NAMAE
Soffiava una brezza
leggera, pur essendo inverno; la giornata era riscaldata da un tiepido
sole, accompagnato da un leggero venticello: uno di quelli adatti ad
essere assaporati con la propria pelle, a detta di lui un'ottima giornata per
mettersi in viaggio.
E là,
distante dalla cinta muraria di No.6, su una collinetta che offriva la
vasta panoramica del mondo circostante, se ne stavano due sagome vicine
tra loro; abbracciate al punto tale che non si sarebbe potuto
distinguere dove iniziava una e dove terminava l'altra, almeno fino a
quando il loro abbraccio non si sciolse.
Il loro era stato un
bacio gentile, ma carico di passione, e celava la tensione che, da
sempre, accompagnava il loro ambiguo rapporto.
Quando le loro labbra
si erano staccate dal contatto che avevano creato, Shion aveva lasciato
cadere anche le ultime lacrime che gli erano sfuggite dagli occhi color
ametista.
"Era un bacio d'addio,
quello?" Domandò rivelando la paura nel suo cuore.
"No, un giuramento. Ci
riuniremo."
Shion
abbassò il viso fino a osservarsi i piedi: sapeva che non
c'era modo di trattenerlo, ne era ben cosciente, però...
cosa avrebbe fatto domani? E il giorno dopo ancora? Come si sarebbero
prospettate, ora, le sue giornate?
"Oh!"
I suoi occhi si
meravigliarono di colpo quando, sollevandoli, vide che lui si era
fermato e lo guardava pensieroso, pur mantenendo la distanza che
già aveva posto tra loro.
"Il mio nome. Il mio
vero nome, intendo. Ora che ci penso non te l'ho mai detto. Vuoi ancora
saperlo?"
Shion
strabuzzò gli occhi: perché glielo stava
domandando proprio adesso? Già lo aveva messo davanti ad una
situazione difficile, perché gliene creava
un'altra?
Provò a
cercare una risposta dentro a se stesso, riflettendo a lungo:
smaniava di conoscere quell'informazione di lui da molto tempo, fino a
rendersi conto che, qualunque nome fosse stato, avrebbe finito col
chiamarlo Nezumi sempre e comunque.
Negò con il
capo, scuotendolo vigorosamente, e sollevò allora in mento,
prendendo un respiro, e guardandolo fisso negli occhi.
"Cosa c'è
in un nome? Ciò che noi chiamiamo rosa, anche con un altro
nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo."
Lo vide ridere
divertito, quasi come se lo avesse sorpreso con quella domanda, che
voleva essere anche una risposta.
"Sei diventato ardito
con le parole." Lo canzonò.
"Ho imparato dal
migliore." Si difese Shion timidamente, mentre l'altro lo osservava
soddisfatto esibendosi in un inchino elegante, tipico gesto teatrale
che riservava ai suoi spettatori, per poi tornare a incamminarsi verso
la linea dell'orizzonte.
Questa volta, Shion lo
sapeva, non si sarebbe più voltato indietro, i suoi occhi
non l'avrebbero più cercato e la sua lingua non l'avrebbe
più deriso. Avrebbero preso strade diverse, l'uno nel
percorso opposto all'altro. E non avrebbe davvero importato il tempo
che sarebbe passato prima che quella promessa sarebbe stata rispettata.
Volgendo lo sguardo al
cielo, un cielo dal blu terso e limpido di un colore quasi accecante,
lasciò che furono i raggi solari ad asciugare le lacrime sul
suo viso.
"Riserva il tuo nome
per la prossima volta che ci incontreremo." Sussurrò
affidando quelle parole al vento, mentre con passo deciso
tornò verso No.6.
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