e se ti dicessi....
E se ti
dicessi......
"Andrè, dammi la
mano, muoviti dammi la mano." Un ordine perentorio
Oscar si sporgeva dal muro
di cinta del
rudere, si allungava verso il braccio del soldato sospeso nel vuoto.
Gli mancavano pochi centimetri per raggiungere quella mano.
"No, Oscar sono troppo
pesante,
non ce la farai a tenermi. Lasciami andare."
"Noooo." Un urlo
eccheggiò
nel crepuscolo della sera.
"Andrè, la mano,
non fare il
cretino, afferra il mio braccio."
Il comandante cercava di
avvicinarsi al
soldato, in equilibrio perfetto tra il vuoto e le lunghe gambe
appoggiate al muro di pietra, a cercare di fare presa per non cadere.
Rivoli di sudore cadevano dalla sua fronte, cadendo nel vuoto non si
stava però accorgendo che per sporgersi per dare la mano
all'uomo,
anche lei stava inesorabilmente scivolando nel baratro.
"Preferisco morire che
saperti
causa della tua morte. Te lo devo, Oscar.
Hai messo a repentaglio la
tua vita per
salvare la mia."
Il ramo a cui era tenuto
l'uomo emise
un rumore secco presagio di morte certa.
" Andrè,
smettila di dire
idiozie, giuro che se riesco a portarti fuori da questa situazione,
te ne do tante.....che nemmeno tua nonna sarebbe capace di
riconoscerti." Gli disse esasperata.
" Dammi la mano."
Insistè
la donna per l'ennesima volta.
La donna si
sentì tenere saldamente
per la vita, voltò il viso verso il soldato con il foulard
rosso.
Comandante, siamo arrivati
....
Venerdì sera.
Oscar era seduta sulla sua
poltrona
nella sua stanza, guardava il fuoco nel camino scoppiettare allegro.
Aveva avuto veramente paura di perderlo, ma anche questa volta si era
risolto nel migliore dei modi, grazie all'aiuto dei suoi soldati.
Già, se non ci
fossero stati loro e
non avessero collaborato tutti quanti Andrè sarebbe morto e
lei gli
sarebbe andata dietro, senza alcuna incertezza.
Rivide lo sguardo di
Andrè, sereno,
caldo, pieno d'amore per lei, ormai lo sapeva, sarebbe morto per
salvarla, senza rimpianti.
Strinse la tazza di
cioccolata tra le
mani fasciate.
Era stata l'ennesima
missione a vuoto
chiesta dal generale Boullet.
Il lunedì sera
aveva ricevuto un
dispaccio la generale chiedendo un incontro per il giorno successivo.
Oscar si era recata negli
uffici del
generale. Ricordava perfettamente le parole di quel pallone gonfiato.
"Mi sono giunte voci che
nella
zona del Monte di Martire, si siano riuniti dei rivoltosi.
Vostro compito
sarà stanarli e
arrestarli." La congedò con un gesto della mano.
Oscar aveva assentito senza
dire una
parola, fatto il saluto militare e uscì dall'ufficio.
Ritornando in
caserma su Cesar, stava pensando che erano mesi che ricevevano quegli
ordini insulsi senza trovare traccia alcuna dei rivoltosi. L'
ennesimo buco nell'acqua.
Lei e i suoi soldati erano
stremati
dalle continue ronde e missioni inutili, ma il generale Boullet, era
oltre che un superiore, un amico di suo padre.
Quindi gli ordini si
dovevano eseguire
costi quel che costi.
Il martedi stesso, in
mattinata il
comandante aveva mandato alcuni suoi uomini in perlustrazione e i
suoi soldati si erano recati sul luogo.
Era una zona a nord di
Parigi, in
aperta campagna, circondata da vigneti.
L'unico luogo plausibile
dove dei
rivoltosi si sarebbero potuti incontrare era un piccolo castello
diroccato spolpato dai parigini che per costruire case avevano
depredato pietra su pietra il vecchio rudere disabitato.
Rimasero appostati a lungo,
ma niente.
Tutto immobile e silenzioso.
Il Mercoledì fin
dall'alba Il
comandante si era recata personalmente sul posto, aveva sentito i
soldati farle rapporto e aveva pensato che stavano perdendo tempo e
risorse inultimente.
Verso sera si decisero a
controllare il
rudere nella speranza di trovare qualche traccia, ma sempre niente di
niente.
