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Personaggi:
Luigi, Re Boo, Mario (menzionato), Pauline (menzionata), Ludwig
von Koopa (menzionato), Altri personaggi (menzionati), OC.
Genere:
Fluff, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing:
Het, Shonen-ai, Crack pairing.
Note:
Tematiche delicate.
Noodlin'
Lucilla
depose lo sguardo afflitto su quello che, molto probabilmente, era il
vassoio di cupcake più squallido di tutto il cosmo esplorato. «
Perché i tuoi sono così fantastici? » Spostò l'attenzione
sull'ineccepibile modello di paragone, disposto sulla tavola
esattamente accanto. Al contrario dei frutti dei suoi sforzi, le
tortine preparate da Ombretta erano la rappresentazione concreta
della perfezione, lucide e appetitose dal non poter resistervi almeno
un morso, con una spolverata di confettini colorati come ultimo tocco
di sontuosità. « E perché i miei
fanno così schifo?! » La ragazzina diede voce
all'onta della disfatta, indicando con un gesto esasperato la sua minuta orda di zombie che, maldestramente ricoperti di zuccherini
variopinti e impantanati nella glassa grumosa, le sembravano
addirittura reduci da un raid militare, crivellati di schegge e
pallottole.
«
Magari non sono bellissimi al di fuori » sdrammatizzò la
fantasmina, « ma dentro sono ancora buoni ».
«
Preferisco fare harakiri per redimermi dal disonore, piuttosto che
presentarmi con questi sgorbi. Non li propinerei nemmeno alla mensa
delle carceri. » Lucilla era consapevole che, se lo avesse chiesto,
Ombretta sarebbe stata più che disponibile a darle i suoi dolcetti
per il compleanno di Ludwig, ma i complimenti che la bimba smaniava
di riscattare dal principe non sarebbero stati diretti a lei.
«
Possiamo provare di nuovo » si offrì volenterosa Ombretta, la cui
pazienza non pareva mai esaurirsi di fronte ad apprendisti scadenti.
Era anche per tale qualità, oltre che per l'indiscutibile talento,
che Lucilla l'aveva implorata di diventare sua mentore culinaria per
adempiere alla disperata missione di omaggiare il primogenito
Toadstool Koopa con un dolce preparato personalmente, senza
intossicarlo.
«
Questa è già la seconda volta. Anzi, la terza, se contiamo pure
quando ho scambiato lo zucchero con il sale. » La cuoca in erba
scosse mestamente la testa, rassegnata. « Significa che devo
appendere il grembiule al chiodo e finirla di vilipendere la memoria
della pasticceria. Mi limiterò a fargli gli auguri. Almeno quelli
non lo spediranno dritto all'ospedale. » Uscì dalla scena del
crimine, per inciso la cucina, e si abbandonò scomposta sulla
poltroncina solita essere occupata dallo zio o dal sovrano.
Poltercucciolo le saltò accanto scodinzolante e adagiò il musetto
all'insù sul suo grembo, avanzando richiesta per una dose abbondante
di coccole.
«
Non siate troppo severa con voi stessa. » Ombretta asciugò con un
panno le teglie e gli stampini appena sciacquati. Nonostante le
pacifiche proteste di Lucilla che provava tuttora un po' di imbarazzo
che qualcuno le si rivolgesse con tanta importanza, specie da colei
considerata un'amica, la boo perseverava nel trattare in tutto e per
tutto la bambina come una piccola nobile. « Il principe compirà gli
anni domani, avete ancora tutto il tempo di fare un ultimo tentativo.
» Le indirizzò un sorriso di incoraggiamento, fluttuandole a fianco.
«
Se desse una sbirciata allo scempio nella pattumiera, mi
ringrazierebbe di aver cambiato idea. » Da quando la salute di
Lucilla aveva accusato meno acciacchi del solito nei tempi recenti,
la casa nel Regno dei Funghi si svuotava sempre più spesso: i
servigi di suo padre erano richiesti sia in veste di idraulico che di
eroe quasi tutti i giorni; Pauline aveva prolungato l'orario
lavorativo e traeva soddisfazioni sempre maggiori dalla carriera di
agente immobiliare (l'esperienza teatrale le aveva lasciato un grande
charme che non falliva di conquistare i clienti); Gloria, infine, si
dedicava alle amicizie di Brooklyn e stava fuori pomeriggi interi.
