i_demoni
NOTE: questa è una specie
di conclusione personale basata su alcuni fattori fra cui le varie
condivisioni di Mike su twitter in questa settimana e passa e le
dichiarazioni di tutta la gente che conosceva bene Chester e che gli
era molto vicina. Fra cui Linkin Park, Talinda, Anna, Jared Leto, Alice
Cooper, un sacco di altri artisti e poi anche quelli meno famosi ma che
han parlato e detto le medesime cose, il medesimo concetto: Chester era
luminoso, era contagioso, era pieno di voglia di vivere, di fare,
progettava, faceva baccano. Chester era gentile, sorridente, un sorriso
bellissimo, sempre. Era positivo. Sempre, fino all’ultimo giorno.
Questo è quel che ho radunato da tutti i messaggi delle persone che lo
conoscevano sicuramente meglio di chi scrive articoli su siti e
giornali per vendere notizie, che dicono che era sempre stato depresso
e alcolizzato e che i suoi demoni alla fine hanno vinto. Io mi voglio
portare dietro le parole di Talinda e della band e dei suoi cari amici:
Chester era luminoso. E mi rifiuto di credere che è inutile combattere
i demoni perché tanto vincono loro, mi rifiuto di credere che prima o
poi ti ucciderai lo stesso quindi fallo subito perché trovi la pace
solo nella vita. Alla fine il messaggio che dà Mike su twitter
condividendo The Messenger è proprio questo ed io ho voluto radunare le
mie conclusioni una settimana dopo e metterle insieme a quelle di Mike
che, anche se non possiamo sapere cosa ci sia nella sua testa, tramite
quella canzone condivisa si fa capire molto, molto bene. Il messaggio è
l’amore, non la resa al buio. E tutti i suoi amici ce lo hanno detto:
Chester era luminoso. Con questo concludo. Baci Akane
I DEMONI SI POSSONO VINCERE
"Quando senti di essere solo
Tagliato
fuori da questo mondo crudele
I tuoi
istinti ti dicono di correre
Ascolta il
tuo cuore
Quelle
voci angeliche
Loro
cantano per te
Saranno la
tua guida verso casa
Quando la
vita ci lascia ciechi
L'Amore
Ci
mantiene gentili
Ci tiene
gentili
Quando hai
sofferto abbastanza
E la tua
anima si sta spaccando
Ti stai
disperando per la lotta
Ricorda
che sei amato
E che lo
sarai per sempre
Questa
melodia di porterà diritto di nuovo a casa
Quando la
vita ci lascia ciechi
L'Amore
Ci
mantiene gentili
Quando la
vita ci lascia ciechi
L'Amore
Ci
mantiene gentili"
THE
MESSENGER - LINKIN PARK
Dopo una settimana di tortura,
guardo fuori inespressivo, sospiro. Le saracinesche abbassate rimandano
filtri di luce del mattino.
A quest’ora mi stava chiamando
l’autista di Chester, che spesso ha fatto da autista a tutti passandoci
a prendere portandoci negli impegni odierni in città.
Quante volte io e lui seduti
dietro il sedile di quel povero uomo?
Mi metto seduto, l’aria
condizionata è in deumidificazione, non sudo, non ho caldo, non ho
freddo, ma potrebbero anche essere 40 gradi in casa, non penso sentirei
nulla.
Scendo dal letto dove sono
rimasto a fissare il soffitto fino ad addormentarmi semplicemente
sfinito, silenzioso esco rimanendo in boxer e vado in bagno, di
sfuggita la mia immagine riflessa vuota, nessuna espressione.
Come fai a dire alla persona a
cui lui è più legato che è morto? Quell’uomo sapeva cose che nessuno
sapeva, a parte la band. Non ci siamo mai dichiarati, non abbiamo mai
fatto niente con lui davanti, però ci conosceva bene e vedeva la nostra
alchimia meglio di chiunque altro.
Mi infilo sotto la doccia
frettoloso, non regolo nemmeno l’acqua, è fredda ma non mi dà fastidio
anche se dovrebbe.
