Danganronpa - L'ultimo gioco

di Sputnik from outer space
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DDG01 L'ACCADEMIA

La Hope's Peak Academy, il sogno di ogni liceale. Un luogo che però era per la sola élite, o meglio, per i soli geni.
Tutte le più grandi menti, i più grandi sportivi ma anche chiunque eccellesse in modo particolare in un campo affluivano nell'accademia per completare i loro studi e per venire ulteriormente istruiti su ciò che sapevano fare meglio, in modo da renderli campioni a livello mondiale.
Ne esistevano svariate sedi per il mondo, e le più importanti si trovavano rispettivamente nelle città di Tokyo, New York e Stoccolma, per renderla più accessibile agli studenti di tutto il globo.
Ricapitolando il tutto: una scuola eccezionale, fondata per geni, con varie sedi in città esclusive. Così, quando la lettera d'invito per l'iscrizione giunse a casa di Russell, l'incredulità prese il sopravvento creando una baraonda generale. Insomma, non si poteva sicuramente definire un cattivo studente, ma i suoi genitori erano sicuri del fatto che non eccellesse proprio in nulla: il tipico mediocre, diciamo. Ogni cosa di lui era generica: carnagione pallida da canadese qualunque, volto comune e dimenticabile, corporatura da persona che in classe non viene notata neanche per sbaglio.
Comunque, quando un'occasione del genere bussa alla tua porta... diavolo, rifiuteresti?
Fu così che Russell Curlings abbandonò, almeno fino alle vacanze più vicine, la sua piccola casa a Caledon per fare ingresso alla sede newyorkese della Hope's Peak Academy, con il cuore pieno d'emozione e speranza per il futuro.

- Secondo te è morto?
- Ma certo che no! Non vedi che respira? E smettila di spalmargli quella matita in faccia!
-He, he... Guarda: ora sorride, ora è triste, ora sorride, ora è triste!
- Mi dai retta?
- Cosa vuoi? Non lo sto mica facendo a te. Dacci un taglio, ti lamenti sempre...
- E tu invece datti un contegno, non vedi che si sta svegliando?
- Oh, porca... non gli ho ancora disegnato i baffi!
Russell si massaggiò lentamente la fronte, dopo essersi rimesso a sedere. Guardò prima a destra, poi a sinistra. Si rese conto di trovarsi in una classe, ben diversa da quelle che fino ad allora aveva frequentato abitualmente nella sua vecchia scuola.
Era una grande stanza rossa con pavimento a scacchiera, i banchi erano singoli ed in metallo e ognuno di questi aveva un piccolo contenitore al suo fianco. In fondo troneggiava una pedana con sopra la cattedra, anch'essa in metallo. Dietro c'era la lavagna, un grande schermo al plasma.
"Roba da ricchi, ricchi sfondati." si trovò subito a pensare. Poi, visto il suo "eccellente" senso d'osservazione, capì di non essere solo. Spostò leggermente la sedia del banco dove si era addormentato in modo da potersi guardare dietro.
- Ben svegliata, principessa.
- Sei davvero irritante, Chuck.
L'uno accanto all'altro, in piedi davanti a Russell, si trovavano due gemelli identici. Ma proprio identici in tutto e per tutto: stesso taglio di capelli, stessi vestiti, fattezze, altezza. Entrambi avevano folti capelli neri a cespuglio, occhi marroni e una faccia da schiaffi. Insomma, abbastanza raccapricciante.
- Uh... scusate... e voi sareste?
- Piacere, io sono Chuck Dasper, e questo qui con l'aspetto da fichetta è mio fratello, Logan.
- Siamo identici. Se ho l'aspetto della fichetta ce lo hai anche tu.
- Non ci avevo pensato.
- Immagino.
Passarono un altro po' di tempo a discutere animosamente, mentre Russell li guardava spaesato. In effetti non riusciva a comprendere la situazione. Certo, si trovava dentro la Hope's Peak Academy, di questo ne era più che sicuro, ma... come diavolo c'era arrivato dentro ad una classe? Tutto ciò che si ricordava era che fermò il taxi dinnanzi all'edificio ed era sceso con i suoi bagagli nel piazzale, fine.
