Azzurro cielo.

di Heartspowl
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Mi è capitato spesso di fissare il cielo, da bambina.
Il cielo estivo soprattutto.


Quell'azzurro convinto, forte; tanto denso da sembrare un semplice foglio, una pittura omogenea su un muro.
Quell'azzurro sì, saturo, ma non scuro o troppo profondo da infastidire gli occhi o mischiarsi con il mare. 
Insomma, semplicemente il colore del cielo. 
In poco tempo era salito a capo della lista dei miei colori preferiti; era diventato per me la più grande opera d'arte che la natura avesse mai potuto ideare, il colore ultimo, in grado di abbinarsi a tutto e, ai miei occhi, risultare complementare a qualsiasi altro.
Per i primi 10 anni della mia esistenza bastava quello per calmarmi. Portarmi in un prato a vedere il cielo. 
Al mare, in montagna, al lago, in foresta... Il mio naso finiva inevitabilmente sempre per volgersi all'insù e salutare quella distesa di pace che albergava sulla mia testa. 

Che ironia della sorte...
Io, che avevo tappezzato la mia stanza del colore della volta celeste, che avevo preteso, nei miei capricci da bambina, le piastrelle azzurre nella toilette...

Io, Suzuya Hitomi, ero finita con l'odiare il colore delle mie iridi, che tanto ci somigliava quanto ci si differenziava. 
Quel colore freddo e distaccato che, crescendo, si era fatto sempre più chiaro fino a rendermi difficile qualsiasi nuova relazione umana.
Tanto da modificarmi dapprima l'umore e successivamente il carattere, rendendomi fredda e distaccata con il mondo intero, diffidente da quegli sguardi intimoriti che mi evitavano come fossi feccia.
Mai avrei pensato, nel mio animo infantile, che l'azzurro potesse tradirmi con un'infima sfumatura. 

E mai avrei pensato che sarebbe stato proprio il mio amato azzurro cielo a condurmi dal ragazzo che amo.




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