Alle dieci in punto di un preciso venerdì sera
di luglio, Sanji Vinsmoke salì sul sedile posteriore della
vecchia Duna della famiglia Monkey con un sospiro pesante che poteva
dire molto sul suo stato d'animo. Lanciò una fugace occhiata
agli altri due occupanti del veicolo, notando subito le loro occhiate
stranite.
Rufy, alla guida, lo guardava poco convinto dallo
specchietto, mentre Zoro non si era fatto troppi problemi a voltarsi
completamente col busto per poterlo squadrare meglio, un sopracciglio
sollevato a sottolineare la sua muta domanda.
Sanji sbuffò. “Anche se è
una festa da Hermeppo, non voglio presentarmi vestito da
barbone!” esclamò irritato. Non solo ci stava
andando controvoglia quando avrebbe solo voluto sprofondare nel cuscino
e non doversi rialzare mai più, ma doveva pure sorbirsi le
loro solite paturnie circa l'abbigliamento
che aveva scelto per la serata, ossia sempre quello che riservava alle
grandi occasioni come le festività religiose, gli
appuntamenti galanti, le lezioni all'università, la spesa al
supermercato, lavare l'auto...
Zoro lo squadrò con
aria di scherno raddrizzandosi di nuovo sul sedile. “Ti pare
normale andare ad una festa in piscina in giacca e
cravatta??” chiese a Rufy.
Quello ridacchiò e Sanji rinunciò a
guardarli male, tanto non lo avrebbero visto.
Si chiese ancora come diavolo aveva fatto a farsi
convincere, non era assolutamente dell'umore adatto per una festa e men
che meno di mettere in pratica il consiglio di Zoro sui chiodi!
Si allentò la cravatta dalla gola, un gesto
consueto su un accessorio messo più per abitudine personale
che per secondo fine. Non si sentiva per nulla bene, il cuore batteva
forte contro la cassa toracica e aveva ancora una gran voglia di
piangere anche se si era ripromesso di non farlo più. La
testa ormai pulsava, Dio se faceva caldo in quel catorcio gli mancava
quasi l'aria. Era il luglio più afoso degli ultimi anni
diceva il Tg e lui non poteva che essere d'accordo.
Cercò a tentoni e col buio il pulsante per
abbassare il finestrino, bestemmiando sottovoce dopo svariati tentativi
a vuoto.
Rufy lo guardò dallo specchietto. “Il
bottone automatico non c'è, devi girare la
manovella.” precisò indicando verso il basso con
il suo indice.
Sanji borbottò un 'grazie' prima di mettere la
testa fuori dal finestrino per qualche secondo, sentendo l'aria fresca
della notte sferzarlo sul viso e riuscire a calmarlo, fortunatamente la
strada da fare era poca. Sentì Zoro chiedere a Rufy
perché non avessero preso la sua auto invece che quella
mezza scassata della madre.
“Perchè ce l'ha mia
sorella.” fu la semplice risposta del moro. “Le
avevo detto che poteva venire con noi, ma doveva passare a prendere le
sue amiche e quindi viene più tardi.”
Zoro si girò di colpo verso di lui, gli occhi
fuori dalle orbite. “Cos... stasera ci sarà anche
tua sorella??”
Rufy annuì per nulla turbato dall'espressione
omicida dell'amico. Sanji si frappose tra i due sedili anteriori,
guardandolo sornione. “Problemi con una dolce donzella per
caso, Roronoa?”
“Affatto.” digrignò i denti
Zoro, guardando ovunque tranne che verso di lui. Sanji
sogghignò con fare saccente e tornò a sedersi
composto.
Forse dopotutto ci sarebbe stato da divertirsi anche per
lui quella sera.
*
Le feste da Hermeppo avevano la fantastica
particolarità di iniziare sempre alla stessa ora ma di non
sapere mai quando sarebbero volte al termine, a volte sembravano poter
durare in eterno e mantenerti giovane e prestante per sempre.
Iniziavano alle cinque, quando i coniugi Morgan partivano
per le loro solite gite settimanali e lasciavano casa libera al loro
unico figlio per due giorni. Da quel momento, con sfide mortali a colpi
di Play Station e dispense riempite di ogni ben di Dio fino a
scoppiare, i primi fedelissimi e volenterosi compagni di corso
iniziavano a preparare l'ambiente per l'arrivo certo di almeno un
centinaio di persone con tavoli imbanditi di alcool e postazioni da
deejay in ogni angolo della villa, del parco e vicino alla piscina
olimpionica.
Alle cinque e cinquantacinque Hermeppo chiudeva la porta
del garage, dove il padre teneva le sue preziose auto sportive, con una
chiave minuscola che veniva puntualmente rubata da Ace e Sabo in pochi
secondi.
Dalle sei scattava l'ora X. La fiumana di universitari
esaltati si faceva largo a gruppetti dai cancelli per immergersi in una
notte di follia e completo disprezzo delle inibizioni e di ogni sacra
moralità.
