Four Leaf Clover

di BuFr
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Era la vigilia della festa. Tyler aveva progettato di far fare a Christian un bel giro per il suo paese natale, facendogliene scoprire i luoghi più interessanti e divertenti.

Ovviamente, non avrebbe mai sospettato di doversi accollare addosso la presenza ingombrante di Spades. A malincuore, aveva dovuto accettare che venisse anche lui.

Per terminare la serata, voleva mostrare a Christian il locale dove aveva passato praticamente tutta la sua adolescenza e dove aveva suonato per la prima volta dal vivo, dal nome non privo di risvolti comici in una cittadina così amena: l’Inferno di Hollyfield.

Non era molto grande, e Tyler riconobbe tanti volti dal suo passato. Persino Harry si guardava attorno curioso, decisosi a stare zitto.

“Questo posto è una topaia.”

Ecco. Non proprio zitto.

Naturalmente tutto ciò che aveva visto nel paese natale di Luke era noioso e detestabile.

Ormai Tyler faceva finta di non sentirlo nemmeno. Sorrise, tra sé, rassegnato.

Si sedettero tutti e tre attorno ad un tavolo di legno. La prima cosa che fece Spades fu sfilare una sigaretta dal pacchetto e accendersela. Tyler si trattenne dal dirgli che non si poteva fumare lì, sperando che lo facesse qualcuno del posto.

La strategia principale di Tyler, con Spades, era non stare mai al suo gioco. Anche se il ragazzo stava facendo di tutto per indisporlo.

Fortunatamente la presenza di Christian arginava un poco i picchi della sua scontrosità: era evidente che Spades, in sua presenza, cercava sempre di limitarsi.

“A me piace molto, questo locale” disse Christian con sincerità, guardandosi vivacemente attorno. La musica era soffusa, l’ambiente confortevole.

Nonostante tutto, era persino contento di trovarsi lì con Tyler e Harry. Qualunque cosa ci fosse di mezzo, si poteva sentire sicuro almeno di un fatto incontestabile: amava la loro compagnia. Non poteva farci niente.

Farli stare vicini a forza rappresentava sempre un problema, ma era anche facile dimenticarsene.

Il ragazzo si sentì prendere una mano. Si voltò di nuovo verso il tavolo con stupore, e si rese conto che era stato Harry. Non a caso.

“Che cosa prendi, dolcezza?” chiese questi, sbuffando una nuvola di fumo e fingendo innocenza.

A braccia incrociate, Tyler fece finta di niente, guardando altrove. Se Spades pensava di turbarlo con così poco, si sbagliava di grosso.

“Ehm” replicò Christian, ed ebbe la subitanea idea di tirare indietro la sedia e alzarsi, sgusciando dalla presa di Harry. “Vado io a prendere da bere per tutti, tanto devo fare un salto in bagno. Cosa volete?”

“Una birra va bene, per me” gli disse con un cenno gentile Tyler, contento del suo gesto.

“Ok, va bene anche per me” aggiunse Harry con un principio di fastidio, la mano che aveva perso la presa di Christian che andava a riappropriarsi del pacchetto di sigarette lasciato sul tavolo e se lo rimetteva in tasca. Alzò gli occhi solo quando vide Christian andare via, dopodichè si appoggiò allo schienale della sedia, vagamente di cattivo umore.

“Dovremmo proporre una tregua” gli comunicò Luke ad un tratto, con seria calma d’animo. “Per Christian, almeno. È evidente che finché rimaniamo fissati su di lui ci toccherà convivere spalla a spalla per un sacco di tempo, così…”

Spades lo guardava immobile, con disprezzo. Aspirò una boccata dalla sua sigaretta e poi soffiò in faccia a Tyler un’ondata di fumo, prendendolo di sorpresa.

“Neanche morto” si limitò a dire Harry, tagliando corto.

Cercando di mantenere la calma e tossendo, Tyler fece uno scatto repentino con la mano e rubò la sigaretta di Spades, spezzandola in due. Dapprima l'altro fu preso talmente alla sprovvista da guardare prima il gesto di Luke, poi la propria mano vuota e poi la sigaretta rotta. Un momento dopo, la sua sorpresa si trasformò in collera, che accese subito gli occhi.

“Se lo fai un’altra volta, Luke, giuro che ti…” gli puntava un dito minaccioso, avvicinandosi. Ma l’altro non faceva una piega, come se quello non fosse il punto.