Sono raggelato. Da quando lui
me lo ha detto, dopo che io gli ho detto ‘non ci credo che stai
dicendo’, ho cominciato a staccarmi da me stesso.
Si chiama dissociazione.
Poi mi ha chiamato Talinda, lo
stavo per fare io.
Piangeva, non riusciva a
smettere di piangere ed io sentendola distrutta ho capito che cosa
voleva, perché sapevo che lei e la famiglia avevano preceduto Chester
in Arizona in questi giorni, per le vacanze prima del tour. Avevamo
ancora alcuni giorni prima di quello Americano. Oggi c’era l’ultimo
impegno con la band, un servizio fotografico.
Esco e ricordo che mentre mi
dissociavo, le rispondevo freddo e piatto.
- Sei lontana, ti ci vuole un
po’ per arrivare. Serve che qualcuno vada in centrale a parlare con la
polizia? - Ci sarei andato lo stesso, ma la delega della moglie era
meglio.
Lei ha detto di sì e che
arrivava prima possibile. Stringo gli occhi. Senza i bambini, con
qualcuno della famiglia di Chester.
Che disastro la famiglia di
Chester. Mi chiedo perché dopo tutto quello che gli hanno fatto ci
andasse lo stesso. Con suo padre le cose andavano bene, certo, però è
stato schiacciato da una situazione mai davvero serena, mai davvero a
posto. L’ultimo duro colpo gli è arrivato da loro, problemi enormi di
famiglia, rivelazioni, lutti, un casino dopo l’altro. Non l’hanno mai
lasciato in pace, mai.
Esco dal bagno avvolto
nell’asciugamano, entro nella stanza armadio senza fare rumore e lì mi
vesto. Anna dorme ancora.
Ancora dissociato sono andato
alla polizia, ho avuto la lucidità di usare uscite ed entrate
secondarie ed evitare zone affollate. Nel giro di poco era un disastro.
Poi? Poi non lo so. Ancora
oggi quel giorno è un mistero. Ricordo che ero lucido, ma una parte di
me, quella senz’anima.
Tutti mi hanno detto che ho
fatto le cose più normali e giuste, ma era strano che io, così legato a
lui, ce la facessi.
Da quando mi sono messo al
computer a guardare foto sue, tutte le nostre -Dio quante erano? Un
miliardo?- a quando ho fatto qualcosa al di là di lui credo sia passato
tantissimo, non lo so.
Vado in cucina e guardo il
frigo, inorridisco all’idea di fare colazione, così mi preparo solo il
caffè e prendo il telefono, chiamo il sergente a capo delle indagini di
Chester. Una settimana, ancora nessuna svolta e chiusura. Chiamo ogni
giorno per sapere quanto ci vuole per determinare un punto definitivo.
A volte sono così stanco che
forse se mi dicessero che anche se è strano si è ucciso, sarebbe
meglio. Potrei vivere incolpandomi, ma almeno prenderei una direzione
definitiva.
Così passo da una strada
all’altra ubriaco senza mangiare e bere.
Prima credo che è stato
ucciso, perché non può avermelo nascosto. Non riusciva a nascondermi
nulla.
E poi gli occhi non mentono,
era felice.
Ci amavamo davvero.
Poi passo al credere al
suicidio e mi do tutte le colpe.
Ci sto male in ogni caso, in
realtà, ma quando penso che qualcuno me l’ha strappato la rabbia che
provo per quei criminali mi fa stare meglio.
Penso lucidamente che avevano
molti collaboratori che avevano accesso alla casa, non era impossibile
trovare un modo per entrare senza lasciare tracce ed ormai gli hacker
riescono a penetrare qualsiasi sistema elettronico e tecnologico che
vogliano. Cioè ormai gli psicopatici sono dei programmatori del male
eccellenti e ce ne sono, cazzo se ce ne sono. Accendi un telegiornale,
prendi un giornale, leggi le notizie di cronaca nera e impallidisci
davanti all’efferatezza del mondo. Il fatto che io non concepisca come
si possa voler uccidere un uomo, lui per di più, non significa che
qualcuno non l’abbia fatto.
