La storia
partecipa alla Crack-challenger del
gruppo facebook “SASUNARU FANFICTION
italia”.
Coppia estratta:
Sakuhina (neanche a farlo apposta lol)
Prompts:
“Lo/a
otterrò a qualsiasi costo!” (+ HarryPotter!AU)
Altre coppie:
NaruSasu e SaiIno. Accenni alla LeeGaa.
Avvertimenti:
trash a palate, un po’ di OOC e un meraviglioso
Transgender!Sai
Introduzione:
Sakura, brillante studentessa della Casa
di Corvonero, non si sarebbe mai aspettata di prendersi una cotta
mostruosa per
la timida Tassorosso Hinata Hyuuga, di certo non si sarebbe mai aspetta
di
trovarsi a invidiare Naruto Uzumaki, scapestrato Grifondoro. Per questo
non
bisogna sorprendersi se quando si ritrova in mano una fiala di pozione
polisucco il suo primo pensiero è quello di prendere le
sembianze del ragazzo
per conquistare Hinata.
Note: A mia
discolpa dico che è un po’ di
sano
dramma adolescenziale ci vuole nella vita.
La challenger
è scaduta da un pezzo, ma io ero troppo impegnata
con gli esami per
pensare di riuscire a concludere qualcosa ç_ç.
Trovavo comunque questa storia
troppo trash e idiota
per lasciarla a prendere polvere nel mio computer, quindi eccola qui. In più, la storia
nasceva
anche come progetto per il pride
month, quindi tratta anche
tematiche simili, soprattutto sul finale. Ed è il motivo per
cui ho voluto inserire
la SaiIno con Sai transgender :D
Mi
decido a pubblicarla solo ora per
un motivo molto semplice: oggi è il b-day
della mia kohai Gaia
che oggi compie 18 anni! Finalmente puoi leggere le lemon legalmente – e puoi
scriverle, just saying…
:D Anyway, questo è il
mio regalo per te, spero ti possa piacere,
visto che alla fine è stata proprio la Sakuhina il motivo
per cui ci siamo
conosciute <3
Buon Compleanno,
dolcezza, questa
è tutta per te ^^
La
otterrò a
qualsiasi costo!
**
“Girls
like girls, like boys do
Nothing’s
new”
(Hayley Kyoko
– Girls
like girls)
Prologo
Quando
la
tecnica fissarla finché non si
innamorerà
di me non funziona
Sakura
guardò con odio il proprio calderone, nonostante questo
contenesse del bollente
liquido argenteo esattamente come suggerito dal libro di testo. Ma non
era la
pozione che stava preparando la causa della sua ira, bensì
il professor Orochimaru.
Il tale professore vagava fra i banchi spiando fra i calderoni delle
coppie
esibendo talvolta facce compiaciute, talvolta seccate, totalmente
ignaro delle
maledizioni silenziose provenienti dalla ragazza.
L’aula
del
sotterraneo era umida e calda a causa dei vapori dei calderoni, molti
degli
studenti erano stati costretti a rotolare le maniche della divisa
scolastica e
alcune ragazze avevano anche raccolto i capelli in una coda spettinata.
I
banchi occupati erano pochi ed erano presenti i colori di tutte le case
di
Hogwarts, il che non era una cosa strana: arrivati al sesto anno, con
la
possibilità di scegliere i corsi, le lezioni erano meno
affollate e non c’era
più la necessita di dividere le ore per case.
Dell’anno di Sakura solo otto
studenti avevano scelto di continuare Pozioni, la maggior parte erano
Serpeverde e Corvonero (come lei), con una minoranza di Grifondoro e
una sola
Tassorosso. Ed era proprio verso la Tassorosso che faceva scivolare di
tanto in
tanto lo sguardo corrucciato.
Hinata
Hyuuga,
diciassette anni compiuti a Dicembre, discendente di una delle famiglie
magiche
più influenti del loro secolo, occhi chiari dalle sfumature
lilla, pelle nivea,
le gote tendenti a frequenti arrossamenti, capelli lunghi e neri come
inchiostro, un sorriso gentile e timido, movenze leggermente
impacciate, curve
morbide, altezza di un metro e sessanta, media scolastica
sull’Oltre Ogni Previsione
con qualche carenza in Difesa contro le Arti Oscure, membro del club di
musica,
dal quinto anno era prefetto della sua casa e svolgeva i suoi compiti
con
diligenza. Questo era l’identikit della Tassorosso che Sakura
fissava con tanta
insistenza.