“Ascoltami, parliamoci chiaro” disse serio Tyler, ma senza polemica, sporgendosi verso di lui con fare cospiratorio. “Lo so che a Christian ci tieni sul serio. Ne hai dato ampia prova la notte di Halloween. Mi dispiace di averti accusato di mirare a lui solo per infastidire me... Adesso so che non è così.”

“Ti sbagli, Luke” lo interruppe Harry premendo con forza entrambe le mani sui braccioli della sedia, pronto ad uno dei suoi velenosi affondi. Sorrise in modo poco rassicurante: “È verissimo che lui mi piace, ma infastidire te rimane la ciliegina sulla torta.”

Con una smorfia matura, Tyler non si fece attirare nel battibecco e disse solo: “Contento tu. In ogni caso, se ci tieni a lui devi anche sopportare che ci sia io, nella sua vita. Siamo amici, e lo saremo sempre, qualunque cosa accada.”

“Fidati, saprei come convincere Christian a toglierti di torno senza troppi rimpianti” rimbalzò Harry, tornando indietro sulla sedia. Più sfrontato adesso che arrabbiato.

Tyler scosse la testa, stupendosi ancora una volta di come gli fosse difficile comunicare con quell'individuo senza che lui gli rigirasse qualsiasi cosa contro. Provò una terrea calma, e gli disse, blando: “Christian non sceglierà te, Spades.”

L’altro rimase per un attimo a bocca aperta, ma non si lasciò intimidire: “Forse non mi sceglierà, ma è facile che sia ben felice di scoparmi.”

A questo punto Tyler rise, in modo solare: “Quello non mi preoccupa poi così tanto. È un errore che ho già perdonato ai miei amici, posso perdonarlo anche a lui.”

Harry lo osservò a lungo, con un sorriso appena accennato e ostile, falsamente compassionevole. Poi si raddrizzò sullo schienale, prendendo un’altra sigaretta: “Ma certo. Impossibile far scomporre Mister Perfezione, qui. Non mi pare che di lui ti importi davvero.”

“Credimi, ti sbagli” fece solo Tyler, perfettamente convinto dei propri sentimenti.

La risposta di Spades non arrivò mai, perché in quel momento qualcuno picchiò sulla spalla di Tyler, facendolo voltare.

Era un bel ragazzo elegante dalla pelle nera, più o meno della loro età. Quando lo riconobbe, Tyler si illuminò di un sorriso solare e si alzò subito.

“Zachary! Che bello che sei qui!” esclamò Tyler abbracciandolo immediatamente con forza, non potendo crederci. Si tirò indietro e gli disse: “Da quant’è che non ci vediamo, eh?”

“Sette mesi, almeno, dalle vacanze di primavera” sorrise Zachary: “Ho avuto molto lavoro da fare per quella nuova azienda farmaceutica.”

“La tua fidanzata come sta?”

“Oh, bene, ma è dai suoi per il Ringraziamento.”

Rimasto seduto, Harry studiava con annoiata curiosità lo strano scambio di convenevoli. Credeva di aver notato una familiarità fin troppo marcata, tra quei due. Anche se avevano parlato di una ‘fidanzata’, era abbastanza probabile che ci fosse stato qualcosa, tra loro.

In quel momento arrivò al tavolo anche Christian, con tre bottiglie di birra. Si fermò, con uno sguardo interrogativo su Tyler e il ragazzo che non conosceva.

L’amico si voltò subito verso di lui e gli disse: “Christian, questo è Zach, é stato il mio migliore amico dei tempi della scuola! Non pensavo proprio di rivederlo, oggi.”

Il ragazzo sorrise, contento, salutando timidamente. Zach gli fece un sorriso spontaneo poi comunicò a Tyler che c’erano ad un altro tavolo ragazzi della loro high school che sarebbero stati ben felici di salutarlo.

Il ragazzo accettò l’offerta con gioia, e pregò Christian che lo aspettassero. Seguì Zach, ancora al settimo cielo per averlo casualmente incontrato e non potendoci ancora credere.

“Caspita, ormai hai proprio l’aria di un uomo d’affari” disse Tyler denotandone gli abiti eleganti e firmati, la custodia di cuoio col Mac di ultima generazione.

