Salve!
Come ho detto
nell'introduzione, questa one shot è "riservata" a
coloro che ricordano la long-fic "Ombre",
che ho scritto qualche anno fa. Ho voluto avvisarvi conscia del fatto
che le
persone che non hanno letto la long non capiranno granché di
quel che c'è qui
sotto, per forza di cose :'D in particolar modo riferimenti vari.
Immagino che
nessuno si aspettasse di vedere dell'altro materiale con Zoisite
dopo anni, non me l'aspettavo neppure io, ma... galeotto fu Dragon Ball
Super!
Ultima nota
prima di lasciarvi leggere in pace: questa one shot si colloca dopo
la long e prima della breve raccolta "Il
clan Cold si allarga" (il cui stile dovrei
revisionare, almeno un
pochino).
Buona lettura
:)
=
Importunus erit crebo quicumque
rogabit =
(Inutile
aiutare chi non accetta consigli)
«Matrimonio?
Quale matrimonio? Come ho potuto
perdermelo?!»
Sembrava che
non si potesse fare un sonnellino senza che
nell’universo accadesse qualcosa di interessante, almeno per
quanto riguardava
cibo e banchetti più o meno sontuosi.
Nello
specifico, il matrimonio di qualcuno che mai nessuno avrebbe mai pensato di
vedere prender
moglie.
«Non
pensavo che tenesse tanto a partecipare alla cerimonia,
Lord Beerus!» esclamò Whis, leggermente sorpreso
che al Dio della Distruzione
-nonché suo assistito ed ex allievo- potesse interessare la
celebrazione
dell’unione di due persone in un vincolo di amore
eterno… o almeno, questo era
ciò che un matrimonio sarebbe dovuto essere in un universo
ideale.
Peccato che
quello non fosse un universo “ideale”, e che uno
dei due sposi fosse un essere che si impegnava a tenere stretta la
galassia in
una morsa di terrore, godendo
smisuratamente
nel
farlo, quindi era improbabile che fosse presente del
sentimento in quell’unione.
«Ma
che cerimonia e cerimonia, non mi importa proprio nulla
di quella! Io penso a tutte le leccornie che ci siamo persi»
continuò Lord
Beerus, lagnandosi «A tutto quel cibo!... come ha potuto
Freezer
non
invitarmi? Fare un simile sgarbo a me?!» aggiunse
poi, mentre la sua
espressione diventava pericolosamente impenetrabile.
«In
verità l’aveva invitata, Lord Beerus»
replicò
pacatamente l’angelo.
Il Dio della
Distruzione gli lanciò un’occhiata perplessa.
«Ah sì? E io cosa stavo facendo, per non
ricordarlo?»
«Stava
dormendo già da un anno!»
Dopo quella
rivelazione, Beerus tacque per qualche momento.
«Ah» disse poi «Adesso mi spiego.
D’accordo» fece spallucce «Direi che la
nostra destinazione per la merenda sia già decisa!»
«Prego?»
«Ritengo
che Freezer mi debba un banchetto nuziale,
essendomelo perso!» dichiarò il gatto.
«Non
se lo è perso per colpa di Freezer»
osservò Whis.
«Sì
invece, perché si è sposato proprio quando io stavo
dormendo! Sospetto che possa averlo fatto apposta»
ribatté Beerus «per cui dovrà fare in
modo di servirmi tutte cose che mi piacciono,
altrimenti distruggerò i vari “Pianeta
Freezer” dal numero uno al numero ventisette!»
Se era
così “gentile” era perché lui
e Freezer s’intendevano
bene, dal momento che a entrambi piaceva far esplodere le cose. Magari un
giorno l’icejin l’avrebbe fatta fuori dal vaso e
le cose tra loro sarebbero cambiate, ma per il momento tra lui e Lord
Beerus
filava tutto abbastanza liscio.
«Lord
Beerus…» sospirò Whis, con un leggero
sorriso tutto di
rassegnazione.
«Ma
pretendo la granita, tanta granita! È un icejin, deve avere la
granita!» “icejin”,
“demone del freddo” = granita. Logico. «Quanto ci
metteremo ad arrivare
su Pianeta Freezer N.1?»
«Cinque
minuti. Ma non so se Freezer si trovi lì» gli
ricordò Whis «Sa bene che il suo lavoro lo porta a
viaggiare molt-»
«Se
ci sia o meno non conta granché» lo interruppe il
dio
«In realtà mi interessa soltanto che ci sia
qualcuno pronto a servirmi da
mangiare, quindi andrebbe bene anche se ci fosse, che so, soltanto
questa famosa
moglie che s’è preso. Ne sarà pur in
grado… e poi, sarò sincero, sono un
po’curioso di vedere che tipo di donna è quella
che ha sposato una persona come
Freezer».
Whis chiuse un
occhio, e osservò qualcosa nella sfera -ora
luminescente- che sormontava il suo scettro. «Pare proprio
che la summenzionata
donna sia in casa, Lord Beerus. Freezer invece è
assente».
«Mi
sta bene. Andiamo!»
Alla fine Whis
acconsentì alla richiesta, preparandosi alla
partenza.
***
«Bene,
direi che possiamo fare una pausa».
All’annuncio
di re Cold, quattro mani -inclusa la sua-
agguantarono rapidamente altrettanti bicchieri pieni di vino. Fatto
ciò, gli
icejin presenti bevvero metà del loro contenuto con due
lunghi sorsi.
Da quando
regina Ice era di nuovo sveglia e in attività, per
sua volontà le riunioni di famiglia semestrali per discutere
dell’andamento
dell’impero erano diventate trimestrali.
Non era certo il motivo di tale decisione, se fosse perché
lo riteneva davvero
necessario o perché aveva ventisei anni da recuperare o,
ancora, per una
qualche voglia di tenere tutto più “sotto
controllo”, ma di fatto nessuno si
era opposto: Re Cold non aveva avuto voglia di negarglielo, pur non
trovando
una ragione davvero valida per quell’aumento di riunioni, e
né Cooler né
Freezer sarebbero mai riusciti a dirle “no” -visti
i trascorsi- sebbene questo
significasse vedersi due volte in più nel corso
dell’anno.
Con regina Ice
nuovamente al fianco di re Cold, e i due
fratelli che davanti alla loro madre evitavano di saltarsi alla gola,
il clan
Cold sembrava quasi una famiglia
degna di tale definizione.
«Non
rimangono molti argomenti, giusto?» domandò
Freezer,
posando il bicchiere.
«Ha
fretta di tornare dalla moglie, lui» commentò
Cooler,
“leggermente” a presa in giro.
Era una
fortuna che Freezer avesse rimesso a posto il
bicchiere, che così non divenne una poltiglia di frammenti
di vetro. Cooler era
sempre stato bravissimo a minare le sue capacità di
autocontrollo, e dopo tutta
la faccenda di Zoisite lo era diventato ancor di più,
sebbene le cose si
fossero infine risolte a suo favore.
Freezer per
troppa vergogna non aveva -né avrebbe mai- detto
ai genitori quel che era successo la dannata sera in cui suo fratello
si era
divertito a “giocare
con i manichini”,
così come Cooler aveva taciuto per convenienza e Zoisite per
lasciarsi quella
storia alle spalle, ma era qualcosa che non avrebbe mai dimenticato.
Il rancore era
prerogativa del suo clan quanto
l’incommensurabile potenza, e attendeva ancora il giorno in
cui avrebbe potuto
vendicarsi di Cooler, possibilmente in modo definitivo. «Il
dovere viene sempre
e comunque prima del piacere, ma comprendimi: mia moglie è Zoisite».
«Il
problema non si porrebbe, se l’avessi portata con te a
questa riunione come da nove mesi ti sto chiedendo di fare»
gli ricordò regina
Ice.
Freezer
ammutolì. Se si era ripromesso di non nominare
Zoisite nel corso della riunione -cosa che si era dimenticato per colpa
di suo
fratello- era per evitare altri commenti da sua madre oltre il
“Quindi non c’è
neppure stavolta” iniziale. «Me ne sono
dimenticato» mentì «E comunque non
servirebbe granché. Chiedile di parlarti di vita e cultura
di pianeti vari, di
come sopravvivere all’addiaccio, liberarsi da un paio di
manette o riconoscere
un gioiello da una patacca e lei lo farà più che
bene… ma di burocrazia,
diplomazia ed economia non sa nulla. Zoisite non è proprio
fatta per simili questioni!»
