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su Efp: Zappa;
Nickname
su Forum: Whatzapp;
Titolo:
Il
Gioco dell’Arena;
Personaggi
principali: Vegeta,
Freezer;
Traccia
scelta: 7,
Linkin Park, Points of Authority.
Angolo
dell’autrice:
Sono
tornata e finalmente aggiorno anche io con la mia storia, per la
gioia di Ssjd che, ormai, mi odia profondamente.
Spero
che la lettura sia di vostro gradimento e, se vi piacerà,
che mi
lasciate un commento.
Colgo
l’occasione per fare gli auguri a tutti i partecipanti e per
ringraziare la giudice che ha indetto questo bellissimo contest!
Grazie
a tutti!
You
love the way I look at you (Tu
adori il modo in cui ti guardo)
While
taking pleasure in the awful things you put me through (Mentre
provi piacere per le cose orribili che mi fai passare)
You
take away if I give in (Tu
guadagni se io mi arrendo)
My
life, my pride, is broken (La
mia vita, il mio orgoglio, sono spezzati)
You
like to think you're never wrong (Ti
piace pensare di non sbagliare mai)
You
have to act like you're someone (Ti
comporti come se fossi qualcuno di importante)
You
want someone to hurt like you (Vuoi
qualcuno da ferire come te)
You
want to share what you've been through (Vuoi
condividere ciò che hai passato)
Il
pianeta di ghiaccio è come l'anima di un mostro.
Freddo,
nero e triste, rappresenta la roccaforte più serrata
dell'Impero e
la culla del potere, da cui si estende la rete di controllo che
circonda la grande Galassia Settentrionale.
Costruito
su ghiaccio e sangue, l'immenso palazzo imperiale si estende per
chilometri e chilometri sulla superficie scabra e sterile del suo
mondo, colorato di freddo, come l’inverno più
intenso.
Un
labirinto di corridoi, stanze e piani si innalza sotto un cielo
plumbeo quanto fumo e, come una prosperosa danzatrice del ventre, la
reggia schiude le sue alte mura ai sudditi dell’Impero e ai
guerrieri che, da ogni parte dell’universo, vi giungono.
Da
secoli, non scorre segreto sulle labbra di ogni uomo, donna e
bambino, che non sia più raccapricciante del mistero della
fortezza:
al crepuscolo di ogni giorno, nel palazzo, si narra che si
manifestino le anime di guerrieri passati che, arrivati un tempo,
hanno trovato prigione al suo interno, quando la morte li ha
raccolti.
In
seno alla reggia, nel freddo cuore creato dal suo re, infatti, sorge
il campo di battaglia dell'Imperatore.
L'arena
dei guerrieri, il luogo più sacro ai soldati, costruito sul
sudore e
sulle lacrime di chi è stato immolato: il luogo padre dei
combattenti che, alla loro vittoria, vengono consacrati all'impero.
L’arena
è il gioco dell’Imperatore.
La
sfida più importante nella vita di un soldato, la sfida che
conduce
alla morte o alla vittoria.
Il
sangue o la vita.
La
rena ocra è segnata da milioni di passi, accalcati, veloci,
strisciati e fermi, di milioni di guerrieri che si sono inginocchiati
per combattere per il loro signore.
Ora,
è il tuo turno.
Ti
sembra di avvertirlo, il cuore pulsante di Freezer, che rimbomba e
cadenza il soffio di vita di ogni essere.
Nell’anticamera,
senti già il tuo corpo vibrare, in attesa
dell’incontro, in un
moto di magnifica forza. Il muro si crepa sotto i tuoi pugni e, come
animale ingabbiato, ansimi. Le bende si fanno più strette
attorno ai
polsi e l’armatura pare graffiare la pelle.
L’arena
ti aspetta, aspetta il tuo sangue, aspetta il tuo cadavere;
l’Imperatore ti aspetta.
Freezer
vuole testare il tuo potenziale e ti attenderà, seduto al
suo trono.
Stiri
gli ultimi muscoli e scaldi ancora le gambe, con flessioni scattanti,
quando, la folla ti invoca.
I
tuoi passi si fanno più lievi davanti al clamore del
pubblico e
socchiudi gli occhi, in attesa della concentrazione.
Non
ci sono scelte nel gioco.