“Sei tu che sembri sempre un ragazzino. Gli anni passano, ma…” rise Zach, fermandosi. Con un’aria complice e curiosa, chiese: “Dimmi, allora, chi è quello schianto che è con te?”

Non aspettandosi la domanda, Tyler sgranò appena gli occhi: “Chi, Christian?”

“No! Voglio dire, Christian è molto carino, niente da dire, ma… Dico quello con la giacca di pelle. È stupendo, cazzo!”

Con un’immediata smorfia espressiva che denotava bene tutta la sua incredulità, Tyler si trovò costretto a guardare stupefatto verso il tavolo dove ancora sedevano i due, e disse: “Spades? Davvero lo trovi attraente?”

Lo guardò da lontano. Stranito, perché sapeva che Spades piaceva, non era così scemo. Ma guardarlo in quell'ottica, così spontaneamente suggerita da Zach, era comunque poco familiare per lui.

Scosse la testa, ancora vagamente scioccato: “No, lui è solo un… tizio che mi rompe le scatole ogni tanto, e basta…”

Con un sorriso sotto i baffi appena nascosto, Zach studiava Harry da lontano con sguardo acceso ed estremo interesse. Tyler lo guardò e, sfinito, esclamò: “Andiamo, ti prego! Dimmi che non te lo vorresti portare a letto anche tu, o diventerà ufficialmente il mio incubo!”

Il ragazzo di colore sbatté gli occhi, poi tornando a guardare l’amico rise: “Ma no, sono un uomo fedele. Solo, sai che c’è un numero strettissimo di uomini che mi attirano, ed è raro che mi capiti. Quando succede, significa che sono estremamente stimolanti. Però, in questo caso, avevo creduto che stesse con te.”

“Con me?”

“Sì, che fosse il tuo attuale ragazzo. Siete una gran bella coppia, insieme.”

“No. No no no no. No!” esclamò Tyler, terrificato alla sola idea. Per fortuna Zach non aveva fatto quella gaffe in presenza di Spades, altrimenti rischiava di finire a botte. Tyler visualizzò la scena nella mente, preoccupato, e la scacciò subito. Rabbrividì. “Probabilmente hai la febbre. Siamo l'esatto contrario di una bella coppia.”

“Davvero non ti piace?”

“No!”

“Neache un po'?” Zach era incredulo, continuava a guardare alternativamente Tyler e il tipo seduto davanti a Christian.

Stavolta Tyler arrossì un poco, e rispose: “Non dico che non sia... attraente. Ma non andiamo d'accordo. Credo. Insomma, lui non va d'accordo con me.”

“Ed è questo che ti dispiace?” insisté Zach.

Tyler si limitò ad alzare gli occhi al soffitto. Quando si fissava su un'idea Zach era uno schiacciasassi, non era cambiato di una virgola. Al musicista venne da ridere, alla fine. Incastrò le mani nelle tasche dei jeans e dichiarò all'amico: “Mi sei mancato. Mi manchi sempre, a dire il vero. Da quando non posso rivolgermi a te anche per la più piccola stronzata, è come se la mia vita avesse perso un pezzo importante.”

“A chi lo dici” fece lui con tenera amarezza. Si addolcì, nel silenzio, e alla fine propose: “Dai, andiamo dai nostri compagni di scuola. Così mi racconti pure con chi è, che stai, adesso.”

E Tyler si trovò a pensare che era strano che Zach non avesse intuito subito il suo trasporto per Christian. Un tempo una cosa come questa l’avrebbe notata con una sola occhiata.

Era evidente che gli ingranaggi della loro amicizia, una volta così bene oliati, si erano ormai un po’ arrugginiti. Ma così andava la vita, e non ci si poteva fare molto.

 

“Ti dispiace che io sia qui?” domandò Harry, che aveva convinto Christian con le sue doti persuasive ad accompagnarlo fuori per fumare. Tyler si attardava e aveva detto che non era il caso di aspettarlo e che se voleva li avrebbe trovati da solo fuori dal locale.

“No” esitò Christian, titubante, scuotendo la testa mentre lasciava andare la porta. Erano usciti nel freddo della sera: “No, anzi, sono contento. Solo che proprio non me l’aspettavo…”

Il ragazzo più grande non disse niente, rise, silenziosamente, e aspirò una boccata di fumo nell’aria della notte.

“Passerai il Ringraziamento con noi, dunque?” gli domandò Christian, con la strana voglia di rompere quel silenzio.

