cao
“Ma perché
è così stupido?! Eppure ha un quoziente intellettivo elevato! Ma perché?
Perché?!”
Una ragazza
di circa sedici anni si accasciò sul tavolino, mentre le sue due amiche
sorridevano divertite. Solo Sarada e Chocho sapevano della cotta perenne di Himawari
nei confronti del discendente dei Nara, e di come la Uzumaki le avesse provate
davvero tutte per fargli capire i suoi sentimenti.
“Quindi,
partiamo dall’inizio.”
Sarada si
aggiustò gli occhiali sul naso, mentre Chocho guardava dentro il suo pacchetto
di patatine ormai vuoto.
“È venuto
a casa tua per giocare con tuo fratello ai videogiochi, e sono venuti anche
Inojin e tutti gli altri.”
Himawari
annuiva ad ogni parola che Sarada pronunciava, proprio come avevano fatto loro
quando lei raccontò l’episodio appena successo.
“Si sono
messi a giocare e tu sei spuntata per salutarli. Tutti si sono voltati per
salutarti, dicendoti che stavi bene con questo vestito addosso, tranne lui che
non ti ha completamente guardata. Dico bene?”
“Aaaaaaaah,
ma perché?”
Himawari
si disperò ancora di più, cominciando a dare testate sul tavolino, mentre le
due ragazze cercavano di non ridere.
“L’ho
comprato proprio per far colpo su di lui, e lui cosa fa? Non mi guarda, non mi
saluta! Dattebayo!”
“Su su,
non disperare Hima. Lo sai che gli uomini sono stupidi.”
“Che puoi
dirmi, Chocho? È un tuo compagno di squadra, ti avrà anche detto qualcosa su di
me, anche solo un piccolo accenno!”
Chocho
finse di pensarci su per qualche istante, per poi sorriderle.
“No, mai.”
Se
Himawari fosse stata pugnalata in quel momento, le avrebbe fatto meno male. Era
da anni che aveva una cotta per Shikadai, precisamente da quando l’aveva
portata in braccio a casa dopo essersi fatta male alla caviglia. Era stato un
attimo, e Shikadai si era trovato dalla friendzone alla lovezone. Da quel
momento, non ci fu un solo momento che Himawari non passasse a spiare Shikadai,
soprattutto quando veniva a casa sua a giocare con Boruto. In quei momenti
sperava che Shikadai la notasse e giocasse con lei, con altri tipi di giochi,
ma non era mai successo.
“Basta, ci
rinuncio. Non mi guarderà m-…”
“NO! NON
PUOI ARRENDERTI PROPRIO ADESSO!”
Sia Sarada
che Chocho sbatterono le mani sul tavolo, facendo trasalire la povera Himawari,
che le guardò con uno sguardo da cucciolo bastonato, e fu forte l’impulso di
dirle che in realtà Shikadai stravedeva per lei. Lo aveva scoperto Chocho
qualche tempo fa, durante una missione con Shikadai e Inojin. Si era
allontanata per andare a prendere della legna per il fuoco, e al suo ritorno stava
quasi per farsi vedere, quando dovette fermarsi improvvisamente per quello che
aveva sentito.
“Quindi ti
piace Himawari.”
“Sta’
zitto, Inojin! Non lo devi dire a nessuno!”
“E non
dovrei dire a nessuno nemmeno il sogno che hai fatto a luci rosse con Himawari?
Certo che nel tuo sogno e nella tua fantasia è proprio bella. Non che non lo
sia nella realtà, visto che è davvero bella. Forse nel tuo sogno era… più
intraprendente, ecco.”
Chocho
dovette stringersi al petto i rami per non farli cadere a terra, e dovette
mordersi la lingua per non urlare al mondo intero che aveva avuto ragione a
pensare che a Shikadai piacesse Himawari. E sarebbe anche uscita allo scoperto,
facendolo mettere spalle a muro, se solo Inojin non avesse continuato a
parlare.
“Comunque
porta una terza abbondante.”
“E tu che
ne sai?!”
