Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo:
https://www.youtube.com/watch?v=tJH9Bu1ZvR4.
Leggermente
Hurt/Comfort.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
Beyblade
★
Iniziativa: Questa storia partecipa alla Challenge “Notte di
Tanabata” a
cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 1124
★
Prompt: 15. A e B si incontrano per caso in aeroporto dopo molto tempo
mentre aspettano notizie dei rispettivi
voli. È la notte di Tanabata.
★
Bonus: 15. Sfortuna; 50. Amaro in bocca.
Nel
bagno dell'aeroporto
Takao
sgranò gli occhi, le sue iridi nere brillarono di riflessi
blu notte.
“Kei!”
gridò.
Hiwatari
si voltò lentamente, teneva una ventiquattrore con una mano
e una
valigia con l’altra.
“Takao?”
domandò.
L’altro
uomo chiuse gli occhi e gli sorrise, annuendo con il capo. La sua
coda di cavallo ticchettò sullo zainetto da viaggio che
indossava.
“Anche
tu qui? Dove devi andare?” chiese.
Kei
gli dava le spalle.
“A
quanto pare da nessuna parte. Ero in attesa per sapere il mio volo,
quando ci hanno detto che sono stati tutti cancellati. Questa notte
sarò
costretto a dormire in albergo” rispose gelido.
Takao
avvertì una fitta al petto e si sporse in avanti.
<
I suoi occhi sono più freddi di un pezzo di ghiaccio
> pensò.
“Fortunato,
io dormirò direttamente qui. Anche il mio volo è
stato
cancellato. Dovevo andare in Egitto. Tu?” lo
incalzò.
“Ginevra.
E la sfortuna si è accanita su entrambi, a quanto
pare” rispose
gelido Kei.
Takao
si mise le mani in tasca e lo seguì, l’altro
avanzava con passo
cadenzato.
“Era
da una vita che non vedevo nessuno della vecchia squadra. Ogni tanto
ci sentiamo, ma sporadicamente” spiegò.
Kei
superò un negozietto di souvenir che stavano chiudendo
abbassando la
saracinesca. Raggiunse la porta di un bagno pubblico e
l’aprì.
“Io
non sento nessuno” rispose. Entrò e Takao lo
seguì, Kei appoggiò la
valigia contro una parete e vi adagiò sopra la
ventiquattrore.
Takao
fischiò e si guardò intorno.
“Questo
bagno è abbastanza pulito, non trovi?” chiese.
Kei
si aprì i pantaloni e raggiunse un orinatoio, le sue gote
divennero
rosee.
“Sono
stato in aeroporti anche peggiori di questo”
ribatté secco.
“Mi
stai ignorando, vero? Dannazione, sei sempre il solito. Non ci vediamo
da una vita e nemmeno mi rispondi, parlare con il muro sarebbe
più esaltante”
si lamentò Takao.
Kei
finì di urinare, utilizzò un fazzolettino per
pulirsi e si rialzò boxer
e pantaloni, gettò il fazzolettino in una spazzatura e
chiuse la zip.
“Non
ho niente da dirti, sono semplicemente in bagno” disse secco.
Takao
strinse un pugno, i suoi occhi erano liquidi.
“Pensavo
fossimo amici” si lamentò.
Kei
aprì il rubinetto e si lavò le mani.
“Non
ci vediamo da quando eravamo poco più che bambini”
rispose roco.
“Ragazzini”
lo corresse Takao.
Kei
sospirò e guardò il proprio riflesso nello
specchio, i suoi occhi erano
cerchiati da occhiaie.
“Beh,
in ogni caso adesso siamo uomini adulti” disse con tono
gelido.
Takao
si conficcò le unghie nel palmo della mano.
“Che
non giocano più con le trottole. Avrei dovuto aspettarmelo
da uno come
te” ringhiò.
Kei
scrollò le spalle.
“Takao,
io invidiavo la tua bravura ad un gioco. Ho rischiato più
volte di
fare del male a delle persone per inseguire dei sogni sterili. Ora sono
un uomo
d’affari, ho un’azienda sulle spalle, non posso
lasciarmi andare a vecchi
sentimenti di rivalità” rispose. Si
asciugò le mani sotto il getto d’aria di un
phon.
“Ed
io per te ero solo un rivale?” chiese Takao, la voce gli
tremava.
“Cos’altro
dovevi essere?” domandò Kei gelido.
<
Perfetto, veramente perfetto. Mi sento come se la mia intera vita
fosse andata in pezzi. Grazie Kei, non ero mai morto nel bagno di un
aeroporto
> pensò Takao.