“Temo di non essere stato invitato” replicò Spades tranquillo, guardando l’altro angolo della strada. Era una cittadina così tranquilla, Hollyfield. Rilassata. Noiosa. Gli ricordava decisamente Luke.

Deciso a non fare una gaffe, Christian cercò di risolvere: “Non credo che ci siano problemi… Se Tyler ti ha portato qui, significa che…”

“Oh, dacci un taglio, Airman. Non sono venuto qui per legare con lui, se è questo che pensi. Se sono qui è solo per te. Non ci resisto senza avere la certezza di poterti mettere le mani addosso se lo desidero.”

L’aveva detto con calma, senza nemmeno muoversi particolarmente. Era rilassato, Christian invece divenne rigido di colpo. Quelle dichiarazioni spontanee di Harry lo mettevano sempre a disagio, anche perché gli ricordavano dei momenti molto intimi passati insieme. Aveva un imprinting parecchio forte in proposito, e il suo corpo aveva subito ricordato a pelle che ogni volta che Harry aveva fatto un proclama come quello, erano seguite avances molto spinte.

Magari, non era questo il caso. Stavano solo parlando.

Ma Harry lo guardò, ad un tratto, e senza nemmeno far cadere la sigaretta, appoggiò l'altra mano al petto di Christian e lo spinse contro la finestra del bar, oscurata dalla tenda.

“Baciami, Airman” gli disse, guardandolo negli occhi. Con la strana autoritaria calma che vestiva quella sera. Ma persino Christian riuscì a vedere il solito scintillio serpentino, in fondo a quegli occhi nocciola.

Il ragazzo si guardò intorno, spaventato, senza via di scampo: “No… Ci potrebbero vedere, qui…”

“Non c’è nessuno in giro, questa città è un mortorio” gli comunicò Harry, gettando la sigaretta in un tombino, senza finirla. Poi sorrise nel suo modo diabolico e lo provocò, chiedendogli: “Dai, dimmi, chi bacia meglio: io o Luke?”

Ce l’aveva attaccato addosso, adesso, Christian. Quasi non riusciva a vederlo negli occhi tanto era vicino. Cercò di spingerlo indietro con scarsa convinzione, occhieggiando con paura la porta del bar come se si dovesse aprire da un momento all’altro, e rispose solo: “È diverso…”

“Politicamente corretto.” Gli accarezzò una guancia, con rude tenerezza, e avvicinò la propria bocca alla sua. “Ma se sei indeciso, forse posso aiutarti a toglierti ogni dubbio...”

“Harry, no... È... Meglio di...” soffiò sulle sue labbra.

Christian avrebbe avuto voglia di svuotare la mente, lasciarsi andare. Buttarsi il mese trascorso alle spalle... Con Harry era semplice credere di poterci riuscire e quel ragazzo rischiava di essere una sorta di droga con cui anestetizzarsi. Ma non poteva fare questo a Tyler, che era proprio lì, a pochi metri.

Harry lo faceva apposta a metterlo in quella situazione, sapendo che se avesse ceduto avrebbe fatto un torto all'altro.

Inoltre... Non poteva e basta.

La porta si aprì davvero, come avverando l’immagine predetta nella mente di Christian in ogni dettaglio. Tyler ne era uscito tranquillo, poi li aveva guardati, uno addosso all’altro. Senza espressione, solo gli occhi appena rigidi, le pupille contratte.

“Disturbo, per caso?” chiese, più con fastidio che con rabbia.

Harry afferrò Christian per i lembi della giacca spiegazzata, facendo però un passo indietro: “Sì, come sempre.”

“Mi fa piacere, allora” disse tagliente Tyler, assottigliando gli occhi. “Almeno così siamo di nuovo pari.”

Per l’ennesima volta, Spades dovette un minimo stupirsi di non aver fatto scomporre in alcun modo la resistenza di Luke. Si era aspettato una reazione ben diversa. Ma forse anche lui era disposto a fare il gioco pesante, adesso. Sacrificare la regina sulla scacchiera, per proteggere il re.

Si poteva lasciare qualche beneficio all’avversario se in palio c’era la vittoria, finalmente l’aveva capito anche Luke. Non contavano i baci rubati, le promesse del momento o di una notte. Contava chi avrebbe avuto alla fine il cuore di Christian. Il ragazzo più speciale che Harry avesse mai conosciuto, il piccolo supereroe che l'aveva tratto in salvo nel momento del bisogno in quel suo modo semplice, incantevole e straordinario. Christian, che non era fatto per amare davvero più di una persona alla volta. 