Il fatto è che
quella mattina il professor
Orochimaru aveva avuto la brillante idea di far lavorare i suoi
studenti a
coppie scelte da lui. Ovviamente, Sakura aveva
incrociato le dita
perché finisse in coppia con la Tassorosso, ma evidentemente
doveva aver fatto
un torto imperdonabile alla dea bendata perché, ancor
più ovviamente, il suo
desiderio non era stato esaudito.
“Problemi
in paradiso?” la schernì Ino accanto a lei
“Credo siano passati i tre minuti
della ricetta, non sai come continuare la pozione?”
Sakura
la
guardò sdegnata “Lo so, strega”
sibilò iniziando a rimestare in senso
antiorario il liquido finché non divenne azzurro
“Taci e lasciami lavorare”
aggiunse.
Ino
alzò
gli occhi al cielo “Potresti evitare di sfogare la tua
insoddisfazione sessuale
su di me, grazie?” domandò passandole delle radici
triturate.
“Non
sono
insoddisfatta sessualmente!” protestò “E
queste radici sono ancora troppo
grosse”
Ino
Yamanaka non era solo una delle poche Grifondoro che le era stata
assegnata
come compagna in quella folle lezione, ma anche la sua migliore amica
da quando
aveva messo piede nell’Espresso per Hogwarts.
All’epoca Sakura era una
undicenne timida e insicura, nata da una famiglia babbana e non
conosceva nulla
di quel modo meraviglioso e magico; sul treno si era seduta da sola non
conoscendo nessuno, in più la sua proverbiale insicurezza le
aveva impedito di
rivolgere parola a chicchessia. Era stata proprio Ino, con i capelli
più corti
e molti centimetri in meno, a sedersi vicino a lei offrendole non solo
qualche
bizzarra caramella, ma anche la propria amicizia. Un’amicizia
che era durata
nonostante entrambe fossero finite in case diverse, e di questo Sakura
le era
infinitamente grata: l’esuberanza della Yamanaka
l’aveva portata ad essere più
sicura di sé abbandonando completamente la timidezza. Era la
sua migliore amica
e le voleva un gran bene, nonostante al momento il suo più
grande desiderio
fosse ficcarla dentro un calderone.
Sbuffò
e
incenerì con lo sguardo Naruto Uzumaki, Grifondoro dalla
media disastrosa,
capitano della squadra di Quidditch, disgraziatamente
suo amico e attuale compagno di banco di Hinata Hyuuga. Ripensandoci,
Sakura
avrebbe voluto ficcare Naruto
dentro
un calderone, invece di Ino.
“Passami
il
misurino” ordinò funebre all’altra
ragazza “E il succo di mandragola”
Ino la
guardò confusa e Sakura sospirò. “La
boccetta rossa”
“Ah,
questa!” comprese immediatamente ed eseguì.
“Seriamente”
cominciò “perché continui pozioni anche
se non ci capisci niente?”
“Te
l’ho
già detto: per diventare una Indicibile devo seguire questo
corso. E poi” fece
l’occhiolino “Non ho nulla da temere,
finché tu mi darai una mano”
Il che
era
perfettamente vero: Sakura era la migliore del suo anno, direttamente
dopo
Sasuke Uchiha, un Serpeverde, nonché sua ex-cotta storica.
Entrambi
avevano sempre preso il massimo dei voti fin dal primo anno e per la
piccola
Sakura era sembrato giusto doversi innamorare di lui; insomma, erano i
migliori
ed era naturale che dovessero diventare una coppia. Nonostante la
tenacia dalla
ragazza, ciò non era mai successo e lei si era trovata a
raccogliere fin troppe
volte i cocci del proprio cuore da bambina. Al quinto anno aveva
cominciato a
pensare che fosse meglio lasciar perdere, al sesto si era completamente
rassegnata e ora, al settimo e ultimo anno, aveva scoperto di essersi
presa una
cotta per una ragazza.
“Il
tempo
sta per scadere” avvisò il professore terminando
il giro fra i banchi e
tornando alla cattedra. Sakura non si scompose, la loro pozione era
perfetta,
preferì lanciare l’ennesima occhiata verso Hyuuga
per vedere come se la
stessero cavando lei e Naruto. A giudicare da come si agitava il
ragazzo, non molto
bene. In più, ogni volta che le mani dei due studenti si
sfioravano, la
Tassorosso arrossiva vistosamente, mandando in bestia Sakura.