Chinò
il capo e le lacrime gli rigarono il viso, si calò la
visiera del
cappellino che indossava davanti al viso in ombra.
“Per
me eri come un fratello” ammise.
Kei
tirò un pugno contro il lavandino, arrossandosi la mano e
Takao alzò il
capo di scatto.
“Non
potevo aspettarmi risposta diversa” disse acido.
Takao
chiuse la porta del bagno a chiave.
“Cosa
fai adesso?” domandò Kei, con tono esasperato.
Takao
lo raggiunse e lo sbatté contro la parete del bagno, Kei si
lasciò
sfuggire un gemito.
“Mi
tratti così e per giunta hai il coraggio di lamentarti? La
tua maschera
di freddezza non è durata molto. Non è vero che
non ti ricordi di noi!” gridò.
“No,
non è vero! Semplicemente sto cercando di
dimenticarti!” sbraitò Kei.
“E
COSA DEVI DIMENTICARE?!” ululò Takao.
Kei
gli strinse le spalle e digrignò i denti.
“Hai
idea di cosa significhi innamorarsi di qualcuno che ti vede solo come
uno dei suoi tanti amici? Quando la squadra si è sciolta, mi
è rimasto solo
l’amaro in bocca.
Sì,
il cuore spezzato e l’amaro in bocca. Perché tu mi
piacevi, maledetto!
E
il dannato destino si accanisce contro di me.
Quale
sfortuna peggiore potrebbe capitare del rimanere bloccato durante il
festival di Tanabata, in un aeroporto, con
te? Invece di essere con
mio figlio e la sua ragazza a festeggiare, sono qui, con la persona che
mi ha
spezzato il cuore.
Tu
non vorresti essere con tuo figlio? Invece di aspettare un volo che non
si sa quando arriverà” gemette Kei. Le sue iridi
color ametista divennero
liquide.
“Mio
figlio è in gita, con la scuola. E io non chiamerei sfortuna
l’esserci
ritrovati. I draghi e le fenici sono destinati a stare insieme, si
ritrovano
sempre. E lo stesso fanno Orihime e Hikoboshi. Dobbiamo solo
capire di
amarci, come loro” rispose Takao.
<
Avrei dovuto ammetterlo da anni > pensò.
“Questo
vuol dire che saremo costretti a vederci una volta
l’anno?” chiese
Kei.
Takao
si asciugò le lacrime con il dorso della mano.
“No,
ora che ti ho ritrovato, ho intenzione di non lasciarti”
disse.
Strinse Kei con entrambe le braccia.
“Non
eri sposato?” domandò quest’ultimo,
rabbrividendo al contatto.
“Vedovo.
E tu?” chiese Takao, i suoi occhi erano arrossati.
“Divorziato”
rispose Kei. Sospirò.
Takao
si sporse in avanti e appoggiò le sue labbra umide su quelle
fredde
dell’altro.
“Lo
vogliamo fare qui, in bagno in aeroporto?” domandò.
Kei
sciolse l’abbraccio.
“No,
ti offro l’albergo… e sappi che anche da adulto
sei rimasto petulante,
ma in compenso sei anche diventato bipolare” si
lamentò. Superò Takao, che lo
afferrò per un polso.
“Stiamo
insieme?” domandò Takao.
“Sì,
ma scordati di poter fare il mantenuto” ribatté
Hiwatari.
“Io
ho un lavoro, sono un archeologo” lo rassicurò
Takao, lasciandogli il
polso.
Kei
si voltò e lo guardò in viso, le loro figure si
riflettevano nello
specchio del bagno.
“Beh,
da domani lavori per me” ordinò Hiwatari.
“E
cosa dovrei fare?” domandò Takao, impallidendo.
Kei
deglutì.
“Non
ti ho detto tutta la verità. Vendo beyblade”
ammise, grattandosi la
spalla.
Takao
gli sorrise.
“Lo
sapevo, sei il solito bugiardo dalla maschera di ghiaccio”
sussurrò.
“Da
domani sarai il mio collaudatore” ordinò Kei,
indicandolo.
Takao
allargò le braccia.
“Con
piacere, ma una condizione” ribatté.
“Quale?”
domandò Kei, con voce leggermente spezzata.
“Torneremo
a sfidarci, rivale” rispose Takao. Gli fece
l’occhiolino e il
segno dell’ok.
“Vediamo,
intanto, se mi batti tra le lenzuola” ringhiò Kei.
Recuperò la
valigia e la borsa, Takao ridacchiò e aprì la
porta del bagno.
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