«Non
è una valida scusa. Non si nasce “fatti”
o no per
qualcosa, le cose si imparano man mano» sentenziò
la icejin «E io ritengo che
Zoisite, ormai entrata nel nostro clan, debba far parte attivamente anche di faccende
come questa».
Re Cold
tossicchiò. «In verità neppure io sono
molto
convinto dell’utilità che avrebbe il tentare di
coinvolgerla. Devi riconoscere
che è fatta a modo suo. Ricordi cos’è
successo al matrimonio?»
«Cos’avete
contro la dancehall?
Per una volta quantomeno non è stata una festa
noiosa» obiettò Cooler «Il
valzer era diventato più monotono di quanto sia di suo, ha
fatto bene a
cambiare musica. Poi che Freezer non sappia minimamente muoversi
è un altro
discorso!»
Per fortuna il
comunicatore di Freezer iniziò a suonare in
maniera insistente proprio quando, nonostante mamma fosse presente,
stava per
assaltare suo fratello. Guardò chi fosse, e si
stupì di vedere il nome di
Zoisite sul display. Non che gli dispiacesse essere cercato da sua
moglie, ma
quella chiamata gli risultava ben strana. «È
Zoisite, scusate un attimo» disse,
per poi alzarsi e allontanarsi dal tavolo.
«“Il
dovere viene sempre prima”, diceva»
commentò Cooler.
«Siamo
in pausa, e lui perlomeno ha una moglie dalla quale
farsi chiamare» ribatté re Cold «Di te
non si può dire lo stesso».
Il preferito
di re Cold era sempre stato Freezer, e lo era
diventato ancor di più da quando si era sposato con una
shadowjin, mentre
Cooler era sceso di qualche gradino più in basso dal momento
in cui aveva
aiutato la suddetta a scappare via, e dopo tutti quei mesi non era
ancora
riuscito a risalire. Non che si fosse sforzato molto in quel senso, non
aveva
voglia -e neppure il bisogno- di tentare inutilmente di diventare il
preferito
di suo padre, ma a volte era un po’seccante. «Io
compio i miei doveri per la Planet
Trade Organization, e tu hai già dei futuri nipoti
assicurati, che io mi sposi
oppure no. Avrei tutto il tempo di trovare moglie» rispose
«Se
ne volessi una».
Regina Ice
stava per intromettersi in una conversazione che
stava acquistando una piega poco gradevole, ma un “CHE COSA?!!” gridato da
Freezer fece sì che tutto si voltassero di
scatto verso quest’ultimo.
«Zoisite
ascol- no,
per
una volta IO
parlo, mentre TU ascolti e metti in
pratica, chiaro?! È vitale che tu sia umile,
gentilissima, del tutto accondiscendente e gli dia del
“lei”! No, niente “ma”! Qualunque cosa voglia
tu devi
dargliela, hai capito?!... no, non in
quel senso»
sibilò Freezer «Su quel fronte non dovrebbero
esserci problem…
c-che cos… Zoisite. Zoisite ti prego
dimmi che stai scherzando, ho un assoluto bisogno di sentire queste
parole, ahahah,
lo senti, sto già ridendo anche se non è
divertente affatt...» si passò una
mano sul volto, con aria disperata «D’accordo, non
penso che sia lì per quel
motivo, se fosse così probabilmente a quest’ora
saresti già morta… Sì,
“addirittura”. Questa faccenda non deve venire
fuori, d’accordo?! Non voglio
problemi con le divinità! Sì, hai
capito bene, Lord Beerus è una divinità!... no,
non si è “portato dietro il
gatto”, dei due è il gatto a essere il dio,
l’altro è l’assistente! Senti, io
ora parto e cerco di essere lì il prima possibile, tu
intanto fingi di non
essere te stessa. Arrivo».
Quando Freezer
chiuse la comunicazione e si voltò verso la
sua famiglia, vide re Cold con la testa tra le mani e Cooler intento a
fissare
i bicchieri di vino con aria assente, ripetendo di continuo
“sapevo che The
Walking Dead dovevo finire di vederlo ieri, lo sapevo!”.
La sola che
non sembrava sentirsi condannata a morte a
prescindere era regina Ice, la quale incrociò le braccia
davanti al petto con
fare serio. «Servono tre ore di viaggio da qui a Pianeta
Freezer N.1, se Lord
Beerus è già sul posto è inutile che
tu parta. Zoisite dovrà gestire la
situazione da sola, questo è quanto».
«Non
ce la può fare, non senza farci ammazzare tutti»
sentenziò Freezer.
«Siamo
condannati!» esclamò re Cold «La prima
volta che mi
ha visto mi ha più
o meno
dato del
vecchio putrefatto!»
«Questa
non la sapevo» si stupì Cooler, nascondendo
-malamente- un sogghigno.
«Tu prima di
questo cosa le avevi detto?» ribatté la icejin,
rivolta al marito «Non tutte le
donne sono disposte a mordersi la lingua in certe occasioni».
«Le
avevo detto soltanto che secondo me avrebbe sposato
Freezer, cosa che in effetti è successa! Non puoi
paragonarla a te solo perché
avete entrambe un carattere forte» disse re Cold
«Tra
voi c’è una differenza abissale, che
risiede nel possedere sufficiente discernimento da capire quando
è il caso di
comportarsi in un certo modo e quando invece non lo è. Tu lo
possiedi. Lei
no».
«Nemmeno
un po’» aggiunse Cooler, sebbene a lui Zoisite non
avesse mai dato problemi.
«Quindi
secondo voi dovrei rimanere qui in attesa, sperando
inutilmente che Zoisite non si metta a prenderlo in giro per le sue
orecchie o
simili appena dirà qualcosa che non le piacerà?!
Non se ne parla!» esclamò,
uscendo dalla stanza di gran carriera e senza salutare nessuno, diretto
alla
propria astronave.
Sapeva che sua madre aveva ragione e che non sarebbe mai
arrivato in tempo per evitare il disastro ma, per come la pensava, era
meglio
provare e non riuscire piuttosto che rinunciare in partenza: era riuscito a sposarla
soltanto nove mesi prima, era
inammissibile che tutto fosse destinato a finire così presto
e così male per
colpa di una divinità piombata in casa sua nel giorno
sbagliato.
***
Zoisite sapeva
che non c’era proprio alcunché di divertente,
se quella storia fosse saltata fuori non sarebbe stato piacevole, ma
un’assurda
risata silenziosa continuava a scuoterla senza darle requie
già da prima che
lasciasse il balcone che dava sull’esterno. Probabilmente era
un suo strano
modo di reagire a quella situazione imprevista e, da quel che aveva
capito,
potenzialmente molto pericolosa.
Non era una
novità che Freezer le dicesse di tenere a freno
la lingua -non che lei gli desse ascolto-, ma la shadowjin aveva
trovato
alquanto strano che le avesse intimato di fare una cosa del genere con
i due
estranei che guardando dal balcone aveva visto arrivare.
“Che
roba… ho rubato
in casa di una cosiddetta divinità, e nemmeno lo
sapevo”.
Ai tempi lei e
Hayun -l’altro Shadow, morto da un pezzo-
erano piccoli, ma non aveva ancora dimenticato la sua breve gita in
quello
strano e piccolo pianeta a forma di piramide rovesciata con quel grosso
albero
al centro, né aveva dimenticato il palazzo con tutte quelle
stanze una più
bizzarra dell’altra. Tuttora non sapeva dire se fosse
più strana quella piena
di bocce di vetro o quella invasa da clessidre fluttuanti, ossia la
stanza
nella quale loro due avevano visto dormire colui che avevano creduto
fosse
l’unico abitante del palazzo.
Ricordava
distintamente la tentazione di rubare i bracciali
d’oro massiccio che quella specie di gatto portava alle
braccia, sopita
dall’intuizione che lì in giro avrebbero potuto
trovare qualcosa di maggior
valore e di meno rischioso da trafugare.
L’intuizione
si era rivelata giusta, e in seguito non le era
più capitato di vedere altrettanto oro ammassato tutto
insieme.
