Jude non
ricorda con esattezza come sia finito in quella situazione
– forse anche quel ricordo è anestetizzato dai
fumi che albergano i luoghi che frequenta ultimamente.
Una
sera d’inverno, il vento freddo. Fuori si era fatto buio
e lui, come al solito, era in ritardo per tornare a casa. Avrebbe
dovuto smettere di intrattenersi in biblioteca fino a
quell’ora, prima o poi.
Casa
sua era dalla parte opposta della città,
perciò, nel tentativo di risparmiare un po’ di
tempo, aveva deciso di tagliare attraverso la zona malfamata.
Pessima
scelta, se solo ci ripensa adesso.
「 Southwest
Corridor, Boston, 12th January
h. 07:25 p.m. 」
Era
un vicoletto secondario, dove non arrivava neanche la luce
rossastra dei vecchi lampioni. Ogni cosa era avvolta
dall’oscurità e nella nebbia sottile scie di fumi
si alzavano dalle pattumiere di latta lì affianco.
Passandoci davanti, nella mente di Jude era affiorato chiaro il
desiderio di non addentrarsi mai e poi mai in un posto del genere
– peccato che, in effetti, non avesse avuto nessuna
possibilità di scelta.
Mentre
camminava lungo il marciapiede illuminato dalle luci malandate
eppure, a modo loro, così rassicuranti, aveva sentito una
voce nota emergere da quelle tenebre e pronunciare il suo nome.
«Sharp?»
Jude
si era stretto un po’ più a sé la
tracolla della borsa, restando inchiodato sul posto. Si era guardato
intorno con circospezione, quasi volendosi accertare con quanta
più sicurezza possibile di non aver preso un abbaglio. In
cuor suo, d’altronde, Jude sperava di essersi sbagliato.
Eppure,
sapeva già di avere ragione.
Purtroppo,
infatti, era proprio dal vicolo buio alla sua sinistra che
era provenuta quella voce.
E
Jude conosceva fin troppo bene il suo insopportabile proprietario.
Poco
dopo aveva sentito un gran frastuono invadere quella viuzza senza
uscita – qualcuno che inciampava, metallo che cadeva
rumorosamente a terra, il miagolio di lamento di un gatto, una sequela
di imprecazioni trattenute tra i denti – mentre lentamente
tre figure emergevano dall’oscurità.
«Cazzo,
David» aveva sbottato il ragazzo di poco
prima «un po’ più di
attenzione?»
David
Samford era comparso sulla scena di lì a poco, con un
aspetto piuttosto trafelato. Con una mano poggiata sul muro di mattoni
alla sua destra, si era piegato su se stesso, il respiro affannato.
«Come
se ce l’avessi messo io quel secchio,
lì» aveva replicato passandosi nervosamente una
mano nella chioma di capelli turchini. «Oh, ciao,
Jude!»
Il
ragazzo sembrava essersi illuminato alla presenza
dell’amico in quel luogo. Jude, invece, si sentiva
stranamente confuso: lui e David si erano parlati un paio di volte, a
scuola – certo, era ben lontano dal definirlo un suo amico,
d’altronde tuttavia quante persone potevano veramente
definirsi suoi amici? Ah, se solo non fosse stato sempre
così riservato…
Nel
frattempo, una terza figura era comparsa sulla soglia del vicolo e
Jude non ci aveva messo molto prima di riconoscerlo: era Joseph King,
il ragazzo che era sempre in compagnia di David – anche se
forse sarebbe stato più corretto dire che fosse Stanford a
seguire Joe come un’ombra.
Joseph
aveva tirato uno schiaffo sulla testa del primo ragazzo,
ignorando le sue proteste.
«Pure
tu potresti evitare di criticarlo qualsiasi cosa
faccia, Caleb» aveva soggiunto Joe, osservando con aria truce
il primo ragazzo.
«È
colpa mia se è deficiente? Comunque
potresti pure evitare di difenderlo per qualsiasi cosa, è
abbastanza adulto da farlo da solo e, se proprio non ci riesce, cazzi
suoi. Non è un bambino e tu non sei la sua mammina. Al
massimo sarà il tuo ragazzo – ma io non mi
azzarderei comunque a definirvi in questo modo, mi sembra piuttosto che siate due che si limitano a scopare
insieme, ma poco importa» aveva commentato Caleb Stonewall,
senza perdere la sua solita aria strafottente.
«Non
è il mio ragazzo» aveva replicato
Joe, afferrando il suo interlocutore per il colletto della maglietta.
«Oh,
se reagisci così fai supporre tutto il
contrario» gli aveva fatto notare Caleb, nello sguardo una
provocazione per nulla velata.
Jude,
nel frattempo, si era agitato lievemente sul posto, spostando il
peso del corpo da un piede all’altro. Se fosse stato per lui,
a quest’ora non avrebbe perso ulteriore tempo per scattare e
correre via da lì il più velocemente possibile,
tuttavia ormai i tre ragazzi lo avevano notato: erano in
superiorità numerica, perciò non ci sarebbe
voluto loro molto tempo prima di raggiungerlo e bloccarlo. Considerando
anche il fatto che sembravano avere delle corporature piuttosto
allenate e adatte agli sforzi fisici, fuggire era decisamente al di
fuori delle sue opportunità.