A
Hogwarts
non era affatto un segreto che la timida Hinata Hyuuga avesse una cotta
per
l’estroverso Naruto Uzumaki, ormai era
chiaro a tutti – tranne
al diretto
interessato, ovviamente – che provasse qualche sentimento
romantico: fin dal
primo anno ogni volta che incrociavano la strada per i corridoi, Hinata
arrossiva diventando improvvisamente imbranata, e fin troppo spesso
veniva
beccata a fissarlo durante le lezioni.
Ino
parve
indovinare la direzione dei pensieri di Sakura e sospirò.
“Forse dovresti
parlarne con lui”
“A
chi? Di
cosa?” finse di cadere dalle nuvole mentre metteva un
po’ della pozione dentro
la boccetta da consegnare al professore.
Ino
roteò
gli occhi. “A Naruto. Di Unicorno”
Suo
malgrado, Sakura sorrise a sentire quel nomignolo. Come sua migliore
amica, Ino
era l’unica strega a conoscenza della sua cotta per Hinata e,
di conseguenza,
l’unica a farle da supporto morale. Quel nome in codice per
la Hyuuga era stato
partorito dalla bionda in una occasione che aveva avuto del
tragicomico:
Sakura, con il ciclo, aveva assistito alla romantica scena di un cavalleresco Naruto che prendeva al volo
una leggiadra Hinata che inciampava
dalle scale scontrandosi al suo virile
petto. Una perfetta scena da romanzo harmony,
peccato che gli ormoni sregolati di Sakura avessero preso la faccenda
più
seriamente del necessario, rischiando di farla finire in un pianto a
dirotto,
così che la santa Ino
era stata
costretta a trascinarla nelle cucine per darla alle amorevoli cure
degli Elfi
Domestici. E del gelato, soprattutto del gelato. Così, fra
una cucchiaiata e
l’altra, la giovane eroina si era messa a declamare l’irraggiungibile bellezza di
Hinata, finendo in metafore da discount.
La più bella era stata: “La
sua innocenza è così candida e pura,
delicata come un puledro di Unicorno”.
L’aveva detta con una tale serietà e
convinzione che Ino, se ci pensava, scoppiava ancora a ridere. Da
lì a
nominarla Unicorno nel loro
linguaggio in codice il passo era stato breve.
“Tempo
scaduto, consegnate!” il tono imperioso del professor
Orochimaru la riscosse
facendole ricordare di dover rispondere alla domanda.
“Non
posso
dirglielo” decretò Sakura.
“Perché
no?
È praticamente il tuo migliore amico, dopo di me
ovviamente” si affrettò ad
aggiungere con vanto “Sono sicura capirebbe”
Sakura
strinse le labbra in una linea sottile. “Non è una
questione di capire” precisò
“Ma di principio: non posso andare da lui a piagnucolare che
stia lontano da
lei o che smetti di parlarle. Devo riuscire a conquistarla con le mie
proprie
forze”
La
guardò
scettica. “E conti di conquistarla fissandola e basta? Non si
è rivelata una
tecnica molto vincente, fin’ora”
“Guarda
che
non è semplice come sembra!” sbottò
scaldandosi, prima di uscire dall’aula
consegnò la boccetta con la pozione alla cattedra. Si
sistemò meglio la borsa
sulla spalla passando fra la calca che usciva dal sotterraneo.
“Perché
no?” continuò imperterrita Ino raggiungendola.
“Perché
siamo due ragazze”
bisbigliò per non
farsi sentire dagli altri compagni, con lo sguardo seguiva ancora
Hinata. “Se
un ragazzo si avvicina a una ragazza per parlare, automaticamente tutti
capiscono che ci sta provando, o comunque viene il dubbio. Mentre se
una
ragazza invita fuori un’altra ragazza, si dà per
scontato che sia in segno di
amicizia”
“Avere
un
rapporto di amicizia con lei sarebbe già un passo
avanti”
“Ma
io non
voglio esserle amica!” protestò sistemando una
ciocca di cappelli rosa dietro
l’orecchio “Voglio stare con lei e fare le
cose… be’, le cose
che fanno i fidanzati” arrossì imbarazzandosi, poi
intristì
lo sguardo “Se fossi un ragazzo tutto questo sarebbe molto
più semplice. Perché
non sono un ragazzo?”
