The Death Lord

di Immortal_Black
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-Sono Sir Mihael Keehl e sono qui davanti a voi per confessare i miei crimini. Ho tradito il mio signore cercando di assassinarlo infrangendo un sacro giuramento. Mi dichiaro colpevole agli sguardi degli dei e degli uomini…- Sento la sua voce riecheggiare nella mia mente. Mi ha ripetuto quelle parole più e più volte per impararle a memoria. Diceva che se si fosse preparato, il momento dell'esecuzione sarebbe stato meno drammatico. Non lo è stato. Se solo fossi arrivato prima lui non sarebbe morto ed ora starebbe seduto di fianco a me a darmi dell'idiota per essermi preoccupato. 

Una lacrima salata mi rotolò lungo la guancia, lasciando una striscia chiara dietro di se. È solo colpa mia. Questa è l'unica cosa che riesco a pensare. 

Sono le quattro di notte e io sono sul balcone a godere dell'aria fresca. Non provo neanche più ad addormentarmi, tutte le volte che chiudo gli occhi rivivo quel momento, come bloccato in un loop terrificante che si ripeterà per sempre. Non dimenticherò mai quello sguardo. Quello di un uomo che sa che sta per morire e lo accetta. Quegli occhi di ghiaccio che con una sola occhiata mi hanno sollevato da ogni responsabilità, sembrava volesse gridarmi "Non hai nessuna colpa.". Forse il fatto che mi abbia perdonato è peggio dell'odio che avrebbe dovuto provare nei miei confronti. Non so come farò a vivere di nuovo in modo normale dopo tutto questo. 

Rientro nella mia stanza. Dopo i servigi che gli ho offerto, il Lord mi ha concesso una camera tutta per me, con un grande letto a baldacchino e uno splendido balcone che si affaccia sulla piazza cittadina. 

Mi corico sul letto e aspetto che arrivi l'alba. Di giorno tutto è più semplice e per qualche istante riesco anche a non pensare a quello che è successo. Però non dimentico, non posso. 

Arriva il giorno e con lui la decisione presa quella notte riacquista vigore. Si dice che il sonno porti consiglio, e sicuramente è quello che è successo a me. 

Indosso la mia tunica a righe rosse e nere, arraffo una caraffa di liquore e bevo due lunghe sorsate. Prendo penna a calamaio e scrivo un breve messaggio, per l'unico amico che mi è rimasto e lo appoggio sul letto. 

Mi affaccio al balcone e mi metto in piedi sul bordo, allargo le braccia e contemplo la città che si stende sotto di me. Per un momento mi sento il padrone del mondo. Abbasso lo sguardo verso la piazza, il luogo dove il mio migliore amico era stato ucciso. Il destino si diverte proprio a prendermi per il culo. Fisso l'orizzonte, con il battito cardiaco accelerato. Prima che possa cambiare idea, faccio un passo nell'aria come se camminassi su un pavimento invisibile. Mi lascio cadere. L'aria mi sferza i vestiti facendoli schioccare nel vento, il suolo si avvicina ad una velocità preoccupante, ma io non ho paura. 

Sto sorridendo.





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