Salvare le
apparenze
Ti
odio e ti amo
ti
chiederai come faccia
non
so, ma avviene
ed
è la mia tortura.
—
Catullo.
Ci sono luci psichedeliche che
rimbalzano da una parete all'altra, colorano e illuminano i visi delle
persone e rendono la situazione, già di per sé
confusionaria, ancora più caotica. La musica si diffonde
rapida, colpisce come una bomba con la sua potenza, sembra trapassare i
muri di quella sala. In quell'ammasso di gente ubriaca e di frenesia i
corpi si muovono in modi diversi gli uni dagli altri: c'è
chi si limita a saltare, chi ha abbandonato il ballo per altro; chi
ancora si muove rigidamente, temendo di essere notato e giudicato, e
non manca chi, probabilmente per stanchezza, riposa tranquillo seduto
al bancone.
Il bancone, ecco.
È lì che vorrebbe trovarsi Minamisawa in questo
momento, ma è troppo lontano e un mucchio di persone lo
dividono da esso, spintonandolo prima di qua, poi dall'altro lato. E
lui, accerchiato da quelli
che sono i suoi amici, sorride. Sorride nel modo
più falso che conosce, quello che ha imparato da piccolo e
dal quale non si è più liberato.
Di tanto in tanto
sussulta sentendosi addosso mani sconosciute e corpi che –
spera con tutto il suo cuore, involontariamente - si strusciano contro
il suo. Gli sale un conato di vomito guardandosi intorno e incrociando
solo sguardi pervertiti e idioti, e per l'ennesima volta soppesa l'idea
di andare via con una scusa qualunque, che sia credibile o no.
Nessuno lo penserebbe
mai, ma Minamisawa Atsushi – il modello, il ragazzo figo,
l'amante delle feste, del sesso, dei soldi... Non è che un
altro Minamisawa Atsushi che mente agli altri da così tanto
tempo da aver scordato la sua vera identità lui stesso. Non
sa perché indossi questa maschera, c'è da dire
che però è questo suo carattere fasullo e
apparentemente frivolo che lo ha reso ciò che è
adesso: popolare, famoso, ammirato, invidiato. Ormai, a dire il vero,
questi suoi comportamenti, queste sue bugie, queste affermazioni a cui
nemmeno lui crede, non li considera più una mera
falsità; la maschera si è saldata al suo viso,
diventando parte integrante del suo vero carattere. Non se ne vuole
liberare.
Una ragazza si fa
spazio tra la folla e gli si avvicina sorridente, ed è ben
facile immaginare dove voglia andare a parare. Ha i capelli castani e
gli occhi azzurri, la pelle abbronzata che gli ricorda quella di
qualcun’altro. Minamisawa le sorride di rimando e quando
questa attacca bottone non si tira indietro, le parla interessato
– ma in realtà non gli interessa quasi nulla di
lei. La sua coscienza, nel mentre, gli urla contro di smetterla e di
andare via se gli rimane almeno un briciolo di buon senso, ma lui non
la ascolta. I pensieri sono soppressi dalla musica e offuscati
dall'alcol. Così come lo è lo squillo di quel
cellulare nella tasca dei suoi pantaloni: potrebbe continuare a suonare
all'infinito, il trambusto eliminerà le sue urla e Atsushi
non risponderà.
∞- —
Con un sospiro e i denti
digrignati Kurama chiude la chiamata. Abbassa lo sguardo, distrutto: i
pugni gli tremano, le unghie affondano nella pelle e le nocche gli
stanno sbiancando, e non manca molto prima che il telefono venga
scaraventato violentemente sul pavimento.
Ecco il primo
singhiozzo che rompe il silenzio; gli arriva alle orecchie bruscamente,
rendendo viva la spiacevole realizzazione che per l'ennesima volta sta
piangendo per lui. Lo odia, si dice nella sua mente. Lo odia con tutto
il cuore, si ripete ancora. E realizza di odiare anche se stesso per
continuare ad andargli dietro nonostante tutto quello che Minamisawa
gli ha fatto e che continua fargli.
Ci sono volute cinque
chiamate a vuoto prima di convincersi che Atsushi non sarebbe venuto,
che avrebbe saltato come sempre un altro dei loro appuntamenti e che
l'indomani – o forse più avanti, chissà
quando si sarebbero rivisti – gli avrebbe rifilato una scusa
come "impegni con il lavoro" e cose del genere.
La prassi è
sempre quella, a distanza di anni si sente ancora come il ragazzino
delle medie abbandonato dal suo migliore amico: solo, stupido,
ingenuo... E le promesse e le parole prive di significato che
rimbombano nella mente sono ancora le stesse.