Per il resto vuoto completo. Così decise di interrompere i due gemelli e chiederlo a loro.
- Chuck, Logan... posso chiamarvi per nome, vero?
- Ovvio, a meno che tu non voglia chiamarci Dasper 1 e Dasper 2- rispose Logan, girandosi verso Russell.
- Va bene. Sentite, come mai mi trovo qui? Ho un vuoto di memoria...- domandò timidamente.
- Sono gli effetti della cocaina. Ieri sera c'è stato un rave party da sballo, con droga, alcol e sesso selvaggio. Sul serio non ti ricordi quella bella biondona norvegese?
- Co... come?- balbettò sorpreso.
- Smettila di prenderlo in giro, Chuck! In realtà non lo sappiamo neanche noi. Ci siamo svegliati in questa classe giusto qualche minuto prima di te. Non saprei che dirti.
- Magari sono quelli del terzo anno che ci stanno facendo uno scherzo, come nei telefilm. Poi noi li aggrediremo, li vestiremo da ballerine di danza classica e li faremo correre per il campus con una sirena lampeggiante in testa. Saranno derisi da tutti gli studenti e...
"Questi due sono strani forte. Sarà meglio uscire dalla classe." pensò Russell, leggermente inquieto. Improvvisamente, però, notò qualcosa di davvero insolito.
- Ragazzi...- disse, attirando l'attenzione dei Dasper - le finestre, cosa hanno fatto alle finestre?
Chuck e Logan guardarono verso il punto indicato dal ragazzo e per un attimo sembrarono come paralizzati.
Dietro le lastre di vetro delle finestre c'erano degli enormi muri di ferro, che non lasciavano passare un raggio di sole, sempre che quest'ultimo fosse in cielo.
- Cacchio, questo è davvero buffo. Non siamo in una scuola, ma in una banca, a quanto pare.
- Io non ci trovo proprio nulla di buffo, cretino.
Russell accostò la mano al vetro. Il presentimento che ci fosse qualcosa di davvero molto sbagliato era decisamente forte, su questo non c'erano dubbi. Dopo pensò che poteva essere un sistema di sicurezza notturno, e si tranquillizzò. Aveva pur sempre un'amnesia: poteva aver perso anche sei ore della giornata.
Pochi secondi dopo i tre ragazzi udirono il tipico suono utilizzato per gli annunci negli aeroporti.
*PLIN PLON*
- Eh? E adesso che vogliono?- disse con fare scocciato Chuck.
- Non ti avranno già convocato in presidenza, ragazzo mio?- gli rispose con un sorrisetto il fratello.
- Non ti avranno già convocato in presidenza, gné gné gné!- fece il verso il primo, imitandolo con una vocetta nasale.
- A TUTTI GLI STUDENTI, PRESTATE ATTENZIONE. IN CINQUE MINUTI PRESENTATEVI TUTTI NELLA SALA CONFERENZE, NESSUNO ESCLUSO. RIPETO: IN CINQUE MINUTI TUTTI NELLA SALA CONFERENZE.
- Finalmente! Forse avremo qualche informazione in più, adesso- sospirò Russell, sollevato.
- Sinceramente, la cosa mi preoccupa un po'. Hai sentito che voce aveva quello? Faceva paura- disse Chuck, insolitamente cupo.
- Ricordatevi, potrebbe sempre essere uno scherzo alle matricole. Manteniamo i sensi attivi, per evitare una secchiata d'acqua gelida o peggio. La sala conferenze potrebbe essere una trappola.
- Andiamo, uno scherzo è solo uno scherzo, no?- provò Curlings.
- Tu non hai mai visto una tua foto in cui indossi mutandine da donna sulla bacheca all'ingresso della scuola per due anni consecutivi!- stridette Logan con le lacrime agli occhi.
- Ogni volta che la toglievamo, il giorno dopo riappariva- aggiunse con tono solenne Chuck.
- D'accordo, ho capito. Farò attenzione.
Uscirono dalla classe e si ritrovarono in un lungo corridoio di colore viola scuro. Le lampade che costellavano i suoi muri emettevano una luce molto fioca, era quasi impossibile vedere cosa c'era in fondo a questo. Il tipico pavimento a scacchiera li avrebbe accompagnati fino alla loro meta.
