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Tony/Steve –
Slash tematica omosessuale, se non gradite, non leggete!)
Ambientata
tra “Age of Ultron” e “Civil war”
“Salta,
Capitano! Salta adesso!”
Il grido
sovrasta per un attimo il frastuono allucinante dei motori, la polvere non
riesce a bloccare l’urlo che ti trapassa le orecchie anche sotto quel cappuccio
azzurro, e il tuo fiato sfinito esce troppo forte dalla bocca perfino per te,
Superuomo. Forse stavolta stai davvero chiedendo troppo, soprattutto dopo tre
ore e passa di lotta senza tregua, nell’ennesimo inferno sulla terra che hai
cercato di ripulire. Forse hai chiesto troppo, e te ne rendi rovinosamente conto
solo adesso.
Adesso, mentre
corri all’impazzata dietro un aereo che è la tua unica via di fuga e che sta
per lasciarti irrimediabilmente indietro, nella terra di fuoco tra le più
ostili del pianeta terra, sfuggendo a una battaglia tra mercanti di morte che
non avete ancora speranza di vincere.
E allora…
“Corri,
Steve!” Burton urla, sfigurato e con un rivolo di sangue proprio in mezzo al
viso, ti tende la mano “Salta, perdio!”
“AAAH!” urli
con tutto il fiato che hai, e corri, corri e le gambe flettono l’aria e
acceleri ancora, il cuore ti sfonda il petto, e senti il caldo dei jet che ti
si riversa addosso, il portello posteriore dove cerchi di saltare in corsa sta
per chiudersi, Burton viene sbalzato dentro, ma poi vedi una macchia nera e
indistinta che si getta verso di te.
“Steve!” Occhio
di Falco ha gli occhi rossi e la bocca spalancata mentre urla e ti tende la
mano, appeso con l’altra a quella che pare una rete da carico “Steve, prendimi
la mano!” grida, e dopo un attimo tutto trema su di te e vicino a te, Burton
grida ancora e si tende, ma non ci riesci. Il veivolo si sta alzando, ora o mai
più.
“Burton!”
gridi, mentre le tue membra geneticamente modificate stanno tenendo dietro a un
aereo in partenza e non ne hai per scattare, corri ancora, un piede avanti
all’altro e scalpicci in un inferno di detriti, rumore e… sono proiettili?
Un fischio
sordo e poi un altro, e le vedi ammaccare la fiancata dell’areo: ti stanno
sparando addosso.
“Burton!”
gridi ancora, corri e le pallottole che fischiano su di voi, ci riprovi e
allunghi il braccio “Cliff!” provi a sporgerti, e…
“Ci sei!”
La tua mano
afferra qualcosa, e Burton viene quasi sbalzato fuori dall’aereo che si alza in
volo di colpo, tremando come se fosse sul punto di esplodere. Invece tiene e tu
ti ritrovi sospeso in aria, con il suolo che si allontana da te e in meno di
due respiri sei sospeso nel vuoto e vedi gli uomini sotto di te come formiche. Con un mitra in mano.
In un
attimo, le pallottole sono tutt’attorno a te.
“Cazzo!”
Burton grida mentre una seconda sventagliata di arriva a un soffio da voi,
sbatte violentemente contro la paratia d’acciaio dell’apertura di carico, tu
ondeggi e non sai fare altro che fissare i tuoi piedi negli stivali rossi
annaspare nel vuoto, ma non mollate, le vostre mani unite sono la sola cosa a
cui appenderti, il carrello sale e il portello non riesce a chiudersi se ci
siete voi due in mezzo. Non c’è più tempo, le formiche sparano ancora.
Alzi gli
occhi e fissi Burton, l’aria ti sferza ondeggiante nel vuoto, devi fare qualcosa!
“Cliff, la
corda!” gridi senza più voce, non resisterà a lungo, tu forse si, ma lui no
“tirami la corda!”
Burton
impreca e viene quasi sbalzato fuori “non c’arrivo, arrampicati!” sobbalza
ancora e lo senti gemere, inizi a pesare per lui “arrampicati su di me, Capitano!”
“Ok!” e
mentre allunghi la mano, accade. Un soffio, un sibilo e Burton urla e tu non lo
senti più perché un proiettile gli ha centrato il braccio e la sua mano ha
mollato; e tu stai cadendo.
“Cliff!”
urli, ma lui è già distante, e ti fissa con gli occhi sbarrati e tu precipiti.