Il comandante decise di
controllare la
torre diroccata, iniziò a salire i gradini, pistola in mano,
si girò
e vide Andrè seguirla impugnando il fucile. Era una torre
alta non
più di un ventina di metri, al di sotto della quale di
apriva una
discesa di rovi e massi sottostanti.
Arrivarono sulla torre
stando ben
attenti a dove mettevano i piedi, guardarono lo spettacolo stupendo
del tramonto su Parigi. Notre Dame spiccava sulle case, illuminata
dalla luce rossastra del tramonto. Dei rivoltosi nessuna traccia.
Oscar sospirò per l'ennesima missione fallita.
"Beh, direi che possiamo
anche
tornarcene giù, non vedo traccia di rivoltosi, abbiamo
perlustrato
in lungo e in largo questo posto per niente." disse rivolgendosi
al soldato che assentì e si spostò per farla
passare.
Fu proprio spostando il
peso verso la
parte più esterna che si sentì crollare il
pavimento sotto i
piedi.
Il comandante guardava la
scena con un
misto di orrore e stupore, i riflessi pronti scattarono in avanti
cercando di prendere la divisa del soldato, ma non fece a tempo, gli
sfuggì per un secondo.
Il soldato
riuscì ad aggrapparsi a un
ramo che usciva dalle pietre.
I rovi circostanti gli
tagliavano il
viso e gli arti.
" Andrè, dammi
la mano, muoviti dammi la mano."
Oscar chiuse gli occhi,
appoggiò la
testa allo schienale della poltrona, cercando di rilassare le spalle
e il collo per dare un po' di sollievo al mal di testa che le stava
arrivando.
Rivide tutto come un
incubo, la paura
di perderlo, questa volta per sempre.
"No, Oscar sono troppo
pesante,
non ce la farai a tenermi. Lasciami andare."
Non si voleva arrendere,
cerco di
avvicinarsi più che poteva al braccio del soldato, le
mancava
davvero poco per raggiungerlo, ma appoggiandosi al parapetto
sentì
crollare sotto di se altre pietre.
Guardava Andrè,
il suo viso, il suo
occhio verde, non aveva paura.
" Andrè, la
mano, non fare il
cretino, afferra il mio braccio."
Lui sentì il
rumore secco e sinistro
del ramo a cui si era afferrato.
Guardò Oscar, lo
sguardo sereno.
"Preferisco morire che
saperti
causa della tua morte. Te lo devo, Oscar.
Hai messo a repentaglio la
tua vita per
salvare la mia."
Oscar sbarrò gli
occhi terrorizzata,
gocce di sudore le cadevano dalla fronte nel vuoto.
"Dammi la mano,
è un ordine." Insistè la donna per l'ennesima
volta.
La donna si
sentì tenere saldamente
per la vita, voltò il viso dietro di se verso il soldato con
il
foulard rosso.
Comandante, siamo arrivati
....
I soldati riuscirono a
salvare il loro comilitone e il comandante stesso.
Alain in fretta
legò alla vita del
comandante una fune e tenendola per le caviglie la fece scivolare in
basso verso il soldato attaccato al ramo. Il comandante prese il
soldato per la cinturadella divisa, da dietro. in maniera salda con
la mano destra e con l'altra mano si insinuò sotto l'
ascella
sinistra prendendosi il polso destro, creando un saldo appiglio. Il
soldato staccò la mano dal ramo, si sentì cullare
nel vuoto. Il
viso del comandante era incollato alla sua schiena.Si sentirono
tirare su lentamente. Appena toccarono terra al sicuro si guardarono
negli occhi per una frazione di secondo. Oscar era a terra ansimante,
Andrè era seduto accanto a lei, il più lontano
possibile dal
pavimento crollato. Si lasciò andare steso al suolo, il
respiro
affannato, il braccio destro sugli occhi. Il comandante seduto
accanto a lui lo fissava, il respiro si stava calmando lo vide
rialzarsi e mettersi seduto, riprendere fiato e ringraziare i suoi
compagni per averlo salvato.
Si misero in piedi quasi
nello stesso
momento, scesero le scale con attenzione guidati dalle torce
perchè
ormai era buio. Arrivarono giù al sicuro, salvi.
Oscar si
avvicinò ad Alain, gli tese
la mano in segno di ringraziamento, Alain stupito fissò
quella mano
candida e piccola piena di graffi sorrise e glie la prese.
Il comandante si
voltò verso Andrè i
comilitoni non videro partire lo schiaffo sulla guancia destra,
sentirono soltanto il suono e videro voltare il viso del compagno.