Le
tornò in mente anche la curiosa sensazione provata
allora, quando le era sembrato che quel tesoro non diminuisse mai
indipendentemente da quanto lei e Hayun ne facessero sparire nelle
ombre, e
aveva sentito una “spinta” a prenderne ancora,
ancora e ancora. Era riuscita a
sconfiggerla dicendosi che loro due rubavano per mantenersi e non per
altro, ma
per trascinare via Hayun, rapito dallo stesso
“incantesimo” -avidità o una
maledizione vera?- aveva dovuto prima tirargli due grossi ceffoni.
“Ma
forse è meglio che la smetta di rivolgere a quel fatto i
miei pensieri, ché magari con quelle due parabole
satellitari che si ritrova al
posto delle orecchie riesce a sentire pure quelli!”
Sì,
Freezer le aveva detto che questo Lord Beerus era dio,
ma Zoisite nutriva comunque seri dubbi a riguardo. Aveva trascorso
un’intera
vita raminga, girando da un pianeta all’altro, e aveva visto
fin troppe pseudo
divinità che in realtà si erano rivelate soltanto
essere creature un po’ -o
molto- più forti del normale, o un
po’più grosse della media, o semplicemente
abbastanza astute da riuscire a ingannare intere popolazioni di
sempliciotti.
Ovviamente
questo Beerus doveva essere forte almeno quanto
Cooler, o Freezer non sarebbe caduto in simili allarmismi, ma Zoisite
riteneva
di non avere di che preoccuparsi eccessivamente: alle brutte poteva
sempre
svanire nelle ombre e tanti saluti. Si stupiva che suo marito non se ne
fosse
ricordato, nel dirle “se fosse per quello probabilmente
saresti già morta”.
“Dai
che forse Lord Beerus è una persona di retto senso, e
non mi verrà voglia di chiedergli se è il
fratellastro di Dumbo” si disse
Zoisite “Anche perché non c’è
bisogno, che condividano almeno un genitore è
palese”.
Si mise a
girellare per la stanza, aspettando che, come da
istruzioni, i due visitatori fossero condotti lì da un
qualche servo. La
ragazza che le aveva annunciato l’arrivo di Lord Beerus le
aveva persino
chiesto se fosse il caso di spostare l’incontro nella sala
principale come
soleva fare Freezer, ma la shadowjin aveva risposto “Nah” e fatto
spallucce. Se quei due ci tenevano tanto a incontrarla
avrebbero percorso qualche corridoio in più e comunque
quella stanza le piaceva
di più: c’era una visuale migliore
sull’esterno.
Era evidente
che non avesse la minima idea di come si
ricevono degli ospiti importanti, e del resto come avrebbe potuto
averla,
essendo cresciuta senza alcuna educazione?
“Sentiamo
un po’cosa vogliono questi due” pensò,
mentre
rifletteva su come ingannare l’attesa “spero di
sfangarla in fretta”.
***
«Cos’è
questo cambiamento di stanza? Freezer ci fa sempre
accomodare in quella principale, e soprattutto ci riceve
personalmente».
«La
moglie di Freezer non è Freezer».
Quando Beerus
aveva avvistato la moglie di Freezer sul
balcone -Whis gli aveva detto che Freezer si era sposato con
l’ultima Shadow
esistente, quindi solo di lei poteva trattarsi- aveva detto a Whis di
volare
direttamente lì senza fare tante cerimonie, ma non
c’era proprio stato modo di
convincerlo. “Siamo arrivati senza preavviso, comportarsi
come vorrebbe fare
lei sarebbe una cafonata eccessiva anche per un dio” aveva
detto Whis con aria
irremovibile, motivo per cui erano entrati dal portone principale e
stavano
seguendo il servo che era stato mandato apposta da loro per
condurli dove doveva.
«Sicuro
di chiamarti Whis e non “Capitan Ovvio”?»
«Sembra
che a lei serva qualcuno che faccia notare le
ovvietà, Lord Beerus».
Il Dio della
Distruzione gli diede un’occhiataccia, ma non ebbe
altra reazione degna di nota, anche perché ormai erano
arrivati.
Il servitore
entrò per primo, seguito dai due visitatori. «Lady
Z-»
«HO VINTO! AH! Rancid
procione infame, per te solo lame!»
Zoisite era
così impegnata a festeggiare per la propria
vittoria a Farm Heroes Saga da non essersi accorta di niente e nessuno.
Sembrava che quello, come metodo per ingannare l’attesa, si
fosse rivelato fin
troppo coinvolgente.
Lord Beerus e
Whis si scambiarono una breve occhiata
perplessa che valeva più di tanti commenti. Nella loro
lunghissima vita ne
avevano viste tante ma non era mai capitato che qualcuno, sapendo di
doverli
ricevere, si mettesse tranquillamente a giocare.
«Lady
Zoisite» si fece sentire di nuovo il servitore, con
fare alquanto imbarazzato «gli ospiti… Lord
Beerus…»
Solo a quel
punto la shadowjin tornò alla realtà. Dopo aver
fissato per qualche secondo i presenti senza dire una parola, fece
sparire
nelle ombre il tablet. «E anche oggi la mia figura del cavolo
l’ho fatta, dai. È
che quel procione mi aveva già battuta due volte di fila,
capite?… vabbè,
lasciamo perdere. Salve a entrambi» disse tendendo la mano a
Lord Beerus, il
quale malgrado la perplessità la strinse. «Zoisite
Shadowhidden. No aspè: Lady Zoisite Shadowhidden.
Mi dimentico
sempre il benedetto titolo».
«Il
titolo è fondamentale!»
fu la sola frase compiuta che Beerus riuscì a mettere in
fila, nonché la prima
cosa a essergli balzata in mente al posto dei saluti, in quel
frangente. Lui
teneva molto che le persone gli si rivolgessero col dovuto appellativo
in segno
di rispetto, quindi il discorso di quella shadowjin moglie di Freezer gli sembrava fuori dal
mondo.
«Se
si tratta di film e serie tv sono d’accordo, un titolo
decente ci vuole» replicò e, distogliendo
totalmente la propria attenzione da
un dio sempre più perplesso, tese la mano a Whis.
«Conosco il nome di Lord
Beerus ma non il suo, signor?...»
«Il
mio nome è Whis, Lady Zoisite» si
presentò cordialmente
l’angelo, stringendole la mano con delicatezza
«Noto che per essere la moglie
di una persona importante sembra avere un’opinione curiosa su
certe questioni».
«Non
mi sono ancora calata nel personaggio di “moglie di
Freezer”, mi sa. Intanto che ne dite di
accomodarci?» indicò dei divanetti lì
vicini.
«Ehm…
vuole che faccia portare qualcosa per lei e i signori,
Lady Zoisite?» si intromise di nuovo il servo. Se al posto di
Zoisite ci fosse
stato Freezer non si sarebbe permesso di parlare, ma sapeva che la
signora era
meno pericolosa rispetto al marito… e, contrariamente a lei,
sapeva anche qualcosa
in più su come si sarebbe dovuta comportare una padrona di
casa più o meno
decente.
«Eh,
mica male come idea!» approvò la shadowjin
«A me va una
granita alla menta, a voialtri due cosa-»
«Una
granita alla menta va benissimo per tutti e due, grazie!»
la interruppe Beerus, cercando di mantenere compostezza.
“Forse tutto sommato
questa ragazza non è così male”
pensò.
«Benissimo,
allora vada per tre granite» concluse Zoisite
«Magari formato gigante per quello dei due ospiti che sembra
particolarmente
entusiasta?...»
“Confermo: non è male
per niente!”
Poco dopo
arrivarono le granite richieste e Whis, gustando
con eleganza la propria, si trovò a conversare del
più e del meno con Zoisite,
mentre Lord Beerus era impegnato a dare l’assalto a un
bicchiere alto un metro
e mezzo -e altrettanto largo- straripante di granita.
«Lei
dunque è cresciuta in un ambiente decisamente diverso
da questo, sbaglio?» domandò l’angelo
con tranquillità, dopo qualche minuto di
chiacchiere.