“Perché
l’ho vista qualche giorno fa andare a fare shopping con Sarada e Chocho e le ho
viste entrare in un negozio di intimo. Ci sono entrato anche io con la scusa
che dovevo prendere, da parte di mio padre, un completo per mia madre, e ho
visto il completo che aveva adocchiato. Era proprio un bel modello.”
Shikadai
chiuse gli occhi, cercando di non fare quella domanda che premeva di uscire
dalla sua bocca, mentre Inojin sorrideva divertito.
“Se
proprio lo vuoi sapere, era di un blu notte trasparente che lasciava poco
spazio all’immaginazione.”
Un rivolo
di sangue cominciò a uscire dal naso del discendente del clan Nara, mentre il
discendente del clan Yamanaka rideva.
“Se Boruto
sapesse come vedi la sua sorellina, penso che ti ucciderebbe seduta stante. No,
forse ucciderebbe mezza popolazione maschile di Konoha se sapesse come la
guardano i ragazzi. Dovresti darti una mossa, Shikadai, o Iwabe ne
approfitterà.”
Pensando
di aver sentito abbastanza, Chocho uscì, portando i rami, nascondendo un
sorriso vittorioso. La sua amica aveva fatto centro nel cuore del Nara.
“Perché
non dovrei arrendermi? Le ho provate tutte, seguendo i vostri consigli. Non mi
guarda. Non si era nemmeno accorto di me quando ho indossato quel costume
bianco che mi avevate consigliato, non si era accorto di me, quando ho messo
quel tubino nero corto e scollato, e non si è accorto di me nemmeno quando
Metal si è avvicinato a me per invitarmi a ballare e a bere.”
C’era da
dire, in difesa di Himawari, che Shikadai era davvero astuto a non farsi notare
mentre guardava la Uzumaki, perché lui non solo la guardava, ma se la mangiava
addirittura con gli occhi. Nessuno sapeva dell’amore che provava il Nara per la
Uzumaki, tranne Inojin grazie alla Tecnica del Capovolgimento Spirituale e
Chocho con le sue incredibili e affidabilissime orecchie. Dirlo a Sarada era
stato un attimo, gioendo tutte e due per l’amica e mettendo in atto un piano
dietro l’altro, tutti miseramente falliti. Anche il povero Metal se l’era vista
brutta contro uno Shikadai furioso che gli intimava – solo come la grande
Temari sapeva fare – di non avvicinarsi a Himawari.
“Non ti
devi arrendere e basta!”
Le amiche
non sapevano che pesci prendere. Shikadai era astuto nel rimanere nell’ombra e
non farsi scoprire, e loro avevano appena esaurito le scorte di idee per farlo
uscire allo scoperto.
“Se
volete, posso dare io una mano a Himawari.”
“KAKASHI
SENSEI!”
Le tre
ragazze saltarono in aria dallo spavento, soprattutto Himawari che, rossa in viso,
aveva il terrore che Kakashi avesse sentito troppo e lo andasse a spifferare ai
quattro venti. Da quel punto di vista era tale e quale a sua madre Hinata.
“Co-cosa
h-ha sent-sentito Kakashi sensei?”
Anche le
balbuzie erano uguali, con l’unica differenza che Himawari balbettava solo se
messa alle strette o in imbarazzo, mentre Hinata balbettava solo in presenza di
Naruto.
“Che a te
piace un ragazzo e che le hai provate tutte, ma… Ho io quello che fa per te.
Ragazze, grazie per l’aiuto, ma ci penso io a Himawari.”
Detto ciò,
Himawari venne letteralmente sequestrata da Kakashi sensei, che la portò via da
una Sarada e una Chocho sconvolte.
“Dovremmo
fidarci del maestro?”
“No, ma
Himawari ci dirà tutto non appena il maestro la lascerà andare. Invece andiamo
al supermercato. Ho finito la mia scorta di patatine.”
“Sei
incorreggibile, Chocho!”
E se le
due amiche si dirigevano verso il supermercato più vicino, Kakashi portava una
Himawari imbarazzata lontano da orecchie e occhi indiscrete/i.