Così la sorella poteva sgattaiolare via qualche oretta nella massima
discrezione.
«
Avete comunque fatto passi avanti dal punto di partenza. » Le
consolazioni benevole giovarono poco al bruciore della sconfitta. «
A mio umile avviso, se posso permettermi, non vorrei peccare di
insolenza, dovreste concedervi almeno un'ultima possibilità. »
«
Per favore, non essere tanto ossequiosa quando parli con me. Non ce
n'è bisogno. » Il malumore per il dono fallito le indurì la voce e
Lucilla se ne pentì subito dopo, testimoniando l'effetto
mortificante che ebbe sulla boo.
«
Mi dispiace, non volevo, chiedo venia, non fateci caso... »
bofonchiò Ombretta, parandosi il volto con le braccine.
Era
già capitato alla bambina, in maniera del tutto involontaria, di
intaccare l'estrema sensibilità della governante, a cui era
sufficiente uno sguardo male interpretato o una parola pronunciata
equivocamente per avvilirsi senza difesa alcuna. Quando Ombretta
soccombeva alla propria fragilità, persino l'interlocutore che le
porgeva le scuse per il malinteso la faceva sprofondare ulteriormente
nei sensi di colpa e Lucilla intavolò svelta un argomento per
distoglierla dall'autoafflizione. « Quando tornano zio Luigi e Re
Boo? » Purtroppo quel giorno i padroni di casa avevano dovuto
recarsi altrove dopo l'arrivo della nipotina, con la garanzia di
ricomparire nel giro di poche ore. « Mi sarebbe piaciuto
accompagnarli. »
«
Non si tratterranno a lungo. La loro è solamente una visita di
cortesia, perché Sua Tenebrosità non mancherebbe mai a un gala
indetto da uno dei suoi cortigiani. » Ombretta si ricompose pian
piano e si accinse a lucidare l'argenteria esposta nelle vetrine in
cristallo e legno massello di ciliegio: un'attività che abitualmente
l'aiutava a calmarsi i nervi. « Lady Bow ovviamente ha esteso
l'invito a padron Luigi, sperando di entrare nelle grazie del re
attraverso l'attuale preferito del nostro sovrano. »
«
Lady Bow? » Quel nome non era nuovo a Lucilla, ma le sfuggiva in
quale avventura di suo padre lo avesse udito, tanto tempo addietro.
«
Una dei boo più influenti nella società dei non-vivi, dopo il
nostro re ovviamente. »
«
Quindi è risaputo fra i boo che mio zio sia un fantasma? »
«
Solo tra i più devoti alla corona, quindi pochissimi oltre me, e la
splendida Lady Bow non è inclusa. » Una punta di sarcasmo
trapelò dalle parole dalla fantasmina a rivelare un'inaspettata
antipatia per la dama ectoplasmatica, essendo Ombretta molto gelosa
della sua posizione di prestigio, a stretto contatto col sovrano e
confidente più affezionata del prediletto di questi.
Tuttavia,
Lucilla sospettava che la dolce spiritella non nutrisse soltanto un
curioso senso di appartenenza allo zio che l'aveva riparata sotto la
propria ala, ma che in fondo vi fosse anche qualcosa di tenero,
purtroppo incompreso o non corrisposto.
«
Padron Luigi è diventato talmente bravo nel camuffamento da
ingannare persino gli occhi di un boo. Finora voi siete stata l'unica
a smascherare il segreto, d'altronde buon sangue non mente. »
La
ragazzina intuì che l'altra non si riferisse a suo padre. « Non ti
senti mai sola? » Ombretta le aveva già raccontato che, molto
spesso, Luigi e Re Boo si assentavano anche giorni interi. La casa
non era poi così piccola, ma a trascorrerci dentro tutto il tempo
c'era da uscirne matti, a meno che, esattamente come nel caso della
sfortunata Ombretta, non si fosse affetti da una grave agorafobia:
per la fantasmina era impensabile varcare la soglia, all'aria aperta,
senza precipitare in terribili attacchi di panico che la sfinivano e
le squassavano il corpicino gommoso in preda ai brividi, togliendole
addirittura la forza di fluttuare. Lucilla aveva assistito a una e si
era impietosita enormemente per la condizione dell'amica, la quale
manteneva i contatti col mondo esterno grazie alla televisione e alle
riviste che si faceva consegnare, insieme a tutto ciò che le
occorreva per la casa e per soddisfare i desideri culinari dei
padroni. Curare il giardino e portare a passeggio Poltercucciolo
erano le uniche incombenze destinate a Luigi e, in sua assenza, se ne
occupavano altri domestici allertati da Ombretta.