La donna si diresse verso i
cavalli e
tutti silenziosi fecero ritorno in caserma.
Per quel giorno i rivoltosi
non si
erano fatti vedere.
Andrè, il
comandante si è proprio
arrabbiato questa volta.
Andrè si
toccò la mascella.
Sorridendo, non è la prima volta che mi molla uno schiaffo,
questa
volta però penso di sapere il perchè.
Alain scosse la testa, io
non vi
capisco proprio a voi due. Bahh, non ne voglio sapere nulla.
Erano passati pochi giorni
dall'
incidente, Oscar aveva fatto in modo di concedere ad Andrè
un giorno
di licenza, visto le ferite e la brutta avventura passata, si erano
visti poco in quei giorni, il comandante aveva avuto modo di
riflettere molto su quello che era successo.
Oscar bevve lentamente la
cioccolata
amara, densa e calda. Guardava il fuoco danzare nel camino.
La nonna era passata in
camera sua,
portandole la bevanda, arrabbiata come sempre per il fatto che i suoi
due bambini si riuscissero sempre a cacciare nei guai e a tornare a
casa bendati come mummie.
Oscar si mise a ridere,
chiese
all'anziana se gli poteva mandare in camera suo nipote, aveva bisogno
di parlargli.
Sentì bussare
alla porta, senza
ricevere risposta se lo vide entrare nella camera.
Indossava la camicia bianca
e i calzoni
al ginocchio marroni, le mani erano fasciate, come le sue.
Oscar, volevi vedermi?
"Si, Andrè
siediti per cortesia."
Gli occhi bassi, un'altro
soffio sulla
bevanda.
Andrè fece come
gli era stato chiesto,
si sedette sulla potrona gemella:
"Di cosa volevi parla...."
sollevò il viso su quello della donna e spalancò
gli occhi.
Oscar stava piangendo.
Calde lacrime scendevano
dal viso per
finire nella cioccolata e sulle sue mani.
"Perdonami,
Andrè non sono
riuscita a salvarti, non sono riuscita a prenderti in tempo, se non
ci fossero stati i tuoi compagni io ti avrei perso per sempre."
Oscar appoggiò
la tazza fumante sul
basso tavolino. Si mise le mani al volto coprendosi gli occhi, le
spalle sussultavano.
"Ho avuto paura di
perderti,
ancora una volta ho avuto paura di perderti", un sussurro.
"Non accetto che tu muoia
per me,
non posso accettarlo."
Andrè le si fece
accanto
inginocchiandosi vicino alla poltrona, le mise una mano sulla spalla.
" Oscar, non è
successo niente."
Oscar tolse le mani dal
viso e lo
guardò, il respiro frammentato dai singhiozzi, gli occhi
gonfi di
pianto, sentiva la mano calda sulla sua spalla. Si mosse verso di
lui, gli mise le braccia al collo e lo abbracciò stretto.
Il cuore di
Andrè iniziò a battere
sempre più veloce. La bocca aperta, un brivido lungo il
corpo.
Cos'era successo alla sua
Oscar, perchè
quel comportamento?
Era vero che il loro lavoro
era
pericoloso, era vero che avevano già rischiato la vita una
volta e
fu solo grazie all'intervento del Conte di Fersen che riuscirono ad
arrivare a casa sani e salvi.
Andrè si mise
seduto per terra, Oscar
non lo mollava, fece per abbracciarla.
Ma si fermò,
strinse i pugni, allargò
le mani, ci ripensò, incerto sul da farsi, dopo parecchi
minuti se
la strinse al petto.
Oscar sembrò
tranquilizzarsi solo nel
momento in cui lui l'abbracciò.
I singhiozzi si erano
acquietati, le
lacrime bagnavano ancora le guance, ma si stavano asciugando sulla
camicia di lui. Rimasero abbracciati per parecchio tempo che ad
Andrè
sembravano ore, come era bello averla tra le braccia, il corpo minuto
e caldo, il suo buon profumo delicato, di rose e lavanda. Il fuoco
scoppiettava nel camino allegro.
Le fece una carezza sui
capelli,
fermandosi alla nuca, sentiva il tepore della pelle e la seta dei
suoi capelli.
"Oscar, cosa
c'è?" le
sussurrò piano.
Oscar si scostò
per guardarlo, gli
occhi ancora umidi, il respiro divenuto tranquillo.