Stai
precipitando, Capitano.
Nemmeno tu
ti salvi, a questo punto, è così lampante.
Finisce
così? Precipiti, precipiti nel vuoto e non c’è suono, solo aira che sferza, non
c’è niente se non l’impatto imminente.
E stai per
urlare, e senti l’aria schiacciarti il torace, c’è un solo Dio e tu stai per…
Una macchia
rossa davanti a te? Cos’è?
Improvvisamente
hai un forte colpo al torace, il respiro si mozza mentre sei sbalzato avanti.
Ti ritrovi sottosopra, e non capisce più nulla.
“Cazzo!” l’hai detto, proprio tu, il
signor linguaggio! Imprechi, e vedi
tutto roteare, cerchi di muovere le braccia, ma non ci riesci, ti dimeni
furioso “Che cazzo succede?” ma non vedi niente…
“Ti salvo il
culo, maledizione!”
Come quella voce
arriva all’auricolare nelle orecchie, ti blocchi all’istante. Il suolo si
allontana sotto di te, da te e dalle formiche, che ormai non possono prenderti
più. L’aria fende il tuo volto, ma puoi sopportarlo bene, ti senti stretto in
due morse d’acciaio che comprendi essere due braccia: le sue braccia.
Sei salvo; ma non del tutto, vedendo e capendo chi
ti ha afferrato al volo mentre precipitavi.
Cazzo,
proprio lui doveva vederti precipitare e cadere?
Alzi il viso
e ti ritrovi schiacciato a lui, lacrimano gli occhi per l’altitudine e lo
sforzo di non soffocare a mille metri di quota dove volate sospinti dalle scie
di luce sotto i suoi piedi, un’altra delle mille idee uscite da quella mente
troppo geniale per essere quella di un solo individuo.
Vedi la sua
maschera di metallo, impassibile, ma credi di scorgere il suo viso anche in
quei lineamenti fermi; e non sai perché, ma capisci che è…
“Sta zitto e
basta!”
La voce di
Tony ti arriva alle orecchie, ed è talmente gelida da farti quasi spaventare.
Ti sembra quasi di vedere la sua faccia sotto quella maschera immobile.
Ti rigiri
appena nella sua stretta, è accaduto tutto in una manciata di secondi, ansimi
per la corsa, per lo sforzo, per l’aria rarefatta “Tony…” ci provi a parlarci,
attaccato proprio a lui, ad Iron man che ti ha preso al volo mentre
precipitavi, stringendo le braccia di metallo “Grazie, Tony, ma non…”
Ti
dai del cretino da solo.
“Ti ho detto
zitto, idiota!” ha quasi ringhiato, e preghi che Friday abbia disattivato la
ricezione della conversazione con gli altri “oppure hai ancora il cervello
congelato?”
“Tony…”
“Ma
vaffanculo, Capitan coglione!”
Tony tronca
ogni conversazione, impenna nell’aria verso le nuvole, accelerando e facendoti
venire quasi il voltastomaco. Stringi i denti e imprechi sottovoce, ma chiudi
la bocca, prudentemente.
La terra
sfreccia sotto di voi, nella luce della sera dell’Equatore africano, mentre
tornate verso casa. Anche oggi è
andata, stai zitto e fissi la linea dell’orizzonte, non ci sono più parole, ve
le direte quando sarete nascosti di nuovo nei prati verdi del Montana; ma una
cosa è certa.
Stavolta,
l’hai fatto davvero incazzare.
Se il
viaggio è stato silenzioso e gelido, sballottato senza pietà e con piena
consapevolezza dal signor “genio/miliardario/playboy/filantropo” in un vortice
perpetuo difficile da sopportare pure per te e i tuoi super sensi ultra
sviluppati, atterraggio e rientro sono stati, se possibile, ancora peggio.
Stark non ha
avuto alcuna pietà umiliandoti davanti tutto lo SHIELD e le reclute.
Sei stato
scaricato in volo nell’hangar da un barattolo di metallo con dentro Tony Stark,
che ti ha mollato planando in mezzo alla volta d’acciaio a tutta velocità e
facendoti rotolare sui container dell’immondizia della nuova base.
Come hai
visto il pattume sotto di te, e hai compreso cosa voleva fare, era troppo
tardi, ci stavi già cascando dentro.