Quest'ultima
si soffermò a riflettere, sospendendo per un momento l'opera di
lucidatura, come se non si fosse posta prima la domanda. « A volte.
»
«
Perché non ci sono altri boo qui? »
«
La dimora è così piccina che staremmo strettini » fu la pacata
risposta. « Sua Opulenza dispone di decine di magioni e castelli
assai più sfarzosi sparsi per il mondo, ma padron Luigi predilige
una sistemazione più intima e modesta. » Quando un palazzo
stuzzicava il suo gusto estetico, se non era già stato abbandonato e
rivendicato dall'oscurità, il monarca non doveva fare altro che
inviare una manciata di sottoposti a eseguire qualche trucchetto
affinché si diffondessero voci terrificanti sul luogo e gli inquilini
sgraditi si defilassero. A volte la superstizione lo aveva
addirittura anticipato sul lavoro sporco e Re Boo aveva preso
possesso indisturbato di manieri e fortezze erroneamente ritenuti
infestati ancor prima che lo fossero.
«
Hai mai pensato di trasferirti altrove? Lavorare in una casa più
grande, magari? »
Ombretta
si girò a guardarla, stupita. « Io non voglio andarmene. Sono
felice qui. Questa è anche casa mia. Padron Luigi mi ha accolta e
sempre trattata come se fossi parte della sua famiglia. »
«
Ma potresti, che so, fartene una tutta tua, conoscere altri amici,
aprire un'attività... »
«
Per ora ho tutto quello che mi serve proprio qui » le rispose
gioviale la fantasmina, tornando alle proprie mansioni. « Non
immaginate quanti boo siano disposti a fare carte false per stare al
mio posto » aggiunse poi con una nota di orgoglio.
La
bambina non si diede per vinta. « Non senti mai il bisogno di una
passeggiata? »
«
Oh, no. » Lo spiritello si immobilizzò e la sua voce divenne un
sussurro a malapena udibile, quasi un gemito di paura. « Ci sono
cose spaventose là fuori. » Restò pietrificato come in trance, con
gli occhi vitrei e incollati sul riflesso distorto della coppa tra le
sue mani, intrappolato dietro le claustrofobiche barriere mentali
erette in seguito a chissà quale orribile trauma che doveva aver
sofferto nella vita precedente.
«
Avrei un'altra domanda da porti. » Lucilla tentò di scuotere
l'amica dall'intorpidimento, approfittando della temporanea assenza
dei padroni di casa per soddisfare qualche interrogativo a frullarle
nel cervello dal primo giorno in cui vi aveva messo piede. «
Zio Luigi e Re Boo stanno insieme? »
Ombretta
ripiombò nella realtà e quasi si fece sfuggire di mano il calice,
riacchiappandolo goffamente al volo dopo qualche improvvisato numero
da giocoliere. Lo ripose con garbo nell'argentiera e si schiarì la
gola, un gesto finalizzato a guadagnare tempo che per insorgenza di
raucedine, prima di rispondere col tono più neutro che riuscì a
modulare: « Sua Intangibilità ha scelto padron Luigi come principe
consorte e compagno di eternità, ma padron Luigi non ha ancora
accettato, almeno formalmente, la sua corte ».
«
Lo sta corteggiando? » L'anima di fangirl in Lucilla mandò uno
squittio interiore così acuto da far incrinare tutti i vetri
dell'abitazione.
«
Sì. » Ombretta provò a camuffare il proprio disagio dietro una
facciata di compostezza, fallendo miseramente.
«
Avrei giurato che già fossero una coppia. Non li ho visti quasi mai
l'uno lontano dall'altro. »
«
Sono comunque molto legati. Dal primo giorno dopo la sua dipartita,
padron Luigi e Sua Perpetuità sono diventati inseparabili. »
Lucilla
le aveva chiesto tempo addietro delucidazioni sul tragico Game Over
di Luigi, ma l'amica aveva saputo fornirle solo vaghi dettagli di una
delle avventure più grandiose e purtroppo mai celebrata, essendone
pure Ombretta quasi completamente all'oscuro, siccome lo zio aveva
proibito ogni riferimento al riguardo, specie a colei che doveva
essere stata la causa della sciagura, dal cuore arido e crudele come
il regno che la custodiva al suo centro. « E come funziona dopo? »
La fame di risposte si fece accecante. « Se zio Luigi accettasse,
diverrebbe anche lui un re? C'è un limite di tempo entro il quale si
deve dare una risposta? Potranno formare una famiglia tutta loro?