L'unico per cui Harry era disposto a fare uno strappo alle proprie regole, pur di averlo. 

Sentiva che presto avrebbero avuto la loro risposta e Harry avrebbe fatto ogni cosa in suo potere perché fosse quella giusta.

Dal canto suo, Christian in quel momento avrebbe voluto sotterrarsi, per quanto i due ragazzi non apparissero particolarmente turbati. Non era da lui, comportarsi così, continuava a vergognarsene come un ladro senza però saper prendere una decisione. Tutto ciò che aveva passato di recente non era una giustificazione. 

Soprattutto, dettaglio veramente poco onorevole... Non voleva scegliere tra loro due.

Perdere uno di quei due ragazzi non era una prospettiva che il suo cuore fosse in grado di reggere al momento.

 

Il giorno dopo in casa Luke fervevano i preparativi per la grande cena. Tutti davano una mano: Christian dava una mano in cucina. Tyler era stato mandato a comprare la verdura per i contorni. Era divertente stare in mezzo ai suoi familiari, e anche distensivo. Il ragazzo sorrideva aiutando Phoebe e la madre. L’unica nota stonata era stata accorgersi, dalla finestra, che Harry se ne rimaneva appoggiato al muretto del marciapiede di fronte, fumando una sigaretta dopo l’altra.

“Potremmo invitarlo in casa” suggerì Thelma, probabilmente intenerita da quella visione. “Non ha una famiglia con cui festeggiare il Ringraziamento?”

“Sì, poverino, è solo, lì fuori” osò intromettersi la ragazza di Patrick, particolarmente sensibile al fascino ombroso di quel personaggio.

“Per me può anche mettere radici, o marcirci, a scelta” commentò aggressiva Phoebe, che come la madre – ma in modo assai più brontolone – aveva sviluppato una discreta ostilità verso lo sconosciuto rompiscatole.

“Tieni” disse però Thelma porgendo un sacchetto a Christian. “Portagli uno stuzzichino. È tuo amico, no?”

Lui annuì, stupito ma ben felice di avere un pretesto per fare un po’ di compagnia a Harry. Corse fuori, senza nemmeno mettersi una giacca. Gli andò incontro, attirando la sua attenzione.

“Christian” lo salutò Harry con un cenno. Per un attimo il ragazzo decelerò, col batticuore. Alzò il sacchetto, e gli disse: “Hai mangiato qualcosa?”

Lui scosse la testa, con un sorriso. Christian si sedette sul muretto, accanto a lui, non riuscendo a contenere quella strana commozione. Era una cosa difficile da spiegare: Harry era venuto fino ad Hollyfield per lui, facendo una scelta assolutamente folle, sbagliata. Ma era da Harry.

Quella stessa emozione la provava anche nei confronti di Tyler. Quella tristezza bizzarra, che si ritrovava a sentire, dipendeva forse dall'averli coinvolti nel suo mondo e che loro lo accettassero comunque. Al medesimo tempo, non riusciva proprio a trovare un incastro giusto in queste due dinamiche così importanti per lui. Le due realtà sembravano non poter coesistere, fare parte della sua vita quel tanto da amalgamarsi e da togliergli il senso di colpa che dare qualcosa all’uno significava privarne l'altro.

Avrebbe voluto abbracciarli entrambi, Tyler e Harry. Proteggerli, far sì che fossero felici sempre. Ma Christian non sapeva mettere ordine né in quella faccenda, né in se stesso.

Fu in quel momento che arrivò anche Tyler, con i sacchetti della verdura. Si diresse verso di loro, trovando Harry che mangiava un tramezzino e Christian sorridente che parlava con lui del più e del meno. Non poteva credere che Spades fosse ancora lì. Che avesse deciso di passare il Ringraziamento in quel modo, fuori da una casa dove non era invitato.

Era una cosa che dava a Tyler una singolare pena, non riusciva in alcun modo a reprimerla. Anche se si trattava di Spades, provò un velo di tristezza all’idea che loro avrebbero mangiato il loro lauto pasto in casa mentre lui rimaneva fuori ad aspettare, imperterrito e cocciuto.