“Dove
stiamo andando, sensei?”
Non aveva
il coraggio di dirgli che non voleva andare via dalle sue amiche, ma aveva il
timore che il maestro, ad un suo rifiuto, avrebbe fatto la spia. Per questo lo
seguì, fino a trovarsi in un bosco parecchio isolato e lontano da tutti.
“Ecco, qui
possiamo parlare liberamente.”
Kakashi la
lasciò andare e si voltò verso di lei, sorridendole.
“Quindi le
hai provate davvero tutte, Himawari?”
“Ehm… sì.”
“Ti va di
parlarmene?”
Fu così
che Kakashi venne aggiornato su ogni cosa. Su come Himawari si fosse innamorata
di Shikadai, di come provò a farsi notare da lui, dei piani – diabolici e
malefici – di Chocho e Sarada per aiutarla con Shikadai. Tutto praticamente
inutile. Il Nara era tanto intelligente in battaglia e negli allenamenti quanto
stupido in amore. Non si rendeva conto che, così facendo, stava allontanando la
Uzumaki, facendole credere di non avere nessuna possibilità.
“Bel
guaio. Te ne sei scelta uno tosto, ma non temere, ho io la soluzione ai tuoi
problemi.”
“Sarebbe,
sensei?”
“Hai detto
che Shikadai non ti guarda. Forse ti reputa ancora una bambina, oppure non sei
il suo tipo, ma…”
Kakashi si
era accorto che le sue parole avevano trafitto Himawari, facendola accasciare
sempre di più contro un albero, togliendole la voglia di continuare a provarci.
“MA! Ho io
quello che fa per te, per sapere se un uomo è interessato a te o meno.”
Himawari
alzò lo sguardo – talmente triste che Kakashi sarebbe corso ad abbracciarla – e
guardò Kakashi estrarre un libro. Lo guardò con interesse, avvicinandosi.
“Questo,
piccola mia, è la Bibbia. Qui dentro il grande Jiraiya ha infuso tutto il suo
sapere, tutto quello che ti servirà con un tipo come Shikadai.”
“Il
paradiso della pomiciata?”
“Himawari,
fidati di me. Con questo riuscirai a conquistare il ragazzo dei tuoi sogni. Ma
non è finita qui. Dopo questo, dovrai leggere anche La violenza della pomiciata
e Le tattiche della pomiciata. Quando avrai letto questi tre libri, vieni da me
che ti insegnerò una mossa per stenderlo definitivamente.”
La
ragazza, più confusa che persuasa, prese il libro dalle mani dell’albino, il
quale poggiò una mano sulla sua testa corvina.
“Trattalo
con cura e poi vieni da me. Adesso va a casa. Mi raccomando, Himawari, nessuno
tranne me e te deve sapere di questa cosa. NESSUNO. Non farti scoprire a
leggere questo libro, nascondilo.”
Capendo la
gravità della situazione, Himawari nascose il libro e salutò il sensei,
correndo verso casa. Una volta arrivata, per poco non le venne un colpo vedendo
Shikadai a casa sua.
Che cavolo ci fa qui?!
Cercò di
non prestargli più attenzione del dovuto, prendendo qualcosa al volo dalla
tavola imbandita.
“Himawari
ma che fai? È quasi pronto.”
“Mamma
mangio dopo. Devo studiare per gli esami che si terranno fra qualche settimana.
Non ho tempo per nulla!”
“Nemmeno
per il Ramen?”
Rubò
qualche altro panino, immobilizzandosi alla parola Ramen. Sua madre aveva fatto
il Ramen, il piatto preferito suo e di papà. Come poteva dirgli di no?
Non posso, devo conquistare
Shikadai. Poi mi farò offrire da Teuchi ciotole senza fine di Ramen.
“No,
mamma. Nemmeno per il Ramen.”