La rabbia mi aiuta. Quando
arriva il senso di colpa guardo l’armadietto delle pillole che Anna ha
chiuso a chiave, guardo i coltelli, anche quelli sotto chiave in questi
giorni. Guardo la macchina, le chiavi sono nascoste, non vogliono farmi
guidare.
Mi guardano a vista e sai
perché? Perché hanno paura che io possa uccidermi perché tutti sanno,
anche se nessuno vuole ammetterlo. Sanno che io e Chester stavamo
insieme, che il nostro legame era oltre quello dell’amicizia. Chester e
Brad erano amici, Chester e Joe, Dave, Rob, Chris, Scott prima che
uscisse di testa erano amici!
Il mio livello con Chester va
oltre.
E così mi aggrappo a lui, a
qualsiasi ricordo mi leghi a lui. Foto. Video. I messaggi su twitter
attraverso la pagina creata per lui che li raduna tutti, vedo tutto
quello che in tutto il mondo la gente sta facendo per lui e penso che
noi nemmeno un funerale gli abbiamo ancora potuto dare!
Noi? Che memorie gli possiamo
donare?
La voce del sergente mi arriva
roca, sa già chi sono.
- Nessuna novità? - Lui con
delicatezza, pazienza e stanchezza risponde sempre, ma oggi aggiunge
qualcosa:
- Siamo completamente fermi,
nonostante le circostanze sospette che sono state rinvenute, non ci
sono prove concrete per un omicidio e quando le indagini si fermano in
questo modo ad un certo punto la decisione è solo una. - Mi fa capire
diplomaticamente che non hanno scelta.
- Chiuderete il caso
classificandolo come probabile suicidio? -
- O lo classifichiamo come
caso irrisolto, ma a quel punto il mondo, sia mediatico che non, si
scatenerebbe. Non lo lascerebbero più in pace, né la famiglia, né chi
gli stava vicino. In questi casi, anche se ci sono molti angoli bui che
fanno pensare a qualcosa di più complicato sotto, senza delle prove
certe, è meglio lasciare che il mondo pensi a quello che sembra, ovvero
suicidio. Vengono fatte campagne di prevenzione ad una delle grandi
piaghe del millennio e male non fa, mentre noi comunque continuiamo a
scavare in via ufficiosa per conto nostro nella speranza che risulti
qualcosa. Capisco che per chi rimane è difficile accettarlo... -
- Non è difficile accettare il
suicidio, è difficile accettare che non si sappia in definitiva
cos’era! E l’idea che ci possa essere in giro un colpevole impunito mi
fa impazzire! - Sbotto freddo e tagliente.
- Pensavo che preferisse
l’ipotesi di omicidio... -
- Certo, ma perché non riesco
a conciliare l’immagine del Chester degli ultimi tempi con quello di un
depresso suicida! Ho vissuto il Chester depresso suicida, non è
assolutamente come quello di questi mesi! La morte di Chris lo ha
demolito, ma mi creda che non si sarebbe mai ucciso. Andava a trovare
Viky, la moglie di Chris, le sue figlie, sua figlioccia, ogni giorno e
la sua missione era assicurarsi che loro stessero bene! Mi ha sempre
detto che cantando One more light per lui quel giorno si era rimesso,
era stato catartico! - Forse sa queste cose a memoria e il sergente
ormai è un amico, quasi. Quanta pazienza bisogna avere?
- Il punto è che non ci sono
prove, tutt’ora dopo una settimana. E quando le indagini si bloccano in
questo modo bisogna fare qualcosa, prendere una decisione. O chiudi e
lasci le cose come sembrano, o lo metti come caso irrisolto. Ma lì poi
le conseguenze nel far capire che sospettiamo di omicidio e che non
siamo in grado di risolvere il caso è peggio. -
- Ma è un vostro problema,
siete voi che dovete risolverlo! - A questo alzo la voce battendo la
mano, mi sembra assurdo quello che sta dicendo.
