La morte di Cesare

di athenawinchester
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La morte di Cesare
 



Sveglia, che s'approssima
il mattino. Avvolge, amabile,
le tue membra, come il dì
che ti strinse al seno la degna Aurelia
e, con animo funesto, al mondo
ti rimise, ché non vien
senza dazi l'esser eredi di dei,
e stirpe antica di eroi.

Schiudi senza furia le
deboli palpebre, ché come allora
non v'è motivo alcuno
d'affrettarsi; e placa l'indomito
cuore! Cessato è il mortal corruccio, e
delle spade è lontano
il fragore! Il gelo più non arde
l'ispido mento, più non

dissecca i frastagliati
labbri la greve, madida calura.
Allorché in pace ti sarai
destato, bagna i piedi ignudi nella
delicata rugiada e benevola
terra dei Campi Elisi,
e cogli un fiore per Giulia! Ch'ella
t'attende con il grembo

colmo di saporiti
frutti, e frattanto intona un canto che,
accompagnato da una
divina lira, risana l'animo
lacero. Cesserà anche la memoria
di quell'orrido sogno,
autore di un'opera spregevole
che tramutò in brutali

sicari i diletti volti
cui porgesti la faticosa mano.
Sarà presto caligine
il furioso cipiglio di colui che,
pure affondata la lama nelle tue
carni, chiamasti figlio.
Estinto sarà infine il sapore
salmastro del sangue, che

ti negò l'ultimo grido,
e il lezzo tra le astanti mura, per la
fatica d'uccidere
un solo uomo. Dimenticherai,
giacché l'Eliseo non contempla dolore
né rammarico, ma tu,
alla memoria eterna dei posteri
affidato, permarrai.





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