Per poco
Boruto non sputò la coca cola addosso a Shikadai, tanta fu la sorpresa per
quell’affermazione. Se sua sorella rifiutava il Ramen, voleva dire che niente e
nessuno l’avrebbe fermata nel suo proposito di studiare. Lei era sempre stata
diligente e amante dello studio, ma non pensava che lo avrebbe messo davanti ad
una ciotola di Ramen. La videro scappare su per le scale e sentirono la porta
chiudersi a chiave.
“Deve
averlo preso sul serio questo esame.”
Si
sedettero a tavola, e con loro grande sorpresa si unì anche Naruto, tornato
presto dal lavoro. Anche lui, come il figlio, rimase allibito dal comportamento
di Himawari, ma pensò che fosse a causa dei geni materni se metteva lo studio
ai primi posti.
Quello che
tutti loro, invece, non si aspettavano era che Himawari studiasse un libriccino
datole da Kakashi sensei. Non solo lo studiò meticolosamente, ma si segnò le
cose che reputò davvero interessanti su un piccolo quaderno, finendolo nel giro
di due giorni. La stessa sorte ebbero anche gli altri due volumi. Con Le
tattiche della pomiciata, Himawari tastò con mano le varie tecniche di bacio,
su come baciare, dove baciare e quando baciare, tanto che la sua mano divenne
un succhiotto enorme e violaceo.
Forse è così che deve essere. Devo
chiedere a Kakashi sensei.
Mancava
solo una settimana agli esami finali, e lei aveva appena finito il terzo ed
ultimo libro di quella trilogia. Quella trilogia le aveva aperto un mondo a lei
sconosciuto, e non nascondeva che la cosa l’affascinava e la imbarazzava al
tempo stesso.
“Quindi,
ti sono piaciuti i libri?”
“Dovrei
farmeli regalare per il compleanno, non si sa mai che possa prendere spunto per
conquistare Shikadai. Dattebayo!”
Per poco a
Kakashi non cadde il libro per terra, prontamente preso grazie ai riflessi
pronti dovuti agli innumerevoli allenamenti. Non pensava che la piccola
prendesse così seriamente la sfida, e la cosa lo fece sorridere di gusto.
Himawari di Hinata aveva solo l’aspetto, nel carattere era tale e quale a
Naruto. Era un mix letale di imbarazzo e intraprendenza.
Se davvero Shikadai non le cade ai
piedi dopo questa tecnica è gay.
“Ok,
iniziamo. La tecnica che ti insegnerò si chiama Hāremu no Jutsu, detta anche Tecnica
dell’Erotismo.”
“E come
funziona?”
“È una
variante della Tecnica della Trasformazione con la quale ci si trasforma in una
donna attraente nuda, in modo da attirare l’attenzione dell’avversario. Questa
tecnica la inventò proprio tuo padre.”
“Che
cosa?!”
Non
poteva crederci che suo padre avesse creato una tecnica del genere, cominciando
a ridere di gusto, con le guance che le si tingevano di rosso per l’imbarazzo.
L’aveva sempre saputo che suo padre ne sapeva una più del diavolo, ma non
credeva che sapeva fare – addirittura creare – questo genere di cose.
“Vuoi
impararla?”
“Certo!
Ma come faccio a trasformarmi in una donna se sono già una donna?”
“Beh,
vedranno te nuda, ma stai tranquilla. Ci sarà del fumo a coprirti, e puoi
creare la tua versione maschile, quindi perfezionare ulteriormente la tecnica
di Naruto.”
Quella
fu la motivazione necessaria per farle imparare la Tecnica dell’Erotismo. Si
allenò senza sosta per una settimana, alternando gli allenamenti con gli studi.
Nessuno aveva mai visto Himawari impegnarsi così tanto in una cosa, e tutti si
aspettavano grandi cose da lei, specie quando arrivò il grande giorno.
Konohamaru
era uno dei giudici di questo esame, e tutti sapevano che aveva un occhio di
riguardo per Himawari. Non quanto perché fosse la figlia di Naruto, quanto
perché per lei era come una sorellina piccola da proteggere da quei maniaci di
ragazzi che popolavano l’Accademia. Si era alleato con Boruto per tenerli
lontani da lei senza che lei se ne accorgesse, col risultato di aver minacciato
di morte parecchi di loro.
