Ubriaco perso 2 il seguito -
Dove eravamo
rimasti.....C'era una
volta una bella bambina nata il giorno di Natale che il padre
voleva.... ehmmm no sono andata troppo indietro, dungue...
Sai Andrè, quando vai ad ubriacarti almeno fallo in una
bettola
decente,
con vino buono, non mi piace l'odore del vino andato a
male.”
Si
sentì chiudere la porta alle spalle.
Sospirò,
aveva sentito quello che gli aveva detto? Continuò il suo
discorso,
quasi un sussurro:
“Quando
dormi sei molto bello, Andrè, ma parli molto e dici e fai
cose
insensate." guardò fuori dalla finestra.
Il
cielo azzurro chiaro spruzzato qua e la da nuvole di fumo in
movimento le faceva pensare ai bei tempi di quando loro due si
sdraiavano sul prato di palazzo e guardavano le nuvole formare delle
figure.
Perché
doveva essere così, perché doveva rovinare sempre
tutto? Si girò
per sedersi alla scrivania.
Il
viso triste. Solo quando alzò lo sguardo trasalì,
spaurita.
Se
lo vide appoggiato alla porta sorridente.
Lei
ricambiò il suo sorriso con uno timido.
Abbassò
gli occhi verso le scartoffie.
Il
lavoro poteva aspettare, era convinta che le cose tra loro sarebbero
cambiate, molto presto.
*********
“Andrè,
ecco veramente io....” Abbassò lo sguardo, sentiva
le guance
arrossate e calde, non si aspettava di trovarselo davanti.
“Si,
Oscar, continua, ti ho sentito perfettamente.” L'uomo si
allontanò
dalla porta, rimanendo tuttavia a una distanza di sicurezza, vedeva
l'imbarazzo di Oscar, ma sperava che quello che aveva sentito non
fosse solo un sogno; ma non voleva farsi scappare
l'opportunità di
sapere quali fossero finalmente i sentimenti di Oscar nei suoi
confronti.
Ci
sperava da tempo.
Anche
se la donna non gli aveva fornito dei segnali di speranza, forse
questo, dopo tanti mesi era il primo timido tantativo di una loro
riconciliazione, anche se non ci sperava troppo.
Oscar
guardò la scrivania piena di fogli.
“Andrè, ma non devi andare a
riposare?”
Tipico
di Oscar lanciare il sasso e ritirare la mano.
Lui
di rimando:”Cosa dicevi, poco fa, che sono bello quando
dormo?”
Si stava rendendo conto di camminare su un territorio irto di spine,
ma voleva andare avanti, comunque.
La
stava mettendo in difficoltà apposta per farle uscire di
bocca le
parole che avrebbe da sempre voluto sentire.
Un
passo verso di lei, lei fece un passo indietro, smarrita, si sentiva
in trappola e nuda di fronte a lui, nonostante la divisa, la sua
corazza.
Esposta
come quella notte maledetta.
“Tu
come fai a sapere che sono bello quando dormo!” Un luccichio
divertito nello sguardo smeraldino.
“Andrè,
ecco, tu ieri notte sei entrato in camera mia e..”
Abbassò gli
occhi, confusa.
Le
stava facendo una tenerezza infinita, non l'aveva mai vista in queste
condizioni, bellissima e fragile, alla fine il gioco che stava
giocando con lei non avrebbe portato a nulla di buono.
“Questo
me lo ricordo e questa mattina mi sono svegliato nel tuo letto con il
tuo profumo addosso” un sospiro, la testa china dell'uomo.
“Spero
di non averti fatto niente di male, te l'ho promesso, Oscar.”
gli
occhi ofuscati dalla tristezza e dal rimpianto per averlla ferita,
tanti mesi prima.
“No,
Andrè. Non è successo niente di che.”
Si affrettò a dire per
tranquilizzarlo.
Era
questo, allora che li divideva ancora.
“Tu
non mi hai fatto del male, ti sei semplicemente addormentato nel mio
letto.”
Andrè
la guardò stupito, Oscar, l'aveva vista poche volte in
quello stato.
Ora
aveva gli occhi lucidi, le guance arrossate, stringeva lo schienale
della sedia con le mani.
Lui
la trovava come sempre bellissima, indifesa, lei che non aveva mai
paura di niente, che si buttava da un tetto per prendere un assassino
o un ladro, ora era in difficoltà.