O
vivi, con la speranza di una ricompensa; o muori; e un altro prenda
il tuo posto, calpesti il tuo nome e lo getti pure nella vergogna,
perché nessuno si cura della polvere.
È
il tumulto della calca che ti prende dritto al cuore: urla di
incitamento, grida di battaglia colorano l'aria.
Stringi
ancora di più le bende attorno al polso e ti muovi nelle
ultime
torsioni, mentre la folla continua a chiamare, sempre più
concitata.
Sei
fiamma pronta a bruciare: tutto quello che i tuoi occhi hanno visto e
imparato sul campo di battaglia sarà consacrato sul ring e
davanti
all'Impero.
Un
respiro.
<<
Sei pronto, Vegeta? >>
Sei
pronto a morire?
Il
fiato che, d’improvviso, si fa più affannoso, una
mano invisibile
entra dalle costole e stritola il respiro.
La
folla ti accoglie, immensa, indistinta, una gola profonda in cui sono
racchiuse tutte le bestialità umane, uomini che hanno perso
la
speranza, uomini in cerca della morte, mercenari senza scrupoli, cani
di guerra. Ti abbracciano, urlano infinitamente, sono vermi che si
agitano con forza sul fondale fatto di sabbia, macinandolo talmente
forte che le barriere che racchiudono il campo di battaglia reggono a
fatica.
Sei
un puntino davanti all’enormità
dell’arena: una spirale
circolare separa i piani bassi, le classi sociali più umili
da
quelle più alte e, più in alto, sulla
sommità, i nobili, secondo
il grado di importanza.
I
blasonati sostano sulla torre, nella loro rosa privilegiata, lontani
dalla contaminazione dei più, e specchiano la loro
maestà
dall’alto, osservando, dal di sopra, tutto il mondo
dell’arena.
Il
tuono degli spettatori si fa ancora più immenso quando
Freezer si
accomoda al centro della rosa. Accompagnato dalle cortigiane e
numerosi servitori, il re si siede, maestoso, sul suo trono di
folgore e si accomoda, col suo mantello di distruzione ai suoi piedi.
L’imperatore
è una sagoma tra le altre, ma tu lo vedi fin troppo bene.
Una corona
di ossa e spade gli cinge il capo e il rosso porpora del mantello si
fonde col profondo rubino dei suoi occhi. Sguazza nel sangue, si lava
le mani in un
bacino colmo di petali di rose, le sue mani non afferrano
però i
delicati petali, solo bagnate e molli ossa. Afferrano e stritolano.
Presto, ti aggiungerai anche tu alla sua catena di ossa.
Ad
un suo cenno l'intero teatro si zittisce, le voci si spengono,
strette nel suo pugno, e i cancelli frontali si aprono.
Un
ruggito ti costringe a metterti in posizione.
<<
Non ci sono scelte nel gioco >> sussurrano le tue labbra,
<<
O vivi, con la speranza di una ricompensa o muori. >>
Il
ruggito si fa più intenso, spacca le urla dell'arena,
s'insinua tra
la paura che questa sarà la tua tomba.
<<
E un altro prenda il tuo posto, calpesti il tuo nome e lo getti pure
nella vergogna, perché nessuno si cura della polvere.
>>
Freezer,
finalmente, per la prima volta da quando è entrato, posa gli
occhi
su di te e il suo sguardo ti attira, come in un gioco di prestigio.
Vi
fissate istanti che paiono secoli, i tuoi occhi fulgidi di rabbia
trovano specchio nei suoi, freddi come morte.
Assottigli
lo sguardo, le sue pupille sono in famelica attesa.
Con
labbra rosse di delizia, si avvicina per un sorso di vino e si gusta
il tuo sangue dal calice.
Le
cortigiane e i nobili accanto a lui sussurrano con scortese malizia,
osservando le tue gracili fattezze. Scommettono e la tua morte viene
pagata a peso d'oro.
<<
Non sarà troppo, per il piccolo principe, mio signore?
>> si
avvicina al suo orecchio l'androgino servitore, dai capelli di donna,
accovacciato al suo fianco.
Freezer gli lambisce una guancia
con la mano morbida, sfiorando le labbra perlacee del suo eunuco.
<<
Voglio vedere quanto ci sa fare >>
Le
sue parole si perdono tra la folla traboccante e, ad un lieve cenno,
finalmente viene liberata la bestia.