«Appena vagamente
diverso,
sì. A dire la verità io e lo shadowjin che era
con me nemmeno ce
l’avevamo, un “ambiente”: tre giorni di
qua da soli, una settimana di là col
gruppo di Tizio, un mese dall’altra parte col gruppo di Caio,
mezza giornata da
un’altra ancora con quello di Sempronio, e poi boh, da soli
di nuovo» disse
Zoisite «E quando lo Shadow che era con me è
crepato le cose non sono cambiate
granché. La vita da vagabondi è quella che
è!» concluse, ficcandosi in bocca il
cucchiaio pieno di granita.
Probabilmente
Zoisite era una delle poche ex povere sposate
con uomini ricchi e importanti che non si vergognasse di un passato non
trascorso tra i membri dell’alta società. Riteneva
che non ci fosse nulla di
sconveniente nell’aver viaggiato in ogni dove, visto
più cose di molti altri e
aver vissuto avventure allucinanti con gruppi di gente sciroccata:
quantomeno
avrebbe sempre avuto qualcosa di interessante da raccontare.
«Vita
da vagabondi? Parbleu»
commentò Whis.
«Lei
par celeste più che parer bleu, ma va bene uguale»
riuscì a dire la shadowjin -causando estrema
perplessità in Whis-, nonostante
il cucchiaio ancora in bocca.
Beerus
lasciò perdere un attimo la granita, e si rivolse a
Zoisite. «No aspetta, fammi capire: Freezer ti ha raccolta
dalla strada come un
animale abbandonato?»
Tra le
intenzioni di Lord Beerus non c’era quella di
offendere, ma la sorpresa l’aveva portato a fare il paragone
sbagliato…
«Essere
“raccolto” dalla strada è qualcosa che
può succedere
a un gatto
randagio,
non certo a
un’icejin di razza Shadow» ribatté
infatti Zoisite «Immagino che lei abbia
parlato per esperienza personale».
…parlando
con la persona sbagliata.
Se Freezer
fosse stato presente avrebbe bestemmiato in
sedici lingue, constatando che i suoi avvertimenti le erano entrati in
un
orecchio ed erano usciti dall’altro. Prevedibilmente.
A quelle
parole l’atmosfera abbastanza tranquilla che c’era
poco prima andò definitivamente a quel paese. Mentre Whis
sospirava,
concludendo che non sarebbe riuscito a finire la sua granita in santa
pace,
Lord Beerus e Zoisite incrociarono le braccia davanti al petto,
squadrandosi
malamente a vicenda.
«Mi
hai appena dato del gatto randagio?»
«Vorrà
dire “mi ha
dato”! Il titolo e tutto quello che ne deriva è
“fondamentale”… sbaglio?»
Si era
sbagliato quando aveva pensato che Zoisite non fosse
poi così male, sbagliato di grosso: non
era altro che una piccola shadowjin arrogante, insolente e poco educata
-quello
per forza di cose- che non era in grado di capire quando stare zitta o
ritirare
quanto appena detto. «In quanto divinità posso
tranquillamente non curarmi di
cose di cui non ti curi tu per prima!»
«Io
di cosiddette divinità ne ho viste fin troppe, una
più
tarocca dell’altra. Le divinità vere non
esistono!»
«Hai
davanti a te il Dio della Distruzione in persona e affermi che le
divinità non esistono?!»
sbottò Beerus, allibito quanto offeso, alzandosi in piedi di
scatto «Di tutte
le tue mancanze di rispetto questa è la più
grave!»
«È
lei che mi ha paragonata a un animale abbandonato, se
avesse continuato a mangiare la granita senza uscite infelici ora non
staremmo
qui a litigare come
cane e gatto,
le
pare?» ribatté Zoisite, testarda come suo solito.
«Pretenderesti
anche di avere ragione?!»
«Io
ho ragione eccome! è stato lei a cominciare, non
io»
insistette la shadowjin.
«Parbleu… e io che
avevo iniziato a pensare che sarebbe filato tutto liscio!»
sospirò Whis,
inascoltato.
«Credevo
che Freezer fosse in grado di insegnare alle
persone a stare al posto che compete loro, ma pare che
sbagliassi» disse Lord
Beerus, con un’espressione mortalmente seria.
«Freezer
ci ha provato, ma la sottoscritta è una bella gatta da pelare. Comunque, se
è davvero una divinità perché non fa
qualcosa di figo per dimostrarlo?»
“Qualcosa
di figo”.
Non poteva averlo
detto davvero.
Seriamente,
perché non l’aveva ancora distrutta?
«Intendo
distruggere tutti i pianeti che appartengono a tuo
marito, incluso questo, e naturalmente anche te con essi. Lo trovi
abbastanza
“figo”?» le chiese il dio, sarcastico.
«Non
so se l’hai notato, genialone, ma io sono una
shadowjin. Posso diventare un’ombra» gli
ricordò, con fare arrogante «Distruggere
un’ombra è un po’complicato, quindi non
dire gatto se non ce l’hai nel sacco».
Lord Beerus
sogghignò. «Eppure te l’ho detto, che
sono il
Dio della Distruzione».
Sotto lo
sguardo attonito -finalmente!- della shadowjin,
Lord Beerus distrusse l’ombra proiettata dal bicchiere di
granita. Era qualcosa
che andava contro ogni senso logico, legge della scienza, della fisica
e
quant’altro, eppure quel che era appena accaduto era
innegabile: l’ombra non
c’era più.
Zoisite
pensò che forse era stata lei, a dire gatto senza
averlo nel sacco, perché quello era un dio vero,
e
lei si era messa veramente in un bel casino dal
quale non
vedeva via d’uscita, visto il soggetto coinvolto.
Dopo tanto
tempo provò di nuovo paura, rendendosi conto che
stavolta neppure la sua stessa natura di shadowjin avrebbe potuto
aiutarla. Non
aveva preso sul serio le parole di Freezer, né Beerus
stesso, e ne avrebbe
fatto le spese… insieme a pianeti e
persone che non c’entravano nulla, suo marito incluso.
Si diede della
deficiente completa, e mai giudizio fu più
corretto.
«Il
Dio della Distruzione delle palle altrui! Mea culpa per
non esserci arrivata prima».
…ma
tanto ormai era troppo tardi per cercare di mettere una
pezza sui danni che aveva provocato, e gli anni passati e il matrimonio
non
l’avevano cambiata nemmeno un po’, per cui la
risposta non avrebbe potuto
essere diversa.
«Inizio
a pensare che il tuo cervello non sia del tutto a
posto, e a essere onesto mi domando come tu, avendo a che fare con
Freezer,
possa essere ancora viva… ma penso sia un quesito destinato
a rimanere
irrisolto» concluse Beerus, mentre una sfera viola brillante
iniziava a
formarsi tra i palmi delle mani che aveva appena accostato
«Forse distruggerò
anche Freezer, per la poca intelligenza mostrata nell’aver
sposato te»
aggiunse.
«Apri
bene quelle due parabole satellitari che hai sulla
testa e ascoltami: comportati da persona munita di buonsenso quale io
non sono
stata» disse Zoisite indicandosi «sono stata io a
non dare retta a Freezer e a
non tenere la lingua a freno, anche se
ripeto
che sei stato tu a cominciare, e quindi la colpa è tua; Freezer la
sua parte l’ha fatta, e il resto della gente che vive su
questo pianeta e sugli
altri non c’entra nulla, come non c’entra il resto
della famiglia, quindi … ti
pregherei di lasciarli in pace, e di prendertela con la vera
responsabile,
ossia io».
Non aveva
detto una cosa del genere a cuor leggero, era la
propria vita che aveva gettato al vento per non aver ascoltato
suggerimenti
preziosi, ma giunta a quel punto non vedeva altro da poter fare se non
cercare
di limitare i danni. Aveva vissuto una vita breve ma alquanto intensa,
e la
sola cosa che rimpiangeva era non poter dire addio a suo marito, sua
suocera e
tutto il resto della famiglia.
«Se
era una supplica, non ti è venuta bene»
commentò Lord
Beerus, preparandosi a scagliare la piccola sfera di energia
distruttiva contro
di lei. Se non altro quella decerebrata sembrava in grado di assumersi
le
proprie responsabilità, quindi pensò che forse,
a seconda di quanto sarebbe calata la sua collera dopo averla
disintegrata,
avrebbe potuto davvero limitarsi a punire lei e finirla così.