Hai urlato
mentre infrangevi coi tuoi muscoli d’acciaio tutta quella porcheria ammucchiata,
e per porcheria intendi proprio porcheria,
compresi gli scarti della mensa e delle pulizie; ci sei rotolato dritto dritto
in mezzo.
Quando ti
sei rialzato hai fissato immediatamente il punto, duecento metri oltre, in cui
quel genio fottuto e bastardo si era dolcemente posato, mentre usciva dalla sua
armatura scintillante con un lievissimo balzo. Anche da quella distanza, e con
tutti gli occhi dello SHIELD addosso e le patetiche risatine di sottofondo, ha
potuto vedere il suo sguardo, puntato esattamente su di te, coperto di
spazzatura e con del chili con carne di una settimana sparso addosso.
L’ha
fatto apposta!
Sai che l’ha fatto apposta, per fartela pagare. Puzzavi come una merda di
vacca.
Ok, ora sei
incazzato anche tu.
Non hai
detto una sola parola, ti sei diretto come una furia fuori dall’hangar,
sentendo le risatine sommesse di tutti, ma proprio di tutti, e che la tua rettitudine morale che spesso in questi casi
non è comoda, ti impone di sopportare perché sono sensate! Cazzo, rideresti anche tu!
“L’amore non
è bello…”
“ma vedi di
piantarla, Nat!” hai ringhiato contro Romanoff, che ti fissava poggiata
mollemente a un lato del corridoio degli alloggi, mentre a grandi falcate ti
muovevi verso un posto qualsiasi in cui ripulirti.
La Vedova
nera ti ha fissato con quel perpetuo sorriso beffardo all’angolo della bocca
sensuale, scuotendo i riccioli rossi mentre tu le sfilavi accanto puzzolente
come un porcile.
“puzzi di
merda”
“e lo
sapevo, grazie!” rispondi quasi urlando, non ci stai proprio più, Capitano
gentilezza. Solo Tony sa farti perdere le staffe così.
Poi, mentre la
superi sporco peggio di una latrina, rallenti impercettibilmente, per tutti
tranne che per lei; la fissi e per un attimo quasi tremi, mentre chiedi
“Burton?”
Lei sorride,
e stavolta non è per posa “tutto ok, una sciocchezza. Gli spiace averti mollato,
e quando gli dirò dove sei atterrato…”
Dio,
grazie.
Non ce la faresti a perdere qualcun altro, non ora.
Non dici
altro, e annuisci appena.
Hai quindi
ripreso la tua corsa, incurante di tutti, e sei andato a lavarti e a cercare di
reprimere il pensiero di spaccare qualcosa, perché sai che tu potresti farlo
davvero.
E adesso sei
lì, grondante frustrazione per esserti quasi ammazzato cadendo nel vuoto (un novellino! Un fottuto novellino che non
sa salvarsi le chiappe da solo! Nemmeno un aereo in corsa sai prendere?), ma
soprattutto per chi ti è venuto a
togliere dalla brace per riportarti nella padella.
Sei sotto la
doccia da un po’ e lascia che l’acqua abbia l’ingrato compito di riportarti un
po’ di pace. Ma non ce n’è.
Sono ormai
giorni che va avanti così, non vi sopportate più, non vi parlate se non a urla,
non sapete più combattere assieme, non…
Apri gli
occhi e fissi la porcellana bianca della doccia, almeno l’ì è inutile mentire,
perché sai benissimo esattamente da
quando avete iniziato a non sopportarvi più, e soprattutto perché.
Già,
perché?
Scrolli la
testa, Capitano, no, non ci vuoi ancora pensare, perché non sai nemmeno cosa
pensare che non sia che avete fatto, in fondo, una colossale cazzata.
Esci dal
bagno, ti avvolgi in un asciugamano talmente ruvido che da fastidio anche a te
che sei soldato, cammini a testa bassa e ti appoggi al muro di quella spartana
stanza militare del centro addestramento che chiami casa. C’è silenzio, attorno a te ora.
Chiudi gli
occhi e posi la testa al muro, improvvisamente sei stanco morto, senti solo la
stanchezza, perché la tua divisa è dura da portare, e un sospiro lascia le tue
labbra. C’è silenzio…
“Sei un
Capitano dei fumetti, lo sai?”
Spalanchi
gli occhi di colpo, quella voce ti ha sorpreso, perchè non credevi che si
sarebbe davvero intrufolato nella tua stanza. Ma come lo vedi, la sorpresa
lascia il posto a un tumulto interiore che non sai ora, e mai saprai,
descrivere davvero. Avete combinato un casino, lo sai da solo.