Per le sette e mezza qualcosa come cinquanta persone
avevano già esaurito tutti i salatini, le torte e i vari
snack, buttandosi feroci sul ragazzo delle consegne che aveva portato
le pizze.
Alle sette e quarantacinque Kidd e Killer si erano stufati
di sentir starnazzare Hermeppo per i solchi nel prato e lo avevano
imbavagliato e legato ad una colonna del portico, tornando poi
tranquilli a godersi la gara tra Porsche improvvisata da Sabo, Ace e
Bonnie dietro la villa.
Per le otto e un quarto c'era già chi vomitava
l'anima negli angoli più remoti e chi mostrava succhiotti e
occhi neri.
Verso le nove e mezza l'oscurità era calata
completamente ma veniva contrastata da fari intermittenti al neon dai
colori sgargianti, posizionati nei punti strategici del parco e bene o
male tutti venivano trascinati a ballare dal ritmo risonante delle
casse che si spandeva nella notte. La festa cominciava a scaldarsi sul
serio e le prime ragazze ad apparire sempre più ubriache e
sempre meno vestite mentre ballavano a bordo piscina, ridendo isteriche
per le risse idiote dei soliti esagitati della pallamano che avevano
iniziato una partita acquatica scoordinata, priva di regole e di
qualsiasi indumento sotto la superficie.
Zoro, Rufy e Sanji fecero la loro comparsa alle dieci e
quattordici già certi di capitare in una bolgia umana ai
limiti dell'ubriachezza molesta.
Si imbatterono subito in Ace mentre ronfava alla grande su
un divanetto dell'ingresso, con tanto di bava alla bocca e bollicina al
naso, attaccato al formoso sedere di Bonnie, che a sua volta dormiva
abbarbicata alle gambe di Killer fin tanto che quest'ultimo si beveva
indisturbato la sua birra guardando il porno trasmesso dal proiettore
installato in salotto. Loro lo fissarono neutri e lui li
salutò affabile con un cenno del capo, tornando a guardare
tranquillo lo schermo.
Rufy si fermò un istante a guardare suo cugino
dormire e sembrò intenzionato a dire qualcosa ma Zoro lo
prese per la collottola trascinandolo via con loro.
Seguirono la musica perentoria che arrivava dal giardino
sul retro passando per la cucina, somigliante di più ad un
campo di battaglia che al regno della signora Morgan, e si ritrovarono
sotto al portico ad ammirare la moltitudine di corpi nudi, vestiti,
sudati, ubriachi che ballavano a ritmo delle canzoni del momento sotto
luci psichedeliche e qualche rara stella.
Rufy adocchiò immediatamente il buffet con gli
avanzi di pizza e ci si gettò a pesce noncurante di
abbandonare gli altri. Zoro non se ne accorse quasi, troppo impegnato a
divorare con gli occhi l'angolo degli alcolici che sembrava chiamarlo
come una sirena tentatrice.
Sanji gli lanciò un'occhiata ammonitrice che
poteva significare tranquillamente 'mollami da solo e te ne
pentirai amaramente!' non servì nemmeno dirlo a
voce alta, stranamente Zoro intuì.
“Razzasci!! Sieuteu arrivati!!! Hic!”
Si voltarono in simultanea al sentire quella voce. Il
tenero e sempre affabile Coby da ubriaco era uno spettacolo unico. Lo
guardarono divertiti fare i tre scalini che lo separavano da loro a
quattro zampe, troppo complicato rimanere su due. “Sciete
arriv-hic-ati al momento iiiiusto! Sciapete?”
Sanji ridacchiò, aiutandolo ad alzarsi e
sostenendolo per un braccio. “Ah, si? E come mai?”
Coby si avvicinò pericolosamente al suo viso con
fare cospiratore, gli occhi lucidi e l'alito che puzzava di vodka.
“Perchèèèè...
hic... perché sto ando la cacciiiia a un leonie!!”
Zoro alzò un sopracciglio. “Un
leone... ma pensa...” commentò asciutto guardando
Sanji e cercando di non ridere.
Coby annuì convinto e rischiò di
baciare il pavimento per la foga con cui si agitava.
“Andescio devo andare che il leogne mi ascipietta!
Hic!”
Riuscì a fare due passi e poi senza poterlo
fermare si schiantò al suolo, addormentandosi di botto
dentro al vaso dei gerani, apparentemente illeso.
Dei mugugni isterici verso destra distolsero la loro
rassegnata attenzione da lui, accorgendosi all'improvviso di avere il
padrone di casa legato ad una colonna a pochi centimetri da loro.
Zoro lo salutò con una amichevole pacca sulla
spalla complimentandosi per la festa, mentre Hermeppo lanciava segnali
di aiuto con gli occhi cercando di sbracciarsi, senza successo.
Sanji si accese la prima sigaretta della serata cercando
con gli occhi l'amico che li aveva portati fin lì,
inquadrandolo seduto a gambe aperte direttamente sopra il tavolo mentre
si sbafava ogni cosa vagamente commestibile riuscisse a trovare. Fece
cenno a Zoro di seguirlo e questi mollò senza problemi Coby
svenuto e il povero Hermeppo con i suoi incomprensibili mugugni.