“Perché
sei
dotata di materia grigia molto sviluppata” cercò
di scherzare Ino.
“Anche
Sasuke è intelligente, ed è un maschio”
sospirò “Accidenti, devo essere messa
proprio male per invidiare Naruto…”
“Sei
solo
innamorata” cercò di confortarla Ino passando un
braccio attorno alle sue
spalle “Succede”
**
In
realtà
Sakura era ben contenta di essere una femmina e non uno di quei
trogloditi in
grado di usare la materia grigia solo quando si trattava di realizzare
schemi
di Quidditch o leggere materiale discutibile durante le ore
scolastiche. In
particolare questa descrizione calzava a pennello con Naruto Uzumaki.
Come una ragazza
dolce quale Hinata potesse
essersi innamorata di uno come l’Uzumaki restava un mistero
da risolvere,
probabilmente avrebbe regalato volentieri i suoi appunti di
trasfigurazione per
capirlo. Naruto dal canto suo avrebbe venduto (meno volentieri) la sua
scopa da
corsa per capire per quale motivo da settimane la ragazza gli si
rivolgesse con
così tanto astio.
Come il
pomeriggio dopo pozioni. Entrambi avevano un’ora buca e, come
era da tradizione
da due anni, avevano deciso di studiare insieme in biblioteca. Naruto
era
arrivato ovviamente in ritardo, trovandola già su uno dei
lunghi tavoli
sommersa fra tomi polverosi.
Appena
aveva scostato la sedia la ragazza aveva alzato lo sguardo
rivolgendogli
un’occhiata malevola.
“Divertito
a pozioni con la Hyuuga?” gli aveva chiesto sarcastica. Ecco,
Naruto avrebbe
anche voluto capire perché ultimamente gli nominasse sempre
la Tassorosso, non
riusciva a trovare nessun nesso.
L’aveva
guardata incerto, perché ovviamente
si
era divertito a prendere l’ennesima insufficienza. Lui
adorava prendere
insufficienze, si divertiva sempre!
Si
premurò
comunque di non esprimere quel pensieri sarcastico, certo di finire
divorato
vivo, e tentò un traballante: “Ehm,
sì?”, che pareva più una domanda che
una
risposta.
Sakura lo aveva incenerito,
subito dopo si era messa
a scrivere furiosamente, rischiando quasi di bucare la pergamena, e lo
aveva
ignorato per il resto del tempo.
Il mondo
femminile era davvero un mistero per lui.
Fu
distratto dai suoi pensieri quando un bolide gli si schiantò
in faccia
facendogli quasi perdere la presa sulla scopa.
“Circe
maiala!” imprecò “Datti una calmata,
Uchiha. Vuoi forse uccidermi?”
“Ti
eri
distratto” lo freddò il ragazzo davanti a lui.
Sasuke
Uchiha, Serpeverde e studente modello, caposcuola e capitano della
squadra di
Quidditch, discendente di un’antica e nobile famiglia
purosangue, volteggiava
con grazia reggendo fra le mani una mazza. Sasuke, come Naruto, era in
realtà
il cercatore della sua squadra, ma quel pomeriggio avevano deciso di
allenarsi
nello schivare i bolidi e per questo si stavano dando i turni come
battitori.
Inutile dire come la mira di Sasuke fosse perfetta.
“Stavo
pensando” si giustificò imbronciandosi.
Sasuke sollevò
una sopracciglia. “Questa
sì che è una novità, dobe”
“Molto
divertente, teme” sbuffò in rimando.
Che si
rimbeccassero non era affatto una novità. Caratterialmente
erano completamente
opposti ed era inevitabile che a undici anni ciò fosse
motivo di astio. Già il
fatto che fossero l’uno Serpeverde e l’altro
Grifondoro li portava a lanciarsi
incantesimi addosso o, ancora più spesso, a picchiarsi
direttamente.
La
povera
Shizune aveva perso il conto delle innumerevoli volte che se li era
trovati in
infermeria ammaccati e con qualche osso rotto. E dovevano stare
necessariamente
con cinque lettini di distanza, altrimenti chi li sopportava
più?
Probabilmente
avrebbe anche continuato per quelle strada di rivalità e
intolleranza se al
quinto anno non ci fosse stato quel fatto
che aveva avuto il potere di ribaltare l’intera situazione.
