Una storia contro il tempo

di Lyce
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-Ragazzi un attimo di attenzione prego- disse la professoressa di matematica appena scorse il ragazzo -Da ora in poi, almeno si spera, avremo un nuovo alunno, che ne dici di presentarti?- chiese al ragazzo dai capelli argentati -Mi chiamo Ryu Fujiwara, ho diciassette anni, vengo da una città vicino Tokyo- -Fujiwara, da quanto tempo sei qui e perché proprio a River?- -Mio padre è un imprenditore, quindi ci siamo dovuti trasferire per lavoro alcuni anni fa- sbuffò annoiato -Per un paio d'anni ho studiato privatamente, ma mia madre voleva che frequentassi una scuola pubblica per socializzare, eccetera eccetera... perciò eccomi qui- disse il ragazzo controvoglia -Bene, finché non ti troveremo una sistemazione puoi dividere il banco con Mills- disse la prof indicando James -Non so a che punto sei del programma, ma noi in questo periodo stiamo affrontando i limiti delle funzioni reali. Se non sai di cosa sto parlando, ti conviene recuperare il più velocemente che puoi- la prof prese il suo libro di matematica e si avvicinò alla lavagna -Dopo questa piccola interruzione, possiamo proseguire...- la lezione finì poco dopo il suo inizio. Forse mi ero distratta troppo e non avevo fatto caso che la prof continuava a parlare. Non mi fraintendere, non ero attenta perché avevo fatto uno strano sogno e non perché era entrato Ryu. Che vai a pensare? Comunque, durante la ricreazione, il nuovo ragazzo fu assalito da una mandria di adolescenti curiosi e desiderosi di risposte. Si poteva benissimo notare che tutte le ragazze avevano i tipici occhi a cuoricino ed i ragazzi volevo integrarlo nel loro stupido gruppetto. Certo, volevo anch'io sapere qualcosa di più sul nostro nuovo compagno, ma non era il momento adatto. Il tempo passava veloce ed in men che non si dica la quinta ora finì, ed uno scatafascio di miei coetanei si lanciò al di fuori della scuola. Presi lo zaino, salutai un paio d'amiche, ed infine presi la solita strada per andare a casa. Di solito la facevo per conto mio, ma dopo alcuni metri notai che non ero sola: alla mia destra c'era il ragazzo nuovo. Lui notò che lo stavo fissando e di risposta voltò la testa di lato. In lui c'era qualcosa che non mi convinceva. Comunque, feci un respiro e mi fermai.  Aspettai che Ryu mi sorpassasse e gli rivolsi la parola. -Ciao, tu sei Ryu Fujiwara giusto?- gli sorrisi  -Si, ma lasciami stare- rimasi spiazzata. Vidi il ragazzo voltare a destra e sparire in una via laterale  -Mamma mia, che maniere...- sbuffai continuando a camminare verso la mia "umile" dimora. Vivo in una piccola villetta vittoriana, fuori città, con mia madre e mio fratello. Lei si chiama Sheila Gordon, ha all'incirca quarantadue anni, corti capelli rossi, come i miei, e vivaci occhi verdi; mio fratello invece si chiama Newt, ha ventun anni, capelli biondo cenere ed occhi verdi, come la mamma . Lei lavora come interprete, mentre lui sta studiando per diventare architetto. Mio padre invece non l'ho mai conosciuto, ha abbandonato mia madre quando ha saputo che lei era incinta di me. Ad ogni modo, entrai in casa e con mio grande stupore, vidi che ne mia madre ne mio fratello erano ancora tornati. Strano, di solito arrivano sempre prima pensai. Alzai le spalle ed andai a prepararmi qualcosa da mangiare. Il resto della giornata lo passai ad allenarmi con le lingue. Mia madre mi ha "addestrato" con le diverse lingue che conosce fin da quando ne ho memoria.  Verso le otto di sera sentii la porta del piano di sotto chiudersi ed una voce provenire dal salotto -Ranocchietta sei a casa?- chiese mio fratello. Mi chiama ranocchietta da quando ho cinque anni e d'allora non ha più smesso. Mi chiama per nome solo quando è arrabbiato o stressato per qualcosa -Si, Newt, sono di sopra- urlai dalla mia stanza -Puoi venire giù un secondo- -Arrivo- mi alzai dalla scrivania e scesi le scale a chiocciola che portavano al piano inferiore -Cosa c'è? E come mai hai quella faccia?- l'osservai un momento e notai che aveva uno sguardo spento, forse un po' troppo spento.  -Si tratta di papà...- prese un bel respiro e riprese a parlare -Alcune settimane fa mi ha contattato- rimasi in silenzio. Nostro padre era un argomento tabù, soprattutto se c'era in giro la mamma. -Mi ha chiesto come stavo e se andava tutto bene, con la mamma e con te- -Allora?