«Era
più un appello al buonsenso, infatti. Lo prenderai in
considerazione almeno un minimo?»
Il dio le
rivolse il suo ghigno più malevolo. «Morirai con
il dubbio. Ultime parole?»
«Coglionedicecosa?»
«…cosa?»
«Niente,
a posto così!» esclamò Zoisite, con un
sorrisetto
ironico.
Morire a testa
alta, per mano di un dio e dopo un
“coglionedicecosa” perfettamente riuscito era
sempre meglio che morire come
aveva fatto quel demente di Hayun, ucciso da membri di forze di polizia
a caso
sul pianeta Vraas.
«Voglio
essere onesto, Lady Zoisite…» si fece sentire di
nuovo Whis «Forse non ha una grande considerazione della sua
vita, ma dal modo
in cui ha voluto difendere suo marito e famiglia mi aspettavo un
po’di
interesse in più almeno verso le quattro
creature che porta in grembo».
Fu un fulmine
a ciel sereno per Zoisite -che non aveva idea
di essere incinta-, la quale impietrì e sgranò
gli occhi in un’espressione da
assoluto primo piano. Il sorrisetto di poco prima era scomparso, e in
tutta
quella situazione era la prima volta che mostrava un vero e proprio
sconcerto
decisamente appropriato.
Portò
le mani al ventre, e rendendosi conto di avere quattro
figli, i
figli suoi e di Freezer, che
stavano crescendo dentro di lei provò per la primissima
volta in vita sua un
tipo di paura e disperazione del tutto nuovi al pensiero di quanto
stava per
succedere a quelle creature non ancora nate; un tipo di paura e
disperazione
che solo chi era già madre o stava per diventarlo poteva
sentire e capire.
Fino a un
istante prima aveva accettato suo malgrado l’idea
di farsi uccidere per “arginare i danni”, ma quei
quattro piccoli icejin
cambiavano le carte in tavola, dal suo punto di vista. Arginare i danni un
corno!
«…
è incinta?» Lord Beerus sollevò un
sopracciglio
inesistente, incurante del fatto che Zoisite si fosse messa a fissarlo,
probabilmente per paura. «Questo non cambia le cose: il padre
è Freezer, la
madre è lei, non può venire fuori
granché di buono… meglio occuparsene
subito».
«Vorrei
tanto che tua madre con te avesse fatto lo stesso
ragionament-ehm,
stavo
dicendo…» la
shadowjin si schiarì la voce «Lord
Beerus, sono venuta a patteggiare!»
Con il Doctor
Strange e Dormammu aveva funzionato, e il cervello
in stato di semi shock della shadowjin non era riuscito a partorire
un’uscita
migliore.
«Patteggiare?
Ormai ho deciso» ribatté il gatto.
«Suvvia,
potresti almeno fingere
di dare uno straccio di possibilità a questa povera donna
incinta che
non sapeva di esserlo e col cervello
sconclusionato dagli ormoni. Se mi dessi ascolto e decidessi di darmi
corda,
potresti anche riuscire a umiliarmi prima di distruggermi»
disse Zoisite «Io
sono una mortale, tu sei un dio: ritieni che il solo distruggermi sia
abbastanza
per compensare tutte le mie prese in giro, nonché il fatto
che ti sto dando
impunemente del “tu”?»
“Vorrei
proprio vedere dove vuol andare a parare” pensò
Whis, con una leggera punta di curiosità. «Quale
sarebbe la sua idea?»
«Whis,
eventualmente dirlo sarebbe spettato a me!»
protestò
Beerus, dando un’occhiataccia all’assistente mentre
faceva sparire la sfera
viola.
Non
era certo che senza l’ingerenza di Whis avrebbe
veramente dato retta a quella piccola shadowjin impertinente ed
incosciente, ma
ormai il dado era tratto, e tanto valeva stare a sentire
cos’aveva da proporre.
“Alla
fin fine posso anche far contento Whis, se è così
curioso” pensò “Sono il Dio della
Distruzione, sono in grado di gestire e
uscire vincitore da qualunque cosa proporrà questa
sciocca”. «Parla. Se torni a
darmi del “lei” può anche essere che io
ti ascolti…»
«Eccola
qui, l’idea!»
Manette di ferro?
Cos’aveva
in mente, quella?!
A meno
che…
«Oh!
Questo è sconveniente per una donna sposata!»
esclamò
Whis, con una mano davanti alla bocca.
«Avrei
potuto accettare la tua proposta indecente solo tu fossi
stata single e muta» commentò Beerus.
«Non
gliela darei nemmeno se fosse quella di un’altra,
quindi non si preoccupi-in ogni caso, la
mia non era una proposta indecente» disse la shadowjin, che
comunque sembrava
avergli dato retta tornando a dargli del “lei”
«Ma voglio proporre qualcosa di
tutt’altro genere. Lord Beerus, la sfido a liberarsi da
queste manette in
massimo un minuto, utilizzando unicamente una forcina che, per
facilitare le
cose, terrà già tra le labbra. Niente uso di
super forza, poteri strani o
abilità più o meno nascoste, se non quelle
linguali. Io che sono una mortale ne
sono in grado» asserì «Lei che
è un dio pensa di poter riuscire a fare lo
stesso?»
Era la prima
volta che un mortale si azzardava a sfidarlo
così apertamente. Davvero, più Beerus ci pensava
e più non si capacitava di
come Freezer avesse potuto sposare un simile soggetto, e senza riuscire
a farle
abbassare la cresta: quella giovane donna aveva la lingua troppo lunga
ed era
di un’arroganza sconfinata, immotivata per di più!
A quel punto darle una
lezione prima di distruggerla era quasi d’obbligo, e
liberarsi da un paio di
manette con una forcina non poteva essere così difficile.
«Certamente. Le mie
abilità linguali sono ineguagliabili»
affermò.
«Oh
sì, passa molto tempo a leccare coni gelato!»
sorrise
Whis.
«Non
dubitavo che le abilità linguali venissero solo da
quello, guardi» commentò Zoisite, alla quale Whis
aveva fatto senza volerlo -in teoria!- un assist micidiale.
«Tu non aiuti per
niente, lo sai?!» sbottò
Beerus
all’indirizzo dell’angelo, il quale fece spallucce
«Sbrighiamo velocemente
questa faccenda, shadowjin».
«Un
attimo! Dobbiamo definire gli accordi» gli ricordò
Zoisite «Se riesce a liberarsi terrà fede a quanto
aveva deciso prima…»
«Con
un’aggiunta» la interruppe Beerus
«Distruggerò anche il
resto del clan Cold e relativi possedimenti. Siete tutti rei di non
aver
aspettato che mi svegliassi per celebrare il matrimonio tra te e
Freezer, del
resto… e se ripenso al banchetto di cui mi avete privato, mi
viene voglia di
distruggere tutto subito» concluse, con una smorfia
«ero venuto qui per questo
motivo, essere risarcito del cibo perduto».
«Seriamente?»
Zoisite inarcò un sopracciglio, ma decise
saggiamente di riprendere il filo del discorso «Comunque, se
invece vincerò io…
momento: quanto valgono il giuramento di una divinità e gli
accordi che fa?»
«La
parola di un dio è sacra»
dichiarò Beerus con fermezza «Non osare anche solo
pensare il contrario».
«Bene,
allora se vincerò io mi darà la sua parola di
divinità che da qui in avanti non minaccerà di
fare -né farà- nulla a me, al
clan Cold, e a tutti i nostri possedimenti attuali e futuri. E mi
darà pure
quei suoi quattro bracciali» aggiunse, in
un’ispirazione improvvisa «Mi
piacciono. Siamo d’accordo?»
«Siamo
d’accordo» confermò lui, per poi
ghignare per
l’ennesima volta. «Visto che sono un dio generoso,
quando avrò vinto ti lascerò
fare un’ultima chiamata a tuo marito per avvertirlo che
morirete tutti a causa
della tua arroganza».
«E
visto che io sono una shadowjin generosa, le lascerò
salutare i suoi bracciali prima di prenderli e metterli in una teca in
bella
vista, con tanto di targa “erano del Dio della
Distruzione”».
