Il richiamo di Edgar

di mariannawho
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Una notte, in cui la mezzanotte era già passata
mentre mi trovavo nella mia stanza, debole e stanco,
mentre nella mia mente storie già note scorrevano come torrenti,
mentre là fuori pianeti e stelle aspettavano di essere scoperte,
d'un tratto sentii un colpo leggero, quasi silenzioso
come di qualcuno che bussasse alla mia porta.

"È qualche visitatore?" mormorai,
ma questo soltanto, nulla più.

Ah, memorie che pervadono la mia mente, forze che pulsano nel mio inconscio,
quante Odissee che il mondo ancora vedrà,
quanti eroi, quante vittorie,
quanti viaggi al centro della Terra e viaggi nello spazio
gli uomini potranno immaginarsi,
quanti mondi grottesci, arabeschi, mondi dell'occulto...
quante Berenice, Morella, Ligeia, quante ancora, Lenore,
come di qualcuno che mi ispirasse, quasi silenzioso.

"È qualche visitatore?" mormorai,
ma questo soltanto, nulla più.

Ritornando nella mia camera, buia e fredda,
ben presto udii battere alla porta,
come di qualcuno che mi cercasse, quasi silenzioso,
in una notte, in cui la mezzanotte era già passata,
mentre mi trovavo nella mia stanza, debole e stanco,
mentre la mia mente storie già note scorrevano come torrenti,
come di qualcuno che mi cercasse, quasi silenzioso.

"È qualche visitatore?" mormorai,
ma questo soltanto, nulla più.

Qualcuno, però, spalancò la porta, e un omino si presentò.
Il corvo di un raccontò sembrò,
qualcosa di gotico, qualcosa di decadente,
qualcosa di oscuro, verso l'ignoto,
o verso qualcosa che sappiamo ci aspetterà.
Il genio pazzo e l'artista tormentato erano davanti a me,
l'oscurità e il romantiscismo si confondevano in un unico cosmo,
come di qualcuno che mi ispirasse, quasi silenzioso.

"Siete voi, Poe?" mormorai,
ma questo soltanto, nulla più.

Ah, questo un sogno doveva essere,
una forza che mi avvolge sempre più,
quanti mondi sto attraversando,
quante galassie, quanti universi,
quante paure mi stanno stringendo il cuore,
quanti simboli stanno occupando la mia stanza,
quanta immaginazione, quanta, quanta, eppure è così reale,
quanta conoscenza, è proibita forse?
Il mondo intorno a me non mi comprende,
come di qualcuno che mi zittisse, mi avvelenasse, quasi silenzioso.

"Sto forse sognando?" mormorai,
ma questo soltanto, nulla più.

Forse è questo il nostro destino,
antieroi in un cosmo pessimo che ci attacca,
che risucchia le nostre anime perdute,
lasciandoci ad un comune destino,
come una femme fatale che ci seduce e poi ci lascia morire,
per raggiungere una dimensione romantica a noi ignota nell'universo.
Asenath, Lavinia, chi siete voi, se non fantasmi della mia mente,
come di qualcuno che mi chiamasse, quasi silenzioso.

"Cos'è l'ispirazione, cos'è l'arte?" mormorai,
e dritto al mio cuore il suo dito puntò.
Questo soltanto, e nulla più.





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