La strada per Westfalia

di LatazzadiTea
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Malgrado avesse dormito tutta la notte riscaldata dal tiepido tepore di Orion, Evy si appisolò nuovamente, sognando di Ambrosia del santuario e di Segundus. Le rosee e tenere labbra si piegarono in un sorriso; in quel mondo onirico era al sicuro, e fra le braccia dell'uomo che l'aveva cresciuta. Ciò nonostante, Orion era ancora con lei. Sentiva chiaramente il battito accelerato del suo cuore e il respiro che, al contrario era calmo e regolare. Una parte di lei era rimasta in contatto con la realtà che la circondava: infatti, quando riaprì gli occhi capì immediatamente che qualcosa non andava. Adrastar non era ancora tornato, e la luce che filtrava dall'apertura del buco in cui si era nascosta era scomparsa. Uscì dal suo rifugio col cuore in gola.

Quella sensazione spiacevole la colse con più forza quando avvertì una voce provenire dal torrente che fiancheggiava la collina. Adrastar vi si era sdraiato dentro, cercando di trovare sollievo nella frescura di quelle acque. Quando Evy lo raggiunse e gli toccò la fronte, capì. Scottava.

- Che diavolo stai facendo? - mormorò lui riprendendo improvvisamente conoscenza.

- Il sigillo sta lentamente riemergendo. L'incantesimo che ti incatena è più potente di quanto credessi, e cerca in ogni modo di impedirti di usare la magia - disse Evy appoggiandosi a lui per non cadere.

- Stupida! Non dovevi uscire dal rifugio. Sei davvero una sciocca ragazzina incosciente! - le gridò Drias in collera.

- Non sono sciocca. Senza il tuo aiuto non arriverei mai ad Atalon, è semplice sopravvivenza - obbiettò lei cercando di aiutarlo ad alzarsi.

- Allora fa' qualcosa, ma fallo in fretta! - le rispose l'uomo con rabbia.

Evy prese un ciottolo dal fondo del torrente e una piccola boccetta dalla borsa da viaggio. Dopo di che, dosò con cura un paio di gocce di quella strana sostanza, lasciandole cadere sul piccolo sasso in modo che lo ungessero per bene.

- Ora alzati e torniamo alla tana nella collina. Dovrai ripetere queste parole tre volte e gettaci dentro la pietra perché funzioni - aggiunse la giovane.

- Evy sverrò se lo faccio... Così non potrò proteggerti - l'avvisò lui.

- Non dovrai ricorrere al tuo potere... fallo Adrastar, e quel buco si espanderà abbastanza da contenerci entrambi. Ti fidi di me? - gli domandò Evy.

- Che c'è in quella bottiglietta? - le chiese cercando di rimettersi in piedi.

- Magia liquida - rispose Evy arrossendo.

- Magia liquida? - ripeté Adrastar del tutto impreparato alla cosa.

Stava sul serio perdendo i sensi, ma evitò di fare ulteriori domande, sforzandosi di raggiungere quel buco nella terra. Si reggeva a stento sulle gambe e quei pochi metri gli sembrarono i più lunghi mai percorsi in vita sua. Con l'aiuto di Orion, alla fine si era letteralmente trascinato verso quella tana oscura, finendo per adagiarsi esausto sul manto erboso a poca distanza dall'entrata. Strinse più forte nel pugno il ciottolo ricoperto da quella sostanza appiccicosa e luccicante, ripetendo per tre volte le parole che Evy gli aveva insegnato. Non appena il sasso ne oltrepassò l'apertura, il buco si ingrandì tanto da far tremare l'apice stesso della collina in cui era stato scavato. Perfino gli alberi che vi erano cresciuti sopra caddero riversi al suolo. Alla fine, si ritrovò davanti quello che sembrava essere l'ingresso di una grotta.



Grazie agli atavici rituali degli sciamani Jungari, Zlabya dimezzò la distanza che la separava dai due fuggitivi, in meno di una notte. Un intero battaglione di soldati Ronaniani si era distaccato dall'armata principale per inseguire Adrastar e la fanciulla che re Nicholaus cercava, complicandole le cose. Era come se un intero sciame di locuste si fosse riversato tutto insieme sulla terra, depredando e uccidendo chiunque vi si opponesse o gli capitasse a tiro. La cattiveria di Nicholaus non aveva eguali al mondo; molti componenti di quella milizia facevano ancora parte dell'esercito di Adrastar. Gli stessi mercenari con cui l'uomo aveva condiviso vittorie e sconfitte negli anni più bui della sua esistenza ora gli davano la caccia con l'ordine di catturarlo vivo e consegnarlo al re. Cosa che, almeno per il momento, Zlabya non poteva permettere.