"Non sopporterei di
perderti,
Andrè. Hai rischiato troppe volte la tua vita per salvarmi,
non
voglio che tu muoia per causa mia, non lo sopporto."
Lui assenti, con il pollice
le asciugò
una lacrima sulla guancia sinistra.
"E' per questo lo schiaffo,
perchè
non volevo prendere la tua mano?" Oscar gli carezzò la
guancia
e assentì con la testa.
"Ma se avessi preso la tua
mano e
ti avessi tirato giù, Oscar non ci hai pensato?"
"No, no, Andrè,
sarei riuscita a
salvarti, è la tua mancanza di fiducia nei miei confronti
che mi ha
fatto arrabbiare."
I suoi occhi di fiordaliso
erano così
risoluti.
Andrè chiuse gli
occhi e si lasciò
cullare dalla sensazione delle sue mani sul viso, dal corpo di Oscar
così vicino al suo, dal suo profumo. Si sentì in
pace con se stesso
e con il mondo.
Avrebbe voluto tanto
abbracciarla
stretta e baciarla e fare l'amore con lei, ma aveva sempre quella
dannata paura di farle male che ormai gli si era insinuata sotto la
pelle come un veleno e non fece nulla.
Oscar lo guardava, gli
occhi chiusi, un
accenno di barba scura sulle guance, le pizzicavano le dita, le
ciglia nere erano curve e lunghissime, come era bello il suo
Andrè,
se lo stava mangiando con gli occhi.
La donna
sospirò, tolse la mani dal
suo viso. Lui apri gli occhi e continuava a guardarla.
Erano seduti per terra,
l'uno di fianco
all'altro.
Lei si era calmata, forse
per la sua
vicinanza.
Lui non sperava di averla
di nuovo così
vicina, le sembrava meno scostante, meno fredda.
Oscar lo guardò,
le ginocchia al
petto.
"E se ti dicessi....."
Altri
minuti silenziosi, ma i loro silenzi non li avevano mai spaventati,
gli facevano compagnia.
"E se ti dicessi che sei la
persona a cui tengo di più nella mia vita, che non riesco e
posso
pensare di vivere senza di te. Che mi sei caro e prezioso e..... io
ti...."
L'uomo avvicinò
lentamente un braccio
verso le spalle di lei.
"Ho capito, non mi devi
dire
nient'altro." Una risposta risoluta.
Una carezza sui capelli
lunghi di lei.
Oscar appoggiò
la testa alla spalla di
lui, sentendosi bene.
I minuti passavano lenti
scandendo il
tempo.
Non si erano accorti del
tempo che
passava, stavano troppo bene così vicini, dopo tanto tempo,
dopo
tanta sofferenza.
"Ti amo, Andrè."
Un
sussurro.
"Lo so, l'ho sempre
saputo." Rispose lui tranquillo, senza guardarla, stavano entrambi
osservando
il fuoco.
Altro silenzio nella stanza.
Un sospiro da parte di lei
e poi
un'altro. La mano di lui sulla testa di lei, continuava ad
accarezzarla, in un movimento lento e ipnitico.
"Posso baciarti?" Chiese
l'uomo, la voce incrinata, per pudore, per paura di sbagliare ancora,
di causarle altro dolore.
Lei lo guardò,
un sorriso dolce, gli
occhi lucidi.
"Puoi farmi tutto quello
che vuoi,
Andrè." Un'altro sospiro.
Lui si sdraiò a
terra trascinandosela
sopra, compiendo gesti lenti, baciandole gli occhi il naso la bocca
le guance.
Lei pensò che
non poteva essere più
contenta e come si stava bene sul quel corpo muscoloso, ma caldo e
accogliente.
Iniziarono pacatamente, con
baci labbra
su labbra, come per assaggiarsi lenti, mani su mani su tutto il
corpo, assaporando questo nuovo modo di essere e stare insieme. Baci,
schiocchi, pelle da scoprire e da amare.
I loro baci furono intensi,
dolci,
caldi e accoglienti, come sarebbe stato poche ore il corpo di lei
per lui, per sancire questo nuovo amore, nato nella notte dei tempi,
perchè loro sapevano che fin dalla loro nascita erano
destinati a
stare insieme.
Questo racconto
è nato dalle mani che
si cercano e cercano di prendersi. Un po' come la vita di Oscar e
Andrè
Come sempre ho pensato e se
succedesse
questo cosa accadrebbe.
Spero che vi sia piaciuto.
Alla prossima
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