“Stark…”
“Lo dici
come fosse un insulto, ma non sai fare bene nemmeno questo, dannazione!”
Come sempre,
lui ha rotto il silenzio. Sei comunque incazzato “che ti devo dire, eh? … e
dovevi mollarmi sull’immondizia, porca…”
“linguaggio!
Mio Dio, Capitano!”
Ti fa il
verso Tony, seduto sull’unica sedia della stanza a cavalcioni, le mani
incrociate al petto e gli occhi neri, davvero neri. Ha addosso un completo
sportivo scuro che costerà come tutto quello che possiedi, e visto quanto
poco possiedi, probabilmente, anche il doppio; o il triplo. Non sai perché, ma
ti infastidisce ancora di più.
“Finiscila”
soffi a bassa voce, alzandoti dal muro e dirigendoti verso l’armadio. Ma lui
non molla.
“Oh, che
delizia dev’essere stato precipitare…” inizia quasi a decantare, alzando le
mani e agitandole come nei vecchi film che ti piacciono tanto “… volare senza
ali, ti sentivi leggero come piuma? Sai, ho sempre desiderato saperlo…”
No, Tony non
ha intenzione di finirla.
“…e chissà,
magari un uccellino di passaggio…”
“Se ti
aspetti un grazie, ok, eccoti accontentato” lo interrompi secco, non lo guardi
nemmeno, lo senti alzarsi rumorosamente in piedi dietro di te, prendi una
maglietta e la dispieghi. Non guardi le tue mani, fissi le ante socchiuse e
borbotti “Grazie mille, testa di cazzo!”
“Dei tuoi
grazie non so che farmene! Sono tutte bugie, come quelle dietro le quali ti
nascondi da quando ti hanno scongelato!”
Ti volti
mentre afferri le mutande, Tony non ti ha mai parlato così, bugiardo tu? No, questo no! “Prego?” sei
quasi incredulo, socchiudi gli occhi e dai perfettamente l’idea di quanto sei
incazzato adesso “Puoi ripetere, Stark?”.
Ma non ha
paura di niente, Tony, alza il mento e ribadisce “Bugiardo, ecco cosa sei, un
bugiardo figlio di puttana! Capitan America è Capitan cazzata!”
“Questa
poi!” stringi istintivamente i pugni, lui lo vede e scoppia quasi a ridere.
“Cos’è vuoi
che metto l’armatura?” agita ancora le mani mentre ridacchia infuriato “se non
ci sono armature e schermi dietro cui nascondersi non ti riconosci più?”
“Finiscila!”
hai quasi urlato, lo vedi irrigidirsi e mettersi quasi sulla difensiva, perché
non è una buona cosa far incazzare il supersoldato e lo sa anche lui “non mento
mai, io! Queste sono le tue solite cazzate, Stark! Tutti ti mentono perché sei
il solo depositario della verità, giusto? Il genio che conosce tutte le
risposte sei solo tu, no?”
“Io non
mento mai, non ne ho bisogno Rogers!” la voce è secca, inclina appena la testa
e prosegue “non puoi fare il capitano e poi cadere da un aereo in corsa,
dannazione! Non puoi! Devi essere responsabile di te stesso, altrimenti come lo
potresti essere per la squadra?”
Ti
metteresti volentieri a ridere. E lo fai.
“Oddio!” la
risata è così feroce che da fastidio anche a te, mentre ti poggi contro
l’armadio in quella stanza già asfittica che sta diventando ancora più piccola
“Oddio, davvero? Ti interessa della squadra, Stark? Tu che non fai altro che
provare ad affondarla!”
“io sono
così, e non mi nascondo dietro stelle e strisce filanti!” non ci sta Tony e fa
un passo verso di te, ormai state per venire alle mani “chiamo le cose con il
loro nome, e oggi tu hai messo in pericolo la squadra, penzolando da
quell’aereo!”
“Non è che
ti confondi con te stesso, signor creo
Ultron e non lo dico a nessuno?” non
riesci proprio a trattenere un sorrisetto quasi beffardo “Questo è mettere in
pericolo la squadra, Stark! tu sei…”
“un cretino
che ti ha voluto credere” punta il dito verso di te, gli occhi nocciola vibrano
di qualcosa che non sai definire, tutto il suo corpo compatto è teso come non
mai ”e sinceramente, non me lo perdonerò mai!”