Posso essere la damigella d'onore anche se tecnicamente non sono un
boo? » Saltellò sulla poltroncina, eccitata quanto un bambino la
notte di Natale.
«
Avevi detto una domanda. » Ombretta si voltò di nuovo e
rimpianse immediatamente l'errore, trovandosi fisse addosso a mo' di
laser da puntamento due pupille a forma di cuoricino che palpitavano
brama di risposte.
«
Ma sono troppo curiosa! » La bambina giunse le mani e si sporse con
espressione adorante verso di lei. « Ti prego, ti prego, ti prego,
ti prego, ti prego, ti prego. »
Una
pausa e un sospiro. « Fra i boo le cose funzionano diversamente dai
vivi. Non abbiamo scadenze a cui attenerci, essendo il nostro tempo
già scaduto in partenza. Lo stallo tra il nostro sovrano e padron
Luigi potrebbe protrarsi anche per anni, decenni o secoli interi, a
meno che uno dei due non decida altrimenti: che Sua Tenebrosità
ritiri la promessa o che padron Luigi la accetti o la rifiuti. E,
sì, nel caso in cui padron Luigi acconsenta all'unione, acquisirà
anch'egli i medesimi poteri e la carica di re a tutti gli effetti:
così ha affermato il nostro sovrano quando ha pronunciato il suo
voto. »
Lucilla
ritrasse nella mente la scena esatta, lì, in mezzo sala soffusa,
davanti alla danza del fuoco nel caminetto, il monarca chino su un
ginocchio a stringere la mano dello zio mentre scandiva il giuramento
solenne di un connubio eterno. Si concesse il lusso di infiocchettarla un
pochino, con Luigi che si portava l'altra mano al petto e gli occhi
cavernosi dello spettro re meno terribili e più
sbrilluccicanti, simili a quelli del classico principe azzurro.
«
Se lo desiderano, potranno adottare dei giovani boo da
crescere come loro figli » aggiunse la fantasmina.
Lo
zio l'aveva informata che ai boo, ormai privi della linfa vitale,
fosse preclusa la possibilità di donare a loro volta la vita e che,
quando una coppia stabile desiderava fondare un nucleo familiare, non
potevano fare altro che attendere. Questo era uno dei misteri più
strabilianti del quale nemmeno l'esperto Re Boo era stato capace di
svelare il meccanismo logico: in parole povere, nell'attimo in cui
una piccola vita spirava, da qualche parte nel mondo o nell'universo,
la sua anima automaticamente si staccava dal corpo catalizzatore e si
spostava alla ricerca del luogo dove era tanto attesa per reclamare
una seconda chance. Nessun baby boo aveva la più pallida idea del
modo in cui era riuscito a trovare da solo i genitori adottivi. Loro
sapevano che dovevano essere là e basta. Forse le loro anime
vagavano senza meta finché non incontravano per caso dei boo ansiosi
di amarli, oppure esisteva davvero un disegno superiore, un filo del
destino che, dal primo istante post mortem, li aveva legati alla
nuova famiglia?
Lucilla
immaginò un'altra tenera presenza per le stanze che, invece di zio,
si riferiva a Luigi come papà.
Un'ombra di gelosia oscurò il grazioso quadretto, sorta dalla
realizzazione che, in tal caso, la bambina non sarebbe più stata la
prediletta, l'unico oggetto delle premure e delle attenzioni generali
in quell'angolino segreto. Seppur cosciente di aver concepito un
pensiero egoisticamente sbagliato, Lucilla si chiese se lo zio
avrebbe continuato a dedicarle tutto il tempo che poteva regalarle
per impartirle lezioni di piano o di tedesco, a ripeterle a ogni sua
visita quanto fosse felice di rivederla, a farla sentire la
principessa di casa. Persino l'insondabile Re Boo le riservava
considerazione, condividendo con lei qualche pettegolezzo di corte o
una buffa storiella sugli scherzi con cui si dilettava a
scombussolare i vivi. Le aveva confidato che gli esorcismi lo
divertivano enormemente; li trovava rinvigorenti.