Celata agli occhi altrui dagli incantesimi marchiati a fuoco su gli abiti che indossava, la giovane donna aveva anche cercato di depistarli. A quel punto, avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutare la protetta di Segundus, anche sacrificare se stessa qualora fosse stato necessario. Ciò nonostante, era tormentata dalla sorte che avrebbe potuto attendere quella povera ragazzina se in qualche modo si fosse sbagliata sul conto di Adrastar. Doveva assicurarsi coi propri occhi che quell'uomo fosse dalla loro parte, e poco le importava se a spingerlo a quel gesto fosse stato o meno il denaro. Aveva con sé abbastanza oro da comprare sia lui che un piccolo esercito, e non avrebbe esitato a darglielo se fosse servito ad ottenerne i servigi.



Quando Adrastar riaprì gli occhi cercò subito Evy con lo sguardo. La ragazza era poco distante da lui, intenta ad ammirare il paesaggio bagnato dalla pioggia. Prima di richiamare la sua attenzione, Drias rimase un istante in silenzio a guardarla, domandandosi come tutto quel coraggio avesse trovato posto in una creatura tanto minuta e fragile. Era di nuovo in forze e si alzò, portandosi istintivamente una mano al collo si sporcò le dita di una poltiglia verdastra e maleodorante. Doveva essere un intruglio di erbe medicinali che probabilmente solo Evy sapeva come usare in casi come quello, visto che la pelle non bruciava più. Anche sfiorandola la scottatura non doleva, e la parte più inspessita e in rilievo del tatuaggio sembrava essere diventata completamente insensibile al tatto. Qualunque cosa avesse fatto la ragazza, aveva funzionato.

- Che tipo di diavoleria costringe un'arte occulta a liquefarsi? - chiese poi Adrastar.

Era intento a cucinare qualcosa di caldo da mettere sotto i denti: non mangiava da un giorno e mezzo e da quando stava meglio lo stomaco non aveva mai smesso di brontolare. Evy non aveva parlato molto durante quelle ore, probabilmente era preoccupata per qualcosa. Infatti, a quella domanda non riuscì ad alzare lo sguardo su di lui tanto era nervosa e preoccupata.

- Non è una diavoleria, è un Farfuglio! - tagliò corto lei.

- Un cosa? -

- Un Farfuglio è un accumulo di magia residua che prende forma. Sono creaturine alquanto dispettose e prenderle, beh, è una vera impresa! Una volta catturate però, perdono completamente la loro carica negativa finendo per sciogliersi. Il risultato di questo processo è un liquido viscido, oleoso e luminescente: magia liquida, per l'appunto... - l'entusiasmante spiegazione di Evy si fermò davanti all'espressione incredula e disgustata di Adrastar.

- Ma è una cosa ripugnante - affermò Drias.

- Non tanto, profumano di frutta. Vuoi sentire? - gli propose la giovane, porgendogli la bottiglietta in cui era contenuta la portentosa sostanza.

- Ti ringrazio, ma no. Annusa questo piuttosto... - 

Adrastar aveva cucinato un ottimo stufato con le provviste che era riuscito a comprare al villaggio, e in effetti, Evy dovette ammettere che l'aroma sprigionato dal cibo che aveva preparato era di gran lunga più delizioso. Dopo quella breve parentesi di attesa forzata, decisero che l'indomani sarebbero partiti presto. Da quel momento le cose si sarebbero complicate per loro, Adrastar ne approfittò per studiare meglio le mappe di quel territorio; poteva sembrare un controsenso, ma a Ronania, anche se per un breve tratto di strada, sarebbero stati più al sicuro che lì. Poi, prima di dormire, si adoperò per preparare tutto il necessario per il viaggio, porgendo a Evy gli abiti nuovi che aveva acquistato per lei.

La giovane rimase piuttosto sorpresa nel costatare che anche i suoi vestiti erano indumenti maschili: una larga camiciola leggera, un paio di braghe aderenti e una lunga tunica, fermata alla vita da una cintura di cuoio dalla quale pendevano un pugnale e una piccola borsa per il denaro. Per finire, Adrastar le aveva comprato un nuovo mantello, più scuro, ma meno pesante e logoro di quello precedente. L'unica nota stonata in quel quadro quasi perfetto era rappresentata dai lunghissimi capelli biondi di Evy. Per sperare anche solo lontanamente di somigliare a un ragazzino della sua età, avrebbe dovuto tagliarli. Così, senza troppe esitazioni, la ragazza li raccolse in una treccia che Drias mozzò di netto all'altezza della nuca.