Facendosi largo tra la folla, Sanji individuò
con poca fatica una capigliatura conosciuta che ballava animosamente
insieme al suo proprietario su uno dei cubi di metallo a bordo piscina.
Cambiò repentinamente strada confondendo Zoro. Lo dovette
recuperare parecchi passi più in là ma lo fece
con piacere, tutto era preferibile piuttosto di incrociare e sopportare
suo fratello Yonji anche lì. Con il volume alto della musica
e l'aggroviglio di persone attorno era difficile instaurare una
conversazione, ma Sanji ci provò lo stesso. “Sono
ancora convinto che sarei dovuto rimanere a casa!”
urlò serio all'orecchio dell'amico.
Zoro ghignò e alzò la voce per
sovrastare il rumore. “Vedrai che ti sentirai meglio dopo i
primi due bicchierini! Guarda com'era felice Coby!” Sanji lo
guardò male.
Tre minuti e due cambi di rotta dopo per riprendere
nuovamente Zoro, riuscirono a raggiungere il tavolo del buffet e Rufy
li salutò entusiasta sventolando un pezzo di pizza.
Finalmente lontani dalla piscina e dalla ressa, con la
musica ad un volume accettabile, Sanji si guardò attorno.
Erano pochi i ragazzi ancora relativamente sobri che giravano per il
parco e per lo più erano impegnati in attività
tutt'altro che caste, complice anche l'oscurità e la perdita
totale delle inibizioni che quelle feste generavano. Il genere di cose
adatte da avere intorno a sé dopo essere stato piantato su
due piedi. Magari se si impegnava sarebbe riuscito almeno ad ignorare
tutti i mugugni e i gemiti che arrivavano alle sue orecchie dai
cespugli disseminati lì attorno.
Scansò per un soffio una scarpa da ginnastica,
lanciata casualmente verso di lui da due sagome nascoste nell'ombra
dietro un albero. Incrociò le braccia nervoso schiacciando
la sigaretta tra i denti. Ma chi gliel'aveva fatto fare di farsi
convincere? Lui non ci voleva stare lì! Soprattutto
circondato da gatti in calore che non facevano altro che ricordargli
come fosse disastrosa la sua vita sentimentale e sessuale al momento!
Lanciò un'occhiata a Zoro che stava cercando con le buone di
convincere Rufy a scendere dal tavolo. Una festa da Hermeppo, certo. Il
modo migliore per combattere le pene d'amore, come no.
Sanji sospirò piano gettando la sigaretta in un
bicchiere abbandonato e lasciando vagare lo sguardo. C'erano ragazze
bellissime e mezze nude che ballavano a pochi passi da lui ma si
sentiva talmente a terra da non riuscire nemmeno a prenderle in
considerazione. Pudding gli mancava. Lo aveva lasciato per sempre aveva
detto ma in cuor suo avrebbe solo voluto un'altra occasione. Si sentiva
terribilmente patetico a sperarci, eppure era davvero convinto che lei
fosse quella giusta. Condividevano la passione per la cucina,
soprattutto per i dolci, entrambi amavano Jane Austen e i Pink Floyd.
Insieme avevano passato giornate meravigliose e notti anche
più belle. Amava svegliarla al mattino con un bacio sulla
fronte e adorava quando teneva il broncio per un esame andato male. Gli
mancava terribilmente. Ma più di ogni altra cosa gli mancava
sentirla ridere, avere il suo corpo addosso, la sua voce pregarlo di
continuare e di non smettere mai di baciarla e farla sua. Sanji si
appoggiò affranto con la schiena al tavolo del buffet,
passandosi una mano sulla nuca.
Da sempre si dava anima e corpo per far star bene la donna
che amava e con Pudding non aveva fatto eccezioni, eppure anche lei lo
aveva lasciato.
Come era possibile che non lo volesse più? Le
aveva dato tutto l'amore possibile, la trattava come una principessa,
lei era sempre venuta prima di chiunque altro per lui! Dove sbagliava?
Perché non riusciva mai a trovare una ragazza che volesse
condividere la vita con lui? Era lui in errore se ne cercava una sola,
solo una, che volesse stare con lui per sempre?
“Non vorrai ricominciare a piangerti addosso,
vero?”
Sanji sollevò mestamente lo sguardo, ma al posto
della faccia di Zoro si ritrovò a fissare due colme e
ondeggianti bottiglie di tequila.
Alzò un sopracciglio scettico quando una
finì in mano sua. “Cosa dovrebbe essere?”
Zoro gli scoccò un'occhiata di compatimento.
“Non è ovvio? Il rimedio ad ogni tuo
male!” esclamò, aprendo la sua e mandando
giù due generose sorsate, soddisfatto. “Ottima
qualità! Il padre di Hermeppo sa il fatto suo...”
Sanji scosse piano la testa, avrebbe preferito rimanere un
altro po' a deprimersi in solitudine, non aveva alcuna voglia di bere,
non quella sera, e il verde non faticò ad accorgersene.
