Diabolicamente noi

di shimichan
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23. Pianto
 

«Se dovessi partire per un viaggio, dove ti piacerebbe andare?».
L’eco di quell’interrogativo si trascina nella realtà e accompagna il suo risveglio in un mondo che scopre tremante dentro i suoi contorni. Ma a tremare non è il mondo, è lui.
Gli viene da ridere nel constatarlo, il genere di risata che ti regala la vita quando si scampa ad un pericolo. Sospira un «cazzo», giusto per dimostrare a se stesso quanto sia idiota temere un sogno, e non gli è d’aiuto, perché, dopo, prova sollievo. È al sicuro, sono tutti al sicuro.
«Sei sveglio» dice una voce che lo costringe a voltarsi.
Robin è in piedi, accanto alla botola. La sua figura ritagliata nel buio gli fa credere per un attimo di stare ancora sognando.
«Già. Il caldo…».
Lei annuisce, ma è certo di non averla convinta. Per questo, nel sentirla avvicinarsi, pianta lo sguardo a terra. Una precauzione inutile, dal momento che Robin gli prende il volto tra le mani. Segue il profilo della fronte, del naso e delle labbra. Sembra capace di leggere anche con le dita, di scovare ogni piccolo segno di dolore tra le pieghe della pelle.
«Zoro, una vita che non attraversa la paura non esiste».
Dette da lei simili parole suonano tristemente autentiche. Così la stringe, si aggrappa al suo calore, al suo grembo, capace di riparare ogni cosa. Anche i sogni sbagliati.
Osservandolo, pensa a quanta gentilezza è mancata nella sua vita e si stupisce di potergliene dare, lei che ne ha ricevuta così poca. Non è lì che può trovarne altra e quella consapevolezza la fa arretrare di un passo, ma Zoro la trattiene. «Perché sei venuta?».
Robin non ha una risposta e mentre si stringe le spalle sembra tanto la bambina che non è mai stata e di cui conserva solo lo sguardo. Lo rivolge alle finestre ed è subito costretta a ritrarlo: le stelle sono troppo aggressive e i suoi occhi hanno già visto abbastanza luce infiammarle il sonno.
Occhi di cenere. Zoro sa che baciandoglieli non avvertirebbe il gusto del sale, perché, anche se sono bruciati dalle lacrime, Robin ha pianto solo in sogno.
«Perché sei venuta?» ripete, sfiorandole le gambe nude, facendola tremare e sciogliere insieme.
Brividi e calore, come nei suoi incubi. Forse Zoro riuscirà anche a farla piangere. Ma saranno lacrime dolcissime.
Quindi, guidandogli le mani sotto la veste, le esce un sospiro. «Per questo».











Angolo Autrice

YEAHHHHHHHHHHHHHHH!!!!! XD
Dopo non so neanche quanto, torno ad aggiornare. Che soddisfazione!!!!
Purtroppo sono stati mesi un pò frenetici e non sono riuscita a dare continuità alla fic, ma voglio essere chiara: non intendo abbandonarla (anche se con ogni probabilità la finirò nel 2030).
Perciò, ringraziando chiunque abbia la pazienza di sopportare i miei ritardi, vi saluto.
Alla prossima!!!

ps: ultima cosa, nella fic non lo esplicito, ma è chiaro che nei suoi incubi Robin vede Ohara bruciare, si?




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