Evy si carezzò il collo sottile e delicato, e si guardò allo specchio rabbrividendo appena. In fondo, non le stavano male acconciati a quel modo: avrebbe potuto abbellirli con una ghirlanda di fiori o dei nastri colorati, pensò, mentre cercava di sistemarli come meglio poteva.

- Al santuario potrai riacquistare un aspetto più femminile, ma fino ad allora dovrai adeguarti alla situazione. Cerca di parlare il meno possibile in presenza di qualcuno, e forse, in qualche modo ce la caveremo - disse lui sospirando profondamente.

Evy continuava ad avere delle reazioni davvero atipiche, per una ragazza di quell'età. Era poco più di una bambina e trovarsi in una situazione simile sarebbe dovuto essere destabilizzante per chiunque, ma non per lei. Aveva pianto spesso era vero, e vista la situazione in cui si trovavano, non era strano. L'unica parvenza di normalità in quella strana ragazzina a parer suo, però, visto che non si lamentava mai né protestava, per via di quella dura marcia forzata o dei suoi modi troppo rudi. Evy sembrava anche non preoccuparsi di sé e della sua incolumità, dato si era messa in pericolo più di una volta, senza pensare minimamente alle conseguenze.

Chi era Evy? E cosa rappresentava davvero per lui? Riuscire a spiegarsi come avesse fatto a cedere così facilmente a quell'irrazionale desiderio di proteggerla da ogni male del mondo, era impossibile anche per lui. Inoltre, quel misterioso circolo magico che gli dipingeva la pelle impedendogli di usare la magia iniziava davvero a preoccuparlo. Come avrebbe fatto a proteggere Evy se si fosse sentito male di nuovo? Orion sembrava non subirne l'effetto e questo in qualche modo lo consolava, ma per quanto ancora avrebbe potuto contare sulla sua presenza? Farfugli e altre stranezze a parte, erano molte le cose che non riusciva ancora a comprendere. Solo Segundus avrebbe potuto rispondere a tutte le sue domande, e magari, dare una spiegazione sensata a tutto ciò che stava accadendo alla sua vita da quando l'aveva incontrata.



Il sole era appena sorto. Le piante e la terra non si erano ancora ridestate dall'umido della notte, quando uomini e animali comparvero a decine in quei luoghi solitamente pacifici e solitari. I soldati di Nicholaus erano infine riusciti a raggiungerli e Adrastar rimase immobile davanti all'entrata della grotta come una statua di pietra, quando li vide sfilare davanti a sé. Un paio di uomini si fermarono a pochi passi da lui spinti più che altro dai cani, che probabilmente lo avevano fiutato. Come fosse possibile che nessuno di loro si fosse accorto della sua presenza, o non l'avesse visto, era ancora un mistero per lui. Evy e Orion lo raggiunsero subito dopo, badando bene di non fare un passo oltre l'apertura del rifugio che avevano creato con la magia.

- Non possono né vederci, né sentirci. Passeranno oltre, vedrai... - esordì Evy cercando di tranquillizzarlo.

- Sei davvero sicura di quello che dici? - domandò Drias allarmato.

- Sì, certo - gli confermò la giovane.

- Allora per quale motivo quella donna ci sta guardando? - Adrastar le indicò la persona in questione e quando anche Evy la vide, per un momento indugiò nel rispondere: aveva bisogno di analizzare meglio la situazione. La donna di fronte a loro non apparteneva all'esercito né era una mercenaria, indossava strani abiti di pelle conciata fermati e decorati da stringhe, lacci e perline dai colori troppo intensi e sgargianti per essere una di loro. Ribelli ciuffi scuri le ricadevano sul bellissimo volto dalla pelle olivastra, e due occhi dello stesso tono dell'oro si fissarono nei suoi. Evy si rese conto che la giovane donna possedeva gli inconfondibili tratti dei popoli liberi delle terre dell'est, quelli dei Jukaghiri.

- E' senz'altro una guerriera Jungara. Dev'essere lei la persona che Segundus ha incaricato di trovarmi... - asserì Evy stringendosi però più forte al braccio di Adrastar.

Ci vollero diversi minuti perché il gruppo di soldati nemici passasse oltre e Zlabya preferì non muoversi, rimanendo ad osservarli a debita distanza. Doveva aspettare che l'area perlustrata dagli uomini di Nicholaus si liberasse del tutto per poterli raggiungere. Mentre da entrambe le parti l'ansia in previsione di quell'imminente incontro cresceva, Zlabya e Adrastar continuarono a fissarsi. Lo sguardo attento dell'uomo - peraltro in posizione di difesa a giudicare dalla postura che aveva assunto - le parve di gran lunga meno ostile di quanto si aspettasse in un primo momento.