Sbuffò contrariato spostando lo sguardo verso la
piscina dove era in corso un'orgia saffica a cielo aperto tra ragazze
bellissime e disinibite ormai del tutto fuori controllo e
riportò l'attenzione sugli occhi depressi del suo amico. Non
era affatto normale per Sanji rimanere insofferente di fronte a tanto
ben di Dio, soprattutto se gli veniva servito su un piatto d'argento.
Stava davvero male e lui, come amico, si sentiva in dovere
di fare qualcosa.
Con un gesto secco gli stappò la bottiglia senza
togliergliela dalle mani e ci avvicinò la sua facendole
cozzare malamente tra loro, fissandolo serio.
“Sanji...” esordì
obbligandolo a guardarlo. “Che tu ci creda o no, mi dispiace
se stai male. Ti ho costretto a seguirci perché speravo di
vedere una qualche reazione da parte tua e magari farti stare meglio,
ma evidentemente mi sbagliavo...”
Sanji lo guardò dubbioso, da quando Zoro
'infallibilità' Roronoa ammetteva un suo errore?
“...a quanto pare, l'uomo che conoscevo io non
esiste più! Devo prendere atto che ormai tu sia diventato a
tutti gli effetti una mammoletta apatica che non riesce più
a distinguere una bella donna disponibile da una pianta grassa e non sa
approfittare di una situazione favorevole come questa serata...
è brutto, davvero, ma me ne farò una ragione!
Quindi alziamo le bottiglie e festeggiamo questa tua nuova versione
priva di qualsivoglia virilità!” concluse
ghignando apertamente e innalzando in aria la bottiglia per brindare
alla sua salute.
Un'aura nera di incommensurabile ira circondò
completamente il corpo e soprattutto le mani chiuse a pugno di Sanji.
Prima che Zoro potesse aggiungere alcunché, un calcio di
immane potenza si abbatté sul suo cranio verde,
appiattendolo al suolo.
“Cosa stai cercando di insinuare maledetto
marimo?? Che non sono più un uomo??”
sbraitò sovrastandolo dall'alto,
pronto ad un nuovo attacco se avesse osato dire una parola di
più.
Zoro a terra si
massaggiò il bernoccolo ridacchiando. Finalmente una
reazione normale!
Si alzò guardandolo
negli occhi con ironia. “Hai centrato il punto torcigliolo!
Non s'è mai visto uno più imbranato di te con
l'altro sesso!”
“Senti da che
pulpito! Mi permetto di dissentire.”
Sanji e Zoro si voltarono di scatto verso la fonte di
quella voce che avrebbero riconosciuto tra mille.
Nel biondo si riaccese un barlume d'interesse negli occhi,
ogni traccia d'ira svanita nel nulla.
Pungente e bellissima come sempre, davanti a loro si
stagliava l'unica donna capace di mandarti in ospedale con un solo
pugno e riuscire a convincerti pure a pagarle le cure mediche per la
mano contusa.
Zoro grugnì tetro guardando Monkey C. Nami
avvicinarsi a loro. Capelli rossi liberi sulle spalle, uno striminzito
vestitino blu a fasciarla nei punti giusti, un bel sorriso in volto e
le sue due migliori amiche al seguito che li salutarono con un cenno.
“Come va, ragazzi?” esordì
lei tranquilla prendendo dei bicchiere di plastica e servendo un po' di
vino per sé e Monet e dell'acqua per Nojiko che era astemia.
La domanda venne del tutto ignorata da Zoro ma non da Sanji
che aveva ritrovato l'entusiasmo alla vista delle tre ragazze e
puntò sicuro verso la gemella del suo migliore amico,
felicissimo di renderla partecipe della sua vita e magari di farsi
consolare con un caloroso abbraccio. “Oh, mia adorata!! Ora
che sei arrivata tu la mia serata può solo
migliorare!!”
Lei scansò con facilità il tentativo
di affondo del biondo, facendolo finire spiaccicato a terra davanti a
Nojiko che lo soccorse immediatamente preoccupata. Allibito per la
faccia tosta del compare Zoro si passò una mano sul viso
attirando l'interesse della rossa su di lui.
“Che succede, Roronoa?” lo
sfidò son un sorrisetto “Hai bevuto troppo e ti
è venuto mal di testa?”
Lui la squadrò assottigliando gli occhi.
“Può darsi, ma è più
probabile che me lo abbia fatto venire tu con la tua voce gracchiante
da strega!”
Nami alzò un sopracciglio voltandogli le spalle
e rivolgendosi alle sue amiche. “Avevo ragione io, come al
solito... Sanji non è il più imbranato con le
donne, qui...” mormorò atona.
Zoro l'avrebbe volentieri strangolata. Cosa avrebbe dovuto
essere una battuta? Che ne sapeva lei di come si comportava lui con le
donne?? Se era venuta alla festa solo per attaccar briga, poteva
restarsene a casa! Già doveva sopportarla quando andava da
Rufy con quei suoi commenti fuori luogo e le battutine da padrona del
mondo! Pure qui veniva a dargli fastidio?