“Spades, ti va di unirti a noi?” gli domandò, rassegnato e sconfitto. Era ovvio, non poteva sopportare quella situazione senza rovinarsi la cena.

Il ragazzo moro lo guardò con tanto d’occhi, poi la sua fronte si riempì di rughe: “Non se ne parla nemmeno, grazie. Non voglio la tua elemosina.”

Paziente, Tyler si voltò verso Christian, che già fremeva dalla voglia di intromettersi, e lo pregò: “Prova a convincerlo, sennò possiamo stare qui tutto il giorno…”

“Dai, Harry, per favore, vieni anche tu!” non se lo fece ripetere il ragazzo, con gli occhi che brillavano di speranza.

Spades era molto orgoglioso, e si sarebbe fatto schiacciare su dei carboni ardenti piuttosto che accettare un invito di Luke. Ma con Christian era tutto un altro discorso: era difficile dire di no a quella sua espressione veemente. Sorrise, scuotendo piano la testa, e si alzò.

Fu strano, riunirsi tutti attorno al tavolo. Christian era felice che ci fosse anche Harry, nonostante tutto. Lui cercò persino di dare meno noie del solito. O almeno, non evidenti: la prima cosa che fece fu sedersi immediatamente vicino a Christian, impedendo a Tyler di prevenirlo. La cosa scocciò abbastanza l’altro ragazzo, che non disse niente e si andò a sedere da un’altra parte. Già da questo primo silenzioso scambio di frecciate Marion, la madre di Tyler, cominciò a lanciare occhiate fiere e feroci su Spades. Almeno due volte, passando la salsa ai familiari, la fece cadere inavvertitamente sui vestiti di Harry. Che, non mostrando una piega e col sorriso più innocente del mondo replicava che sì, la salsa ci voleva, visto che altrimenti il tacchino era un po' secco.

“Non sapevo che fosse così esperto di cucina, signor Spades” lo rimbeccò gelida Marion.

“Oh, non lo sono, ma le papille gustative fortunatamente mi funzionano ancora” aveva commentato Spades tenero come un agnellino. “Dicono che con l’età avanzata il senso del gusto invece peggiori a vista d’occhio…”

“Quindi indovinerà subito in quale dei suoi piatti ho aggiunto un ingrediente segreto, che sollievo” replicò la donna senza fare una piega. Contro la propria volontà, Spades si congelò per un attimo: non era così certo che la signora Luke stesse scherzando. 

Sicuramente era più portata a rispondere per le rime rispetto al figlio.

Senza eccessivi scossoni e tra i risolini di molti dei commensali, piuttosto divertiti dagli scambi di battute che sottointendevano tutt’altro, capitava che Christian tirasse a Harry qualche gomitata, per convincerlo a non esagerare. Quando lo faceva, però, Harry si vendicava accarezzandogli le gambe sotto il tavolo e facendolo sussultare. Christian lo sentiva ridere, e arrossiva, rendendosi conto che gli occupanti del tavolo si accorgevano solo delle sue reazioni violente e non del fatto che Harry allungasse le mani sotto la tovaglia. Gli dava i brividi. Ma anche quello scherzo mancino fu più o meno superato, con uno sforzo. 

Nel complesso, fu una bella cena: persino Tyler rideva spesso, rilassato. Il clima che si respirava in quella famiglia era di una serenità immutabile nel tempo, e persino Harry sembrò placarsi, non applicandosi per infrangere quella calma. Non al massimo delle sue possibilità, almeno: nei suoi parametri, era persino stato un ospite educato. Per un po’ Tyler si era aspettato che ricorresse alle battutine velenose indirizzate a lui anche lì, ma persino gli scambi acidi in risposta a sua madre o Phoebe erano fondamentalmente innocui.

Quella notte fu permesso a Harry di dormire sul divano, offerta che stranamente il ragazzo non aveva rifiutato. In qualche modo, si ritrovò Christian a pensare, un compromesso per la pacifica convivenza si stava formando, piano piano. Harry era disposto a cambiare atteggiamento, per lui.

Arrossì.

Tyler era disposto ad essere carino con Harry, per lui.

Come era difficile quella situazione. E quanto fortemente li amava entrambi, in quei loro due modi diversissimi di amare.

Miele e veleno.

L’indomani, sarebbero tornati a Cardenal, in treno, pronti ad affrontare quello che li attendeva.

Stavolta, tutti e tre insieme.


 

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