L'Ultimo Narratore

di Wikapi Wakan
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Era giugno ed era buio... proprio così...
- Era giugno ed era molto buio, proprio così. Quella notte mi svegliai e mi resi conto... di essere morta. -
Nuhr raccontava la sua storia a chiunque la visitasse: medico, mago, sciamano che fosse.
Le parole le uscivano dalle labbra screpolate come vetri rotti.
Lei rannicchiata, annichilita, si stringeva le gambe scheletriche con le braccine sottili. Sembrava un manichino ipnotizzato, accasciato al suolo umido e grigio accanto al letto.
Il suo mentore Carrol era certo ormai che Nuhr fosse impazzita.
- Prima della tragedia si era lamentata di essere fortemente malata e la notte sognava che qualcuno le mangiasse lo stomaco - diceva Carrol a chiunque la visitasse.
- Ma ormai non ha importanza - concludeva Nuhr - Mi hanno divorato lo stomaco, ormai sono morta. -
Accadde che malgrado la buona volontà di Carrol e malgrado le incredibili cure a cui decine di specialisti si erano offerti di sottoporla, Nuhr parve incurabile e dunque fu portata nell’ultima stanza della torre più alta del suo palazzo, lasciata a morire.
Si sa che foglie in autunno cadono dai rami, tuttavia l’anima di alcune, per qualche misterioso motivo, continua a sopravvivere, nonostante il corpo si sia dato per vinto da tempo.
Sempre per qualche misterioso motivo esse rimangono, se pur fragili, forti nel tempo e resistenti all’inverno.
L’anima di Nuhr era come una di quelle foglie, e per un terribile interminabile periodo essa dovette aiutare quella fragile creatura che la conteneva, a mantenersi in vita proprio partendo dall’idea di essere morta.
Una notte, durante una tempesta qualcuno bussò alla porta di Carrol.
Gli aprirono gli armigeri e rimasero incantati dalla splendida visione di un vecchio uomo alto e canuto dal corpo luminoso.
Era tutto avvolto in un mantello bianco, come se lo tolse diffuse nella stanza un delizioso profumo di lavanda e miele.
Aveva la faccia ovale adornata da due occhi azzurri. I capelli e la barba bianca perfettamente in ordine e uno strano sorriso di comprensione.
A giudicare dall’aspetto non si saprebbe se definirlo orientale o occidentale, le guardie avrebbero detto piuttosto che si trattava di un alieno ma si tennero quell’osservazione per loro.
Il vecchio aveva un portamento composto ed elegante.
Egli chiese gentilmente di vedere il mentore e fu subito accontentato, Carrol lo accolse con sincera curiosità.
- Il mio nome è Meyer - si presentò lo strano individuo - Sono qui perché ho il modo per guarire la giovane Nuhr. -
- Impossibile, ormai Nuhr è morta. -
- Ne sei forse certo? Portami da lei ti prego. -
Incoraggiato dallo sguardo forte del nuovo ospite, Carrol lo condusse fino alla stanza in cui la giovane era stata isolata, pensando che prima o poi sarebbe dovuto andare a raccoglierla.
Rimase però congelato, scombussolato, stupefatto sulla soglia della stanza nel sentire ancora, seppure debole, il respiro della ragazzina.
Nuhr, viva, stava nel letto rannicchiata a dondolarsi contro il muro. Le ossa della schiena le sporgevano fuori dai vestiti strappati come squame e il viso, spigoloso e ossuto, era illuminato dalla sola luce dei lampi che precedevano i tuoni fuori dalla finestra.
A ogni rimbombo del cielo Nuhr tremava e si guardava attorno come intrappolata in una gabbia d’oro, gli occhi sbarrati, circondati da profondi solchi si muovevano irrequieti a destra e sinistra impauriti dall’ombra dei suoi deliri. I capelli neri le si erano seccati sulle spalle, cadevano di tanto in tanto delle ciocche sul suo cuscino.
Carrol sospirò e uscì dalla stanza.
Come chiuse la porta, l’energia di Meyer avvolse Nuhr in una calda coperta di commozione.
Meyer le si avvicinò senza interrompere il suo delirio, rispettò la sua follia e rimase in silenzio a guardarla, uno sfocato sorriso sulle labbra.
- Sono morta. - disse ad un tratto Nuhr.
- Interessante. -
Lei si voltò aggressivamente ma senza guardarlo negli occhi:
- Beh, cosa vuoi tu, eh? Sono morta, lasciami in pace! -
Lui non rispose.
- Vuoi provare a curarmi? -
- Voglio riuscire a curarti. -
- Sei forse un altro medico? -
- Un guaritore. -
- Guarda che le ho provate tutte... -
- Certo. -
- Secondo te sei diverso da tutti gli altri? -
- Secondo te com’è? -
Nuhr si azzittì e ci pensò, quella vocina che aveva resistito per tutto l’inverno finalmente si mosse:
- Secondo me... - iniziò a parlare, ma sembrò fosse rivolta più a sé stessa che a Meyer.
- Che genere di guaritore sei tu? - gli chiese poi.
Meyer sorrise:
- Io racconto storie. -
- Dunque è questa l’ultima trovata del mio tutore? Un guaritore racconta storie? Non ti sembro un po’ troppo cresciuta per le tue favolette, vecchio? -
Meyer si sedette sul letto e le prese il viso tra le mani:
- Non abbastanza, tesoro. -
Gli occhi di Meyer erano azzurri e immensamente vivi: le sue iridi si trasformarono in onde del mare e la trascinarono al loro interno, tant’è che Nuhr si trovò realmente immersa nell’acqua dove un caldo senso di conforto le accarezzò lo spirito.
Nuotò fino in superficie e si sorprese di vedere un’isola davanti a sé dalla quale sbucava un’imponente montagna.
Accanto a lei Meyer le stringeva la mano:
- Dobbiamo nuotare fino a riva, tesoro! Forza, a questo mare piace cambiare! -
Si misero a nuotare e arrivarono su una bellissima spiaggia con la sabbia grigia.
Nuhr stanca e debole si appoggiò con le ginocchia a terra scoprendo che nel prenderla tra le mani era ricca di strani sassolini spiraliforme scintillanti.
Intanto dietro di lei il mare cantava e le sue onde erano altissime.
Seguì Meyer in un bosco finché non arrivarono in un’antica caverna dalle rocce calcaree.
La condusse ad un portone che una volta aperto avrebbe per sempre cambiato la vita di Nuhr.
- Coraggio, tesoro. Entra! -
Nuhr curiosa accettò l’invito e si trovò all’interno di un enorme salone luminoso. Quando l’occhio si abituò a tanto chiarore, lei si stupì di meraviglia: era interamente circondata di libri!
Ce n’erano di tutte le misure, di tutti i colori e in tutte le lingue!
Si sentì talmente emozionata che scoppiò a piangere. Il suo corpo provò un piacevole torpore lì dentro.
Meyer la fissò teneramente
- Qui dentro la morte è lontana! -
Nuhr annuì sorridendo, il volto illuminato interamente da uno splendido sorriso.
- Benvenuta nella Biblioteca Universale, è da qui che nascono tutte le storie! - esclamò Meyer.
- Vuoi dire che qui dentro ci sono tutte le storie del Mondo? -
- Non solo... -
- Tutti questi libri, sento che in qualche modo mi appartengono... -
- Molto interessante... scegline una, te la racconterò! -
- Meyer, non sono più una bambina, posso leggermele da sola! -
- Oh mia cara, quante cose ti perderesti! Perché negarti il piacere di ascoltarle? -
Le si avvicinò sorridendo, aveva un viso molto bello nonostante l’età e forse per questo una parte di Nuhr si sentiva privilegiata a stargli accanto.
- Proviamoci! - le disse poi con convinzione.
Nuhr accolse la sfida.
Dunque prese una scala e iniziò a ricercare un libro di scaffale in scaffale, finché si sentì particolarmente attratta da uno di color turchese: “Lo Scongelamento”.
Fu curioso scoprire che al suo interno era inserito un bigliettino:

Mio giovane amico,
è giunto per me il momento di partire, lei mi sta aspettando.
Scrivo quest’ultimo libro in dono a Silenziosa che tu potrai leggere prima di cominciare il tuo percorso.
Te lo lascio davanti alla porta, sono certo che saprai dove collocarlo.
Ora me ne andrò, ma ci rincontreremo.
Non fermarti mai, non sei solo.
Ti lascio con gioia l’eredità di questa Biblioteca.
So’ che ne farai buon uso.

A presto

L’ultimo Narratore


- Meyer - chiese Nuhr - Meyer, chi è l’Ultimo Narratore? -
- Oh! Molto bene! Molto bene, tesoro! Portalo qui! Non c’è storia migliore con cui cominciare la nostra avventura! Eh eh eh! -
Nuhr si lasciò trasportare dall’entusiasmo del suo compagno e gli portò il libro.
Meyer tirò fuori un paia di occhiali dorati dalle grandi lenti rotonde con piccoli rubini blu e rossi incastonati dentro la montatura.
In seguito fece comparire sotto i loro piedi un bellissimo tappeto blu cobalto con strani simboli alchemici dipinti sopra:
- Ora accomodiamoci pure mia cara! E che la narrazione abbia inizio! Siediti pure dove preferisci ma non ingombrare tutto il tappeto, le grandi storie hanno bisogno di spazio! Eh eh eh! -




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