Dovrebbero essere a buon punto.
La
maggior parte di loro superarono egregiamente le prove, ritrovandosi alla sfida
finale in cui dovevano affrontarsi in un testa a testa.
“Adesso è
il turno di Shinki no Sabaku contro Himawari Uzumaki.”
Himawari
inspirò e espirò a fondo, cercando di domare la paura che stava prendendo il
sopravvento su di lei. Non poteva mollare proprio adesso, non quando si era
allenata così tanto e con tutti quanti a guardarla.
Devo farcela! Devo conquistare
Shikadai. Devo giocarmi il tutto per tutto!
“Che inizi
lo scontro!”
Himawari
chiuse gli occhi, svuotando la mente e pensando solamente al suo obiettivo.
Quando li riaprì, guardò intensamente il suo avversario.
“Hāremu no Jutsu!”
Shinki
era sempre stato bravo, specie nel mantenere la calma e il sangue freddo. Era
stato allenato duramente a qualsiasi tipo di scontro. Ma quando si ritrovò
davanti una Himawari leggermente più grande, nuda, con della nebbia che faceva
da vedo non vedo e il suo sguardo ammaliante, nonché un “Shinki-kun” sussurrato
in modo talmente provocatorio che avrebbe risvegliato i morti, fu più forte di
lui. Il sangue cominciò ad uscirgli dal naso, cadendo svenuto per terra.
La
tecnica durò meno di un minuto, scomparendo così come era apparsa, lasciando
una Himawari sorridente che veniva annunciata vincitrice da Anko, la quale
cercava in tutti i modi di non ridere per la trovata dell’Uzumaki per vincere
l’incontro. Shinki non fu l’unico a cui uscì il sangue dal naso. Boruto era
sbiancato e si era coperto subito la faccia, mentre Konohamaru guardava con
tanto d’occhi la sua “sorellina”.
“Quella
è Himawari… Non posso crederci.”
Anche
Inojin, Shikadai, Metal, Iwabe e tutti gli altri erano rimasti fulminati da
quel jutsu di Himawari. Nessuno si aspettava una mossa del genere, nemmeno suo
padre Naruto che era rimasto senza parole e che cercava di non ridere. Hinata
si era coperta il viso dalla vergogna, mentre accanto a lei Temari, Ino e
Sakura ridevano divertite.
“Tua
figlia è la copia al femminile di Naruto.”
Hinata
non poté che dare loro ragione, ritrovandosi a sorridere suo malgrado.
Quello
che proprio non riusciva a sorridere era Shikadai che, asciugato il sangue che
gli colava dal naso, si alzò dal suo posto e se ne andò, ben sapendo dove
doveva andare.
Aveva
visto con la coda dell’occhio – in un momento di lucidità – Himawari parlare
con Naruto, intuendo la ramanzina che il padre le stava facendo.
Come le è saltato in mente di fare
quel jutsu?! Maledetta Seccatura!
Cercava
di non pensare a quello che aveva visto un momento prima, cercava di non
pensare al modo sensuale con la quale aveva chiamato il suo avversario – e non
lui –, vincendo l’incontro, perché se ci pensava, sentiva la rabbia cominciare
a crescere dentro di lui.
Solo lui
poteva chiamare in quel modo sensuale, solo con lui doveva fare quel tipo di
jutsu. Fu proprio la Hāremu no Jutsu che spronò Shikadai ad andare da Himawari,
prima che lo facesse qualcun altro, trovandola dentro un’aula dell’Accademia.
Si sentivano in lontananza le voci di incoraggiamento per l’incontro.
Shikadai
chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò a Himawari, la quale cominciò a
indietreggiare fino a trovarsi spalle a muro.
“Che ci
fai qui?”
“Non
provare mai più a fare quel jutsu in presenza di altri che non sia io.”
Entrambi
i cuori battevano veloci dentro le due casse toraciche, mentre il Nara poggiava
le mani ai lati della testa della ragazza.
