If God had a name what would it be?
And would you call it to his face?
If you were faced with Him in all his glory
What would you ask if you had just one question?
Solo.
Sempre solo. Costantemente solo.
La pioggia ha battuto le strade di questa grande città per
giorni, prima di sfumare in un’ umidità diffusa.
L’asfalto sta sputando tutto il calore di questa terribile
estate che si è ormai avviata irrimediabilmente alla fine.
Un ragazzo cammina lungo il fiume, le mani nelle tasche per combattere
il freddo che inizia a insinuarsi sotto i vestiti quando si abbassa la
guardia, come le mani di un amante impaziente.
Il ragazzo si ferma vicino a una roccia e vi si appoggia, ignorando
l’umidità che gli inzuppa i pantaloni. Le mani
abbassano il cappuccio della felpa rivelando un cespuglio di capelli
arancioni ben disposti in ciuffi simmetrici. Alcune gocce scivolano
lungo il suo viso scavato, e no, non è colpa
dell’umidità.
Minaho Kazuto, il primo della scuola.
Minaho Kazuto, il maniaco delle investigazioni.
Solo.
Non è facile avere amici quando sei troppo intelligente.
Sembri sempre troppo alto, troppo lontano per chi vive una vita
normale. Minaho non ricorda un periodo della sua vita in cui non sia
stato solo. Forse, nei suoi primi ricordi, prima
dell’incidente che gli porterà via il padre, vi
era una stilla di felicità, ma poi tutto era crollato. La
morte aveva abbracciato la sua vita e quella di sua madre, che se ne
era volata in cielo su un pavimento piastrellato, imbottita di
idromorfone e ansiolitici, mentre un bambino piangeva con la testa
coperta da un cuscino per non sentire quei singulti, quei respiri
sempre più flebili e quella voce che spegnendosi chiamava il
nome del padre, non il suo.
Oramai solo era stato accolto per pietà da una cugina della
madre, che chiamava Zia ma vedeva forse due volte alla settimana.
L’unico affetto che aveva conosciuto era quello delle
svogliate babysitter economiche che lo dovevano sorvegliare fino al
compimento dei quattordici anni, ovvero due anni prima, momento dal
quale aveva preso a vivere da solo in un appartamentino di poche
pretese.
Un ragazzo di quindici anni a vivere da solo. Poteva denunciarla a
quella strega, ma stava bene nella sua solitudine domestica e
finché aveva un affitto pagato mensilmente e una spesa fatta
e consegnata due volte alla settimana non vedeva il perché
di imporre la sua presenza a chi lo aveva sempre vissuto come un peso.
A scuola tutti lo scansavano come se avesse la peste, perché
ne avevano paura. Minaho sapeva leggere dentro alle persone una maniera
assai inquietante. Interpretava un movimento, l’inclinazione
del sopracciglio, un movimento del labbro e ne forniva una precisa
giustificazione. Lo aveva imparato dal padre, in quei pochi anni che
aveva vissuto in piena felicità. L’Uomo era un
grande investigatore.
Nessuno voleva stare accanto ad un ragazzo come Minaho. Troppo strano.
Troppo solo. Troppo secchione.
Era appena iniziato un altro anno scolastico. I suoi corsi sarebbero
cambiati, la sua fama no. Come se non bastasse ci pensó il
professore di storia a presentarlo ai nuovi compagni come
“primo della scuola! Ottimo allievo! Sono certo che
diventerete buoni amici!”.
Gli sguardi degli “amici” dicevano tutto su quello
che già pensavano di lui. Corse rapidamente con gli occhi
sulla classe e il suo spirito analitico afferrò subito i
principali tipi. La simpaticona (falsissima e ipocrita, a giudicare dal
movimento ciclico della mano che copriva il sorriso finto), il
teppista, il vagabondo, la stramba, il secchione….
Cosa cosa cosa???? Il secchione??
Lo sguardo di Minaho era andato a posarsi su un ragazzo dai capelli
lilla che gli aveva lanciato un sorriso strano. La sua mente allenata
non era riuscito a catalogarlo fra i sorrisi che che conosceva bene:
l’interessato, l’ipocrita, il pietoso, lo
sprezzante…
Che fosse… che fosse autentico? No…. Impossibile!