Tony l’ha
quasi sibilato, è sceso il gelo. Senti i brividi sulla schiena umida e nuda, la
situazione non ti piace, serri le mascelle “forse ti confondi con qualcun
altro, ma io non ti ho mai chiesto di credermi!”
Tony si
blocca e vedi i suoi occhi tremare. Annuisce dopo un attimo di ritardo, mentre
la maschera di stronzetto gli si riappende al viso “Già, è vero…” ridacchia
scuotendo la testa e fissando il pavimento “tu non chiedi, vero Steve? Tu… sei
la risposta, non la domanda, vero Capitano? Perché è questo che sei, no?
Capitan America… Il soldato sempre pronto a fare la cosa giusta, anche se non
capisce mai qual è!” conclude quasi soffiandoti le parole addosso.
Alza il viso
e il sorriso si incrina appena, tu sei praticamente immobile, potresti
polverizzarlo solo con gli occhi. Nessuno sa irritarti e colpirti duro come
Tony Stark.
“Tu sei
l’ultima persona sulla terra a cui chiederei cos’è giusto, Stark!”
L’hai
proprio detto, ed è pesante, lo capisci da solo dopo averlo detto.
“Inutile
anche continuare!” Tony scuote la testa, il petto si alza e si abbassa furioso,
mentre un sorriso amaro si dipinge su quel volto curato, ma incredibilmente
tirato “ho sbagliato a venire qui…”
Ti scarta di
lato, improvviso e ti passa a fianco.
Sta per
andare via, e finalmente avrete chiuso anche questa conversazione, finalmente…
Errore
madornale, perché senti il suo odore.
E la bocca
ti si apre da sola, mentre quel misto di dopobarba e polvere da sparo si sparge
addosso a te, e ti ricorda troppe cose, ti fa smuovere le viscere come
nient’altro prima. Tony cammina, e tu segui la sua scia che per te resterà
sempre la sola e l’unica che ti interessa seguire.
Ma anche lui
sente te, e vedi che rallenta, pur continuando a fissare la porta. Rallenta e
gira appena la testa, sentendo il tuo odore di maschio, di sapone militare e di
pelle troppo calda.
Rallenta, e
si ferma.
Quasi non
respirate più.
La rabbia si
mescola a qualcos’altro che tutti e due non volete più sentire, lo sai
Capitano, e quindi non muovi un muscolo, anche se vorresti urlare.
Sei convinto
che Tony se ne andrà, che adesso uscirà, e…
“Non ci
riesco…”
Sussulti
appena e la tua bocca si apre di stupore, Tony a tuo fianco ha sussurrato
quelle parole con un dolore immenso.
Giri appena
la testa e lo vedi, e improvvisamente ti manca il fiato, sei colpito duro allo
stomaco dalla visione di un Tony Stark immobile, a tuo fianco, semplicemente a
pezzi.
Cazzo. Tony
è a pezzi, ha gli occhi lucidi, il volto tirato… e tu non lo vedevi? Ma cosa
sta dicendo?
“Tony…”
“Non ci
riesco” deglutisce a vuoto e le mani gli
tremano trema tutto dentro quell’abito da 3.000 dollari. Trema e volta la testa
guardandoti finalmente negli occhi “non ci riesco a cancellarti”
Questo è
troppo anche per te. Allunghi la mano e gli afferri il polso, e lo senti
irrigidirsi, ma te ne freghi. Lo tiri a te, e senti la sua resistenza, ma hai
smesso di pensare.
“No” Tony
cerca di divincolarsi, ma non ha forza “No, Steve…”
“Vieni qui”
Lo dici di
getto, come tante altre volte prima di ora, ma mai ha avuto un significato
così. Tony accartoccia il volto, e piega la testa, odia sentirsi così. Così
vulnerabile, così esposto, così… umano.
Sei certo
che farebbe volentieri a cambio con la sua armatura, se potesse.
E di
conseguenza, odia te, che l’hai reso così. E’ possibile odiare così tanto la
persona che ama come la tua vita? E’ la vera domanda che vi ponete entrambi,
probabilmente.
“Dannazione…”
sussurra, la rabbia si mescola al dolore “Dannazione, Steve…”
Non lo fai
nemmeno finire.
Lo tiri a te
e posi le labbra sulle sue. Dopo un attimo gli hai circondato i fianchi e l’hai
stretto forte, perché hai bisogno di sentirtelo addosso. E lui ti ha preso il
viso tra le mani, ti tiene a lui e la sua lingua ti affonda in bocca.