Naruto
stava ai margini della Foresta Proibita in attesa del professor di Cura
della
Creature Magiche e nel mentre ammirava e accarezzava con devozione dei
Thestral
che pascolavano poco distanti dal gruppetto di studenti. Solo lui,
ovviamente,
aveva fatto caso agli animali e si era avvicinato. Come ogni qualvolta
succedeva, gli altri ragazzini si erano limitati ad alzare gli occhi al
cielo e
sorvolare sul fatto che un loro compagno si fosse messo ad accarezzare
l’aria.
Però
non
l’Uchiha che dopo averlo squadrato da capo a piedi nella sua
uniforme di terza
– facciamo anche quarta — mano aveva chiesto con
una certa bruschezza “Chi ti è
morto?” lasciando di stucco Naruto, quasi gli avesse lanciato
un pietrificus totalus, che lo
aveva
guardato con la bocca spalancata e la mano ferma a mezz’aria.
“Chi
è
morto a te, piuttosto!” aveva camuffato la risposta in una
domanda.
Sasuke
non
aveva risposto, si era limitato a sistemare meglio il mantello sulle
spalle.
“Tze, allora non sei così stupido” aveva
ribattuto prima di andarsene
Da quel
momento qualcosa era cambiato. Le sfide continuavano, così
come i dispetti e le
baruffe nel mezzo dei corridoio, ma c’era qualcosa di diverso
che chiunque
percepiva, loro in primis. Come se
ci
fosse un legame a cui fino a quel momento non avevano fatto caso.
Naruto non
riusciva più a dire di odiare Sasuke senza sentirsi un
bugiardo.
In
più
erano stati sorteggiati come compagni di calderone per un intero
quadrimestre,
con terrore collettivo della classe – e dello stesso
professor Orochimaru che
cominciò a presentarsi munito di elmetto. In
realtà le cose non andarono troppo
male finché Sasuke, con il suo solito tatto da elefante, gli
aveva chiesto nel
bel mezzo di una lezione “Senti, ma chi ti è
morto?”
Naruto,
preso alla sprovvista, aveva fatto esplodere la pozione rendendo la
classe
inagibile per qualche settimana e spedendo lui ed Uchiha in punizione.
Proprio
durante quella punizione – sistemare vecchi moduli senza
l’uso della magia –
avevano continuato il litigio che era culminato con una brillante
uscita
dell’Uzumaki.
“Ma
vai a
piangere dalla tua mammina”
Sasuke
lo
aveva fissato da prima impassibile, poi una rabbia feroce gli aveva
distorto i
lineamenti e, infine, lo aveva piantato lì, a finire la
punizione da solo.
Da quel
momento in poi Sasuke si era comportato come se Naruto non esistesse.
Non
rispondeva alle sue provocazioni, non lo guardava, non gli parlava, non
lo
nominava e faceva di tutto per non incrociarlo.
I
professori speravano, festeggiando e brindando con la burro birra, che
i due
fossero finalmente maturati, ma Naruto non era stupido e gli era
bastato fare
due più due per capire sia l’improvvisa freddezza
dell’Uchiha e sia perché
potesse vedere i Thestral.
Il vero
problema è che Naruto è un logorroico di natura e
non riesce a restare
arrabbiato con qualcuno nemmeno per un giorno, questo lo portava a
trovare
insopportabile la tensione che si era creata con il suo rivale. Gli
mancava
litigare con lui e lo infastidiva enormemente l’essere
ignorato.
Così
aveva
deciso di impegnarsi a livello scolastico per riavere
l’attenzione del moro e,
con il fondamentale aiuto di Sakura, era riuscito a risollevare la sua
media
disastrosa. Per i professori era stato un miracolo e ricordava ancora
quando,
dopo la prima verifica, era stato chiamato nell’ufficio del
professor Kakashi
perché doveva aver assolutamente copiato, era impossibile
avesse preso un Oltre
Ogni Previsione.
Il suo
piano pareva, però, aver funzionato perché
catturò l’attenzione dell’Uchiha:
aveva cominciato a sentirsi minacciato dall’improvviso
successo scolastico del
biondo e tra i due cominciò un nuovo tipo di
rivalità, più matura e affettiva.
L’Incidente del Calderone era stato messo in secondo piano,
anche se nessuno
dei due lo aveva dimenticato.