La lezione trascorse abbastanza rapida, e non ci volle molto
all’arancione per scordare lo strano sorriso.
Dopo una settimana di lezioni la situazione andava di male in peggio.
Incredibile a dirsi, ma non aveva scambiato una singola parola con
nessuno. NESSUNO. La sfilza di massimi voti che aveva preso non aveva
affatto aiutato, tra l’altro. Lo ignoravano con arte e
maestria, pensò. Solo quello strano ragazzo lilla continuava
a fissarlo. Lo vedeva con la coda dell’occhio quando lui
pensava che non lo avesse notato. Perché non riusciva a
capirne il perché? Lo mandava completamente in tilt.
Fu quel giorno che la sua vita subì l’ennesimo,
immeritato scossone. Era il suo sedicesimo compleanno e non si
aspettava, ovviamente, nessun augurio, ma sperava che almeno quel
giorno la sfortuna lo lasciasse in pace.
Svoltó nel vialetto di casa, infilò le chiavi
nella toppa e giró.
La porta non si aprì.
Riprovó ancora tre volte imprecando a bassa voce, prima di
dirigersi imbufalito verso la porta sul retro. Barricata anche questa.
Sembrava che le serrature fossero state cambiate. Stava chiedendosi
come fosse possibile quando vide un biglietto sullo zerbino, mezzo
pestato dato che non lo aveva affatto notato prima.
“MINAHO, CARO, SONO LA ZIA.
OGGI HAI SEDICI ANNI. SAI QUANTO TI VOGLIA BENE, MA HO
GIÀ SOSTENUTO TANTE SPESE IN MEMORIA DI TUA MADRE. SEI
CRESCIUTO BENE. SONO CERTO CHE TROVERAI UN BEL POSTO DOVE VIVERE. TI HO
LASCIATO QUALCHE BANCONOTA NELLA BUCHETTA DELLE LETTERE, QUANDO BASTA
PER UN PAIO DI MESI D’AFFITTO, FINO A CHE NON TROVERAI UN
BUON LAVORO PER LE TUE SPESUCCE.
PASSA A TROVARCI PRESTO!
LA ZIA”
Senza parole. Così si sentiva Minaho. La strega lo aveva
appena sbattuto fuori di casa. Un minorenne da solo, senza un posto
dove stare e con quattro soldi per pulirsi la coscienza. Cosa lo
tratteneva dall’andare dalla polizia e denunciarla? Forse la
poca voglia di lottare che gli rimaneva. Come poteva dimostrare le sue
ragioni? La donna aveva tutti i documenti sul suo affidamento
e lui non poteva dimostrare nulla senza andare a supplicare i servizi
sociali. Per cosa poi? Finire i pochi anni che gli rimanevano prima
della maggiore età in un maledetto orfanotrofio?
Infinitamente meglio cavarsela da solo, tanto ci era abituato, e
chissà se l’avrebbe vista, la maggiore
età…
Sì mosse stizzito verso il cancello mentre sentiva la rabbia
montare. Non che fosse più solo di prima, la donna non era
niente per lui, ma come diavolo avrebbe fatto a trovare un posto dove
dormire in mezza giornata?
Era così furioso che sbatté violentemente il
piede contro il gradino d’ingresso della casa, finendo solo
per farsi un male tremendo.
Sbatté con violenza il cancello e si sedette sul marciapiede
con le lacrime agli occhi per il dolore al piede e l’umore
più che disperato.
-Pure la pioggia? Grazie!- urló sarcastico mentre le prime
gocce d’acqua gli bagnavano i capelli.
Non seppe mai quanto rimase seduto sotto l’acqua con la testa
tra le mani. Il piede gli pulsava e non riuscì a trattenere
una lacrima. Nel suo cuore voleva solo un amico, gli bastava una
persona sola per andare avanti, ma così non ce la faceva
proprio più!
Non dovette passare molto tempo in quella posizione però,
perché era ancora quasi asciutto quando sentí una
mano appoggiarsi sulla sua spalla destra.
-Ehm… Ciao!
Minaho alzò gli occhi e spalancò la bocca dallo
stupore. Era quel ragazzo dai capelli lilla che frequentava il suo
stesso corso! Cosa ci faceva li con quello strano sorriso preoccupato
stampato in faccia?