Sanji lo affiancò, guardandolo divertito fumare
dalle orecchie. “Ora chi è che ride,
marimo??”
“Nami, sei arrivata!” Rufy
arrivò di corsa con con una gran sorriso, fermandosi accanto
alla gemella e travolgendo quasi le sue amiche.
Lei mandò giù d'un fiato il contenuto
del suo bicchiere come fosse stata acqua e si servì ancora
prima di rispondere. “Si, ci ho messo più del
previsto. Monet non riusciva a decidere il reggiseno da
mettere!” mormorò fissando di sbieco l'amica.
Lei per tutta risposta ridacchiò eterea.
“Sono cose importanti mia cara! Non si può mai
sapere cosa ti capiterà ad una festa da
Hermeppo...” sussurrò in tono volutamente suadente.
Rufy ammiccò nella sua direzione.
“Beh, direi che hai scelto molto bene alla fine...”
esclamò malizioso scorgendo del fine pizzo rosso sotto la
sua camicetta. Lei gli sorrise compiaciuta.
Nami alzò gli occhi al cielo allontanandosi dai
due di qualche passo e focalizzandosi invece su Sanji e Zoro che
chiacchieravano con Nojiko.
“Avete scelto di sostare nell'unica zona dove
vengono fatte dimostrazioni pratiche di Kamasutra...” stava
dicendo divertita la sua amica.
Nami aguzzò l'orecchio sentendo chiaramente i
gemiti soffocati di più persone darci dentro tra i cespugli,
strano non se ne fosse accorta prima con tutto il casino che facevano.
Sanji fece una risatina, mostrandosi vagamente imbarazzato,
al contrario del suo amico che ghignava senza ritegno. “In
realtà abbiamo seguito Rufy. Là c'era un tavolo
adibito al buffet prima che lui decidesse di mangiarsi anche
quello...”
“...e poi torcigliolo ha deciso di far diventare
questo posto la tomba della sua virilità...”
Sanji lo guardò in cagnesco facendo sorridere
malinconicamente Nojiko e accigliare Nami per la sua totale mancanza di
sensibilità.
“Sei proprio una scimmia senza cervello,
tu!” proruppe guardando male il verde che le
scoccò un'occhiata annoiata. “Il tuo amico sta
male per colpa di una stronza e tu che fai?” gli chiese
agitando le braccia. “Prima cerchi di spingerlo verso altre
donne e adesso lo insulti! Ma hai una vaga idea di cosa siano i
sentimenti??”
Sanji e Nojiko la fissarono con la bocca leggermente aperta.
Era solo una battuta quella di Zoro, lo avevano capito
tutti, impossibile che Nami l'avesse presa sul serio. Il biondo si fece
avanti con un sorriso cercando di ovviare il malinteso. “Nami
cara, non ti devi preoccupare per me, non è un
probl...”
“Nessuno ti ha chiesto niente! Non ho certo
bisogno di venire da te per imparare come trattare i miei
amici!” Zoro assottigliò lo sguardo fissandola a
braccia incrociate e interrompendo Sanji.
Lei lo guardò furente. “Io credo che
tu abbia bisogno di qualche lezione di tatto, invece!”
Zoro si infervorò. “Senti, ragazzina
isterica, sei appena arrivata e già sono stanco di averti
intorno! È meglio per te se mi stai lontana stasera o potrei
non rispondere delle mie azioni!”
Nami strinse le mani a pugno. “Ma davvero? Mi
lanci questa minaccia a vuoto da quando siamo piccoli perché
non ci provi finalmente e vediamo?? Abbiamo la stessa età,
posso essere forte quanto e più di te!”
Negli occhi di Zoro passò un pericoloso lampo
d'ira che Sanji sperò essere stato l'unico a notare. Con
prontezza poggiò una mano sulle spalle di entrambi e si
affrettò a separarli. “Bene signorine. Ora potete
anche smetterla di lottare per l'amore del sottoscritto!”
esclamò nervoso cercando di sembrare divertente.
Zoro scansò con un gesto secco la sua mano
continuando a fissare iroso Nami oltre le spalle del suo amico.
“Vado a prendere da bere. Qui le cose buone sono
finite!” concluse asciutto, avviandosi in gran carriera verso
la piscina e la folla che ancora ballava ad un ritmo sostenuto.
Sanji lo guardò stupito allontanarsi stranamente
senza sbagliare strada e batté gli occhi confuso. Non
c'aveva capito nulla, che diavolo era appena successo?
Nami respirava affannosamente cercando di non guardare in
faccia nessuno, Nojiko le si avvicinò. “Tutto
bene, tesoro?” mormorò dolce. Lei
annuì, tirando su col naso, girandosi poi verso il biondo.
“Scusa, Sanji. Le nostre diatribe non dovrebbero mai
coinvolgere i problemi di altre persone, bastiamo già noi a
incasinarci la vita da soli. Non so davvero come scusarmi, sai bene che
non... non riusciamo a respirare la stessa aria troppo a lungo...