- Scusate, potreste precedermi? Devo andare un momento in bagno.
- Certo, amico. Buona cagata!
- Sei sempre così volgare, Chuck.
I due si incamminarono, mentre Russell prese la direzione opposta, in un certo senso più che sollevato.
"Dovrò fare in fretta, i cinque minuti stanno per passare. Ora che ci penso, dove cavolo è il bagno?"
Non era sicuro di quanto tempo ci avesse messo per trovare il WC, ma era certo di essere in ritardo, giusto per migliorare quella prima, fantastica, giornata scolastica. Si chiuse nella prima cabina che vide e cominciò a fare... quel che doveva fare. Insomma, ci siamo capiti.
- Uff... Ci voleva proprio- si tirò su la zip e fece per uscire, improvvisamente però dovette fermarsi. Aveva sentito uno strano rumore provenire dalla cabina accanto la sua.
"Non sono solo a quanto pare. Vabbe’, è pur sempre una scuola."
Quando posò la mano sul pulsante d'apertura si sentì dire: - Ehi, buongiorno! O buonasera, chi lo sa!
- WAAAAH!!!
- Non urlare così, mi spaventi!
Affacciatasi sulla cabina di Russell c'era una ragazza, decisamente carina. Probabilmente aveva la sua stessa età, aveva i capelli rossi tagliati corti e gli occhi di colore verde smeraldo, il volto costellato da numerose lentiggini; indossava una maglietta un po' troppo larga per lei con sopra una giacchetta di jeans, perciò Curlings pensò fosse una nuova studentessa, proprio come lui e i gemelli.
- Che... che diamine ci fai nel bagno dei maschi?
- Oh.
- "Oh" cosa? Non è normale che una ragazza si infili nel bagno sbagliato e saluti il primo che passa, non credi?
- Non è neanche normale che una scuola abbia tutte le finestre sbarrate e luci spettrali.
- Touché.
*PLIN PLON*
- ALL'APPELLO MANCANO ANCORA TRE STUDENTI. SONO PREGATI DI PRESENTARSI IMMEDIATAMENTE NELLA SALA CONFERENZE. RIPETO: SONO PREGATI DI PRESENTARSI IMMEDIATAMENTE NELLA SALA CONFERENZE!
La ragazza dai capelli rossi rabbrividì teatralmente, poi disse: - Questo tizio, chiunque sia, è dannatamente tetro, speriamo che non sia un professore importante o, che so io, il preside o il vice preside...
- Credo dovremmo muoverci. Non vorrei prendere una punizione il primo giorno.
- Hai ragione, uh... come ti chiami?
- Russell... Russell Curlings, sono canadese. E tu?
- Grace McHimmon, vengo dal Regno Unito! Dai, andiamo!
Corse fuori dal bagno, lasciando Russell abbastanza interdetto.
"Sembra proprio che si diverta, meglio per lei. Sarà decisamente un anno particolare, me lo sento." pensò, con un mezzo sorriso. Non aveva ancora idea di quanto sarebbe stato particolare.
Le porte della sala conferenze erano chiuse, così il ragazzo esitò qualche momento prima di fare il suo ingresso. Come sarebbero stati i suoi nuovi compagni? E i professori? Quella strana chiamata era solita dell'inizio dell'anno? Lo trovava abbastanza sospetto: i discorsi motivazionali all'inizio del quadrimestre li facevano solo negli anime scolastici. Infine si decise e dette una bella spinta.
- Oh, beh... Ben arrivato!
- Era anche ora...
- Chi è questo tipo?
Nella sala c'erano altri tredici studenti che bisticciavano, stressati dalla situazione anormale. Russell sentì il cuore battere all'impazzata. Erano quelli i suoi nuovi compagni di classe, giusto? Sarebbero state le persone con cui avrebbe passato la maggior parte del suo tempo per i prossimi tre anni? Guardandosi meglio intorno fece caso a certe facce e decise, a prescindere, che avrebbe evitato di frequentare le persone a cui appartenevano.
- Bene, bene... Ci siamo tutti?- esordì la stessa voce cupa degli annunci.