Sospiro
chinando la testa, le spalle ampie incurvate.
Non
voleva metterla in imbarazzo, era tempo di andarsene.
“Bene,
allora se non è successo niente, vado.”
Fece
per uscire dall'ufficio, ma si senti tirare per un braccio,
abbracciare da dietro. Oscar lo aveva raggiunto in pochi passi.
“Non
ti girare, ti prego.” un sussurro, un respiro profondo.
Sentiva
la fronte di Oscar appoggiata alla schiena, la mano stringeva la
divisa del braccio sinistro, stropicciandola. La destra era
appoggiata alla manica destra.
“Sei
bello, Andrè, quando ridi, quando cammini, quando fai la
ronda con i
tuoi compagni. La tua è una bellezza discreta, che spicca su
tutti
gli altri uomini. Ma sopratutto quando dormi, hai la stessa
espressione buffa di quando eri piccolo.” Una pausa come per
soppesare bene le parole:
“E'
stato bello ieri notte stringerti tra le mie braccia.”
Un'altro
respiro profondo.
“E
ti ho perdonato già mille volte per quello che è
successo, non
sentirti più in colpa.” un momento di esitazione.
“
Io
vorrei che fosse sempre così, vorrei sempre abbracciarti
e....”,
aggiunse
Andrè
si girò veloce e se la strinse al petto, non riusciva a dire
niente,
aveva capito bene le sue parole, se le ripeteva nella mente
incredulo, sentì gli occhi riempirsi di lacrime. La fronte
di lei
appoggiata al suo petto, ne sentiva il calore. Oscar sentiva il suo
profumo, quanto gli era mancato questo profumo, un buon odore di
pulito e lavanda. Un profumo che era abituata a sentire da una vita,
che da quando si erano separati le mancava; per lei questo profumo
significa conforto, sicurezza e casa. Oscar alzò il viso, le
guance
bagnate dalle lacrime, quanto era stato difficile dirgli quelle
parole, ma si era tolta un grosso peso. Meritava di essere felice,
meritava che entrambi fossero felici. Con il suo comportamento
distante e scostante aveva reso Andrè la metà
dell'uomo che era
stato. Non se la sentiva più di nascondersi, di prendersi in
giro.
“Ti
amo, Andrè, mi manchi, mi sei mancato da morire.”
Le
sue mani bianche aperte, sul suo petto.
Andrè
prese il viso di Oscar tra le mani, avvicinò lentamente le
labbra
alle sue e le diede un primo bacio lieve, dolce, tra le lacrime; per
proseguire poi con altri baci, in un crescendo di passione. Non
riusciva a fermarsi, continuava a stringerla a se, a baciarla. Si
staccò da lei solo per dirle: “Oscar, la mia
Oscar.”
Continuarono a baciarsi, a parlarsi, incuranti del tempo che passava.
Ora
che finalmente si erano dichiarati reciprocamente e chiariti il loro
amore, la loro felicità era completa. Sentirono bussare alla
porta,
si staccarono a malincuore. Oscar si asciugò le guange
bagnate,
Andrè le passò una mano tra i lunghi capelli per
metterli a posto,
La sua Oscar era bellissima, gli occhi azzurri lucidi, la bocca rossa
per i baci, le guance dipinte di rosa.
Lei
si mise alla scrivania, lui rimase in piedi guardando verso di lei,
rimettendosi a posto i polsini della divisa e lisciandosi il petto.
Sospirarono entrambi.
“Avanti”
un ordine sicuro.
Entrò
il colonnello Dagouit con altri documenti da far firmare al
comandante, non si stupì di vedere il soldato Grandier
nell'ufficio.
Andrè
fece il saluto militare dicendo, “Se questo è
tutto, io torno ai
miei alloggi, Comandante.”
Oscar
assentì e, prese i fogli che gli porgeva il colonnello, vide
Andrè
dirigersi alla porta. Ad alta voce disse: “Ne riparliamo nel
pomeriggio, soldato.”
Andrè
sorrise, si mise sul'attenti. “Ai vostri ordini,
comandante” e
uscì.
Alain
stava giocando a carte, vide tornare l'amico, lo vide stiracchiarsi
fare uno sbadiglio e buttarsi in branda.
“Ohh,
finalmente, dov'eri finito. allora, cosa voleva il
comandante.” Gli
chiese incuriosito.