- Ci sono solo sospetti,
alcune prove in favore di una tesi ed altre in favore di un altra. Ma
quando non ci sono altre prove e le indagini sono bloccate così da
giorni, dai piani alti ordinano un archiviazione, non sono io che mi
arrendo e che non so cosa fare. Sono i piani alti, è la nostra legge,
non ho scelta. Sto rimandando questa decisione sperando che salti fuori
qualcosa, ma ci sono cose che non si possono inventare, purtroppo. Io
presto o tardi dovrò chiudere e rilasciare il corpo per la famiglia.
Pensate al funerale, a volte seppellire il caro scomparso aiuta. -
- Ma come può aiutare senza
sapere con certezza cosa è successo? - Dopo lo scoppio mi accascio sul
tavolo, la fronte sulla superficie dura, il braccio libero chiuso
intorno alla testa. Non ho nemmeno aperto le luci o le saracinesche. È
tutto buio.
- Purtroppo ci sono moltissimi
casi così. Anche di star famose. Sembrano suicidi, ma ci sono
circostanze sospette, indaghi e non esce niente di decisivo per uno o
l’altro, così nel dubbio lasci che le cose siano come sembrano. -
- Sì, ma solo per non spendere
risorse dello stato per cercare una verità faticosa... - rispondo
tagliente.
- Signor Shinoda, io sono
stato onesto con lei, non potrei nemmeno dirle tutte queste cose. Lo
faccio solo perché i miei figli sono dei vostri grandi fan e vi ammiro
tantissimo, ma non potrei fare quel che sto facendo. - è per questo che
lo chiamo ogni santo giorno e sto ore al telefono.
- Lo so, mi scuso. - il mio
lato giapponese. - È solo che è così diverso da... da qualsiasi
altro suicidio... -
- È più comune di quel che
crede... - Sospiro.
- Ma quelli che sono suicidi
senza ombra di dubbio si svolgono diversamente e si chiudono subito.
Chris ultimamente era depresso e prendeva antidepressivi in quel
periodo, la sera prima ha chiamato la moglie che ha capito che era
strano, più del solito, infatti ha poi mandato il suo compagno di band
a controllare se stava bene, lui è andato per questo a vedere.
Purtroppo era tardi. Nel tossicologico c’erano dosi elevate dei farmaci
che prendeva... le indagini si sono concluse in un giorno, dopo due
c’era il funerale... e così sono la stragrande maggioranza dei suicidi!
So di uno che il giorno prima aveva detto al nonno ‘e se mi
uccidessi?’. Chi è un depresso suicida lo è da tempo e ci pensa per dei
giorni se fare o no il gesto, non è un colpo di testa, non riesci a
nasconderlo sempre. Chester progettava cose di continuo per il futuro.
Aveva appena preso quella casa lì, due mesi fa proprio, la casa dei
sogni in un quartiere da sogno per la famiglia e che fai? Ti ci
impicchi così la famiglia scappa a gambe levate? Talinda non dorme più
in quella camera! E poi in questo mese stava mettendo in piedi la
riunione col suo primo gruppo ad un paio di settimane dopo... aveva
progetti anche con noi di continuo, sempre. Era allegro e contagioso!
Ho letto su un sito di psicoterapia che non puoi fingere il sorriso
vero. Puoi ingannare tutti ed il tuo cervello sorridendo per sembrare
felice, però il fattore indicatore sono gli occhi. Non sei in grado di
sorridere con gli occhi quando vuoi fingere un sorriso! Lui era felice,
sorrideva con tutto sé stesso. Io ricordo i suoi sorrisi morti!
Facevano rabbrividire, non arrivavano mai agli occhi ed ogni volta ero
lì con lui a chiedergli di cosa voleva scrivere nella canzone e
facevamo terapia scrivendo, e poi cantava urlando proprio per tirare
fuori la bestia. Ad un certo punto ha superato tutto e mi ha detto ‘ehi
facciamo canzoni senza urlare, non ne ho più bisogno! Sto bene!’.