Il
ragazzo aveva pensato allora di richiamare la loro attenzione.
«Joe?
David? Caleb? Che cavolo ci fate qui?» aveva
domandato infatti. Forse con la retorica sarebbe riuscito a distrarli,
assicurandosi così la fuga.
«Come
che ci facciamo qui? È dove veniamo sempre,
dopo le lezioni» era stata la spiegazione che gli aveva
fornito David, con il fiato ancora piuttosto corto.
«La
vera domanda» aveva ripreso Caleb, passandosi
una mano nel ciuffo di capelli castani «è cosa ci
fai tu, qui.»
Jude
si era morso un labbro inferiore, muovendo di nuovo nervosamente i
piedi.
«Niente
di particolare, a dire la
verità» aveva cominciato a spiegare, a disagio
«stavo andando a casa e ho pensato che passando da qui avrei
fatto prima. A tal proposito, forse adesso è arrivato il
momento che io me ne vada—»
«Ohh,
non così in fretta, amico» Caleb
era scattato in avanti, afferrando Jude per un braccio e trascinandolo
verso il vicolo «andarsene via così in fretta,
d’altronde, è da maleducati, non trovi?»
Joe
e David si erano limitati a lasciarsi sfuggire un lieve sogghigno,
per poi inoltrarsi nelle tenebre insieme agli altri due.
Angolo
autrice
Mi sono
spaventata quando mi sono resa conto che ci ho messo più di
quattro mesi per finire questa long. Perché sì,
per la prima volta in vita mia sono riuscita a concludere qualcosa. Ne
sono così entusiasta che potrei pubblicare tutti i capitoli
di questa long in una volta sola... ma non lo farò,
fondamentalmente perché sono una persona estremamente sadica
– e credo che questo ormai lo sappiate tutti.
In totale,
ve lo dico già da adesso, la storia si comporrà
di sei capitoli, compresi il prologo e l'epilogo. Parliamo di 27.700
parole circa... un vero e proprio muro di parole, in effetti. Visto che
pubblicarla come OS mi sarebbe sembrato fin troppo pesante, ho deciso
di percorrere la via della long fiction. Magari anche per togliermi la
soddisfazione di vedere una mia storia giungere al termine? Chi lo sa.
In ogni caso, visto che già dal numero di parole si capisce
che il 7 sarà un numero molto presente all'interno di questa
storia (non è vero ma illudiamoci che sia così
LOL) i capitoli verranno pubblicati ogni 7, 17 – al diavolo
la scaramanzia, insomma – e 27 del mese, e beh, ho pensato
che questo potesse essere un modo carino per farvi compagnia in questi
caldi mesi estivi... dato però lo scarso riscontro che
generalmente le mie storie ottengono su questo fandom diciamo che
principalmente la pubblico per me, ahah.
Non
aspettatevi fluff e cose allegre da questa storia: vengono affrontate
tematiche quali l'alcol, la droga e la delinquenza, perciò
diciamo che le coppie ci sono ma potrebbe trattarsi anche di rapporti
disfunzionali, in taluni casi. Se sono argomenti che credete di non
riuscire a sopportare in una lettura, vi consiglio caldamente di non
proseguire oltre, non vorrei mai urtare la vostra
sensibilità. Il linguaggio sarà spesso molto
pesante, così come alcune scene... perciò
sì, credetemi, se non ve la sentite vi capisco. Inazuma
Eleven non è certo la patria di queste cose poco allegre...
io stessa, mentre scrivevo, mi sono dovuta fermare innumerevoli volte,
perché a tratti la storia diventava fin pesante o temevo di
non aver approfondito a sufficienza alcune tematiche.
Altra
cosa: questo è il prologo e non succede granché,
credetemi però se vi dico che il terzo, quarto e quinto
capitolo saranno davvero... pieni. Okay, questo non vuol dire saltate a
quelli e non leggete gli altri, però insomma, dopo l'impegno
che ci ho messo per finire questa storia magari date uno sguardo un po'
a tutto.
A
proposito... lo so, come ho detto le mie storie su questo fandom non
ricevono mai molti pareri... però, visto che ci ho messo
più di quattro mesi per finirla e che ci ho letteralmente
sputato sopra del sangue per finirla, almeno un piccolo parere per
dirmi cosa ne pensate vi andrebbe di lasciarlo? :3
Le coppie
penso di non dover neanche dire quali siano... e sì, questa
è l'ultima storia che pubblicherò su questo
fandom. Perché? Oh, molto semplice: ormai Inazuma Eleven mi
provoca soltanto dispiaceri. Ho trovato fandom in cui mi sento molto
più benaccetta, per cui non vedo il motivo di restare
ulteriormente qui. Per continuare a soffrire? Grazie, ma no, grazie. Ma
ehi, ho concluso una long, bisogna festeggiare, no?
E niente,
per questa volta ho detto tutto – e anche troppo, forse. Ringrazio come al solito Gaia per aver betato tutto ciò e ci
vediamo il 17 luglio!
Aria