Continueremo a sentirci,
aveva detto Atsushi. Non
perderemo i contatti, altra sua frase. Non ti abbandonerò.
E la peggiore: Ti amo.
Minamisawa
è riuscito a coronarare un sogno che può
soddisfare e sfamare il suo ego smisurato: da un paio di mesi ha
iniziato a fare il fotomodello per una rivista non poco famosa. Da
quando è successo ha iniziato a farsi sentire sempre di
meno, preferendo passare le giornate – e anche le nottate,
Kurama non ne dubita – con altri modelli e modelle, magari
ricchi e di grande fama.
Ormai, Norihito lo sa,
Atsushi può avere quel che vuole e questo gli basta:
moltitudini di ragazze e ragazzi che cadono ai suoi piedi, ammiratori a
non finire e una schiera di amici ricchi e falsi che alle spalle gli
calzano a pennello.
Lo ha dimenticato
ancora una volta, ed è per questo che Kurama lo detesta. Al
tempo stesso, però, non può far a meno di
continuare ad amarlo; ogni attimo che passa senza di lui, con la
consapevolezza che Minamisawa sia con qualcun'altro e non gli sfiori
nemmeno la mente il suo nome, è un ago che s'infila
lentamente nell'anima. Questa è la tortura lenta e dolorosa
di cui non può fare a meno: sa che continuare a essere il
fidanzato – fidanzato? Loro sono fidanzati? – di
Atsushi equivale a proclamarsi un masochista di prima categoria, ma non
può farne a meno. Non può cancellare quei
famelici e intriganti occhi color ambra, né il tocco gentile
e raffinato che proviene dalle sue dita affusolate, né i
capelli color porpora che, quand'è sdraiato, gli ricadono
scompigliati sul viso, rendendolo più bello e affascinante
di quanto già non sia. Non può scordare nemmeno
la sua, incredibile ma vero, gentilezza e il suo essere, a suo modo,
premuroso nei suoi confronti. Anche il suo carattere intrigante
è irremovibile dalla memoria, e il suo potere di attirarlo
come la luce fa con le falene né è la prova.
Norihito si asciuga le
lacrime e cerca di darsi un contegno. Scivola lentamente con la schiena
alla parete e circonda le gambe con le braccia una volta seduto a
terra; poggia delicatamente la guancia sulle ginocchia e, sconsolato,
prende a osservare il pavimento.
Di tutte le persone di
cui poteva innamorarsi, ha scelto un cinico ed egocentrico bastardo.
∞- —
La musica ora non
c'è più e i pensieri sono più forti
che mai. Minamisawa sta tornando a casa, con lo sporco annidato dentro
di sé. Sono le due del mattino e i sensi di colpa che
vorticano nella sua mente reclamano la libertà all'altezza
del suo stomaco – gli viene quasi la nausea, al pensiero di
quel che ha fatto.
Non è la
prima volta che succede, prova a consolarsi, ma il tutto ha l'effetto
contrario, lo fa sentire solo una persona orribile. Ha già
tradito Kurama e, soprattutto, lui e Norihito non hanno una vera e
propria relazione: non possono definirsi fidanzati, è
più attrazione fisica quella che c'è tra loro, e
quel che fanno assieme è tutto legato a un tacito accordo
che nessuno dei due ha mai contrastato.
Allora
perché si sente in colpa? Perché gli pare di
avergli fatto un torto? Lui non appartiene a Norihito, di conseguenza
non dovrebbe farsi problemi, anzi, non dovrebbe nemmeno sfiorarlo il
pensiero di poterlo ferire. Specie perché l'azzurro gli ha
più volte ripetuto di non provare nulla per lui.
In un modo o
nell'altro, nell'ultimo periodo, gli sembra che i suoi pensieri tornino
sempre su quel piccoletto, ma ammettere di esserne innamorato
è l'impresa più ardua che si sia mai trovato ad
affrontare. Minamisawa non ha mai pensato di legarsi a una sola
persona, il pensiero di ritrovarsi ufficialmente fidanzato è
lontano anni luce dalla sua logica e non gli è mai
interessato. Non riesce a comprendere il perché inizi a
provare qualcosa di diverso dalla comune attrazione fisica verso
Kurama, e la sola idea che sia effettivamente così lo
terrorizza. Insomma... È uno spirito libero, lui; le sue
relazioni durano sì e no una settimana o due, e mettersi con
Kurama comporterebbe a uscire dalla sua vita per sempre una volta
finita.
