Il
vecchio Jerry Chopper, uno e settantacinque, sulla quarantina,
americano, biondo e inespressivi occhi chiari e tanto carino, mi
aprì la portiera della macchina. Non che ce ne fosse bisogno,
con la nuova tecnologia e tutto il resto, ma altrimenti c'era da
chiedersi perchè il vecchio pa' me lo avesse attaccato alle
costole tanti anni prima. Tacco punta, tacco punta. Mi grattai il
ginocchio, le calze a rete mi davano il prurito. Decisi di pensare ad
altro e mi aggiustai la lunga tesa del cappello nero e la rete
sottile che mi copriva gli occhi. Jerry mi sorrise, anche se sembrava
preoccupato. Aveva circa diciotto anni più di me. Un gran
senso del humor. C'ero andata a letto un paio di volte, ma penso
fosse innamorato di me sin da quando ero una bambina. Era americano,
poprio fino all'osso, e non mi piaceva. O forse il motivo vero, era
che lo conoscevo da sempre e non era bello in certi momenti ricordare
che mi salutava con la mano mentre a dieci anni giocavo con le mie
amiche al parco, a New York.
Guardai
l'orologio al plasma sul bracciale d'oro. Un'accoppiata tremenda, ma
andava dannatamente di moda a quel tempo. Ero in un ritardo discreto,
come volevo. Sapevo con certezza che molti degli altri erano già
arrivati e con una certa sicurezza anche chi ancora doveva arrivare
alla festa. Almeno così, mi dicevo, avevo la certezza che
avrei trovato qualcuno ad aspettarmi.
Quando
Lavinie Zamackies, dopo che suo padre, ultimo di una lunga lista, era
morto ammazzato, a bruciapelo sulla fronte, dissero; e soprattutto
dopo almeno dieci anni che non ci vedevamo né sentivamo, mi
aveva videofonato, parlando del più e del meno e, tra le altre
cose, di un certo invito a casa sua, era stato subito evidente che ci
fosse qualcosa che non andava. L'unico motivo che potevo trovare,
evidente e immediato, era iniziato due anni prima, per concludersi
con la tragica morte di Jack Zamackies I, pochi giorni prima. Due
anni prima, in effetti, il vecchio carissimo Jacques de Roncadelle,
padre della carissima Blanche de Roncadelle, era stato ritrovato
morto, nel suo bell'ufficio tutto luccicante a Manahttan. Lo avevano
ammazzato con del veleno nell'orecchio. Erano davvero superbi, quei
bastardi. O almeno lo erano abbastanza da citare Shakespeare.
Bastardi, ripeto. Se non avete mai conosciuto uno come Jacques de
Roncadelle, non potete dire di aver conosciuto un uomo. Nonostante
fosse evidentemente Italiano, si era inventato questo nome alla
francese, perchè aveva l'erre strana. Lanciò una moda,
il vecchio Jacques. Così, per i tre anni a venire, centinaia
di Jackie della malavita organizzata di ciò che restava del
mondo, erano diventate Jacqueline, e altrettanti Andrew erano
diventati Andrè. Era il più intelligente, intrigante
bestardo che avessi mai consciuto. Uomo d'affari, esperto in ogni
tipo di lotta (non solo su piano fisico), e inoltre anche un avvocato
di quelli bravi, che per lo più, difendeva se stesso, o
comunque chi gli fruttasse bene. Oltretutto, per me, sua figlia,
Blanche, fu come una sorella, e di conseguenza lui come uno zio. Se
non avessi imparato da sola, probabilmente sarebbe sto lui a
insegnarmi a sparare.
Morto
il vecchio Roncadelle, tutti i nostri trenta vecchi Padri, avevano
cominciato a morire.
Allo
stesso modo, i loro trenta rampolli, o per lo meno coloro che si
erano presentati mi aspettavano al di là i quella soglia.
Passai
la mano velocemente sulla fotocellula che affiancava il portone,
questa fece i suoi bei calcoli e si accertò che anche le mie
impronte digitali fossero tra quelle degli invitati alla festa.
Acennò un rumore sottile e poi un'altrettanto sottile
luminescenza rossa. Feci cenno con la mano al caro Jerry che annuì
e partì con la macchina. Era evidente che la situazione non lo
convinceva. Era stato figlio di mio padre, più di quanto non
lo fossi mai stata io e comprendeva i nostri affari, spesso meglio di
me.
Ma
non era un criminale nell'anima e questo si può ricevere in
regalo soltanto per vie di sangue, in ogni senso possibile. Il
vecchio Jerry. Per un momento mi chiesi davvero se non avrei fatto
meglio a rimanere a casa. Non mi emozionava l'idea di rivedere, uno
per uno, quelli che per forza di cose o per destino erano diventati i
compagni della mia vita. Dopo pochi istanti Lavinie Zamackies,
sorridente, venne ad aprire la grande porta di legno scuro che voleva
imitare quanche varietà pregiata probabilmente estinta pochi
anni prima.
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