-Co… cosa… Ciao…
cioè… cosa ci fai tu qui?
-Niente … abito dalla parte opposta della strada e non ho
potuto fare a meno di vedere la scena… non so cosa tu abbia
letto su quel biglietto, ma sembravi sconvolto… Minaho, vero?
Cosa? Il ragazzo si era interessato al suo nome? (non che ci volesse
tanto, bastava seguire gli appelli in classe, ma lui non aveva degnato
di interesse il nome di nessuno, quindi non aveva idea di come il lilla
si chiamasse).
-Sì. .. Minaho kazuto… e tu sei…
-Manabe, Manabe jinichirou, piacere! Mi domandavo proprio
perché non rivolgessi la parola a nessuno, a
scuola…. Ma in realtà posso immaginarlo. Anche io
non sto simpatico a tanti, sai?
E così dicendo fece un’espressione così
buffa che Minaho non poté fare a meno di increspare le
labbra in un sorriso mezzo paralizzato, ma spontaneo.
-ma… perché sei qui? Ti bagnerai, e con me perdi
solo tempo, mi odiano tutti come puoi immaginare.
-Sul bagnarmi non preoccuparti… piuttosto…
perché credi che la genti ti odi? Io non ti odio!
Anzi, ritengo che una probabilità accettabile sia
che tu possa risultare simpatico al… diciamo… 57
per cento delle persone? Sai.. razionalizzando il numero di persone che
incontriamo ogni giorno, le più recenti statistiche di
psicologia dei rapporti…
L’arancione ascoltava sbalordito questo fiume di commenti.
Cosa voleva questo qui da lui?
-... ed ecco come ho stimato il tuo coefficiente di simpatia! Ma cosa
sto dicendo? La matematica mi fa sempre parlare a vanvera…
perdonami…
-Tranquillo …. Le scienze piacciono tanto anche a me
… soprattutto mi piace scrutare gli altri, capirne la mente
e il corpo.
Cosa stava dicendo? Perché parlava a un quasi sconosciuto in
mezzo a una strada? Sarà forse quel sorriso…
strano? Quello sguardo che non lo lasciava un istante?
-Comunque arriviamo al dunque… non puoi rimanere qui fuori!-
esclamò Manabe
-e dove vuoi che vada?... Sono appena stato messo alla porta, se te lo
stai chiedendo… non ho idea di dove andare ancora.
-Vieni dentro da me, no? – esclamò il lilla come se
la cosa fosse sottintesa fin dall’inizio del discorso.
-Cos… cosa? Da t… te? No… meglio di
no…. Io do solo fastidio alle persone…
-Ma che dici! L’ho visto subito che sei simpatico!
È una settimana che ti scruto ma… a dire il vero
di solito nemmeno io piaccio alle persone sai… non ho avuto
il coraggio di parlarti prima….
-Io… s…simpatico?
Minaho sentiva rivolgersi quel termine per la prima volta nella sua
vita. Era spiazzato oltre ogni umana misura.
-Ed inoltre,- perseguí Manabe- non penso tu sia in grado di
andare lontano ora come ora…
Minaho non capí cosa intendesse, ma appena fece per alzarsi
una tremenda fitta al piede lo riportó alla
realtà dei fatti. Per ora non poteva camminare molto.
-Vieni, andiamo dentro. Ti asciughi e poi diamo un occhiata a quel
piede… lo sai che adoro le scienze no? Di medicina ci
capisco…
Minaho era sconvolto. Si lasciò sorreggere fino alla porta
dell’abitazione di fronte, quindi si sedette mentre il lilla
apriva la porta.
-Anche io vivo solo sai? Appena ho potuto mi sono liberato
dell’assillo continuo dei miei… così
pressanti! Non so se mi vogliano veramente bene sai? Non è
che siano lontani comunque… giusto un paio di quartieri da
qui.
Minaho aveva i denti stretti per il dolore, Ma non poté non
notare come il lilla parlasse a cuor leggero e sorridendo di argomenti
così tristi.
Manabe fece sedere L’arancione su un divano e come un fulmine
sparí sulle scale, per tornare dopo un istante con dei
vestiti asciutti.