Quando si appressò alla grotta fu però qualcos'altro ad attirare l'attenzione della giovane guerriera. Un grande animale occupava l'intera apertura del loro rifugio; quella bestia terrificante altro non poteva essere che un famiglio. La vibrazione magica che emanava quella creatura era la più forte che avesse mai avvertito, malgrado non fosse ancora al suo apice.

Ma come era possibile che Adrastar Drias fosse un Ronauk? Un cacciatore proveniente da Klaryon. Un nemico giurato di tutti i traditori fuggiti da quel regno assieme alla loro reietta discendenza mezzo sangue, proteggeva proprio una di loro?

- Non voglio farvi del male, voglio solo parlare... - li avvisò Zlabya ormai a pochi passi.

- Che ha detto? - Adrastar non capiva una parola di Jungaro e fu Evy a doverle rispondere.

- Vieni, puoi entrare! - l'avvertì la giovane facendole cenno di avvicinarsi. L'assenso nella voce di Evy sortì l'effetto sperato e Orion ritornò a somigliare alla buffa palla di pelo che lei adorava.

- Sei la Fanciulla Sacra? - domandò subito la donna per accertarsi di non aver sbagliato persona.

- Sì, sono io - replicò Evy senza tuttavia muovere un muscolo.

- Sai chi è quest'uomo, vero? - le chiese ancora tornando a fissare Adrastar.

- Certo, ma ti assicuro che non è un pericolo per noi - le rispose la giovane lasciandola letteralmente esterrefatta. - Che vuoi dire con questo? -

- Voglio dire che non ricorda più di essere un Ronauk e ha un Marchio del Potere tatuato sul collo. Per quel che mi è dato di sapere sui cacciatori, chiunque sia stato a imporglielo, lo ha fatto di sicuro col suo consenso - aggiunse la più giovane.

Per non turbare e confondere maggiormente Adrastar, Evy gli aveva nascosto molte cose sul suo conto. Le Anime Corazzate erano esseri troppo potenti perché qualcuno, fosse anche un grande stregone come Segundus o un arcimago come Lord Obsidian, potesse riuscire a fare una cosa simile alle loro spalle. Probabilmente, Adrastar non sbagliava nell'affermare di essere proprio lui, la persona destinata a salvarla.

- Una conclusione del tutto ragionevole - concordò Zlabya abbassando finalmente la guardia.

Poteva sembrare assurdo, eppure, non poteva negare ciò che era evidente anche ai suoi occhi.

Un Ronauk senza memoria, una mezzosangue dai poteri misteriosi e una guerriera Jungara insieme? Come inizio non era male, pensò Zlabya, profondamente stranita da quella singolare circostanza.

Durante quella breve conversazione tutta al femminile, Adrastar era rimasto in silenzio ad aspettare che qualcuno si degnasse di tradurre. Evy parlava Jungaro? Un idioma antico quanto il tempo stesso, interdetto e del tutto incomprensibile alla maggior parte della gente che conosceva, lui compreso? E quella strana ragazza poi, come diavolo aveva fatto ad arrivare fin li senza farsi scoprire? Più il mistero s'infittiva, più il bisogno di risposte si faceva pressante.

- Chi sei? - le domandò lui ancora molto sospettoso.

- Il mio nome è Zlabya e appartengo al clan della Lepre. Sono stata incaricata di prelevare questa fanciulla e scortarla ad Atalon, presso il suo Magister - rispose lei con orgoglio.

A quella presentazione Adrastar storse ancor di più il naso.

- Ma davvero? E dove ti eri cacciata nel frattempo, piccola lepre incompetente? - sbottò molto irritato dalla situazione che si era venuta a creare.

- E voi allora? Cosa ci fate ancora qui? Vi credevo ben oltre il fiume a quest'ora! - lo rimbeccò la giovane guerriera.

- Adrastar ha dormito per più di un giorno a causa del Sigillo che ha sul collo. Non può usare la magia senza pagare un prezzo altissimo, e non essendone al corrente, non ne ha colpa - lo difese Evy.

- Recriminare non ha senso adesso. Siete al servizio del re di Westfalia o no? - volle sapere Zlabya.

- Sono al servizio di questa fanciulla, ragazza lepre. Suo, e di nessun altro! - ribadì Adrastar.

Zlabya sorrise di sbieco. Dunque, quell'uomo aveva preso Evy sotto la sua ala senza avere nessun tipo di interesse? Ne sarebbe stata più che felice se fosse stato così, ma anche nel dubbio, la giovane decise di ridimensionare i toni. Adrastar avrebbe voluto saperne di più su quella ragazza, sopratutto su come avesse potuto aggirarsi fra le fila nemiche senza essere fiutata dai cani o essere vista da qualcuno, dato che avrebbe fatto molto comodo anche a lui.