Uno dei quattordici ragazzi rispose impulsivamente, senza neanche cercare la fonte del suono: - No, ne manca ancora uno. Possiamo cominciare lo stesso? Sono stufo di aspettare.
- Accordato. Studenti e studentesse, prego, rivolgete a me la vostra attenzione.
Tutti i ragazzi si girarono in direzione del palco. Un uomo (forse) si stagliava su di loro da dietro la scrivania. Era davvero alto, indossava un lungo impermeabile grigio, abbinato ad un cappello di feltro, mocassini e pantaloni in sintonia con tutto il resto. Sembrava uno di quei detective privati degli anni Quaranta, i tipici duri tra i duri. La differenza? Era impossibile distinguere le fattezze del volto, infatti questo era completamente nero. Forse indossava una maschera o un passamontagna ma, comunque sia, rimaneva dannatamente inquietante.
- Vi do ufficialmente il benvenuto alla Hope's Peak Academy, l'accademia più rinomata di tutto il mondo. Io sono Kyanid, il vostro preside. Da oggi, dovrete obbedire a tutte le regole imposte dal Consiglio. Vi saranno consegnati dei tablet per poterle consultare in qualsiasi momento. Come credo avrete notato, siete stati privati di tutti gli oggetti elettronici con la possibilità di connettersi ad Internet in vostro possesso.
In seguito a quest'affermazione, molti dei ragazzi cominciarono a frugarsi nelle tasche.
- Ehi, è vero! Ma chi diavolo vi ha dato il permesso di fare una cosa del genere?- esclamò un tizio in fondo alla sala.
- Ho, come dire, osato conferirmelo da solo. Questo perché non potrete mai più uscire da questa scuola.
- EEEEEEEEEEEEEH?!?!?- gridarono quasi tutti i presenti, colti di sorpresa.
- Lasciate che vi spieghi come stanno le cose, anzi, che ricominci. Io sono Kyanid, il vostro preside, e vi do ufficialmente il benvenuto nel mio primo, grande e mortale esperimento: il Gioco Letale. Non potrete avere nessun tipo di contatti con l'esterno, né virtuali né fisici, non potrete neanche uscire dall'edificio. I rinforzi in metallo vi impediranno qualsiasi genere di evasione: siete completamente intrappolati.
- Lurido figlio di puttana! Vieni qui che ti apro il cranio!- urlò un altro, che prese una sedia lì vicino e la scagliò in direzione del preside. Questa lo colpì in pieno volto e l'uomo cadde di schiena in terra, apparentemente privo di sensi.
- Bel colpo!- disse uno dietro il tiratore, soddisfatto. Quando i due stavano alzando il braccio per battersi il cinque, il preside si rialzò, regalando uno spettacolo abbastanza raccapricciante: la faccia, quella maschera nera, era stata stracciata dal colpo, rivelando ciò che c'era sotto. Un cyborg? Un robot? Un androide? Difficile a dirsi, comunque sempre un mostro meccanico era.
- È inutile, cari studenti. Anche se riusciste a distruggere questo corpo, me ne procurerei rapidamente un altro. Le risorse finanziarie non sono minimamente un problema. Sarà meglio che ora vi spieghi qualcosa in più. Sapete, un modo per uscire... c'è- fece con tono grave Kyanid.
- E quale sarebbe?- chiese una studentessa, che dalla voce si capiva perfettamente quanto fosse intimorita.
Kyanid sollevò da terra il suo cappello, lo sfregò un po' per pulirlo dalla polvere e riprese.
- Uccidere un vostro compagno. Facile, no?
Susseguì un attimo di profondo silenzio. Gli studenti presero a guardarsi tra di loro, atterriti. Era possibile che tutti stessero pensando a un terribile, mostruoso scherzo di pessimo gusto, ma viste le circostanze, ormai la situazione si distanziava molto da un giochetto.
- Assassinare un compagno?- sussurravano qua e là gli studenti.
- Esattamente. Reputate di non esserne in grado? Allora prego, rimanete qui. Avete viveri a sufficienza per sopravvivere abbastanza a lungo da godervi una serena vita come all'esterno, poi ci sono libri, riviste e film in quantità. La Hope's Peak Academy potrebbe essere la vostra nuova casa.