Atsushi continua a
camminare per la strada buia, con l'unica compagnia della luce emanata
dai lampioni e dei suoi pensieri come sottofondo. Praticamente nessuna
stella è visibile nel cielo a causa dell'inquinamento
luminoso; è un manto oscuro, quasi nero, quello che lo
avvolge, molto simile al suo animo in quel momento. Mentre la luna,
unica fioca speranza, probabilmente si rifugia sotto una coperta di
nuvole.
A un certo punto il
viola svolta a destra e si ritrova finalmente davanti alla sua
palazzina. Prende le chiavi e apre il portone, per poi salire le due
rampe di scale che lo dividono dal suo appartamento. Sale, sale e sale;
si ferma a qualche gradino prima della porta, notando la sagoma di una
persona a lui ben conosciuta seduta lì davanti. Avanza
ancora, verso quella, chiedendosi che ci faccia lui lì, se
lo stesse aspettando e per quale motivo. Avvicinandosi, la fioca luce
del corridoio inizia a definire i tratti del ragazzo e, non si sa
perché, un Hayami assopito è seduto davanti a
casa sua. Minamisawa alza un sopracciglio, perplesso, prima di smuovere
il corpo dell'altro con il piede – non si scomoda neanche ad
abbassarsi e a toccarlo con la mano – per svegliarlo.
Tsurumasa spalanca gli
occhi e salta in aria, poi sembra rendersi conto della situazione
bizzarra e di dover giustificare la sua presenza.
«Minamisawa! Oh- ehm, ciao! Ehm... Ecco... devo
parlanti.»
∞- —
Il campanello suona e Kurama
drizza la testa. Non riesce a credere alla possibilità che
si tratti di lui, non riesce a immaginare che Minamisawa alla fine
abbia deciso di mantenere la promessa e venire all'appuntamento che si
erano dati. Si alza faticosamente in piedi, le gambe gli tremano. Dopo
aver deglutito e raggiunto l'ingresso, inizia a meditare su tutto quel
che dovrà fare una volta che se lo ritroverà
davanti.
Dopo minuti di
elaborazione, concorda con se stesso di mostrare il suo reale stato
d'animo: liberare la propria rabbia e fargli capire che non
può continuare così. E forse... Forse dovrebbe
anche rinunciarci, dovrebbe lasciarlo.
Degluisce e, senza
chiedere chi è – vuole che sia una sorpresa, se si
tratta di una delusione scoprirlo un minuto prima o dopo non
cambierà nulla – apre la porta.
«Kurama!»
è Hamano. Solo Hamano; il suo vecchio amico delle medie, con
cui ha continuato a sentirsi – potrebbe considerarlo il suo
migliore amico, a dire il vero.
Una risata isterica
vibra nella mente di Norihito, e per l'ennesima volta della giornata
maledice la sua stupidità.
«Oh,
Kurama... Di nuovo?» Chiede Hamano accorgendosi evidentemente
dei suoi occhi arrossati. È una domanda stupida quella che
ha appena fatto e se ne rende conto ben presto da solo. Lui
è l'unico assieme al suo ragazzo, Hayami, a conoscere la
situazione di Kurama: loro sono i soli con cui, non si sa come, ha
trovato il coraggio di confidarsi e sfogarsi ignorando la sua indole
solitaria e riservata.
Norihito, nonostante
la resistenza iniziale, scoppia a piangere, neanche riflettendo su
quello che sta facendo e alla vergogna che proverà quando si
renderà conto della situazione.
«Quello
stronzo... Quel maledetto stronzo» mormora tentando di
giustificarsi, mentre un Hamano mortificato agita nervosamente le
braccia per tentare di calmarlo.
«Ohi, senti,
non si può continuare così.» attira
l'attenzione del più piccolo. L'azzurro alza gli occhi verso
di lui, incuriosito e dubbioso.
«Eh?»
«Non voglio
che questa situazione continui. Ho qualcosa da dirti.»
Kurama non riesce a
immaginare cosa abbia da dirgli l'altro. Esclude a priori che si tratti
di qualcosa per tirarlo su di morale, considerando che quando si tratta
di empatia, di consolare la gente e cose del genere, chiunque potrebbe
essere più utile di Hamano. Nonostante ciò il suo
animo s'infiamma di curiosità, e spostandosi sulla sinistra
invita l'altro ad entrare dentro casa.
«Dimmi.»
Blaterazioni:: L'avevo scritta tempo fa per
un contest su wattpad che alla fine non ha mai visto luce, e
rivedendola mi pareva ottima come ultima fic da postare su questo
fandom. In origine doveva essere una oneshot, ma superando quasi le
5000 parole ho preferito dividerla in due parti (so bene che le storie
troppo lunghe spaventano i lettori di efp, lol)
Spero che finora vi
sia piaciuta, tra circa una settimana posterò la seconda e
ultima parte.
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Eeureka
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