Alcibiade o 'l'Albero della Vita'

di Ancient_Mariner
(/viewuser.php?uid=140899)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.





II


QUALCHE BREVE CONSIDERAZIONE
Kακόν με καρδίαν τι περιπίτνει κρύος *

Chiunque ragioni un po’ meglio di me
Afferma che dalle ceneri
Non possa esservi redenzione;
Io dico invece
Che bruciare sia fonte di salvezza;
E che non sia vero affatto,
Come vorrebbero le donnette di paese,
Che all’Inferno ci va
Chi non s’impegna in nulla
.
D’altronde, chi tra noi
Può dirsi davvero sapiente?
I dottori? I sacerdoti?
I maestri? Le puttane?
O quei mediocri politicanti
Che gridano in piazza
Insidiose oscenità?
Ma fino a qui
È tutto ben chiaro:
Qui immolat bovem
Est qui interficiat virum;

Ed il piacevole lamento del grammofono
Lascia questa stanza in penombra
Così silenziosa,
Così misticamente ebbra di Nulla.
Veni, veni, o Oriens,
Perché il mio canto non è finito;
Veni, veni, Adonai,
Perché il mio canto
Non è accolto né amato.
I petali dei fiori
Germogliano, bruciando, dai morti
Mentre un cuore squarciato
Si macchia d’inchiostro
E bruciando si spegnerà,
Con un po’ di pazienza
Bruciando
Bruciando
O Signore, Tu mi cogli
Signore, Tu cogli
Bruciando


 
* "Il dolore stringe il mio cuore in una morsa di ghiaccio", coro de I Sette Contro Tebe (Eschilo), v. 833.

Angolo dell'autore
Il tono di questa poesia è molto diverso da quello della precedente. Dal "paradiso perduto" di Immortalità mi sposto in una dimensione più infernale: un fuoco che però prefigura una specie di purificazione interiore. Attendiamo tutti una rinascita che trasformi quel rogo in amore bruciante di carità. I primi versi si ispirano ad sogno fatto nella notte tra 26 e 27 marzo 2015, dove il senso, nel contesto onirico, era il seguente: il Cristianesimo afferma che solo chi è sepolto con il corpo potrà risorgere, durante il Giudizio Universale, ma i malfattori, senza un corpo, non potranno più peggiorare la loro condizione. In realtà è un'immagine che si presta a riflessioni diverse tra loro, e sono state più queste che il messaggio del sogno in sé ad avermi fatto ricorrere a questa metafora.
Ai vv. 7-8 c'è di nuovo una frase tratta da un sogno, fatto la notte tra il 16 e il 17 dicembre 2014, sempre dai risvolti infernali.
La prima frase in latino significa Uno che sacrifica un bue poi è lo stesso che uccide un uomo, ed è un versetto reinterpretato da Isaia, 66,3. Le altre sono tratte da Veni veni Emmanuel, un canto del periodo di Avvento risalente all’VIII secolo, in cui si chiede l’arrivo di un Salvatore che possa liberare dalla schiavitù il popolo di Israele. La frase riportata significa “vieni, vieni, Oriente”. La frase latina che segue contiene quello che in ebraico è una possibile interpretazione nella pronuncia del tetragramma divino.
Gli ultimi versi provengono da T.S. Eliot, The Waste Land, "The Fire Sermon".




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3690546