CAPITOLO 12
“Ora potete andare. Orion, appena avrai preso la tua
decisione ti prego di riferirmela.” – disse Lady Isabel.
“Lo farò mia Signora.”
“Bene, Orion di Sagitter. Allora al prossimo incontro. E
questo vale anche per voi Dottore.”
”Alla prossima Atena.”
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C’incamminammo per una scala secondaria che portava a quella
principale, senza dover passare per la caverna. La nostra destinazione, la
Tardis.
Facemmo tutto il tragitto in silenzio, uno accanto
all’altro, persi nei nostri pensieri. Entrammo nella nave, lui per primo, io
per secondo e chiusi la porta.
Mio padre era vicino alla console di comando, si fermò, si
voltò e con la testa bassa disse – “Mi dispiace Orion. Ti devo delle scuse,
figliolo.”
“Di cosa dovresti scusarti?”
“Vedi Orion, io dissi a te e a tua madre che era meglio per
voi restare sulla Terra e lontano da me…non perché non vi volevo o per
proteggervi da tutto e tutti…ma per proteggervi da me stesso e dai miei errori.
Ne ho commessi così tanti che la lista è quasi infinita, e le volte che ho
tradito la promessa che feci…moltissime. Non sono perfetto come molti mi
descrivono, non sono una brava persona…e non sono bravo né come padre né come
marito o fidanzato.
Io non sono l’esempio da seguire, il padre modello, il
supereroe che i figli venerano…sono un alieno, tanto stupido ed incosciente da
fregarsene se durante un’avventura mette a repentaglio la sua e le vite altrui,
se distrugge un pianeta o se commette un genocidio. Ma quando succede, deve
subire i sensi di colpa ed accettare le proprie responsabilità. Io non viaggio
solo per scoprire cose nuove, ma scappo dal mio passato e dai miei errori.
Se con te e tua madre ho fatto ciò che ho fatto…è perché non
volevo lo stesso destino degli altri. Questa mia attuale incarnazione, ha avuto
un'altra figlia, Jenny. Lei è nata da una macchina. All’inizio la ritenevo solo
un’anomalia genetica, creata da una cellula della mia mano e moltiplicata molto
rapidamente fino a formare una ragazza adulta. Aveva circa la tua età,
fisicamente, anche se era nata da pochi istanti. Mi è stata portata via troppo
presto per colpa della stupidità umana e dalla mia che ho sottovalutato (come
sempre) la situazione.
Tua madre sapeva di Jenny, e mi ha aiutato ad accettare la
sua perdita. Non voglio che capiti anche a te Orion. Ho perso troppe persone,
in vari modi…ho perso tua madre…e preferirei morire tra atroci sofferenze pur
di non perdere anche te. Ti volevo tenere lontano da me, per proteggerti, ed
egoisticamente per proteggere me stesso.
Mi dispiace Orion se con te e tua madre sono stato crudele e
codardo, se ho mollato, se non ho mantenuto le mie promesse.”
Io non sapevo cosa dire, mio padre mi aveva aperto il suo
cuore e aveva abbassato i suoi muri di difesa. Mi chiedeva scusa per come si
era comportato, per essere stato debole ed umano.
“Papà?
“Sì?
“La mamma non ti amava perché eri perfetto o perché eri un
eroe…ma perché eri te stesso, con le tue forze e le tue debolezze. Lei sapeva
degli errori che avevi commesso e non ti ha mai giudicato. Lei diceva che tu
facevi ciò che ritenevi o che era giusto fare, anche se poteva essere una
scelta sbagliata o la più difficile. Mi ha fatto un esempio.”
“Quale?” – chiese confuso e triste.
“Pompei.”
“Oh.”
“Non avevi altra scelta. Non era la più facile…ma era quella
giusta, anche se molto dolorosa.
Non so quante altre scelte del genere hai dovuto fare, se
escludiamo quella che ha messo fine alla Guerra del Tempo, ma so che le ricordi
tutte e i sensi di colpa ti tormentano sempre. So che vuoi proteggermi da quel
tipo di scelte, ma prima o poi dovrò farne una anche lontanamente simile…e non
c’è nessuno meglio di te che possa insegnarmi a sopportarne le conseguenze
senza impazzirne.
La mamma non c’è più, sono da solo, sei l’unica cosa che mi
rimane…insieme possiamo farcela a sopravvivere, ad andare avanti…è quello che
lei vorrebbe, che non restiamo da soli.”
“Luna sarebbe così fiera di te Orion, come lo sono io.”
Ci abbracciammo, non servivano altre parole in quel momento.
Entrambi avevamo gli occhi lucidi, perché avevamo fatto pace e perché entrambi
sentivamo la mancanza di mia madre.
Ci allontanammo, ci avvicinammo ai comandi, alcuni movimenti
di mio padre e la Tardis partì per entrare nel Vortice del Tempo (l’autostrada
verso ogni dove ed ogni quando).
Prossima fermata…il destino.
…Continua…