-Tieni! Abbiamo la stessa taglia! Splendido no? Mettiti
questi prima che ti venga un raffreddore e togliti la scarpa, torno
subito con del ghiaccio per il piede.
Minaho fece appena in tempo ad accennare un
“Ma…” che Manabe era già
sparito di nuovo.
Prese in mano i vestiti del lilla. Profumavano di sapone ed
erano… ecco… leggermente pucciosi?
Si diede del pollo da solo e si cambió la maglietta. Si
accorse solo allora di essere gelato.
Manabe tornó dalla cucina con un sacchetto di ghiaccio
mentre L’arancione si sfilava le scarpe con un sospiro di
sollievo e si infilava i pantaloni asciutti. Quando vide il lilla
diventó rosso come un peperone.
-Ma… ma cosa guardi? Potevi girarti no?- Minaho aveva fatto
una faccia così buffa che Manabe scoppió a ridere.
-Tranquillo amico! Non ho visto nulla di compromettente, inoltre la
distanza è di circa due metri e l’inclinazione
della porta di 30 gradi… ne segue che…
Un mezzo sorriso seguito da un gemito di dolore
dell’arancione spezzarono a metà la frase. Il
lilla si grattó la nuca.
-Perdonami… dimenticavo che stai soffrendo. .. Quando parlo
il mondo si fa molto lontano a volte…
Così dicendo Manabe prese un cuscino, vi fece appoggiare
all’arancione il piede e gli diede il ghiaccio. Minaho non
trattenne un leggero mugugno di dolore quando lo mise sulla contusione.
Dopo cinque minuti stavamo parlando a raffica. A Minaho sembrava
impossibile di non riuscire a frenare le parole. Stava facendo uscire
anni di solitudine con quel ragazzo così simpatico, e lui
ascoltava.
Sapeva ascoltare e sdrammatizzare, ma anche raccontare, nonostante una
certa tendenza a cacciare dati e numeri nelle frasi.
Senza volerlo si resero conto che era calata la sera. Parlavano da
almeno tre ore! Una cosa mai vista per entrambi.
-ok… forse è meglio se preparo qualcosa da
mangiare, tu OVVIAMENTE sei mio ospite.
Manabe aveva calcato così buffamente la parola ovviamente
che Minaho non seppe rifiutare, anche perché non aveva idea
di dove andare… e poi… quel ragazzo gli piaceva
davvero. Non si era mai trovato così con qualcuno dopo la
morte del padre.
-ok… sei davvero gentile a farmi… a farmi
restare. Lascia almeno che ti aiuti a cucinare!
Appena provó ad alzarsi L’arancione
gridó di dolore. Qualcosa non andava. Il dolore aveva
risalito la caviglia e si irradiava nel polpaccio.
Manabe lo spinse di nuovo a sedere.
-ma come… una botta dovrebbe essersi già fatta
dimenticare…- disse guardando il sacchetto di ghiaccio
oramai sciolto.- lascia che ti dia un’occhiata.
Il lilla toccó delicatamente la caviglia del ragazzo. Non
bisognava essere appassionati di medicina per capire il problema.
-Minaho, hai una contrattura dovuta alla botta. Niente di rotto ma non
esiste che tu ti muova per un po’.
-Ma come faccio… devo cercare una casa…
-Lascia stare. Starai da me un paio di giorni ok?
Ok, adesso la situazione iniziava a farsi imbarazzante,
pensò l’arancione strabuzzando gli occhi.
Angolo dell’autore in prova:….
Buonsalve a tutti! Questa è la prima storia che pubblico
dalla mia iscrizione… non sono tanto pratico dei personaggi
ancora, spero di non aver fatto pasticci inenarrabili! (Già
capire come funziona l’html ha richiesto due ore di potenti
scleri)…
Ebbene, questo è il primo angolino dell’autore
aggiunto mezz’ora dopo la pubblicazione, appena mi sono reso
felicemente conto di averlo dimenticato preso dalla foga di aver
dominato il malefico codice html…
Grazie a tutti coloro che leggeranno, e spero avranno la
bontà di non uccidere la mia misera personcina…
almeno non subito, no? :)
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