Quando si stava uccidendo, in passato, me ne sono accorto e gli ho
detto ‘ti stai facendo del male ed a me importa’, ho fatto tutto quello
che potevo per lui, quando ha lasciato la band perché non ce la faceva
più ed i rapporti erano ormai pessimi, io poi sono tornato comunque e
gli ho detto che sarei sempre stato suo amico, che non l’avrei mai
abbandonato anche se era tutto incasinato! Lei... lei non sa, lei non
capisce! E tutti quelli che l’hanno visto e sentito in questi giorni
hanno detto che lui era sempre allegro, positivo, che progettava e
programmava incontri, eventi, interviste, rimpatriate ed uscite... i
depressi suicidi non programmano niente! Non gli importa nemmeno di
nascondere il loro dolore a chi li circonda, non gli importa di niente
e nessuno quando arrivi in quel circolo e sai perché lo so? Perché me
lo ha spiegato lui! Perché ci è passato, in quel punto! Era in terapia
da sempre, ha sempre frequentato i gruppi, non è mei ricaduto. Io
conosco il Chester morto dentro che voleva morire e mi creda, non era
questo. Se lo fosse stato me ne sarei accorto e non l’avrei mai
lasciato solo, come in passato! Io... io sapevo da come metteva giù il
piede di che umore era. Non riusciva a nascondermi nulla. Forse a casa,
per i figli nascondi le cose. Ma a me no. Ogni volta che ci provava
arrivavo da lui con carta e penna e dicevo ‘di cosa scriviamo?’ Non
può, non esiste che sia riuscito a nascondermelo in quel modo... non
può dire che tutto questo non conta! -
Dal silenzio successivo
capisco che deve aver messo il telefono in viva voce e continuato a
fare le sue cose durante il mio ennesimo sfogo, un lamento più che un
tuono furioso come la prima volta.
- Lo so Mike... - mi dà del tu
a questo punto. - Ed io non sto dicendo che non ti credo, è in nome di
questo che ho approfondito come non ho mai fatto. Però mi devi credere.
Non c’è niente che possa dare una svolta. A volte bisogna accettare
l’incertezza. A volte bisogna scegliere una propria verità e vivere per
quella, al di là di prove e certezze. È questa la fede, no? Credere in
un Dio senza delle prove concrete. Se lei crede in Chester e nel suo
legame e nel fatto che non poteva nascondergli niente e che era davvero
felice ormai... allora è così. Basta. Purtroppo a volte non c’è una
fine, a volte te la devi scegliere. - Le parole del sergente risuonano.
Forse non avrò mai una verità
tangibile ed obiettiva, forse se è stato ucciso non verranno mai presi
i colpevoli.
O forse si è ucciso nonostante
tutto quello che non quadra.
Però io non potrò mai saperlo,
mai.
- Crearmi la mia verità? -
Chiedo incredulo che un poliziotto con la sua esperienza mi dica
questo.
- È dopo tutti i miei anni di
servizio ed i casi che ho affrontato, che posso dirle con tutta
l’onestà di questo mondo. La verità spesso è sopravvalutata. Perché
spesso quella che spacciamo come verità è solo una comoda scelta utile
solo per il sistema ed il mondo. Mi creda, il sistema giudiziario
funziona così. Per questo le dico: non perda la sua fede, credo che in
questi casi sia la sola cosa che conta e che ci può aiutare. -
Chiudo gli occhi mentre le sue
parole roche e basse mi penetrano e mi graffiano.
Ed io dovrei accettare
qualcosa che forse non è così? Io dovrei andare avanti senza sapere?
- Come fa a fare ancora questo
lavoro anche se spesso fate quello che va fatto e non quello che si
dovrebbe fare? - Chiedo con un filo di voce, finendo le forze ancora
prima di iniziare la giornata.
In sette giorni avrò mangiato
forse un pasto al giorno, con uno sforzo assurdo. Ed avrò dormito sì e
no un paio di ore a notte.
- Perché a volte troviamo la
verità e quando diamo alle famiglie una chiusura degna, ne vale la
pena. Anche se è meno di quel che vorrei. -
Scuoto la testa incapace di
capire se posso accettarlo.
- Chester era felice, non
poteva nascondermi niente e amava sinceramente la vita, ormai, e tutti
quelli che lo circondavano, la famiglia, gli amici, la musica, noi... -
Me... mi amava, cazzo, mi amava. - è questa la sola verità in cui
voglio credere. -
- Purtroppo ci sono così tante
persone che si uccidono a questo mondo, che forse da tutto questo
incubo può cercare di tirare fuori del bene. Al di là di quel che ha
fatto il signor Bennington sul serio. - Anche qua sento tutta la sua
esperienza, quante ne avrà viste quest’uomo? Non diventi cinico ad un
certo punto?
