura e io non ho
risposto?
Quante
volte gli ho fatto male, lasciando che le sue inquietudini si
incancrenissero e intaccassero la sua luce?
«Quale
durezza. Davvero crede che avrebbe potuto salvarlo da sé
stesso?
Questo sì che è superbo.»
«Se
fossi stato un buon maestro, avrei potuto salvarlo…»
«Ormai
era tardi: già allora, il bambino solitario era ormai
divenuto un
uomo che lavorava per distruggere la realtà…
e lei era parte di tutto quello
che non funzionava, che odiava. Non avrebbe potuto fare niente per
cambiare i suoi disegni.»
Gli
occhi cerulei dell’eroe
si inumidirono appena, e tremarono le mani cariche di troppi pesi,
che desideravano con ardore riavvolgere la trama del Tempo per
sanarla e ricostruirla; faceva male il cuore, mentre nella mente si
agitava un pensiero, una visione che andava costruendosi nelle notti
insonni come nel giorno. Non era una soluzione al problema che Garou
costituiva; o forse lo
era,
in parte.
È
il passo che ho sempre evitato, ma
a cui non posso sottrarmi.
Il
Tempo presenta sempre il conto delle azioni incompiute, ed
era
già scritto, intrecciato nelle nostre Sorti, che
ciò dovesse accadere:
dovevo solo stancarmi di nascondermi per comprenderlo.
«La
caccia agli eroi presto lo
porterà da me.»
«Non
dovrebbe pensarci, aumenterà solo il dolore.»
«Beh,
se
sarà così… credo che non lo
farà per molto.»
Il
ricordo spalancò gli occhi, fissò
l’anziano. «Che cosa vuole
dire? Sensei…»
La
prima risposta fu solo un tenue sorriso. «Che, ragazzo
mio… forse
tu vieni costantemente a trovarmi perché lo voglio, come hai
detto
tu, oppure perché il nostro tempo sta per scadere.
Se
fossimo sul punto di separarci per sempre, io avrei un motivo in
più
per volerti
vedere,
non credi?»
Silenzio.
«Vuole
scontrarsi con Garou.»
«È
così.»
«Non
può dirlo con questa naturalezza. Mi chiedo se non sia
improvvisamente impazzito.»
«Potrei
prenderlo per un complimento.» Un sospiro. «Se
ciò non fosse
giusto,
lo eviterei; ma ci sono cose che devono essere spiegate, scuse da
porre… devo incontrarlo prima che si scateni la
più tremenda delle
tempeste: fermarlo, o morire nel tentativo.
Non
sarà nulla di straordinario: solo quello che per troppo
tempo ho
rimandato.» Da
quanto mi stai aspettando? Attendi ancora un poco, qualche istante:
sto per venire da te.
«Non
avrà alcuna pietà nei suoi confronti!»
«No,
di certo.»
«…
E
non ha paura?»
«Certo
che ne ho!»
Ma non vi era in quelle parole, troppo piene di consapevolezza per
risultare esitanti: prendevano
forza mano a mano che venivano formulate, traevano energia dai
desideri e dalla necessità, dal bisogno
di fermare la corsa di quegli oscuri avvenimenti.
«Ho
paura, sì: di vedere gli occhi di Garou e non riconoscerli nemmeno
un poco,
di fissare il suo volto euforico mentre tenta di uccidermi…
ma ho ancora più paura di lasciare che un altro faccia
ciò che io,
io, devo fare. Non voglio più vedere un altro soffrire per
errori non
suoi.»
«E
il coraggio di ucciderlo…
dove lo troverà?»
Un
velo di triste
consapevolezza
tinse gli occhi di Bang, e il ricordo annuì al silenzio che
seguì.
«Non sarà lucido quando lo affronterà,
tiene troppo a lui. Ciò la
distruggerà.»
Senza
replicare,
l’eroe
si alzò e ritornò sulla soglia del dojo, a
bagnarsi del chiarore
del mattino, tra la realtà e il passato.
«Credo
che qualunque sarà l’esito,
non sarà comunque una vittoria.
Vincere, per me, vorrebbe dire guardarlo
e vedere un ragazzo incapace di odiare; annullare la distanza tra te
e lui è ciò che desidero più di ogni
altra cosa, e sebbene sia un
sogno così lontano, non ho
la forza di
lasciarlo naufragare.
Forse
ti sembreranno i deliri di un povero vecchio con troppi sbagli sulla
coscienza, ma… ma lui
deve sapere tutto questo,
e anche se questa fosse la mia ultima azione, la compirò.»
«Sarà
davvero così? Vincerà il suo limite?»
«Questo,
solo nel momento della battaglia lo potremo scoprire.»
Un
lungo istante di silenzio seguì queste ultime parole.
«Non
riesci a capirmi, vero?»
«Ci riesco, invece: ma non
la considererò debole se non riuscirà a battersi
con lui, e nemmeno
lei deve farlo. È umano, con tutti i suoi errori e la
capacità di
perdono…
anche
se il
primo che dovrebbe perdonare è sé stesso. Forse non avrà davvero
più bisogno di me; fino a quando
non lo scoprirà, io tacerò. Sia
forte, sensei; e
non
si perda.»
Bang
si
voltò, il tempo di vedere
l’immagine
svanire
lentamente.
«Aspetta»,
sussurrò,
tendendo
una mano; afferrò solamente aria, ma gli sembrò
che, per un attimo,
una carezza avesse risposto al suo tentativo di contatto, come a
sussurargli che no,
non era solo, nemmeno in quella tempesta; e che era saggio.
Saggio
Umano.
Non
ci sono limiti per chi li sa accettare,
sussurrò
invece il suo cuore; e lui si ritrovò ad annuire. «Non
ci sono ostacoli per
chi li fa suoi e
si prepara a superarli; non
ci sono paure così profonde per chi ha desideri ancora
più grandi.
A
noi due, Garou; a ciò che i giochi della Vita ci porteranno
a
compiere.»
Si
ritrasse piano dalla luce, e in quello stesso momento seppe che la sua
battaglia era già iniziata.
Siamo
ormai legati da un vincolo forte come acciaio: ed
entrambi cadremo per sempre, o insieme
ci
salveremo.
Sei
pronto a scoprire la verità, ragazzo mio?
Lo
sei quanto me?
NOTE
[1]
Nel cameo presente nell’anime,
Garou ha i capelli biondi; tuttavia, in qualche immagine – e
se non
sbaglio, in alcuni frame presenti in un OVA – è
raffigurato come
albino.
Personalmente
lo preferisco così, come una
“versione” più giovane del suo
maestro.
ANGOLO
AUTRICE
Cuuuu
**
Vi
dico la verità: non so sinceramente spiegarvi come
è sorta l’idea
di scrivere questa storia, e fino all’ultimo non sono stata
certa
su come si sarebbe svolta…
ma
ne sono soddisfatta. Sì, mi piace davvero.
Ringrazio
con tutto il cuore il contest ed Emanuela.Emy per avermi dato la
possibilità di dare forma ai miei pensieri e farmi
fangirlare
oscenamente su due dei personaggi
di Opm che più amo *^* e vi
lascio.
Se
avete precisazioni, domande, o volete semplicemente fare due
chiacchiere e sparare cuoricini everywhere insieme a me, io sono qui
^^
Manto
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