Dio, non è
possibile. Non è possibile che ti senti a casa soltanto adesso che lo stringi a
te e che gli mangi la bocca, che senti il sapore di voi due assieme sulle
vostre lingue che non smettono di cercarsi per divorarsi a vicenda.
E’ un
attimo, e mentre le sue mani ti affondano nei capelli chiari ancora umidi, lo sollevi e cadete sul letto, un fottutissimo letto singolo che a malapena
tiene te, figurarsi in due.
Ma non vi
importa, non mentre vi baciate ancora, non mentre le tue mani risalgono il suo
petto sopra la stoffa scura della camicia e mentre le sue gambe si allargano
per farti spazio.
Le vostre
inevitabili erezioni si scontrano e gemete l’uno nella gola dell’altro.
Vi staccate
e ansimate assieme, le fronti collidono e vi fissate negli occhi, le dita di Tony
ti solleticano la nuca.
Lo baci
piano, a occhi aperti “Ti voglio, Tony…” lo dici così, e non pensi nemmeno a
cosa stai davvero dicendo, mentre infili le mani sotto la giacca per
spingertelo addosso “Ti voglio, adesso…”
La sua
lingua lecca piano le tue labbra, scuote appena la testa “Avevamo detto di
smetterla…” e poi lecca ancora, e Oddio! Si sporge e soffia appena al tuo
orecchio “L’avevi detto tu, Capitano… e sei un bugiardo, avevo ragione, vedi…”
“Finiscila!”
ringhi, e stavolta sei meno gentile, ti scosti solo per prendergli i polsi e
inchiodarlo con le mani sulla testa sotto di te “Hai detto abbastanza cazzate,
per oggi, Stark!”
Ma lui non
si arrabbia, no. Fa una cosa ancor più stupefacente, ovvero… ti fissa.
Chiude la
bocca, non si oppone alla tua forza, socchiude appena gli occhi mentre tu lo
sovrasti, è docile nelle tue mani… ma il suo volto è diverso, è…
“Tony…”
La voce ti
si spezza, e lui sorrise, un sorriso sotto quel lievissimo pizzetto nero che
adori quando ti strofina la pelle del volto, un sorriso dolente e amaro che ti
fa capire ogni cosa.
“Tony…”
ripeti, e quasi singhiozzi, Capitano, mentre ti chini e affondi il volto nell’incavo
del suo collo, e le sue mani scivolano alla tua presa ormai perduta, perché quel
sorriso ti ha tolto ogni forza.
Non sai
quasi respirare, sai solo che fa male, fa tanto male, come nemmeno una bomba
potrebbe. Hai il cuore che batte troppo forte sotto quel petto innaturale che
ti ritrovi, le sue mani ti stringono e ti abbraccia, sussurra appena la tuo orecchio
“Hai capito, Steve?”
Lo abbracci,
stretti avvinghiati su quel letto troppo piccolo, tu nudo sopra di lui, l’asciugamano
volato via chissà dove e un dolore troppo grande.
“Non hai mai
detto niente…” riesci a dire, ma fa male la bocca, fa male la gola, fa male
tutto mentre lo dici ancora contro la sua spalla “non hai mai detto…”
“Non ho mai
amato nessuno prima di te, come potrei dirlo, Steve?”
L’ha detto,
e ora gridi. Gridi di dolore contro la sua spalla e lui ti stringe,
sussurrandoti parole che solo voi potrete mai capire, e senti il suo doloroso
respiro sotto di te.
Quel sorriso
ti ha detto che ti ama. E hai capito, improvvisamente capisci la sua rabbia,
che non è perché la missione stava fallendo, non è perché non ti crede in grado
di guidare gli Avengers, no… è solo che…
“Potevi
morire, oggi… potevi precipitare da quell’aereo, ed è un modo così stupido di
morire dopo tutto quel che abbiamo passato… ma stava accadendo, Steve! E come
me ne sono reso conto, è stata la fine di Iron man” Tony parla, un sospiro
dentro al tuo orecchio che ti apre l’anima “potevi morire, e ho capito che puoi
sempre morire e che da adesso in poi io non guarderò più il nemico... io
guarderò solo te, perché non ti accada nulla”
Trasali,
sollevi finalmente il volto arrossato e lo fissi a bocca aperta.