Lo
riconosci il suo latrato, solo i mostri delle foreste di Tartaro
urlano così tanto.
Un
mostro enorme si presenta ai tuoi occhi e la sua possanza ti travolge
in
un
attimo.
Nero
fumo negli occhi, il mostro è ricoperto di squame come cento
scudi e
le lunghe braccia ricurve s'infossano in possenti artigli acuminati;
come fili di acciaio le sue lame paiono invisibili, ma sono
più
letali di un veleno. La sua bocca si apre in file di denti, capaci di
maciullare e sbriciolare pietre.
Storci
la bocca: Freezer ti riserva solo il meglio.
La
belva si volta, pare vederti per la prima volta. Cauto, rimani
immobile al tuo posto, stringendo convulsamente il pugno in un freddo
tremore. I muscoli iniziano a scaldarsi o, quella, è solo
paura?
La
folla esulta appena il mostro ruggisce e si precipita verso di te.
Le
fondamenta dell'arena scricchiolano sotto il suo passo pesante che
scandisce, d'improvviso, anche il ritmo pressante del tuo cuore. Le
lunghe lame non ti sfiorano per un istante, spezzandosi nel manto
dell'arena.
In
piedi, dietro al mostro, sfuggi con velocità ad un suo
secondo
attacco, più forte del primo.
Le
unghie divorano la terra e scompigliano la perfezione dei granelli di
sabbia; un altro affondo ed un altro; pari il potente impatto con il
dorso del guanto, che si lacera, sporcandosi di sangue.
Le
sottili lamine di metallo del mostro feriscono la pelle, la
strappano, immonde.
Lui
non avrà la tua anima, pensi, e tu non la consegnerai
neanche a
Freezer.
Gli
occhi del re, in cima al suo trono, si riflettono nuovamente nei
tuoi, così ribelli e giovani che l’Imperatore ha
un piacevole
sussulto nell'osservare l'ossidiana pura che nascondi.
Centellina
lentamente la sua dolce bevanda e ripunta gli occhi bagnati di
piacere nei tuoi.
<<
Il piccolo principe mi piace >> ride, godendo della lotta.
Gli
affondi del demone si susseguono, il mostro non retrocede davanti
alla carne.
Ringhia,
mentre un filo di bava gli scivola dalla mascella; le fauci
spalancate, il puzzo di putridume che aleggia dalle sue viscere.
Ti
attacca con irruenza, con percosse decise, che spaccano lentamente
l’armatura; frantumano a terra tutta la tua forza, rompono
pian
piano tutto quello che, con fatica, hai creato.
È
questo quello che vuole fare Freezer, distruggerti
dall’interno.
Scansi
con agilità l’enorme drago, la sua zanna si
infrange ancora una
volta nell’aria mentre scivola, lento, il tuo palmo ad un
centimetro dalle sue costole.
Il
bisonte si rivolta nella terra, le nocche, secche,
s’incastrano nel
terreno. Il tuo ginocchio a sfracellargli la mascella.
Le
mani, madide di potere, accecano gli occhi del mostro in un raggio di
luce e, per un attimo, s'illuminano i suoi occhi di fantasma.
Un
colpo violento dietro l'altro, il filo della sua anima ferina che
vibra contro la tua.
Per
quanto ti concentri sul gioco, sfiorando e attaccando con ferocia il
mostro, non riesci a staccare gli occhi dalla rosa dei nobili, in
cima all'arena.
Quel
bastardo di Freezer vuole il meglio, vuole il sangue blu, quello
più
prelibato da bere.
Ripeti
urlando la sequenza di colpi, la bocca dilaniata si apre per
mangiare; i denti lacerano la carne come coltelli, spaccano
l’armatura all’altezza della spalla e ti sbattono a
terra.
Il
drago scava, incurante, nella spalla, e gli occhi si ti annebbiano.
Con
fatica riesci a staccare la sua bocca dalla carne e gli afferri la
mascella, nel tentativo di allontanarlo.
I
lunghi denti, tinti di sangue, s’imbrattano ancora di caldo
cremisi, mentre scivola via la morbida custodia dei guanti; le tue
dita si tagliano, si spezzano i tendini, l’armonia delle vene
viene
infranta in un lago di dolore.
Il
mostro si muove, agitato, cercando di liberarsi dalla tua morsa e le
lunghe zampe ti afferrano per le braccia, nel tentativo di strapparti
via.