“E
perché, scusa?”
Himawari
aveva una particolare caratteristica. Quando si arrabbiava, o la facevano
arrabbiare, diventava violenta come sua nonna Kushina Uzumaki, tanto che ognuno
nel villaggio prese a chiamarla Red-Hot-Blooded Hanabero. E avrebbe anche
colpito Shikadai, se solo non si fosse avvicinato e non l’avesse baciata.
Mi sta… baciando.
La testa
le si svuotò da qualsiasi pensiero coerente e incoerente, mentre una frase
gridava a più non posso che Shikadai la stava baciando.
Non fu
un bacio per niente casto e puro, ma fatto di morsi, possessione di labbra e
mani che si toccavano dappertutto. Quando si staccarono l’un dall’altra si
ritrovarono col fiatone.
“Perché
mi hai baciata?”
“Sei una
seccatura, Himawari. È solo colpa tua se ho perso la ragione.”
E per
farle capire il concetto, avvicinò il suo bacino a quello della ragazza,
facendole sentire la voglia che aveva di lei. La vide avvampare di botto,
sorridendo trionfale. Non si era mica dimenticato la Himawari più grande, nuda
e con la nebbia a fare da vedo non vedo.
“Non è
una buona motivazione per baciarmi.”
Il suo
tono voleva essere autoritario, invece si ritrovò a sussurrarlo appena, con
quella voce che Shikadai trovò maledettamente eccitante, tanto da portarlo a
lasciarle una scia di baci dall’orecchio al collo, sempre tenendo le mani
ancorate ai suoi fianchi.
“E se ti
dicessi che mi piaci da impazzire e che ti voglio tutta per me? Questa sarebbe
una buona motivazione per baciarti?”
“Ah.”
La bocca di Shikadai si posò sul lobo dell’orecchio di Himawari,
succhiandolo appena. Le sue mani si posarono sul suo fondoschiena, prendendola
in braccio e la spinse a parete. Spostò le sue mani fino a poggiarle sulle sue
gambe, alzando lentamente la gonna della divisa da combattimento. Avvicinò il
suo corpo a quello di lei, e lei avvertì la sua voglia. La sua era una lenta e
dolce tortura.
Shikadai la fece camminare all’indietro, finché Himawari non si arrestò
dopo aver sbattuto contro un banco e lui si mise davanti di lei. Non le
diede il tempo di parlare che le sue labbra furono di nuovo sue. I suoi capelli
le solleticavano la fronte ed il naso. Himawari non riusciva a ribellarsi, sia
perché non poteva, ma soprattutto perché non voleva. Era da tempo che sognava
una cosa del genere, e di certo poteva anche solo immaginare che anche Shikadai
lo volesse.
“Ti voglio…”
Le mani di lei andarono a posarsi sulla cerniera dei pantaloni,
abbassandoli appena e infilando la mano, toccando la virilità del Nara, che
cominciò ad ansimare al suo orecchio.
Era la cosa più pericolosa ed eccitante che avesse mai fatto. Nemmeno i
libri che aveva letto le avevano dato quella sensazione che provava nel
trovarsi fra le braccia di Shikadai.
Giochiamo.
Se Shikadai iniziò quella danza erotica, Himawari la finì, sotto lo sguardo
sbigottito del Nara.
Scese dal banco, si aggiustò i vestiti, i capelli e si allontanò dal moro,
che non riusciva a non guardarla male. Perché ha interrotto quel momento
magico?
Eppure ero convinto che lo volessi anche
tu…
“Devi meritartele queste cose, Nara.”
La guardò sorridere e scappare dalla stanza.
Il sorriso compiaciuto che Himawari gli rivolse, fu il primo di una serie
di sorrisi che non l’avrebbero più fatto dormire la notte.
Maledetta Seccatura!
“Himawari! Torna qui!”
Si sistemò ed uscì di fretta e furia dall’aula, cercando di acchiappare
quella seccatura dai capelli blu. La sua Seccatura dai capelli blu.
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