Comunque mi dispiace molto per aver offeso Pudding prima...”
mormorò sinceramente mortificata.
Sanji, che in quel momento a tutto pensava tranne che ai
suoi problemi sentimentali, al sentire il nome della sua ormai quasi
del tutto certamente probabile ex, abbozzò un sorrisetto
contrito.
“Non preoccuparti, Nami-san.” la
rassicurò. “Non mi ha dato fastidio e ormai me ne
sto facendo una ragione...” Bugia, ma da quando in qua lui
era fautore della tristezza di una donna, specie se si trattava di una
sua cara amica? “Vorrei solo capire perché ogni
volta vi vedete scoppia letteralmente la terza guerra
mondiale...”
Nami alzò le spalle senza rispondere, lasciando
vagare lo sguardo in giro. Rufy e Monet erano spariti da parecchio, non
avrebbe saputo dire se insieme o separatamente e preferì non
indagare oltre. Conosceva suo fratello come pure la sua amica e se
fossero finiti insieme in uno dei cespugli parlanti del parco non ne
sarebbe stata sorpresa. Lanciò un'occhiata a Noijko,
silenziosa al suo fianco dall'inizio.
“Devo andare in bagno, vieni con me?”
le chiese seria. Lei sembrò intuire che aveva bisogno di
cambiare aria ed annuì, affrettandosi a salutare Sanji con
un bacio sulla guancia che riuscì a strappargli un sorriso,
avviandosi per prima.
Nami abbracciò il ragazzo con affetto.
“A dopo, Sanji! Vedrai che passerà anche
questa!”
Lui le guardò allontanarsi verso la villa bene
attente a girare al largo dalla piscina.
Sospirò mesto, cercando nella tasca interna
della giacca il pacchetto ancora mezzo pieno che sapeva di avere. Ne
sfilò una e la accese piano, lasciandosi assuefare per un
attimo da quel sapore amaro che amava così tanto. Le sue sigarette erano probabilmente
le uniche che non lo avrebbero mai tradito, fedeli compagne da una vita
e di certo lo avrebbero accompagnato anche alla tomba.
Rimasto solo, nel buio della
notte e circondato da cespugli mugugnanti, si ritrovò a
pensare a come fosse strana la vita. Solo quella mattina era l'uomo
più felice del mondo ed ora non riusciva a togliersi dalla
testa la schiena dell'ennesima donna che si allontanava inesorabilmente
da lui.
Per non parlare del fatto che
non aveva la più pallida idea di cosa fosse preso a Zoro!
L'aveva visto bene il lampo omicida che era passato attraverso i suoi
occhi. Non osò nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto
succedere se non li avesse separati... Avrebbe dovuto fare un bel
discorsetto a quella crapa verde su come andavano trattate le donne!
Anche se doveva ammettere che Zoro solitamente era irreprensibile con
tutte. Mai lo aveva visto diventare nemmeno lontanamente furioso come
accadeva quando Nami era nei paraggi e quella sera era stato pure
peggio del solito. Avrebbe dato un braccio, anzi una gamba (ci teneva
di più alle sue braccia), per sapere perché quei
due non riuscivano ad avere un rapporto che fosse almeno civile. Scosse
la testa, erano anni che tentava di approfondire il discorso prima con
uno poi con l'altra e non c'aveva mai cavato un ragno dal buco. Forse
doveva semplicemente prendere atto che una persona poteva odiarne
un'altra anche senza motivo apparente. Forse erano solo incompatibili,
valutò spegnendo la sigaretta sotto il tacco della scarpa
elegante e ridacchiando tra sé e sé per
ciò che quel gesto riesumava.
Pudding odiava quando lo
faceva, diceva che poi l'odore rimaneva sulla scarpa e le appestava
l'ingresso di casa. Non si era mai fermato a pensare a quanto fosse
assurdo come ragionamento.
Si appoggiò al
tavolo degli alcolici, abbastanza vicino ad un cespuglio
particolarmente grande immerso nell'oscurità da cui
arrivavano chiari dei gemiti ai quali non diede credito, perso com'era
nei ricordi della sua ex ragazza.
“Si... si, non
fermarti... ah...”
Sanji si accigliò
lievemente sentendo quella soffocata voce di donna invocare, preda
della passione più sfrenata. Ci davano dentro parecchio quei
due... alzò il bicchiere di gin in loro onore con un
sorrisino triste, bevendo alla loro salute.
“Si...
continua...”
Anche Pudding era una che
parlava parecchio, rifletté sospirando pesantemente.
Nami aveva ragione, passava,
passava tutto prima o poi, ma purtroppo mai in tempi rapidi e lui era
ancora infinitamente triste al pensiero di non poter più
avere la sua ragazza con sé...
“...Ah, si...
ancora...”
...per ricoprirle il collo di
baci, respirare il profumo dei suoi capelli...
“...non
fermarti...”
...sentirla pronunciare quel
nomignolo dolce che gli riservava solo mentre facevano l'amore...