“Niente
di che, voleva al solito appiopparmi un'altro turno di notte, ora
lasciami dormire, sono stanco.” Andrè si
girò nella branda
dandogli le spalle e si addormentò felice, sereno come non
lo era da
anni.
Ad
Alain non era sfuggito la nuova luce negli occhi dell'amico, il viso
disteso, il mezzo sorriso sulle labbra. sembrava camminare sulle
nuvole.
“Beh,
sarà ma non me la racconti giusta.”
tirò un'altra carta e vinse
l'ennesima mano.
Gli
altri tre commilitoni lanciarono le carte sul tavolo alzandosi e
lamentandosi.
“Che
fortuna sfacciata. Ma vinci sempre tu.” Lasalle
“Cavolo,
meno male che non abbiamo puntato a soldi, se no mi lasciavi in
cullotte,” Pierre.
“Secondo
me hai truccato le carte, non mi spiego perchè vinci sempre
tu.”
Michel prese una carta dal tavolo per vedere che non fosse segnata.
Alain,
alzandosi disse: “Beh, si vede che oggi la dea bendata mi
è amica” sottovoce, “Mi sa che qui
qualcun altro ha vinto un premio
insperato.” sorrise, se ne andò verso la sua
branda che era sopra
quella di Andrè, lo fissò per un momento,
sentì il respiro
pesante, dormiva tranquillo, gli sorrise e capì che
finalmente il
suo amico aveva trovato l'amore che tanto lo aveva tormentato. Ora
finalmente potevano essere felici insieme. Si mise sulla branda, un
po' lo invidiava, fece spallucce, prese il cappello e se lo mise
sugli occhi, una dormita non gli avrebbe fatto male, visto che quella
notte sarebbe stato di turno.
Fine
giugno 1789
Era
una notte buia e tempestosa, era stato un giugno insolito, le
continue piogge avevano reso l'aria frizzante, l'estate sembrava non
volesse più arrivare. Le piogge stavano mettendo in
ginocchio
l'economia agricola. Lo scontento generale del popolo stava mettendo
a dura prova il re e i nobili. Il generale Jarjayes non riusciva
proprio a dormire dopo gli ultimi eventi che avevano caratterizzato
la sua vita e quella della figlia.
Aveva
rischiato di uccidere la propria figlia, per l' onore. Andrè
era
intervenuto, pistola alla mano e lo aveva fermato in tempo, in tempo
per non commettere la sua più grande sciocchezza.
Un
messaggero era sopraggiunto nonostante il nubifragio per portare una
missiva della regina.
La
regina aveva salvato Oscar e la casata dei Jarjayes.
Ora
nel bel mezzo della notte se ne andava in giro nei corridoi bui di
palazzo.
Non
gli riusciva di dormire. Rifletteva su quello che era successo poche
ore prima.
Fu
proprio nei pressi della camera della figlia che sentì un
gemito.
Rimase
fermo davanti alla porta, stupito. Gemiti e parole sussurrate, risate
ovattate, si sentivano a malapena, solo il suo fine udito era
riuscito a recepirli.
Vide
avvicinarsi una figuretta bianca, un piccolo fantasma nella casa buia
e silenziosa, sua moglie non riusciva a dormire nemmeno lei.
Fermi
davanti alla porta della camera di Oscar entrambi non avevano
più
dubbi, i due giovani si amavano.
Lo
prese per mano e gli sorrise, riportandolo nelle sue stanze.
“Ranier,
cosa facevi davanti alla porta di tua figlia!” tono
accusatorio.
Il
generale rimase zitto per un attimo. “Non tollero che certi
comportamenti avvengano nella mia casa.” Marguerite scosse la
testa
in senso di diniego.
“Che
cosa starebbero facendo di male tua figlia e Andrè.
Perchè è di
Andrè che si stratta, non ho dubbi.”
“Lui
è un servo, non può......”
“Non
può cosa Ranier, amare tua figlia? Forse è la
cosa migliore che tu
potessi fare, tra tutte le cose insensate che hai fatto, mettere al
fianco di nostra figlia, Andrè.”
Marguerite
gli sorrise, i ricordi le sfioravano la mente.