- dissi fredda -Ha detto che gli piacerebbe incontrarti...- continuò lui -Puoi dirgli che non ho intenzione di vederlo. Ora se vuoi scusarmi, torno in camera mia...- stavo iniziando a salire le scale -Lui verrà qui a cena- mi fermai appena prima di salire il terzo gradino -Quando?- chiesi di spalle  -Tra un quarto d'ora- sobbalzai. -La mamma lo sa?- -Si- mi voltai di scatto -E quindi?- -Ha detto che devi almeno vederlo e conoscerlo-  -Capisco, deduco anche che dovrò apparecchiare per quattro sta sera-  -No, la mamma ha aggiunto che non vuole assistere al vostro incontro. Non l'ha ancora perdonato- finì lui. Sospirai. Come potevo dar torto alla mamma?  -Ok, io apparecchio, tu inizia a cucinare qualcosa di commestibile- sorrisi controvoglia  -Questo è lo spirito ranocchietta- mi mise una mano sulla testa ed iniziò a scompigliarmi i capelli. Fatto ciò, se ne andò in cucina mentre io pensavo a cosa avrei detto a mio padre. Il campanello aveva suonato da una decina di secondi ed io ero lì, davanti alla porta con la maniglia in mano non sapendo cosa fare. Ero terrorizzata. Grazie al cielo Newt mi raggiunse e mi mise una mano sulla spalla, come per darmi la forza.  Presi un bel respiro ed aprii la porta. Davanti a me c'era un uomo,  sulla cinquantina, con dei folti capelli brizzolati, ma con ancora un accenno di biondo, intensi occhi scuri, abbastanza alto e robusto. Lui e Newt si fissavano. La presa di mio fratello sulla spalle si rinforzò mentre quell'uomo entrava in casa nostra.  -Accomodati pure Lucas- disse il giovane ragazzo al padre -Grazie figliolo- disse nostro padre sorridendo. Chiusi la porta e mi misi a tavola.  -Lei è Abigail- disse Newt indicandomi, mentre andava a prendere una delle pentole che aveva da poco tolto dai fornelli -Assomigli così tanto a tua madre- disse lui spostando lo sguardo su di me -Quanti anni hai? Dieci? O forse Undici?-  -Ne ho diciassette- dissi a bassa voce per non far trapelare la rabbia. Non sopporto la gente che crede che io sia solo una bambina. Mica è colpa mia se sono bassa. -Come passa il tempo- disse  ridendo -Già- commentò mio fratello mentre preparava i piatti. Il resto della serata passò in silenzio. Mangiammo e chiacchierammo, parlando del più e del meno.  Verso le dieci, mio padre se ne andò perché aveva da fare un colloquio importante. Newt chiuse la porta e mi guardò. -Che c'è?- chiesi  -Allora? Che ne pensi?-  -Non lo so...- mi passai una mano sulla testa -Diciamo che è interessante...-  -Come ti senti?- disse mentre si sedeva sul divano di pelle bianca del soggiorno -Normale, voglio dire... avete parlato solo voi, io mi sono intromessa ogni tanto- stavo per sedermi vicino a lui, ma il campanello suonò nuovamente -Vado io-  -Aspetta- mi disse -La mamma ha le chiavi, e papà è andato via...- si alzò in piedi e si avvicinò alla porta -Vai di sopra- iniziai a salire le scale proprio quando lui aprì la porta -Salve, lo so che è molto tardi, ma c'è Abigail per caso?- disse l'individuo sull'uscio della porta  -Hai visite- mio fratello si scansò dalla porta ed io vidi l'individuo che mi cercava -Ryu? Cosa ti serve?- chiesi gentilmente, con una nota di sopresa -Non è che mi potresti dare tutti i tuoi appunti degli ultimi mesi?-  -Certo, vieni entra- non sapevo cosa pensare -Grazie- si chiuse la porta alle spalle e mi seguì di sopra. La mia camera non era molto grande, ed era anche molto spoglia. Nella mia stanza c'era l'essenziale: un letto, un armadio, una piccola libreria, una scrivania ed un paio di finestre. Sulle pareti c'erano alcuni miei disegni appesi. Presi tutti i miei vecchi quaderni e li diedi a Ryu.  -Spero ti possano servire- gli sorrisi  -Grazie mille, e scusa ancora per l'ora- prese i quaderni ed uscì  -Ci vediamo domani- gli urlai dal piano superiore  -Si, a domani- disse lui chiudendosi la porta alle spalle -Ranocchietta, chi era quello lì?- domandò mio fratello sbucando dalla porta di camera mia -Non sono affari che ti riguardano Newt- chiusi la porta, e poi mi lanciai sul letto sperando che Morfeo mi venisse a prendere, per portarmi nel mondo dei sogni.




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