- Non la passerà liscia! Vedrà che la polizia interverrà al più presto e ci tirerà fuori tutti di qui!- affermò uno.
Kyanid emise un lieve sbuffo e si grattò la tempia, per palesare la sua perplessità.
- Come dici? La polizia? Sul serio faresti affidamento su quei buffoni? Ah, giusto, scusami, sapete ancora così poco, al momento. La Hope's Peak Academy controlla il governo statunitense, svedese e giapponese già da tempo. In questo momento, negli altri campus, si sta svolgendo la stessa cosa, anche se con scopi diversi. Forse, troppo diversi. Ma non sono qui per criticare l'operato degli altri o discorrere del mio- disse l'androide, sembrava che non stesse più parlando con i ragazzi ma con sé stesso.
- Eh? Di che sta parlando?- sussurrò Russell ad un vicino, che gli fece spallucce.
- Riprendendo il discorso... praticamente dovrete uccidere un vostro compagno, senza farvi scoprire dagli altri. Passato un certo numero di ore si terrà un processo di classe, dove si confronteranno le prove trovate e ogni studente potrà esporre le proprie opinioni al riguardo. Svolta una votazione, se riuscirete ad incastrare il colpevole, questo sarà punito. Se invece incolperete un innocente, l'assassino potrà uscire indisturbato dall'accademia e riprendere il normale corso della propria vita, mentre tutti gli altri saranno condannati al suo posto.
- Che cosa intende esattamente con "punire" e "condannare"?- domandò un ragazzino che fino ad allora si era tenuto in disparte.
Se avesse avuto un vero volto, sicuramente il preside avrebbe sorriso.
- Verrà attuata un'esecuzione- rispose divertito. - Ora basta tergiversare. Eseguirò l'appello, dopodiché vi saranno distribuiti i tablet con le regole. Allora sarete liberi di scorrazzare per il primo piano dell'accademia. Vi prego di alzare semplicemente la mano quando sarà pronunciato il vostro nome- e detto questo sollevò un foglio di carta che prima aveva posato sulla scrivania.
Anche se esitanti, alla fine i ragazzi fecero come era stato loro ordinato.
- Ethan Birth, Super Accademico Modellista.
Il primo chiamato alzò la mano. Russell lo analizzò al volo: aveva i capelli molto lunghi e il viso smunto, in particolare l'attenzione veniva deviata su un orrido piercing a forma di teschio sul suo naso. Indossava una giacca da campus universitario tipica delle scuole statunitensi, particolarmente usurata.
- Sauli Borisov, Super Accademico Tiratore Scelto.
Anche il secondo ragazzo alzò la mano. Era quel tipo enorme che aveva scagliato la sedia contro Kyanid. Tiratore scelto lo era di sicuro!
"Meglio non avercelo come nemico, questo tizio..." pensò Russell, abbastanza preoccupato alla vista dell'energumeno biondo che scrutava tutti quelli che lo circondavano, con un fare tutt'altro che amichevole.
- Russell Curlings.
Russell segnalò al preside la sua presenza.
"Strano, come mai non ha definito anche me 'Super Accademico?' Immaginavo di non avere alcun tipo di abilità particolare, ma qualcosa poteva anche inventarsi" si disse irritato il ragazzo.
- Chuck e Logan Dasper, Super Accademici Trasformisti.
- Eccoci! Vuole subito una dimostrazione del nostro talento?- esclamarono in coro i due gemelli.
- Ho detto... una semplice alzata di mano, grazie. Dustin Grissom, Super Accademico Biologo- basso, un po' grassottello, con uno sguardo sonnolento. "Finalmente uno che mi assomiglia almeno un minimo..." pensò sollevato Curlings.
E così, uno ad uno, tutti gli studenti si rivelarono presenti, meno che uno, tale Donald De Wit, il Super Accademico Hacker. Subito dopo l'appello, i ragazzi uscirono dalla sala conferenze, ognuno con la propria copia del tablet delle regole e una chiave per la stanza dove avrebbero trascorso la notte.