«
E non esiste regola scritta che escluda un vivente dal prendere parte
a una cerimonia di unione fra boo, che io sappia »
concluse Ombretta, sollevata di aver adempiuto all'onere di oracolo a
quesiti non troppo scomodi.
«
Ultimissima domanda! » Lucilla sollevò un
indice.
«
Oh, cielo. » La boo era sicura che questa si
sarebbe rivelata la più ardua.
«
Come funziona tra due boo? In intimità intendo. Siete composti
solamente da una patina di ectoplasma insensibile. » Le
giunse un'occhiata titubante alla prospettiva di affrontare il
temutissimo Discorso. « A scuola studiamo anche biologia, non sono
una sprovveduta. »
Ombretta
fu molto tentata di avvalersi della facoltà di non rispondere e
passare dunque la palla al suo protettore, certamente più obbligato
di lei a fornire illuminazioni di tale spessore, ma stabilì infine
di immolarsi e risparmiargli l'imbarazzo, specialmente perché
l'argomento in questione lo sfiorava di persona. Chiuse la vetrina e
si rivolse alla sua apprendista con la massima serietà: « Ormai
liberi dal sottostare agli impulsi di un corpo vivo, i boo orientano
la loro attrazione da un punto di vista intellettuale ed empatico ».
Lasciò scorrere un attimo di quiete per scegliere le parole adatte,
stropicciandosi nervosamente le manine. « Tuttavia, anche per noi è
possibile scendere in quella che si definisce intimità, quando, nel
gesto più alto di fiducia e devozione, permettiamo alle nostre anime
di toccarsi. Questo contatto suggella l'unione indissolubile di due
identità che si completano l'un l'altra, prendendo qualcosa dal
partner e donando a nostra volta qualcosa: ricordi, segreti o
conoscenze, a volte un brandello di personalità. Nel momento in cui
le essenze più pure di due boo si incontrano, può nascere persino
una nuova identità, formata dalla interazione delle due psiche. »
Era
un discorso molto complicato, ma al contempo affascinante: al posto
dei gameti, i boo si scambiavano frammenti della loro anima. « Può
capitare che lo scambio non sia sempre equivalente? Che un boo riesca
a influenzare l'altro maggiormente? »
«
Ciò dipende da quanto entrambi siano disposti a esporsi e se una
delle due personalità tende a essere dominante nel rapporto.
Possiamo scegliere in che misura estendere il contatto. Generalmente,
ogni boo preferisce preservare la propria individualità e nessuno
finora ha sperimentato una fusione completa. »
Per
un istante Lucilla temette per l'integrità dello zio, poi rievocò alla memoria il voto del sovrano spettrale, con la promessa di
elargirgli poteri pari ai suoi, implicando non solo gli onori di una
corona, ma anche le capacità soprannaturali affinate in secoli di
esistenza. Se Luigi avesse accettato la proposta, per la prima volta
nella storia sarebbero stati due re a governare un popolo, uniti e
alla stessa stregua. L'idea non suonava affatto male. Con lo zio al
trono, i rapporti fra i vivi e gli schivi non-vivi avrebbero
certamente trovato una svolta positiva e le ostilità sarebbero
cessate.
Giudicando
la circostanza da un'angolazione meno rosea, assumere un tale impegno
per Luigi significava restare un fantasma per lungo tempo a venire,
forse addirittura per sempre. Avrebbe portato nel cuore ogni singolo
lutto delle persone a lui più care.
La
proposta di Re Boo valeva davvero un prezzo tanto doloroso? O meglio,
Luigi teneva talmente al proprio amico e forse compagno da
accettarlo?
Lucilla
aveva osservato il loro modo di interagire e notato che nessuno dei
due si sperticava in esternazioni di affetto, tuttavia si percepiva
un equilibrio consolidato nel loro rapporto, come amici di vecchia data
che si conoscevano a menadito. Spesso era Re Boo a creare
increspature nella cullante armonia, combinando qualche scherzetto
per incassare un'occhiata di rimprovero dall'ex paladino, accolta dal
sorrisone compiaciuto di chi adora ricevere attenzioni ed è pronto a
rifarlo. Per essere un trecentenne conclamato, il fantasma
manifestava un atteggiamento tutt'altro che flaccido o ingessato: se
vi era la possibilità di procurarsi divertimento, non ci pensava due
volte ad approfittarsene e toccava a Luigi calarsi nel ruolo del
Grillo Parlante.