Niente da
fare, non si zittiva proprio. «Diamoci una mossa»
disse Beerus «Prima tu».
«Ovviamente»
sorrise Zoisite, e porse le manette a Whis
«Signor Whis, gentilmente, potrebbe confermare che queste
manette non hanno
difetti di alcun genere? Così che nessuno poi possa dire che
ho barato?»
«Nessun
problema!» annuì Whis, per poi compiere un breve
ma
accurato esame delle manette. «Sono perfettamente a
posto».
«Bene.
Ora» Zoisite tirò fuori dalle ombre una forcina e
la
mise tra le labbra, poi si voltò dandogli le spalle, e mise
le mani dietro la
schiena «se potesse ammanettarmi, mi farebbe un
favore».
«Un momento!»
intervenne Beerus «Come sarebbe?! Non hai detto che i polsi
sarebbero stati
ammanettati dietro la schiena!»
«Non
ha neppure detto che sarebbero stati ammanettati
davanti, e lei non ha chiesto i dettagli, Lord Beerus» gli
fece notare Whis con
la massima tranquillità, mentre ammanettava Zoisite
«Ecco fatto».
«Ma si può
sapere TU
da che parte stai?!»
sbraitò Beerus all’indirizzo del suo assistente.
«Io
dico solo le cose come stanno… e sono certo che la
prossima volta si premurerà di chiedere maggiori
dettagli!» sorrise
candidamente l’angelo.
Niente da
fare: erano passati centinaia di milioni di anni
e, anche se Whis era passato da essere il suo maestro a essere il suo
assistente, probabilmente non avrebbe mai smesso davvero di impartirgli
qualche
lezione, seppur indirettamente. «Ed era necessario affrontare
la cosa proprio
in quest’occasione, Whis?!»
«Una
volta vale l’altra» Whis fece spallucce
«Molto bene,
Lady Zoisite, ha precisamente un minuto da…adesso»
disse, facendo comparire una piccola clessidra che fluttuava in aria.
Liberarsi da
un paio di manette con una forcina era già una
bella prova d’abilità, ma Lord Beerus non riusciva
a capire come fosse possibile
farlo con le mani dietro la schiena, a meno di usare la forza bruta per
rompere
tutto l’aggeggio. Non voleva ancora crederci, la sua divina
arroganza non
voleva ancora accettarlo, ma iniziò a sospettare che forse a
dire gatto prima
di averlo nel sacco era veramente stato lui.
«Osservi
e prenda nota, Lord Beerus!»
Il tempo di un
sorriso più che mai impertinente e Zoisite,
sotto gli occhi attoniti del dio, sfruttò la grande
flessibilità acquisita nel
corso della sua vita in strada per far
passare il suo intero corpo tra le braccia ammanettate -del tutto
snodate-,
trovandosele così sul davanti, e non più dietro
la schiena. Dopo questo numero
degno di un’artista del circo, avvicinò le labbra
-e con esse la forcina- alle
manette, iniziando a lavorare alla serratura.
Quindici
secondi dopo uno scatto annunciò l’apertura delle
manette, che non caddero a terra solo perché la shadowjin le
riacchiappò con la
coda poco prima dell’impatto.
«Ecco
fatto» disse Zoisite, stiracchiandosi per poi porgere
le manette a Lord Beerus «Prego!»
«…
inganno!
Slealtà! Devi
aver barato in qualche modo!» la accusò il gatto,
puntandole il dito contro
«Dev’esserci qualcosa nella conformazione fisica di
voi icejin che vi permette
una cosa del genere, e se non è quello
c’è un difetto nascosto nelle manette!»
«Niente
conformazione fisica strana, sono semplicemente
molto snodata, e per il resto… mette forse in dubbio la
competenza
del suo assistente?»
Quell’insinuazione
ebbe il potere di zittire Beerus per
qualche istante, soprattutto dopo aver dato un’occhiata al
volto di Whis: aveva
la stessa espressione delle volte in cui il dio si era lamentato
perché ci
impiegavano troppo a raggiungere un determinato luogo, e Whis gli aveva
ricordato che lui era il volatore più veloce
dell’universo.
«Assolutamente
no» si affrettò a negare Beerus «Se ha
detto che le
manette sono a posto allora lo sono di certo, ma tu hai barato in qualche
modo!»
«Io
conosco la conformazione fisica degli icejin, di razza
Shadow o meno, e Lady Zoisite ha detto la verità»
lo disilluse Whis «Tutta
questione di flessibilità, Lord Beerus. Ora è il
suo turno!»
Lord Beerus
esitò prima di prendere le manette dalla coda di
Zoisite, perché dopo averla vista all’opera si era
reso conto fin troppo bene
che probabilmente non sarebbe stato in grado di fare altrettanto. Le
sole
scelte che aveva al momento erano chiamarsi fuori dal gioco senza
nemmeno
provare, che avrebbe significato lasciar vincere la shadowjin a
tavolino, o
andare fino in fondo, presumibilmente finendo per fare una pessima
figura
mentre si contorceva come un cretino nel futile tentativo di liberarsi.
Si maledisse
quindici volte di fila per aver voluto
assecondare la curiosità di Whis. In che situazione assurda
si era cacciato!
«Se
stesse pensando di lasciar perdere la capirei…»
Il tono
condiscendente di Zoisite fu ciò che lo fece
scattare, e dopo aver lanciato le manette a Whis mise le mani dietro la
schiena
con fare ostinato. «Non ci penso nemmeno!
Whis, ammanettami!»
«Come
vuole, Lord Beerus!»
***
«Ma
porc… malediz…
PRIMA
O POI RIUSCIRÒ A… Stavolta ci sono
quasi!!!»
Lord Beerus
stava testardamente provando a liberarsi da
venti minuti buoni, ma sia Zoisite sia Whis avevano smesso di prestare
attenzione ai suoi tentativi da oltre un quarto d’ora.
Avevano preferito
occuparsi del bicchiere di granita da un metro e mezzo che prima del
loro
assalto era ancora pieno per metà, e adesso era quasi vuoto,
principalmente
grazie a Whis.
«Dunque,
mi diceva ha usato questa tecnica per liberarsi
quando lei e suo marito vi siete incontrati faccia a faccia per la
prima volta?»
«Esattamente!
Freezer fece l’errore di lasciarmi sola nella
stanza, e io mi sono liberata dalle manette facendo quel che ho fatto
venti
minuti fa. In quell’occasione non è stato molto
sveglio, e sì che gli avevo
detto di aver vissuto per strada! Poteva pure arrivare a immaginare che
conoscessi qualche trucchetto. Tanto meglio per me,
però» disse la shadowjin
«Se fosse stato più previdente, quasi di sicuro
non avrei fatto una bella
fine».
«Quasi
di sicuro ha ragione» annuì Whis «Suo
marito Freezer
è un soggetto particolare, ma penso che lo sappia meglio di
me. Volendo essere
onesto, non pensavo che un giorno si sarebbe sposato…
tantomeno mosso da
sentimenti positivi di qualunque genere».
«Mi
rendo conto che la sua fama è quella che è, anche
perché
il suo lavoro di tiranno galattico lo fa fin troppo bene»
Zoisite alzò gli
occhi al soffitto «Ma si sta dimostrando un buon marito, e
io…io credo che
riuscirà a essere anche un buon padre per loro quattro. Non
vedo perché non
dovrebbe essere così, avere dei figli era nei progetti di
tutto il clan, nei
nostri».
Whis fece
spallucce, per l’ennesima volta. «Lei lo conosce
meglio di me. Se ne è sicura, le credo».
Zoisite non
disse più nulla, limitandosi a continuare a
mangiare la granita in silenzio, finalmente. Whis non aveva detto nulla
che non
fosse vero: da un punto di vista esterno, capiva che risultasse
incredibile che
uno come Freezer fosse convolato a nozze per
amore -AMORE!-,
ma nonostante tutto lei riteneva di aver fatto la scelta
giusta sposandolo, e che anche in futuro non avrebbe avuto ragione di
pentirsene. «Ne sono sicura».
«Ce la faccio! CE LA
FACCIO!....»