Però.
Eh,
c’è il però. Ovvero un giorno Naruto
aveva beccato Sasuke in un bagno intento a
preparare illegalmente una pozione di armontetia. L’aveva
riconosciuta subito
per il suo odore particolare – mandorle, fiore di loto e
libri nuovi, lo stesso
che aveva Sasuke – e si era chiesto per chi stesse preparando
un filtro d’amore
avendo già metà Hogwarts ai suoi piedi.
Proprio
in
quel momento aveva deciso di passare per di là il professor
Hatake, rischiando
di beccare immediatamente Uchiha nella sua infrazione, e Naruto, preso
dal
panico, aveva avuto un attacco di magia incontrollata che aveva fatto
esplodere
il bagno. Quel diversivo aveva permesso a Sasuke di non essere beccato,
in più
Naruto si era subito costituito come colpevole permettendogli di
nascondere la
pozione. Ovviamente era finito in punizione.
Durante
la
punizione (ovvero sistemate lo stesso bagno senza magia) Sasuke era
andato ad
importunarlo per capire perché lo avesse fatto,
perché lo avesse coperto.
“Allora,
perché ti sei preso la colpa? Per cavalleria?
Per farti sentire bravo? Perché fossi in debito con te?
Cosa?”
Tutto
questo mentre Naruto aveva cercato di capire in ogni modo per chi fosse
quel
filtro d’amore. Alla fine, fra un litigio e
l’altro, senza sapere come, si erano
ritrovati a baciarsi nei cubicoli del bagno. Più tardi si
erano trovati nella
Stanza delle Necessità per fare altre cose. Quella stanza
poteva soddisfare davvero
qualsiasi richiesta, il culo di Naruto la ringraziava
ancora per il
lubrificante che aveva loro fatto trovare.
Ancora
una
volte, il bolide gli si schiantò addosso.
“Ma
allora
è un vizio!”
“Sei
tu
quello distratto, non io” replicò Sasuke, odiava
profondamente essere ignorato
da Naruto. Afferrò saldamente il manico della scopa e
cominciò a planare verso
il campo. “Si sta facendo buio, è meglio
rientrare”
Naruto
lo
seguì docilmente, ma appena toccò terra
mollò la presa sulla scopa e si scagliò
su Sasuke facendolo cadere sull’erba umida e fredda. Senza
tante cerimonie lo
baciò, felice di trovare già le labbra socchiuse
di Sasuke ad accoglierlo. Non
capiva perché baciare Sasuke fosse così bello, ma
semplicemente a volte non
riusciva a resistere a quel richiamo e doveva ancora imparare bene a
convivere
con tutti quei sentimenti che gli rovesciavano lo stomaco.
Penso si chiami
adolescenza.
“Sempre
così irruento” commentò Sasuke quando
si staccarono, ma aveva le labbra piegate
in un sorriso. Vedere Uchiha sorridere era meraviglioso, soprattutto
perché lo
faceva solo quando era con lui.
Affettuosamente
gli tirò una ciocca nera. “Sas’ke, ho
voglia” gli soffiò sulle labbra senza
tanti preamboli e gli stampò un bacio.
Sasuke
abbassò lo sguardo. “Dopo” concesse
“Siamo all’aperto e fa freddo. Potrebbe
passare qualcuno e vederci” snocciolò cercando di
mantenersi indifferente.
Naruto
non
commentò. Sasuke veniva da un’importante famiglia
di maghi dove il sangue era
sacro, importante, così come la discendenza. Non poteva dire
come suo padre
avrebbe preso la notizia che suo figlio era gay, felicemente fidanzato
e che
quindi non avrebbe potuto avere figli. Per questo all’interno
dell’ambiente
scolastico si muovevano in maniera cauta, nascondendo la loro relazione
a
tutti. Non lo aveva detto nemmeno a Sakura, che era la sua migliore
amica.
Sasuke
parve notare l’improvviso avvilimento di Naruto,
perché alzò la testa per
raggiungere nuovamente le sue labbra.
“Potremmo
usare il bagno dei prefetti” gli propose sussurrando contro
la sua bocca “Lì
non ci va mai nessuno e potremmo fare con tutta la calma del mondo
qualsiasi
cosa, cosa ne dici?”
Le
pupille
di Naruto si allargarono. “Dico che è un ottima
idea”
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