“...continua... ah
continua... mio profiteroles...”
…............
“Si, si, siiiii...
aaaah!”
…....un
attimo.......
Sanji sbarrò gli
occhi, orripilato. Aveva sentito bene??
Si allontanò di
scatto dal tavolo e fece rapido il giro del cespuglio.
Non era possibile, non ci
credeva... non poteva essere vero!
“Pu-Pudding-chan...?”
esalò sconvolto.
Nell'oscurità
parziale un verso strozzato si levò dall'intreccio dei corpi
che aveva davanti.
“Me-merda! Sanji??
Che cosa fai tu qui??”
Le due sagome si separarono
velocemente cercando di coprire ciascuno le proprie nudità.
Sanji rimase a bocca
spalancata per tutto il tempo che ci volle alla sua -ormai
definitivamente- ex per rivestirsi e rendersi un minimo presentabile
agli occhi dell'uomo che aveva scaricato appena quella mattina. Pudding
si alzò con calma sfoderando un sorriso nervoso mentre il
tizio dietro di lei finiva di allacciarsi i pantaloni.
“Ciao,
Sanji...” mormorò avanzando verso di lui con i
capelli arruffati venendo illuminata da un fascio di luce artificiale
che gli permise di notare un vistoso succhiotto all'altezza del seno
destro, lasciato intravedere dalla vertiginosa scollatura dell'abito.
“Come... come
va?” chiese con malcelata calma stringendosi nelle braccia
mentre anche il tizio che era con lei usciva dall'ombra e Sanji
riusciva a dare un nome ed un volto allo stronzo che si stava scopando
la sua donna dietro un cespuglio. Non che la sagoma inconfondibile gli
avesse dato qualche dubbio in merito ma vederselo bene davanti rendeva
tutto dannatamente più squallido.
Pudding, la sua Pudding, si
era portata a letto Drake 'Rex' Barrels.
Anzi no, non aveva nemmeno
aspettato di trovarlo, un letto. Si era tranquillamente lasciata
condurre dietro un cespuglio dal peggior puttaniere avesse mai
attraversato la facoltà di economia dai tempi d'oro
dell'inaugurazione quarant'anni prima, e non sembrava nemmeno ubriaca.
E lo sapeva, Pudding sapeva
perfettamente chi fosse l'idiota che ora fissava atono la zona della
piscina senza sembrare nemmeno vagamente contrito per essere stato
beccato a metà di un atto sessuale in piena regola. Tanto,
si disse Sanji digrignando i denti, lui era Drake Barrels, ne
avrebbe trovata un'altra entro mezz'ora per quale motivo
avrebbe dovuto essere in pena? Drake non era come lui... oh, no...
Drake non era un fesso che donava anima e cuore ad una singola donna,
trattandola come una principessa, ricoprendola di premure e finendo
sempre costantemente col ricevere una batosta colossale tra capo e
collo! Drake non era come lui che aveva idolatrato, protetto e amato la
ragazza che ora gli stava di fronte mezza nuda, con un succhiotto
indecente e l'orgasmo che ancora scorreva nelle vene.
In quel momento Sanji
passò al microscopio tutta la sua vita e ne rimase scioccato.
A quanto pareva sbagliava da
una vita, per suscitare interesse avrebbe dovuto essere stronzo e
menefreghista come Drake! Una rivelazione tutt'altro che piacevole.
Anche Pudding parve accorgersi
di un mutamento nei suoi occhi. “Sa-Sanji? Se-senti...
io...”
“Lascia perdere
Pudding...” niente chan e lei sussultò.
“...tanto ci siamo già lasciati, no? Ti auguro
tutto il meglio dalla vita, buonanotte.”
E la lasciò
lì impalata avviandosi verso la piscina e la folla, il cuore
in frantumi che acquisiva sempre maggiore forza e sicurezza man mano
che si allontanava da lei, come fosse solo la rabbia a tenerlo insieme.
Agguantò la prima bottiglia che vide non sapendo nemmeno di
che alcolico si trattasse e vi si attaccò avidamente,
sentendo la gola bruciare e l'animo acquisire nuovo vigore.
Inquadrò Rufy
sottobraccio con Monet mentre uscivano dalla villa, visibilmente
accaldati e felici.
Giù un'altra
sorsata.
Kidd e Killer che ricoprivano
la faccia di Koby di disegni osceni mentre dormiva.
Si pulì la bocca
con la manica della giacca elegante.
Nami e Nojiko ridere per una
probabile battuta di Sabo poco lontano.
Arrivò a
metà bottiglia senza nemmeno accorgersene.
E Zoro? Ah, eccolo. Ci stava
provando con una tizia bionda in corso con lui. Gran belle gambe,
doveva ammetterlo.
Oh-oh. La vodka era finita sul
più bello. Passò al Martini. E poi al rhum.
Zoro aveva proprio ragione,
l'alcool era il rimedio, un fantastico rimedio, ma non glielo avrebbe
mai detto.