Entrambi
sollevarono lo sguardo verso Lord Beerus, che
stavolta sembrava effettivamente star riuscendo a imitare Zoisite,
anche se con
estrema fatica: era riuscito a far passare tra le braccia
più o meno metà del
corpo ripiegato su se stesso.
«Anche
per una creatura simile a un gatto è assai complicato
far passare un corpo così longilineo tra due braccia un
po’più corte del
dovuto, soprattutto se non sono completamente snodate come le sue, Lady
Zoisite» commentò Whis «Ma non
c’è bisogno che sia io a farglielo notare,
giusto?»
«Prego?»
«Uscire
da situazioni difficili richiede sia una buona capacità
di osservazione, sia quella di pensare molto in fretta» disse
l’angelo, tra una
cucchiaiata di granita e l’altra «Crescere
nell’ambiente in cui è cresciuta lei
avrà comportato dover uscire da diverse situazioni
difficili».
«Sembra
quasi voler suggerire che io possa aver lanciato
quella sfida sapendo quasi con certezza che Lord Beerus avrebbe perso,
ma credo
che mi sia sopravvalutando» replicò lei, quieta
«Non sapevo quanto fosse
snodato Lord Beerus, né avevo la certezza che avrebbe
accettato la mia sfida…
o, ancora, stavolta la tensione avrebbe potuto giocare a me un brutto scherzo e
avrei potuto fallire. Si è trattato solo
della serie di azzardi di una ragazza disperata e incinta».
Whis non
ribatté, limitandosi a puntare il bastone in
direzione di Lord Beerus, che sembrava essersi addirittura incastrato. Per un istante
le manette brillarono di una luce verde
azzurra, poi si aprirono da sole con uno scatto, liberando finalmente
il dio.
«Manette!
Di
tutte le
idee possibili e immaginabili!...»
borbottò questi, mentre si rialzava in
piedi massaggiandosi le spalle «La prossima volta morra
cinese, con chiunque
sia!»
Solo a quel
punto si avvide che Whis e la shadowjin lo
stavano guardando.
E che,
oltretutto, avevano praticamente finito la sua
granita.
“ORA DISTRUGGO TUTTO!”
pensò Lord Beerus, furioso per aver perso -e per la granita
ormai andata-, mentre un’aura
viola iniziava a irradiare da tutta la sua persona.
Ovviamente
aveva anche realizzato di aver perso la sfida
contro quella decerebrata di una shadowjin, che forse poi
così decerebrata non
era, considerando come erano andate le cose. Forse Freezer nello
sposarla aveva
avuto le sue ragioni, e non era detto che c’entrasse soltanto
la grande
flessibilità -molto utile in certi
precisi contesti-
della ragazza.
Poi
ricordò di aver dato la sua parola di divinità, e
fu
costretto a imporsi di mantenere la calma: non aveva mentito, quando
aveva
detto che per lui la sua parola era sacra.
«Bene»
disse dopo qualche momento, una volta scomparsa
l’aura violacea «Direi che sia giunto il momento di
andarcene, Whis».
«Ma
non ho ancora finito di gustare questa deliziosa
granit-»
«Non me ne importa, ce
ne andiamo e basta!!!»
sbottò Beerus, avviandosi verso il balcone senza
aspettarlo.
«Lord
Beerus, non sta dimenticando qualcosa?» lo
interpellò
la shadowjin «I quattro bracciali. Erano nei patti»
ebbe la faccia tosta di
ricordargli.
Un attimo
dopo, quattro grossi “proiettili” dorati andarono a
conficcarsi con violenza nel pavimento, fin troppo vicini ai piedi
della
shadowjin, la quale comunque non s'impressionò.
«Andiamo!» fu
l’ultima parola del dio, prima di volare fuori dalla stanza.
La ragazza
raccolse i bracciali, per nulla danneggiati.
«Non l’ha presa troppo bene».
«Direi
di no!» Whis si alzò, con un breve sospiro
«Ora
probabilmente avrà voglia di distruggere qualche pianeta per
sfogarsi… nessuno dei
vostri, naturalmente».
«L’importante
è quello» replicò Zoisite,
giocherellando con
i bracciali con aria palesemente soddisfatta.
«Oh,
dimenticavo!» Whis batté leggermente una mano
contro la
fronte «I miei complimenti per essere riuscita finalmente a
ottenere in
modo legale
quei bracciali. Meglio
vincerli che rubarli, direi!»
La
soddisfazione scomparve dal viso della shadowjin, che
ammutolì. Whis… sapeva?
Se non si fosse trattato di vita reale, ma di un racconto breve o la
puntata di una serie tv, quello sarebbe stato un plot twist
decisamente scomodo e imprevisto.
«Chi
riesce a entrare nel santuario del Dio della Distruzione,
prendere parte del tesoro senza cadere vittima della sua maledizione e
andarsene illeso, merita di tenere per sé quel che
è riuscito a rubare»
continuò Whis «O almeno, così la penso
io. Lord Beerus invece è di tutt’altro
avviso, e difatti non gli ho mai parlato dei due piccoli shadowjin che
anni fa
si sono introdotti in casa mentre lui dormiva».
«Allora
credo di doverle un ringraziamento» disse Zoisite,
stranamente cauta «Immagino che se venisse a sapere di
questo, trattandosi di
me, Lord Beerus potrebbe arrabbiarsi ancor più di quanto
abbia fatto oggi».
«Oh,
questo è certo. Non fraintenda, tutto sommato Lord
Beerus è una brava persona, e se dà la sua parola
ricorda di mantenerla… ma nei
momenti di rabbia particolarmente
profonda
diventa del tutto imprevedibile, e la sua memoria molto più
corta
del solito. Mi capisce?» le chiese l’angelo, con un
sorriso «La prossima volta
che torneremo a farvi visita sarebbe carino poter gustare
tranquillamente il
vostro frappè, da quel che rammento è
delizioso!»
Il messaggio
era arrivato fin troppo chiaramente a Zoisite,
che fu profondamente tentata di mandare Whis a quel paese vedendo cosa
c’era
sotto tutta la gentilezza da lui mostrata, ma il pensiero dei quattro
piccoli
in arrivo -che per quel giorno avevano rischiato fin troppo- la spinse
a
mordersi la lingua. Incredibile ma vero. «Avrete
tranquillità e frappè. Ora
immagino che debba andare, no?»
«WHIS! MUOVITI!»
urlò Beerus da fuori.
«Eh
sì, è proprio ora. È stato un piacere
conoscerla, Lady
Zoisite» concluse Whis, con un leggero inchino
«È un soggetto interessante e,
se mi permette, lo sarebbe maggiormente se si lasciasse guidare
più
dall’intelligenza che dall’insolenza».
«Teca
e targa le faccio fare comunque».
Whis scosse la
testa con un sospiro e, senza aggiungere
altro, si teletrasportò all’esterno per poi
lasciare il pianeta insieme a Lord
Beerus.
***
Pianeta
Freezer N.1 c’era ancora.
Il palazzo
c’era ancora.
Rimaneva solo
una domanda: anche Zoisite c’era ancora?
“Sono
passate più di due ore e mezza e non ha chiamato, non
mi ha fatto sapere nulla, non promette niente di buono!”
pensò Freezer,
entrando dal portone principale.
I servitori
che lo accolsero col consueto inchino però gli
parvero piuttosto tranquilli, come in teoria non sarebbero stati se la
loro
signora fosse stata distrutta e fosse toccato a loro riferirglielo.
Un servo si
fece avanti e gli rivolse un altro inchino,
porgendogli quel che sembrava in tutto e per tutto un lenzuolo di colore viola.
«Lord Freezer…Lady Zoisite mi ha dato
ordini di darle questo appena l’avessi vista» disse
il servo, sempre a capo
chino «Mi ha anche ordinato di riferirle testuali parole:
“metti addosso il
lenzuolo, non fare domande e vieni in camera da
letto”».
Zoisite era viva.
Viva!
Agguantò
il lenzuolo e se lo avvolse attorno al corpo alla
bell’e meglio mentre volava dritto in direzione della loro
camera da letto, per
l’appunto senza fare domande a nessuno; quelle erano
riservate tutte a sua
moglie, una volta visto con i propri occhi che era viva davvero e stava bene davvero
-cosa
che lo lasciava totalmente incredulo.