Quando lo dice qualcosa scatta
e realizzo che Chester avrebbe voluto aiutare in qualsiasi modo per
qualsiasi ragione tutti, perché in vita è questo che faceva e che lo
faceva sentire vivo. Era dentro ad un sacco di associazioni, una di
queste contro la pedofilia insieme a Chris!
- Ha ragione. Le piaghe
esistono e vanno combattute, anche se non le possiamo capire. Lui
lottava per questo, io lotterò per questo. Al di là di tutto! -
Lo sento sospirare.
- Mi faccia sapere se posso
essere d’aiuto in qualche modo. - Quando lo dice mi stupisce, così in
un primo momento non so che dire, ma poi lo dico cosa può fare:
- Non smetta mai di cercare,
chiedo solo questo. Fra un caso e l’altro, non metta via il fascicolo
di Chester. Chiedo solo questo. - Lui dice che l’avrebbe fatto anche se
io non glielo avessi chiesto. Poi io lo ringrazio e lo saluto.
A volte il sistema fa schifo,
anzi, il più delle volte. Ma devo ricordare che è il sistema, non le
persone che ci lavorano.
Insomma, dipende. Se parliamo
dei pezzi grossi che gestiscono il sistema beh, lasciamo perdere. Ma
parlando di gente come quest’uomo... ah che mondo di merda.
Dopo di questo vedo Anna
pronta che scende a preparare la colazione, io le chiedo se mi può
portare da Talinda per parlare del funerale di Chester e di alcuni
dettagli, di quel che avrebbe voluto lui. Lei dice che viene volentieri
ma di darle tempo di preparare anche i bambini, in questi giorni li
portiamo da loro con noi e stiamo insieme quasi tutto il tempo. I
piccoli stanno insieme e fanno bene alle gemelle di Chester, Otis con
Tyler sono molto legati. Anna è un sostegno importante per Talinda,
inoltre devono cominciare a pensare a rilasciare degli stati ufficiali,
purtroppo le indagini stanno chiudendosi senza un nulla di decisivo.
Aspettavano una conclusione prima di parlare, tutti in generale, ma
soprattutto quelli coinvolti da vicino come noi.
E poi... forse perché quella è
la casa che Chester ha voluto con tutto sé stesso, oppure perché quella
è la sua famiglia. Lì, loro sono pieni di lui, mi sembra che stando
tutto il tempo con loro... non so, mi sembra di sentirlo di più.
Talinda in qualche modo ha una parte di lui, io ho l’altra. Era come un
ménage à trois a volte... o a quattro, perché anche Anna è legata a
Talinda. Solo che Anna non sapeva niente di noi, era all’oscuro,
Talinda sapeva, era complice. Lei e Chester erano come una coppia
composta da un gay ed una etero che sono il migliore amico uno
dell’altro che decidono di sposarsi e fare una famiglia perché chi non
vuole questo, anche se si è gay? Nel caso di Chester ha pesato tutti
gli errori passati ed il voler rimediare, il non voler continuare così
per l’ennesima volta con l’ennesimo errore uguale. Lui che mette
incinta una e la lascia disseminando il mondo di Bennington... sorrido.
Il loro rapporto era particolare, si volevano bene, erano uguali come
persone, stessi gusti, compagni di giochi.
Quel legame,
quell’uguaglianza, mi fa vedere Chester lì in quella famiglia, persino
in lei, e se sto lì mi sento meglio, così come la sera guardo ore post
che lo riguardano, video su di lui, foto nostre e mi addormento così.
Prima o poi riuscirò a tornare
a suonare un piano?
Chester vorrebbe questo. E
vorrebbe un sacco di altre cose e le conosco tutte perfettamente.
La gente in giro per il mondo
ha già fatto così tanto che onestamente un funerale pubblico è inutile.