La
bambina aveva colto inoltre che lo zio non avesse acquisito
disinvoltura nelle sembianze di boo, prediligendo costantemente il
suo aspetto antropomorfo e mutando l'ectoplasma per copiare persino
i colori. Anche quando era stata lei a chiedergli di rivelarsi nei
panni di marshmallow fluttuante, Luigi si era rifiutato con garbo ma
fermamente, confessando di non essercisi ancora abituato. Tale
disagio non aveva offeso il monarca, il quale non si poneva il minimo
dubbio a sfilare fiero della sua buffa rotondità, anzi, vi incuteva
con naturalezza pari timore. Persino il modo di incedere lo
distingueva: mentre i boo più piccoli si spostavano agili e
scattanti, indaffarati nelle loro faccende, lui levitava languido,
agitando pigramente la coda come se tutto gli scivolasse addosso,
senza alcuna fretta di agire, con lo sguardo fisso dinnanzi e i denti
aguzzi pronti a essere sguainati in un ghigno ammaliante e feroce. Le
ricordava un grosso squalo bianco.
Il
pensiero di poter avvicinarsi incolume a un personaggio tanto
temibile la riempiva di un orgoglio intimo, facendola sentire così
speciale: la sola persona viva onorata del segreto che avrebbe potuto
cambiare il futuro fra la dimensione degli spettri e quella dei
respiranti.
Lucilla
si ridestò dalle sue elucubrazioni, sollevando di nuovo gli occhi su
Ombretta per segnalarle un interrogativo ulteriore affiorarle alle
labbra, sul punto di essere enunciato dietro una maschera di
impassibilità assoluta.
Lo
spiritello si sovvenne di quella sensazione che coloro ancora dotati
del sistema nervoso definiscono “un brivido freddo”.
«
Cosa si prova quando il contatto di anime avviene? » fu il colpo di
grazia inferto al contegno vacillante della fantasmina.
«
Dicono che sia molto piacevole » si limitò a rispondere questa,
congedandosi con una certa urgenza per ritirarsi in cucina a
controllare che le posate nel cassetto fossero disposte secondo il
giusto ordine.
La
ragazzina considerò l'idea di giocarsi un ultimo tentativo
nell'arte spietata della pasticceria, motivata dal dovere morale di
sdebitarsi con l'amica, oltre che dal desiderio di udire la voce
suadente di Ludwig ricoprirla di lusinghe per avergli fatto dono dei
cupcake più deliziosi che nemmeno i cuochi reali sarebbero riusciti
a eguagliare... Mentre si perdeva in dolciastri romanzi mentali, con
le mani a coprire le gote avvampate e un sorriso rimbambito, il portale si spalancò dall'altro lato della sala e i
protagonisti della conversazione fecero infine ritorno dal
ricevimento della fascinosa dama spettrale.
Fu
Luigi a varcarlo per primo, coi lineamenti contratti in un accenno di
broncio, e Re Boo allegramente al seguito, ignaro dello stato d'animo
del fantasmologo. O forse no.
«
L'amabile Lady Bow sa come trattare gli ospiti » cinguettò giulivo,
intento a decantare le squisite qualità dell'anfitriona che lo aveva
intrattenuto tanto soavemente col suo arguto senso dell'umorismo e
una generosa degustazione di vini pregiati.
L'altro
non pareva propenso a offrire un contributo all'elenco delle
di lei doti, tuttavia sembrò trovare conforto non appena scorse la
nipotina accoglierli con un'espressione euforica dipinta in volto.
Finalmente poteva tirare un metaforico sospiro di sollievo (non
essendo ormai munito di polmoni) e lasciarsi alle spalle l'eco degli
incessanti cicalecci e il peso degli sguardi indagatori ad analizzare
ogni singola mossa da parte sua. Poi si accorse del luccichio sinistro
che lui ben conosceva negli occhi cerulei di fronte.
Lucilla
si adagiò contro lo schienale soffice e giunse i polpastrelli,
categoricamente risoluta a estorcere quanti più dettagli possibile
sul memorabile momento della dichiarazione.
Nota
d'autrice:
I regret nothing.
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