“E'
stata una fortuna averlo portato in questa casa, è grazie a
lui se
nostra figlia ha finalmente un sorriso sulle labbra, i suoi occhi non
sono più tristi. E' serena, finalmente, ed è
donna, finalmente.Sai
cosa penso? Che Lui sia la cosa migliore che possa essere capitata a
Oscar, nobile o non nobile, vedo per la prima volta una mia amata
figlia felice. I nobili natali non sono tutto.”
Marguerite
si sedette sul letto, continuando: “Li ho visti fin da
piccoli
crescere insieme, notavo come Andrè pendesse dalle sue
labbra,
vivesse come la sua ombra, stando sempre attendo ai bisogni di Oscar
prima ancora dei suoi.” Lo guardò negli occhi
color fiordaliso,
quegli occhi che l'avevano fatta innamorare al primo sguardo, gli
stessi occhi li aveva ereditati Oscar.
“E'
stato un bene che Andrè fosse intervenuto nella pazzia
assurda che
volevi fare questa sera, questo mi ha dato la conferma che tu sei
uscito definitivamente di senno.” Il generale
abbassò la testa
sconfitto.
“Ho
avuto la conferma che Andrè per l'ennesima volta avrebbe
sacrificato
la sua vita per Oscar, le ha dato un occhio, non ti basta come
dimostrazione d'amore?!”
Il
generale si sedette sul letto vicino alla moglie, le prese una mano
bianca piccola e morbida nella sua. Sospirò: “Hai
ragione,
Marguerite, ma non so cosa fare con lei. Di tutte le nostre figlie
Oscar è quella che mi somiglia di più, sia
fisicamente che di
carattere”
La
donna attirò la mano del marito al suo viso, su una guancia:
“Lascia
che si amino, lascia che nostra figlia viva fino in fondo la vita che
si è scelta, con l'uomo che si è scelta e ama. Lo
so che vuoi
cercare di allontanarla dai venti di guarra che si stanno formando
nel nostro paese, ma lasciala libera di fare quello che vuole. Non
l'ha mai potuto fare veramente.”
“Gli
e lo devi,Ranier” l'anziano si riscosse.
“Ma
stavano facendo....” Marguerite gli accarezzò il
volto rugoso
“Si,
amore mio, stavano facendo l'amore e non ci trovo nulla di male.Sono
giovani e si amano. Hai dimenticato che noi ancor prima di
sposarci.....”
Un
sorriso comparve sulle labbra del generale: “Si, ti ho fatta
mia in
un campo fiorito, perchè ti volevo, ma tu eri promessa ad
un'altro.”
Marguerite
sospirò, gli occhi lucidi al ricordo: “E io
rifarei tutto per
altre mille volte, amore mio. Quindi non fare il bacchettone
moralista e lascia che Oscar viva la sua vita fino in fondo.”
Il
generale si chinò sul viso della moglie, le diede un tenero
bacio
sulle labbra.
Quella
notte insonne si fecero compania nello stesso letto, parlando dei bei
vecchi tempi andati, o forse la passarono facendo tutta la notte
l'amore. Non ci è dato sapere.
Lasciarono
fuori dalla camera, i pensieri tristi, la violenza che da li a pochi
mesi si sarebbe perpetrata a Parigi e nel resto della Francia,
ricordando con tenerezza i momenti passati in una notte di pioggia di
fine giugno.
13/07/2017
Me
l'avevate chiesta in tante un seguito di ubriaco perso. Ho cercato di
scrivere un finale non scontato.
Ecco
veramente io.... è la prima frase che mi
è venuta in mente e ho
messo in bocca a Oscar in realtà è di Matthew
Cuthbert di Anna dei
capelli rossi.
Il
caro vecchietto sempre un po' sulle spine quando doveva parlare alle
donne o quando veniva interpellato. Ecco Oscar l'ho immaginata
proprio come Matthew, per la prima volta in difficoltà nel
dichiarare i suoi sentimenti. Vi consiglio di guardare l'anime di
Miyazaki. Se non l'avete mai visto o non avete mai letto il libro,
fate entrambe le cose. L'anime è un capolavoro di fondali e
nel
libro ho rivisto pari pari l'anime, non è una lettura
scontata per
bimbi.
Ho
letto di recente il volume 12 di versailles no bara edizione gohen,
beh non dico altro, leggetelo anche voi, ma la cara dolce Marguerite
ha un bel caratterino, ne sono molto contenta.
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