Un
lamento ti risale dalla gola, mentre senti il veleno che attacca i
muscoli, mangiandoli lentamente.
Stringi
gli occhi, il male inizia a toglierti il fiato.
È
come se stessi per morire, ma le tue mani non abbandonano le zanne:
pur avendo le ossa maciullate e il corpo che si lacera, imprimi, con
forza, pressione sui denti finché non se ne stacca uno e un
altro
ancora; in un attimo ti liberi dalla sua morsa e strisci via,
raschiando la sabbia.
Il
mostro si allontana, barcollante, stordito, e si ripara, indietro,
tra le urla e gli sghignazzi dei soldati della platea.
Un
filo di sangue ti fiorisce dal costato, la mano va a stringere la
ferita, che inizia ad infettarsi.
Il
veleno presto ti paralizzerà, presto soffrirai come una
bestia e
morirai come una bestia ma, almeno, sai di non essere l’unico
mostro nell’arena.
Lassù,
in alto, sotto il tuo sguardo dolorante, Freezer si atteggia da re:
nel nero della sua coscienza, però, mille demoni gli formano
il
cuore. È una bestia nata per essere incoronata, ma che
rimarrà,
sempre, la bestia che ti ha ucciso.
Grida
disumane del pubblico continuano a rimbombare, sempre più
forti; il
tumulto della terra rimbalza e si muove con la folla, in un urlo,
sempre più cupo.
Ululi
di rabbia e gli spettatori fanno altrettanto; non abbandoni ancora il
volto dell’Imperatore e lui ti accoglie con
curiosità, sorridendo,
perfido.
Lo
sfidi, strepiti per averlo davanti e, anche se sei in ginocchio, ti
spolmoni per urlargli che, alla fine, esisti anche tu e che non
cederai alla sua morte.
Lui
sospira, assaggiando dalla coppa e, dopo un’ampia sorsata,
ride di
nuovo, sguaiato, ammaliato dal suo profumo intenso.
L’imperatore
ride, ancora, ti porge il calice, colmo della vittoria e brinda,
brinda per te.
Dagli
quello che ti chiede.
Uccidi
il mostro e dimostra che sei un suo soldato, che sei il suo erede,
che sei il suo mostro.
Sputi
a terra del sangue, lasciando che si mescoli con quello versato da te
e dal demone.
Gli
astanti urlano, incitandoti, perché presto si concluda il
gioco;
milioni di ombre paiono pronte a sfamarsi di oscurità.
Non
ci sono scelte nel gioco.
O
vivi, con la speranza di una ricompensa; o muori; e un altro prenda
il tuo posto, calpesti il tuo nome e lo getti pure nella vergogna,
perché nessuno si cura della polvere.
Appena
il mostro ricompare a fauci spiegate, agguanti la zanna che
è
rimasta a terra e la brandisci come un lungo pugnale; fili di rosso
iniziano nuovamente a scorrere dalle mani, ma non te ne curi.
Prendi
la rincorsa: il drago ruggisce e carica.
È
un balzo di in secondo, di un battito di ciglia e il mostro cade a
terra, trascinandoti con sé.
Si
agita, stramazza in preda alle convulsioni, gridando; la zanna
conficcata nell’occhio gli ha perforato la carne e
l’anima.
In
un ultimo ululato l’animale si abbandona alla resa.
La
folla può incoronarti della vittoria: alzi le braccia al
cielo,
vincente, ma la tua coscienza viene assorbita da qualche secondo di
nero e tutto si perde tra la sabbia dell’arena.
A
fine incontro, ti senti trascinato fuori dalla calca da Nappa, la sua
mastodontica mole ti copre dall’onda dei tuoi acclamatori.
Il
veleno sta iniziando a fare effetto e il respiro affannoso ti
impedisce di delineare la realtà attorno a te.
E,
mentre tutto sta scivolando nell’oscurità, una
voce tra le tante
che ti richiama all’ordine.
<<
Principe Vegeta, Freezer ti vuole domattina al suo cospetto.
>>
Annuisci
e cedi, infine, al nero del silenzio.
Non
ci sono scelte nel gioco.
O
vivi, con la speranza di una ricompensa; o muori; e un altro prenda
il tuo posto, calpesti il tuo nome e lo getti pure nella vergogna,
perché nessuno si cura della polvere.
FINE
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