- Posso vederlo? - domandò poi la ragazza dopo aver finalmente trovato un compromesso con l'indisponente mercenario.

Adrastar deglutì nervosamente, togliendosi il cataplasma che Evy gli aveva applicato sulla pelle. La parte esterna alla medicazione era ancora infiammata, mentre quella con impresso il circolo magico aveva ritrovato un colore pressapoco normale.

- E' una cosa potente... - mormorò lei profondamente affascinata da quel misterioso disegno.

I simboli che lo decoravano sembravano qualcosa di vivo, dato che le parole si muovevano mentre venivano attraversate da una leggera luminescenza. Zlabya concluse che quasi certamente, ciò che di quell'incantesimo era visibile all'occhio umano non era altro che la punta dell'iceberg.

- Credi che volessero uccidermi? E se si, perché? - chiese Drias spontaneamente.

- Solo un Ronauk può uccidere un altro Ronauk, e per uccidere intendo farlo in modo definitivo. Qualcuno ha voluto impedirvi di usare la magia, e credo lo abbia fatto principalmente per cancellarvi la memoria... Il perché, beh, questo sta a voi scoprirlo - gli rispose lei.

- Che vuol dire in modo definitivo? Si muore una volta sola, è ovvio! - ribatté lui sempre più confuso.

- In te non c'è nulla di ovvio Drias! Sei un'anima corazzata, e questo per natura, ti permette di avere molte più vite da spendere rispetto a una persona normale. Esse variano da individuo a individuo, esattamente come la forma dei vostri famigli, che varia a seconda dell'anima a cui è legata - gli spiegò Evy trovando finalmente il coraggio di dargli tutte le informazioni che aveva acquisito, proprio leggendo uno dei libri della biblioteca di Ambrosia.

- Come può un mio simile uccidermi in modo definitivo, allora? -

- Appropriandosi con la magia di tutte le vite a disposizione dell'altro. Ma non è tutto: i Ronauk possono anche scegliere di donare una vita a chiunque venga ritenuto degno di questo grande sacrificio. Ma da quel che ho potuto leggere, questa cosa non è mai avvenuta - aggiunse Evy abbassando lo sguardo per non incontrare quello serio e pensieroso di Adrastar.

- Devi dirmi altro? - il tono freddo e distaccato nella voce dell'uomo la turbò fino alle lacrime.

- Penso che quel sigillo sia stato apposto sulla tua pelle col tuo benestare Drias, e ho motivo di credere che quella che stai vivendo... sia l'ultima vita che ti rimane - terminò Evy dando libero sfogo al gran desiderio che aveva di piangere.

- Sono felice di saperlo. Tanto, qualunque cosa accada, questa vita già ti appartiene, Evy. Per cui, ora asciuga quelle lacrime piccola mia... E per il tuo bene, giura di non nascondermi più nulla - aggiunse Drias quasi sollevato.

- Lo giuro! - assentì la ragazzina gettandosi con trasporto fra le sue braccia.

Zlabya dal canto suo, dopo quella toccante scena rimase immobile senza più dire parola. Adrastar e Evy erano insieme da soli quattro giorni, eppure, fra i due sembrava essersi sviluppato un legame ben più profondo di quello che avrebbe potuto crearsi fra due persone che si conoscevano appena. Era incredibile pensare che il loro incontro fosse stato frutto del caso, com'era impensabile anche soltanto credere, che la comparsa della Fanciulla Sacra fosse avvenuta per una mera coincidenza proprio in concomitanza con l'ascesa di Nicholaus al potere. La giovane guerriera iniziava a convincersi sempre di più che Segundus avesse per forza di cose dovuto prevedere quegli eventi futuri, già moltissimi anni prima che avvenissero. Il fatto che Adrastar fosse un Ronauk non era una combinazione, come non lo era il fatto che proprio chi avrebbe dovuto distruggere Evy e tutto quello che rappresentava, al contrario, avesse deciso di proteggerla.

Ma per quale ragione Adrastar aveva permesso a un altro stregone di infliggergli una punizione simile?

Il sigillo lo limitava, provocandogli per di più, un dolore quasi insopportabile.

Che senso aveva avuto, e per quale motivo aveva deciso di salvare quella vita già condannata?

Per il momento non le restava che portare a termine la propria missione e assicurarsi che Evy raggiungesse sana e salva Atalon, e il Santuario di Celestia.


 




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