Alcibiade o 'l'Albero della Vita'

di Ancient_Mariner
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VI
 

LE CHEVALIER DE COUPES



È giunto il tempo
Che questi miei versi,
Ebbri di sogni e di profezie,
Si accartoccino un poco:
Perché, se le figlie di Memoria
Mi cingessero di corona,
 Non avrei più di che dire,
O forse non sarei disposto a dirlo.
Com’è inopportuno
Quel torrido vento d’autunno
Che spira da sud:
Sparge sabbia sui balconi.
Ti cerco tra gli ailanti e i melograni,
Tra i salici che dicono piangenti
- Forse in ricordo della perduta Sion -
Cui appendemmo citharas nostras
(Una gelida brezza sulle mie lanterne
Ne estingue la debole fiamma).
Chissà chi ti diede il privilegio
Di toccare il mio corpo
Tempestandolo di desiderio,
E di vedermi così spesso tra le lacrime.
Quis mihi det te fratrem meum,
ut inveniam te foris et deosculer te,
et iam me nemo despiciat!

E com’è triste la sera che si passa
 Con l’album delle fotografie!
Mi raccontavi dei rovi del mare 
Dove muore, precipitando nell’indaco,
L’uccellino, l’ultimo canto
Alcyone, alato Alcyone
Nelle rosse sere di febbraio.
L’inverno non è mai arrivato
Tanto presto.


 
Angolo dell'autore
Qualche nota sui riferimenti e sulle immagini utilizzate. Il titolo significa "Il Cavaliere di Coppe", carta appartenente al gioco del Tarot di Marsiglia connessa all'emozione e alla leggenda di Parsifal in cerca del Graal. Le figlie di Memoria sono ovviamente le nove Muse, figlie di Mnemosine e di Zeus, preposte all’arte e all’ispirazione poetica. L'immagine della sabbia sul balcone mi deriva da un sogno fatto durante la notte tra il 29 e il 30 novembre 2014, e non tanto dal sogno in sé, in cui nuotavo in una piscina con della sabbia nel fondo, quanto dalla curiosa coincidenza legata al mattino successivo, quando ho trovato della sabbia portata dal vento ("di scirocco", a quanto vedo nel diario onirico) sul terrazzo di casa.  Gli ailanti sono detti anche “alberi del paradiso” e hanno provenienza orientale. Assieme ai melograni e ai salici, hanno un significato mortifero. Le citharas nostras provengono dal Salmo 137: "Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre", che descrive il lamento dell'esiliato a Babilonia dopo la caduta di Gerusalemme nel 587 a.C. Per la parte sul desiderio, vi rimando alla mia poesia Generazione, non di questa raccolta, ma ugualmente pubblicata su EFP (la trovate qui, se siete curiosi: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3681354&i=1). La persona citata, a cui penso andrà l'Alcibiade, compare spesso in sogni  in cui io piango sia di gioia che di dolore (paradigmatico il sogno tra 24 e 25 agosto 2014, ma anche di recente mi succede). La frase in latino viene dal Cantico dei Cantici, cap. 8: “Come vorrei che tu fossi mio/a fratello/sorella (…)! Incontrandoti per strada ti potrei baciare senza che altri mi disprezzi”. Il riferimento ad Alcione è da Ifigenia in Tauride, Euripide. Il mito tragico degli amori infelici di Alcione è stato ripreso in molte occasioni (da poeti molto più degni di me).




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