Una volta
arrivato davanti alla porta non esitò a entrare,
pur non sapendo minimamente cosa aspettarsi…
«Indovina
chi festeggerà, per tutto il resto della giornata ma anche due o tre, con un mini toga
party di coppia? Indovina!»
Tutto sommato
però trovare Zoisite avvolta da un lenzuolo, sdraiata
sul letto che era attorniato da tre tavoli pieni di cibi e bevande
varie, era
qualcosa che gli andava benissimo… anche se iniziava a
pensare tutto ciò fosse
solo delirio partorito dal suo cervello, incapace di accettare
l’idea che
Zoisite avesse fatto una triste fine.
Quei quattro
bracciali che Zoisite aveva addosso, e che
Freezer aveva riconosciuto dopo pochi istanti, sembravano confermare la
teoria.
«Tu sei un’allucinazione, vero? Il solo modo in cui
potevi sopravvivere a Lord
Beerus era darmi retta, ma tu non mi dai mai
rett-»
«Zitto
e mangia il gelato» disse Zoisite, ficcandogli in
bocca il cucchiaio senza tanti complimenti.
Le cose erano
due: o quella era un’allucinazione perfetta in
ogni dettaglio, sapore del gelato incluso, o per un qualche miracolo
Zoisite
l’aveva scampata, e… quei bracciali?! Gli doveva
delle spiegazioni. «Senti,
sono contento che tu sia viva e il pianeta sia ancora qui,
ma…
come?»
«Dalla
faccia che hai sembra che fossi pronto a seppellirmi»
lo rimproverò lei, trascinandolo sul letto «E
invece no, sono ancora qua, marito
di poca fede!»
«Quindi…
mi hai dato ascolto? Hai fatto veramente quel che
ti ho detto di fare?!» trasecolò il tiranno,
sbalordito ma contento «Stento a
crederci!»
«Eh,
bravo, non crederci».
Tanti saluti
alla contentezza. «Zoisite… cosa hai commesso, stavolta?»
«Nulla
di che, l’ho solo messa in quel posto a un dio! Non
in senso letterale».
«TU hai fatto COSA?! Spiegati!»
le intimò Freezer, con in testa i peggiori filmini mentali
di chissà quali
ripercussioni. Stando così le cose, non vedeva
perché avrebbero dovuto
festeggiare.
«Non
provare a fare il piccolo imperatore del male con me,
non attacca».
«Se
rischiamo la testa per qualcosa che hai fatto, io lo
devo sapere! E comunque io non “faccio”
l’imperatore del male, io sono-»
«…Moira
Orfei!»
Calma e
pazienza, si ripeté Freezer facendo un respiro
profondo: calma
e pazienza. «Zoisite…»
«Ti
do tutti i dettagli tra un attimo, ma prima ci sono due
notizie, una molto buona e una forse ancora più
buona» disse lei, porgendo un
bicchiere pieno di vino rosso a lui e prendendone per
sé
uno con del succo di frutta. «Quella molto
buona è che Lord Beerus ha dato la sua parola che
d’ora in avanti non recherà
alcun tipo di danno né alla nostra famiglia né ai
pianeti che sono -e
diventeranno- di nostra proprietà. Questa era la posta in
palio, se lui avesse
perso la sfida che gli ho lanciato… a liberarsi dalle
manette come faccio io!»
Immunità! Zoisite era riuscita
veramente a ottenere
una cosa del genere con una sfida?
Zoisite aveva
veramente sfidato Lord Beerus in una cosa del
genere e lui le aveva dato corda, finendo col perdere?!
Per carità, l’immunità
era una buona cosa per tutto il clan: avrebbe sempre continuato a
trattare il
Dio della Distruzione col dovuto rispetto -e di certo i suoi genitori e
quel
bastardo di Cooler avrebbero fatto lo stesso- ma non dover temere di
essere
distrutti per futili motivi era già tantissimo.
Poi
però realizzò qualcosa che gli fece sgranare gli
occhi
ancor più di prima…
“Se
prima era quasi impossibile tenerla a freno, ora che ha
battuto un dio è inutile anche solo provarci!”
pensò, con un accenno di
disperazione “Grazie tante, Beerus, proprio! Maledetto quel
gatto, non aveva
niente di meglio da fare che venire qui, oggi?!”
«Freezer,
non dici niente? Io batto una divinità, gli vinco
pure i bracciali e tu-»
«Se
Beerus avesse vinto cosa sarebbe successo, invece?»
Zoisite bevve
del succo di frutta. «Tanto ho vinto io,
quindi parlarne è inutile».
Tradotto
probabilmente significava “ci avrebbe distrutto
anche l’anima perché, come al solito, io e il
buonsenso viaggiamo su binari
eternamente paralleli”, immaginò
l’icejin. «Zoisite!
Dimmi-»
«La
notizia ancora più buona invece è che i medici da
cui
sono stata poco fa hanno detto che i nostri quattro
figli in arrivo
stanno bene… ma per i prossimi sei mesi faccio meglio a
evitare il vino!»
Il bicchiere
in mano a Freezer, per fortuna vuoto, cadde sul
letto quando lui per la troppa sorpresa lo lasciò andare.
Troppe notizie
incredibili, in quel breve lasso di tempo. Figli in arrivo? Aveva
sentito
bene?!
«L’ho
saputo giusto un paio d’ore e mezzo fa. Non è
facile
farti restare senza parole, ma oggi ci sono riuscita due volte.
Un’impresa
quasi più leggendaria dell’aver battuto un
dio!» rise la shadowjin,
rivolgendogli uno sguardo più tenero del solito.
Freezer non se
ne rendeva conto, ma stava sorridendo. «Tu…
quindi tu, da tre mesi…»
Zoisite
annuì, sorridendo a sua volta.
«Sei
incinta! E me lo dici così? Ammettilo, cerchi rimanere
vedova per ereditare tutto il mio patrimonio!»
esclamò scherzando, mentre si
rendeva conto che quella era proprio una grande giornata. Non uno, non
due, ma ben quattro freezerini in arrivo!
La definizione egocentrica forse era opinabile ma ehi, trattavasi di
Freezer.
«Tu
ti lamenti di come te l’ho detto, ma Whis mi ha
informata della gravidanza mentre Beerus stava per disintegrarmi,
quindi
figurati come ci sono rimasta io. Eh, devo ancora capire come accidenti
facesse
a sapere pure questo…» disse tra sé e
sé, ignara del fatto che Whis fosse un
angelo e che c’erano ben poche cose che quelli della sua
specie non potessero
fare.
«“mentre
Beerus stava per”… Zoisite! Eppure IO ti
avevo detto-»
«Lo
so» lo interruppe lei «Le prossime volte, se mi
avvertirai
riguardo qualcuno, cercherò di darti retta… e se
mai Beerus dovesse farsi vivo
di nuovo vedrò di non provocarlo, anche se penso che il
peggio ormai sia
passato» mise una mano sul ventre «Adesso devo
pensare anche a loro, non posso
permettere che ai nostri figli accada qualcosa solo perché
mi viene voglia di
sfanculare la persona sbagliata».
Dopo qualche
attimo in cui Freezer l’aveva fissata, più che
mai interdetto, Zoisite lo vide tirare fuori un registratore da uno dei
cassetti. «Ripetilo! È il discorso più
sensato che ti abbia mai sentito fare, devi ripeterlo!»
«Però
a te ti sfanculo eccome» ribatté la shadowjin.
«Non
si dice “a te ti”» la ammonì
Freezer.
«Ma però
è più meglio!»
Niente da
fare: era proprio inutile cercare di aiutare chi
non accettava consigli, anche riguardo la grammatica.
Tutto sommato però a Freezer sua moglie andava bene
così, allo stesso modo in cui lui andava bene a Zoisite.
Forse un
giorno le cose sarebbero cambiate, forse un giorno
la follia di Freezer avrebbe superato il livello di guardia e neppure
Zoisite -o
i quattro figli che stavano per arrivare- si sarebbe salvata da essa.
Forse un
giorno quello che somigliava molto a un quadretto familiare abbastanza
normale
si sarebbe distrutto anche senza che il Dio della Distruzione si
mettesse in
mezzo…
Ma non era
quello il giorno.
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