Non ci mise molto a finire
anche la terza bottiglia, come non ci mise molto a notare lo schianto
che aveva alla sua destra e a provarci spudoratamente, ricevendo
qualcosa di non ben definito in testa. Ci mise di più a
focalizzare la faccia del marimo che lo chiamava, strattonandolo per il
colletto perché si riprendesse. Ma lui non voleva. Lui era
felice e libero così, senza pensieri né donne
stronze che potevano farlo soffrire. Lui stava bene con la vodka e il
Martini e il rhum e anche Zoro lo avrebbe capito, come lo avrebbero
capito Pudding, Drake e pure l'asfalto, che sembrava corrergli incontro
a velocità supersonica senza poterlo fermare.
*
Una sensazione pesante
all'altezza del bacino lo risvegliò di soprassalto.
Ci mise qualche secondo per
capire che quello su cui era appoggiato era un cuscino e non uno
qualunque. Con la vista del tutto annebbiata dall'alcool che ancora
aveva in corpo, Sanji mise a fuoco con fatica le pareti della sua
camera da letto con le veneziane abbassate, non riuscendo a capire che
ora potesse essere e perché fosse nella sua stanza invece
che alla festa di Hermeppo a gettarsi sulle fanciulle a bordo piscina.
Era di certo ancora piena notte e ricordava quasi tutto della serata,
ma non come fosse arrivato fin lì.
Si mise seduto, la testa che
vorticava violentemente e i sensi ancora parecchio offuscati. Da quella
posizione capì immediatamente cosa fosse quel peso
opprimente sul bacino e si alzò di corsa per raggiungere
barcollante il bagno adiacente e svuotare la vescica.
Ci mise più tempo
di quanto avrebbe mai ammesso, ma riuscì a tornare in
camera. Stava per buttarsi nuovamente tra le braccia di Morfeo quando
una lucina intermittente dalla scrivania attirò la sua
attenzione. Era arrivata una nuova mail.
Con gli occhi semichiusi e la
stabilità mentale dimenticata alla festa sopra qualche
tavolo, Sanji aprì la bustina bianca chiusa al centro dello
schermo e lesse velocemente il testo. Corrugò le
sopracciglia confuso un paio di volte, non certo di sapere che lingua
fosse, ma sembrava spagnolo a prima vista ...Ah si, il suo amico di
penna! Che voleva a... le quattro e mezza del mattino?? ...beh, poco
male, sarebbe tornato a letto subito e ci sarebbe rimasto per il resto
della sua triste e miserabile vita... che stava facendo...? ah, si, lo
spagnolo... cos'è che voleva?
“Un..... cita.....”
mormorò assorto. “Vuole che ci diamo un cita...
Che diavolo vuol dire cita?”
allungò pesantemente una mano per prendere il dizionario
accanto al portatile e trovò la risposta con non poca
fatica. “....appuntamento... cita
vuol dire... appuntamento...”
Strinse gli occhi per cercare
di concentrarsi e capire meglio, ma i sensi annebbiati non aiutavano.
Allora... il suo amico di
penna spagnolo era triste per la sua rottura con Pudding e chiedeva di
incontrarsi finalmente per.... un appuntamento... ora che era tornato
single... e quindi senza legami amorosi con qualcun altro...
….............
Ci volle ben più di
un minuto per fargli realizzare come potesse venire interpretata una
frase del genere se detta da un uomo ad un altro uomo e Sanji
inorridì non appena il pensiero si formò nella
sua testa.
“Oddio... il marimo
aveva ragione... questi sono tutti pazzi!” Terrorizzato,
ricordò cosa era successo a Zoro e si rese conto subito di
non tenerci affatto a vivere la stessa situazione.
In pochi secondi aveva
digitato una risposta frettolosa sui suoi genitali e su cosa avrebbe
fatto a quello spagnolo maniaco se si fosse ancora azzardato a proporre
una cosa del genere! E lui che lo credeva una persona per bene, invece
si era rilevato uno squilibrato pronto ad approfittare di lui e del suo
stato!
Inviò subito il
messaggio senza nemmeno rileggere, ben deciso a mettere più
distanza possibile tra lui e quel pazzo. Poi, per essere sicuro di non
averci più nulla a che fare, con l'ultimo barlume di veglia
Sanji lo bloccò.
Soddisfatto, mezzo consapevole
di aver schivato un proiettile e mezzo convinto di essere un unicorno,
si alzò dalla sedia, fece tre passi e cadde al suolo
addormentato con la faccia nel cesto dei panni sporchi.
Col senno di poi, avrebbe
preferito non riemergerci mai più.
Angolo
Autore:
Forse qualcuno avrà notato che la
storia somiglia ad un certo film, non è una sua impressione!
Ticket for Love è ispirata proprio ad un film, anche se solo
per determinati capitoli.
Qualcuno ha già capito qual
è dal primo capitolo (brava Effy!!!), ma forse da questo si
capisce ancora meglio! Per ora non svelerò il nome, vediamo
se qualcuno lo riconosce!
Alla prossima!!
Momoallaseconda
|