Tony
annuisce appena, fissa un punto sul soffitto e ha lo sguardo cupo “E’ la mia
visione, Steve, tutti gli Avengers che soccombono… alla fine, la mia visione di
morte e distruzione nel mondo torna a mostrarsi, ma la sola cosa che ora mi
interessa…” ti guarda e c’è la verità più dolorosa di tutte nei suoi occhi
nocciola “è che tu non sia tra loro che muoiono”
Deglutisci a
vuoto, e non dici niente, ma sai che la tua faccia parla per te. E Tony
sorride, carezzandoti appena la spalla nuda col dorso della mano “Capitan
America è morto da tempo, lo so… perché ti vedo, quando combatti, che guardi
sempre me…”
Sospirate
entrambi, rendendovi conto una volta per tutte che cos’avete combinato.
“Adesso
capisco perché vietano le relazioni sul posto di lavoro” Tony sospira e mette
un braccio sotto la testa, ti carezza piano mentre tu posi il volto sulla sua
spalla. L’eccitazione è sparita, con la consapevolezza di ciò che provate e di
ciò che ha comportato senza che voi ve ne accorgeste nemmeno.
Lo stringi piano,
baciandogli appena quello spicchio di pelle scoperto sulla sua spalla “Quando l’hai
capito?” chiedi pianissimo.
Tony sospira
e fissa ancora il soffitto su di voi “Quando ti ho visto cadere… non c’era
nient’altro, per me”
“Non
possiamo essere noi, gli Avengers” lo dici con una chiarezza così dura che è
inevitabile “non possiamo essere una squadra se…”
Lo so” Tony
ti interrompe e si sporge a baciarti appena “Iron Man e Capitan America non ci
sono più.”
Ed entrambi
sapete che per Steve e Tony non c’è comunque speranza, perché il mondo la fuori
li schiaccerebbe senza pietà.
Non siete
niente, senza le vostre armature, e l’hai capito troppo tardi. Capisci, con una
punta di terrore, che Stark butterebbe Iron man nel cestino in meno di un
attimo per te.
“perché diavolo
mi sono innamorato di te?” sospiri, posando il mento sul suo petto e lui
inaspettatamente sorride.
“perché sono
un genio, miliardario, playboy, filantropo!” Tony fa una battuta sciocca come
questa e poi ti guarda socchiudendo gli occhi “piuttosto io, come ho fatto a
finire con una milf come te!”
Ridacchiate
entrambi, e vi baciate appena. Come due persone qualsiasi, in un mondo
qualsiasi che non sta per crollare sotto una minaccia sconosciuta che ancora
non sapete.
Ma tu
Capitano, le annusi le battaglie. E adesso, ti senti morire dentro, mentre per
l’ultima volta ti sporgi verso di lui e lo baci ancora, e ancora, finchè vi
eccitate di nuovo e vi unite su quel letto minuscolo per quella che sai sarà
davvero l’ultima volta. E gli Avengers non ci saranno più, a proteggerlo, perché
il vostro amore è di troppo.
No, non puoi
permetterlo; non puoi permettere che Tony faccia questo, e nemmeno tu puoi
farlo.
E mentre
sorridi a lui con la morte nel cuore, capisci che te ne devi andare, e devi
trovare una scusa per non far ricadere la colpa su Tony. C’è un solo modo per
dare una speranza agli Avengers, e tu devi sparire, devi farti odiare da Tony.
Lo tradirai,
correrai da Bucky e tradirai Tony.
E forse,
allora, gli Avengers avranno una speranza. Il mondo avrà una speranza.
Ridacchia
appena, mentre guarda dentro la sfera del tempo che lo porta a vedere tutto ciò
che desidera, Thanos.
Vede gli
eroi terrestri dilaniati da loro stessi, e non può far a meno di pensare che
sarà facile, prendergli tutto.
Gli Avengers
moriranno, tutto ciò che hanno edificato, cadrà; la guerra, anche se loro non
lo sanno, è già iniziata.
Ciao Fandom!
E’ la prima volta che scrivo qui, su questa meravigliosa creatura che è il MCU!
E’ per me un piacere e un grande onore poterlo fare. Grazie a voi, che siete
arrivati alla fine di questa storia. Siate clementi, non scrivo da almeno due
anni… prometto che la prossima volta andrà meglio e non ci saranno fiumi di
angst…
A presto,
nel magico mondo delle fic!
Skinplease
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