Mentre Anna prepara i bambini penso a quel che le dirò: quel che so lui
avrebbe voluto per il suo estremo saluto, perché come ho sempre detto
io posso capire, posso sapere tutto di lui.
La cosa più assurda è che
posso anche immaginare il motivo del suo suicidio, in realtà.
Io ci posso riuscire a
capirlo, davvero. Ci ho pensato.
Viveva una vita a metà, non
era soddisfatto completamente. Con la famiglia era felice a metà, con
me era felice a metà. E quando era felice, lo era per le persone che lo
circondavano, perché erano le persone che amava e lo amavano a farlo
stare bene, ma lui da solo stava male, si odiava, si denigrava, non si
è mai creduto speciale ed insostituibile. Ero io che lo sgridavo ogni
volta e che lo portavo su un piedistallo.
Il suo terapista ha lavorato
molto su questo, forse non abbastanza?
Però posso capire, no?
Quel che non capisco sono i
suoi mesi precedenti al fatto. Quelli non sono coerenti col suicidio.
Solo quelli.
Progetti il suicidio e non una
lettera d’addio? Che senso ha?
Ha senso perché non lo ha
progettato, non ci stava pensando, non è diventato improvvisamente
bravo a nascondermi le cose e se aveva qualcosa del genere oh credetemi
che me ne sarei accorto, come mi sono sempre accorto di tutto che lo
riguardava. Perciò no, non venitemi a dire che lo progettava,
altrimenti esisterebbe anche una lettera.
Però come ha detto il sergente
bisogna avere fede e fede non significa stare in piedi finché qualcuno
non ti porta una prova.
Io amavo Chester e lui amava
me, aveva superato i suoi demoni, era felice, i suoi occhi non
mentivano. Aveva delle prove continue che superava sempre, sapeva
chiedere aiuto, lo ha sempre chiesto.
Per me Chester non si è
ucciso, questa è la mia fede.
Da qui farò tutto quello che
posso per aiutare gli altri, in qualsiasi modo.
Il suicidio è la piaga del
nuovo millennio? La combatteremo!
E tutti quelli che stanno
cercando di ricavarci su soldi da questa tragedia usando Chester per
fare notizie o vendere merce, anche quelli vanno abbattuti!La gente
vuole dare un sostegno per Chester? Che sia un sostegno che abbia
senso, ci sono miliardi di persone che soffrono ogni giorno lontano da
noi, aiutiamo questi grazie a Chester.
I fatti brutti ti segnano per
sempre nell’infanzia, non li superi mai, faresti meglio ad ucciderti
subito invece che provare ad uscirne. Questo è il messaggio di un
suicida quarantunenne che trent’anni dopo sembra essersi ucciso per dei
problemi da ragazzino.
Ed io mi ribello a questo, la
gente non deve pensare questo. Che tanto quel che ti capita da
adolescente un giorno ti ammazzerà comunque e quindi tanto vale non
combatterlo ed uccidersi subito, che tanto è un azione solo rimandata.
No, mi ribellerò sempre a
questo.
E Chester era musica non la
chiuderò mai. Credeva nell’amore, nella gentilezza, nella vita, nel
combattere i demoni, nel vincerli! Lui ci credeva e li aveva vinti, li
aveva vinti! Altrimenti il resto della sua vita non avrebbe avuto
senso, altrimenti cazzo ammazzatevi tutti voi che avete un problema da
piccoli, perché il resto è solo inutile, morirete comunque impiccati!
Solo nella morte avrete pace, nella vita avrete solo schifo!
NO NO E NO!
Non è così! I demoni si
possono vincere, i demoni si vincono! Fanculo! È questo che diceva
sempre Chester, per cui ha combattuto sempre e non ha perso, mi rifiuto
di crederlo. Non passerebbe mai un messaggio simile!
Penso a questo e a quel che
condividerò più tardi col mondo a cui mi sono chiuso per troppo,
impazzendo da solo.
The messenger, la sua canzone.
Quello era il messaggio di
Chester, quello deve essere per sempre.
Ti amerò sempre, so che farai
così anche tu. Ora vegliami, perché mi mancherai ogni secondo della mia
vita.
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