- Questa storia è completamente folle. Sul serio crede che ci atterremo al suo stupido regolamento?- sbottò Rachel West, la Super Accademica Ciclista. Era la tipica figa mozzafiato con manie atletiche e questo l'aiutò ad ottenere l'assenso della maggior parte dei ragazzi. Attirò non poco anche Russell, che era rimasto sorpreso dalla bellezza verace della ragazza, con la sua abbronzatura, i capelli tinti di viola raccolti in una lunga coda che ricadeva sulla schiena (forse uno dei segni più peculiari della studentessa) e un corpo con tutte le curve al posto giusto.
- Potrei mettere fuori uso quella ferraglia in ogni momento, ma lo stronzo ha detto che ci sono tante altre copie. Sarebbe un inutile spreco di energie- affermò Touka Yamagamashi, la Super Accademica Sabotatrice. Russell ne aveva sentito parlare un paio di volte al telegiornale: "Ragazza dalle incredibili capacità disattiva mecha da combattimento in dotazione all'esercito giapponese" e via dicendo. Probabilmente sarebbe entrata nei servizi segreti. Pure lei, come Dustin, non sembrava molto strana, se non fosse stato per il suo modo assurdo di vestirsi: una giacca da motociclista che sembrava sbucata da un qualche film di fantascienza e degli stivaloni più grandi della sua testa.
- Comunque, se quel tizio è un robot, vuol dire che c'è qualcuno che lo controlla e che gli da la voce, non credete?
- Ha ragione Zanesi. Il preside potrebbe anche essere quel Donald, che non si è presentato all'appello...- aggiunse sospettoso Henry Osborn, il Super Accademico Sceneggiatore. Alto, abbronzato e con una sgargiante camicia hawaiiana, era uno dei pochi che gli ispirasse fiducia tra i tanti presenti.
- In effetti... Cos'aveva detto Kyanid? "Super Accademico Hacker", giusto? Per lui dovrebbe essere un gioco da ragazzi controllare a distanza un robot- disse Sherley Redson, la Super Accademica Videogiocatrice. Una strana sensazione di deja-vu colpì Russell. Dove aveva già visto quella ragazza? I tratti non gli erano familiari, ma i suoi grandi occhi azzurri, i lunghi capelli castani e la felpa che portava legata alla vita gli dicevano qualcosa. Infine decise di desistere dai suoi tentativi di riconoscerla, poteva averla vista in qualche rivista di gaming o una cosa del genere, in quell'accademia quasi tutti erano famosi o semplicemente noti.
- Ehi, Russell. È tutto okay? Sembri un po' scosso- gli domandò Logan, dopo averlo preso in disparte.
- Tu che dici? Quel bastardo ha detto che dobbiamo ucciderci a vicenda!
- Credi sul serio che qualcuno potrebbe fare una cosa del genere? Vedrai che ci tireranno fuori di qui tra pochissimo. Anche se la scuola ha una certa influenza sul governo, non credo che la polizia potrà ignorare le denunce per scomparsa, o un edificio completamente barricato che non risponde alle chiamate.
- Forse sì, potrebbe essere, ma tu riesci davvero a fidarti di quel Borisov? Scommetto che è perfettamente in grado di spezzare il collo a tutti senza il minimo sforzo. Il preside è un pezzo di metallo, e lui semplicemente tirandogli una sedia è riuscito ad ammaccargli il capo in quel modo...
- Vorrà dire che saremo un po' più vigili con lui che con gli altri. Dai, ce la caveremo.
- Grazie, amico. Comunque... Super Accademici Trasformisti, eh?
- Già. Siamo riusciti ad entrare gratis al cinema fingendoci Barak Obama e Joe Biden.
- Grandioso!
- Non c'è che dire. Tu invece? Non mi sembra che Kyanid ti abbia affibbiato un epiteto.
- Lo so, me lo stavo chiedendo anch'io. In realtà non so perché mi abbiano accettato alla Hope's Peak Academy, non ho nessun talento particolare.
- Forse sei il migliore a non saper fare nulla.
- Vero... Magari Super Accademico Che Sa Fare Molte Cose Ma In Modo Mediocre l'avevano reputato troppo lungo.
Scoppiarono entrambi a ridere e si avviarono alla sala da pranzo, dove si sarebbero riuniti con gli altri studenti. Più Russell esplorava e più si convinceva che quella era proprio roba da ricchi. Non sarebbe poi stato malaccio doverci vivere, se avesse avuto la possibilità di uscire quando voleva. Però era fiducioso: sarebbe uscito da lì e soprattutto senza uccidere nessuno.
