La
regina Aurora sedeva sul grande trono intagliato che era stato di suo
padre, un tempo. Il principe Filippo era davanti a lei, lo sguardo
supplichevole, ma anche risoluto.
Aurora
non sapeva come prendere altro tempo, perciò tamburellava
nervosamente le dita sul bracciolo di legno.
“Qual'è
la tua risposta, dunque, mia regina?” chiese Filippo.
“Mio padre
attende da più di un anno che tu onori il contratto di
fidanzamento.
E anch'io. I nostri regni potrebbero finalmente essere uniti!”
Aurora
scese dal trono, maledicendo se stessa per la decisione avventata che
aveva preso subito dopo essere stata incoronata. Le sembrava scontato
che dovesse sposare un principe, consolidare il potere che aveva
acquisito con un'alleanza. E Filippo era già lì,
era di sangue
reale, era un bel ragazzo. Così Aurora aveva acconsentito al
fidanzamento. Se ne era subito pentita, perché dietro il
sorriso
patinato di Filippo non vedeva nulla. Dietro il suo bell'aspetto, a
lei sembrava di vedere il vuoto. Non era niente per lei, e
più i
mesi passavano più se ne rendeva conto.
“Avrai
la mia risposta domani, Filippo”, disse sbrigativamente
Aurora.
“Ora se non ti dispiace vorrei ritirarmi nelle mie stanze, ho
una
fastidiosa emicrania.”
Filippo
aveva chinato il capo, seccato, guardandola allontanarsi. Suo padre
gli faceva pressioni, e lui si sentiva sempre più
inadeguato. Cosa
diamine aveva quella ragazza da sembrare tanto complicata?
Aurora
passeggiava nervosamente nella sua stanza, incapace di dare forma a
un pensiero coerente. Doveva sposare Filippo, e non riusciva a
trovare una ragione per non farlo.
Un
improvviso frullare d'ali attirò la sua attenzione. Nella
cornice
della finestra si appollaiò un corvo a lei molto familiare.
“Fosco!”
esclamò la ragazza, sentendosi improvvisamente in imbarazzo.
Si
sarebbe accorto che i suoi pensieri la portavano sempre da lui?
Davanti a lui si sentiva sempre priva di barriere difensive, forse
perché la conosceva da quando era nata, e sapeva leggerle
dentro
come un libro aperto. Se solo non fosse stato così
incredibilmente
bello...
Il
giovane prese la sua forma umana ed atterrò nel mezzo della
stanza.
“Come
stai, mia regina?”
“Ti
manda Malefica?”
Fosco
annuì. “Ha detto che mi avrebbe trasformato entro
un certo tempo,
e che avrei fatto meglio ad essere già arrivato al castello
per
allora. Mi ha dato un buon margine, ovviamente.” Aggiunse,
con un
mezzo sorriso.
“Non
so cosa fare, Fosco. Mi trovo al centro di un dilemma che non so come
risolvere. Ma mi sei mancato, e sono contenta di vederti”,
concluse
arrossendo.
Fosco
trovò che quel colorito rosato che le accendeva le guance la
rendesse ancora più bella.
“Sono
sempre al tuo servizio, lo sai. Cos'è che ti tormenta? Il
regno è
in pace e prospera. Gli abitanti umani e quelli non umani vivono
insieme in armonia...”
“Si
tratta di Filippo”, sbottò Aurora. “Non
so cosa fare. So che
dovrei sposarlo, ma...”
“Ma,
cosa?”
Ma
Aurora non lo ascoltava, e proseguì. “Se almeno
avesse provato a
baciarmi per rompere l'incantesimo! Se non ci fosse riuscito, ora
saprei con certezza che non siamo fatti l'uno per l'altra.”
Fosco
tossicchiò nervosamente, attirando finalmente l'attenzione
della
tormentata regina.
“Devi
dirmi qualcosa?” chiese, guardandolo con sospetto.
“Mia
regina... Aurora... ecco, lui... lo ha fatto. Ha provato a baciarti
per spezzare l'incantesimo. Ma non ci è riuscito.”
Aurora
era rimasta a bocca aperta. “Cosa?”
sibilò. “Perché nessuno
mi ha detto niente? Perché tu non
mi hai detto niente!” Si avvicinò a lui e gli
batté i pugni sul
petto.
“Avrebbe
cambiato qualcosa?” chiese lui, afferrandole i polsi e
bloccandoglieli con delicatezza.
“Sarebbe
cambiato tutto!” gli gridò Aurora, con gli occhi
lucidi. “Avrei
saputo senza ombra di dubbio che Filippo non è fatto per me.
