Pubblico nel bel mezzo di una tempesta, ma il sacro lume della
scrittura guida anche in condizioni così sfavorevoli.
Ps: guardate prima l'immagine della tazza per poter capire meglio la
scena finale ♥
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al contest
“Caffè o Tè?” a cura di
Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 500
★ Prompt/Traccia: Tazza
3
Mitsunari
si era ormai abituato, per non dire arreso, alla sua convivenza con
Yukimura. Certo, all’apparenza le loro differenze erano
inconciliabili – partendo dal carattere e terminando con gli
stili di vita, completamente agli antipodi – eppure ormai
riuscivano a vivere insieme da diversi mesi e lui ancora non aveva
provato l’irrefrenabile desiderio di saltargli alla gola.
Anche perché tali agguati erano riservati
solamente a Ieyasu nell’ultimo periodo, e se chiedevano un
parere a lui, li meritava tutti. Certo, l’altro la prendeva
sempre sul ridere e sembrava quasi intoccato dai suoi affondi, verbali
o fisici che fossero, ma una piccola parte di Mitsunari era contenta
che il suo comportamento non infastidisse per davvero il suo ragazzo.
Quando era con Hanbei o Hideyoshi, fin da bambino, si era sempre
imposto un certo controllo quando aveva imparato a farlo, mentre con
Ieyasu sembrava nemmeno possederne uno.
Comunque, la sua convivenza con Yukimura era pacifica.
Piacevole, un poco movimentata, ma il ragazzo pagava regolarmente e non
disturbava troppo, e ciò lo tranquillizzava vista la
quantità di coinquilini che aveva fatto fuggire nemmeno
troppo tempo fa.
L’unica cosa che non gli andava giù era
la frequentazione con Date Masamune. Come poteva andargli bene? Di
certo questi era riuscito ad accattivarsi le simpatie anche di Mori
– conosciuto anche lui per la sua abilità di far
fuggire potenziali coabitanti – ed era cresciuto
all’estero, il che fomentava “quel fascino esotico al quale
non si resiste” aveva sentito dire una volta da
Chosokabe, con un tono scherzoso.
Non era un mistero che non sopportasse Date Masamune per
quelle abitudini così non tradizionali. Non poteva nemmeno
permettersi di chiamarsi giapponese, un individuo che trangugiava
quella porcata chiamata “caffè
americano”. Quale connazionale sano di mente avrebbe anche
solo tentato un simile affronto alla loro cultura?
Poco importava, l’unica cosa che non doveva fare
era contagiare Yukimura con simili malsane abitudini. Già la
comparsa di una tazza nella loro credenza lo aveva insospettito a
dismisura, ma Yukimura era sembrato così contento di quel
regalo che non era riuscito ad alzare alcuna protesta. Era pure
simpatica, quella tazza, portava su di sé la scritta
“abbi una buona giornata!” e sembrava un dono
innocuo e persino adatto a uno come il suo coinquilino. Aveva lasciato
correre la cosa, almeno fino a quella mattina.
Era raro che lui e Yukimura facessero colazione insieme,
ritmi vitali troppo distanti, ma poteva anche accadere, come quella
mattina. Avevano preparato la colazione insieme e si erano seduti a
tavola, una teiera fumante al centro circondata da pietanze
rigorosamente tradizionali. Si era sentito fiero di se stesso
nell’essere riuscito a prepararlo, anche se non da solo, e
non si era fatto troppi problemi ad iniziare a mangiare.
Poi successe.
Yukimura prese un generoso sorso dalla sua tazza, alzandola
quasi in maniera orizzontale, e Mitsunari vide. Avvampò
prima e sbiancò dopo. Non era un caso. Quella cosa non era
assolutamente un caso. Digrignò i denti, in maniera
così rumorosa che Yukimura lo guardò e
sbiancò a sua volta.
Quello stronzo di Date!
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