- Ah, ecco dov'era lo stronzetto...- esclamò Ethan, con dietro Sauli, che palesava la sua approvazione con un sorriso arrogante. A quanto pareva quei due, nonostante si conoscessero da una ventina di minuti scarsa, erano già pappa e ciccia.
- Perfetto, l'anno è appena cominciato e ho già degli amiconi. A cosa devo il piacere?- fece Donald De Wit, senza neanche distogliere lo sguardo dal suo libro.
- Se fossi venuto con noi alla sala conferenze non avresti quest'aria strafottente!- gli ringhiò contro Noreen Hunt, la Super Accademica Scassinatrice. Capelli neri raccolti in una corta coda, sguardo tagliente e look ribelle, aveva un'aria tutt'altro che rassicurante.
- Oh, cielo. Ho già la pelle d'oca. E cosa vorreste farmi? Picchiarmi? Portarmi dal preside?
- Direi la prima opzione, figlio di puttana!- gridò Sauli, dopodiché si scagliò su di lui, con i pugni stretti. Russell si frappose, tendendo le mani in avanti e prendendogli le spalle. Per un attimo gli mancò il fiato, sembrava di esser stato travolto da un bue; ovviamente, essendo Curlings un ragazzo piuttosto mingherlino, non riuscì a trattenere Borisov come sperava, ma quest'ultimo, essendosi accorto che qualcosa rallentava la sua corsa, si fermò.
- Che vuoi, moscerino?- si limitò a dire, squadrandolo dalla testa ai piedi. Sauli Borisov aveva il tipico aspetto da killer russo, tranne per il fatto che era bulgaro. Occhi azzurri, capelli biondissimi rasati alla marine, fisico da orso bruno e, ciliegina sulla torta, una giacca mimetica dalla quale non si separava mai. La definiva la sua "fedele compagna di mille avventure" ed in effetti puzzava un bel po'.
- Senti, lo so che sei arrabbiato, ma noi dovremo convivere insieme a tempo indeterminato, per questo motivo vorrei evitare scontri di ogni genere.
Sauli sembrava perplesso, ma le parole dell'amico Ethan lo convinsero. Gli disse che probabilmente Russell aveva ragione e che picchiare un ragazzo con gli occhiali non sarebbe stata una gran bella mossa.
- Complimenti, chiunque tu sia. Sei un diplomatico nato se sei riuscito a convincere quella testa vuota, che sia questa la tua abilità? Oh, comunque non era questo ciò che volevo chiederti. Che cosa intendi con "convivenza a tempo indeterminato"?- domandò l'hacker.
- Siamo intrappolati qui dentro, e non abbiamo idea di quando usciremo.
- Ora capisco il perché delle uscite sbarrate. D'accordo, brutta situazione. Credo che andrò a coricarmi. Abbiamo delle stanze oppure ci tocca dormire sul pavimento?
- Sì, ho preso per te la tua chiave, tieni- fece Grace. Dal bagno in poi non aveva più aperto bocca.
- Grazie mille, uh... signorina. Domani mattina, se avrò voglia di alzarmi, faremo delle presentazioni decenti. Buonanotte!- esclamò, poi si alzò dalla sedia e sparì dietro la porta.
- Che tipo...- si lasciò sfuggire Russell.
- In effetti! Allora, Russell, ti andrebbe di visitare la scuola con me?- chiese Grace tirandogli una bella pacca sulla spalla. Lui, arrossendo leggermente, acconsentì.
- Super Accademica Fumettista, dico bene?- domandò piano Russell mentre passeggiavano per il corridoio.
- Sarebbe più corretto definirmi mangaka, ma è uguale. Disegno e scrivo tutte le mie storie. Speravo che andando in quest'accademia avrei avuto qualche occasione in più di poterli pubblicare, ma a quanto pare non seguiremo neanche una lezione- fece lei con tono affranto. Curlings non riusciva proprio a capacitarsi: come potevano Grace e Donald essere così tranquilli? Forse McHimmon nascondeva sotto quel suo aspetto così bonario una calma glaciale, quasi inumana. Donald invece poteva essere il colpevole, e di lui sospettava anche Russell.