Avrei
saputo che ciò che provavo nei tuoi confronti non era
sbagliato! Mi
chiedevo sempre perché, nonostante quello con lui sembrasse
il
legame perfetto, era con te che desideravo stare. Mi sembrava strano,
innaturale. Ma ora so...”
“Cosa
sai?” le chiese lui, guardandola dall'alto in basso, chinando
il
viso in direzione del suo.
Lei
lo guardò dritta negli occhi. “Avresti dovuto
provare tu a
svegliarmi...”
“So
che è tardi”, disse Fosco, quasi in tono di scusa.
“Ma posso
tentare adesso.”
Colmò
la breve distanza che li separava e posò le labbra sulle
sue, in un
lungo bacio dolce.
“Ti
amo, Aurora. Non so se il mio sia un cuore umano o un cuore di corvo,
so solo che appartiene a te, da molto tempo.”
“Anche
il mio ti appartiene, ed era tanto che volevo dirtelo.” E,
mettendogli le braccia intorno al collo, lo baciò di nuovo.
“Quanto
tempo abbiamo prima che Malefica ti trasformi di nuovo?”
“Mi
ha dato un'ora di tempo. Si aspetta che io mi rimetta in volo per
allora.”
“Allora
facciamone buon uso.”
***
“Davvero
non mi trasformerai più in un corvo?”, chiese
Fosco guardando
dubbioso Malefica.
“Solo
se sarai tu a chiedermelo. Me lo chiederai?”
Fosco
chinò il capo, riflettendo su una domanda che sentiva
cruciale da
molte settimane a quella parte.
“Non
posso giurarlo, ma credo che non accadrà. Io sarò
sempre due metà
di un unico essere, non del tutto uccello, ma neppure del tutto
umano. Ma posso rinunciare alla metà che mi impedisce di
stare con
lei.”
“La
ami dunque così tanto?”
Fosco
le diresse un sorriso obliquo. “Lo sai che è
così. Te ne sei
accorta fin dal giorno in cui Filippo non riuscì a
svegliarla con il
suo bacio ed io scalpitavo per provarci. Perché anche sei
lei non
provava alcun sentimento per me, io invece ero già certo di
amarla.
E non è forse anche questo il vero amore? Un amore totale,
anche se
non ricambiato?”
Malefica
si sedette a terra con un sospiro pesante, e prese a fissare le acque
luccicanti del laghetto incantato che aveva davanti.
“Non
so, non ne capisco molto di amore. Credevo di amare Stefan –
e l'ho
amato – ma non si trattava di vero amore. E neppure di vero
odio,
se è per questo. Amo Aurora come una figlia, e voglio solo
che sia
felice. Se sarà con te al suo fianco, tanto
meglio.”
***
Il
matrimonio che unì gli umani e gli abitanti della Brughiera
si
celebrò in un giorno di primavera. Il popolo fatato, che
amava la
sua regina e che era ancor più felice che accanto a lei ci
sarebbe
stato un consorte della loro razza, affollò la cerimonia
quanto e
più degli invitati umani.
Fosco
e Aurora pronunciarono i voti guardandosi negli occhi, con un sorriso
inestinguibile, che sul volto di lei era raggiante come il sole di
mezzogiorno, e su quello di lui risultava sempre un po' enigmatico.
Ma non c'era dubbio che il bacio che si scambiarono fosse di vero
amore.
Un
anno più tardi Aurora diede alla luce un bambino, che aveva
i
capelli biondi come la madre, alcuni dei quali erano però
delle
piccole piume di corvo.
Nota
dell'autrice: Buonasera!
Mi
presento su questo fandom scandalosamente in ritardo rispetto
all'uscita del film, ma ho potuto vederlo solo di recente e mi sono
immediatamente innamorata della mia OTP Fosco/Aurora (continuo a non
capire perché abbiano tradotto il nome Diaval, che preferivo
di gran
lunga, in Fosco, ma vabbé ù_ù).
Come
avrete capito per me il punto che suggerisce inequivocabilmente che
Aurora non provi nulla per Filippo è proprio il bacio
fallito. Non
credo ce lo abbiano messo così a caso.
Il
titolo della mia storia si riferisce (ovviamente^^) a Fosco per
quanto riguarda il Corvo, mentre la Rosa è Aurora, che nella
fiaba
originaria si chiama appunto Rosaspina (nome ripreso anche nel film
Disney, come nome fittizio da lei adottato per nascondere la sua
identità).
Ho
già fatto un bel giro del fandom e devo dire che ho trovato
tantissime storie davvero ben scritte e pregevoli, che ho letto
(più
esatto dire divorato) con vero piacere.
Spero
che il mio piccolo omaggio a questa coppia vi piaccia, per quanto
poca cosa sia, e se vorrete lasciarmi un parere ne sarò
lieta!
Eilan
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