- A proposito, se sei del Regno Unito, come mai non sei andata alla sede di Stoccolma?
- Ah, già, è vero. Be’, vedi, non si parlava molto bene della sede svedese. La lingua ufficiale dell'accademia dovrebbe essere l'Inglese e Giapponese come secondaria, ma a quanto pare Stoccolma si è riempita di studenti che non spiccicavano una parola né di una né dell'altra...
- Capisco. Invece...- si fermò. Si era accorto che Grace non stava più camminando al suo fianco. Si girò per vedere se fosse rimasta indietro ad allacciarsi le scarpe e la trovò impalata a fissare una svolta del corridoio.
- Grace? Che ti prende?
- Guarda qui! Hanno serrato l'ingresso alle scale...
Russell si avvicinò e vide una grande serranda che bloccava l'accesso.
- Quindi il suo "esperimento" è limitato al primo piano?
- Errato- fece una voce tristemente nota alle loro spalle. Russell urlò per la sorpresa, mentre Grace si girò, impassibile, e divenne seria come il ragazzo non l'aveva mai vista, fino al momento.
- Kyanid. A cosa dobbiamo il piacere?- domandò con tono piatto la rossa.
- Ho notato due studenti in difficoltà e sono venuto per chiarire i loro dubbi.
- Gentile da parte sua. Allora, prego, chiarisca.
Quello emise un risolino inquietante, poi disse: - Verrà liberato un piano alla volta ad ogni omicidio risolto, in tutto sono quattro.
- Non ci sarà nessun omicidio- affermò a denti stretti Russell.
- Vedremo, vedremo- lo prese in giro il preside. Poi girò sui tacchi e sparì dietro l'angolo. Sparì nel vero significato della parola, perché i ragazzi controllarono un attimo dopo e non lo trovarono da nessuna parte, nonostante lungo quel lato del corridoio non ci fossero porte o scale.
- Che tipo irritante!- sbottò Grace, per poi riprendere il suo solito sorriso. - D'accordo, abbiamo esplorato abbastanza per oggi. Vieni, Russell, torniamo in sala da pranzo- e senza aspettare alcun tipo di risposta lo prese per mano e cominciò a correre.
Tutti, meno che Donald che si era già ritirato, cenarono e andarono verso le proprie stanze.
Alfredo Zanesi, il Super Accademico Criminologo, batté le mani per attirare l'attenzione degli altri. Quando Curlings gli dedicò un'occhiata di più di qualche secondo, si rese conto di quanto fosse grande la sua somiglianza con uno qualsiasi degli avvocati di Law & Order: occhiali risalenti ad una trentina di anni fa, giacca, cravatta, mocassini ed una capigliatura impeccabile.
- Scusate, scusate... Dedicatemi un momento- disse e, assicuratosi di avere gli occhi di tutti puntati addosso, riprese: - Allora, volevo solo dire che, per la sicurezza di tutti, consiglio di chiudere a chiave la porta della vostra stanza. Ovviamente non sto dubitando di nessuno, è semplicemente una sana precauzione.
- Non c'era bisogno che ce lo dicessi, io l'avrei fatto comunque. Tenere la porta aperta con tutti questi trogloditi? Ma non scherziamo!- fece con atteggiamento altezzoso Nicole Provenza, la Super Accademica Fashion Blogger. Bassa, lunghi capelli biondi e uno sguardo fastidiosamente penetrante. I suoi vestiti erano di sicuro all'ultima moda.
- Ma chi ti guarda, non hai neanche una seconda...- mormorò Chuck, facendo arrossire violentemente la ragazza.
- Guarda che ti ho sentito!- gli strillò dietro, ma quello se ne infischiò completamente.
- Questa è la mia stanza. Ci vediamo domani, Russell!
- Uh, d'accordo. Fa attenzione.
Lei gli sorrise teneramente, poi chiuse la porta. Curlings, mentre se ne andava, riuscì chiaramente a sentire le chiavi che giravano nella toppa. Per l’ennesima volta in quella lunga e improbabile giornata, tirò un sospiro di sollievo.




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