Il lamento della notte

di Makil_
(/viewuser.php?uid=717830)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Il lamento della notte

 
 
Pullula schietta la notte
di segreti mai nascosti,
scheletri di pelle ed ossa,
dei peccati mortali dell’uomo.
 
Gridano le infinite cicale,
suonatrici di una mortale agonia,
tra i sornioni e i truffatori,
mentre il tuono ruggisce ancora.
 
Disperata, la notte abbandona
le sue dita bluastre sulla terra,
il suo guaito sfiorito
nel cimitero di un cielo smorto.
 
Tremano gli istanti di morte,
i Diavoli destati dal loro sonno,
quando il piagnisteo della notte
eclissa il candore del giorno.
 
 Cala quaggiù la notte,
gravida di tenebre sugli ultimi orizzonti,
tra i formicolii delle brume spettrali
e le stelle insonni del suo cielo.
 
Stride di scherno la notte,
nel gelo di sogni liquefatti,
tra i cocci di cuori fiammanti distrutti
di immemori anime incustodite.
 
Cieca, la notte lacrima
piogge agrodolci e scorie mortali,
per le stelle detronizzate, lassù,
nel regno soffocato del cielo, lassù.
 
E sorda, la notte urla
nella misteriosa e pretesa Città, lassù,
nel fiammeggiante castellaccio illibato, lassù,
e poi, smarrita, quaggiù, nel suo immacolato lamento.


 


Spazio d'autore:
Parole colte osservando un cielo buio, cupo e senza stelle. In una personale visione dell'aria notturna, qualsiasi cosa assume forma e aspetto di un mostro. Ed è proprio nel momento in cui ogni cosa si trasforma che la notte si dispera e lacrima. La poesia e i suoi versi non contengono una mia particolare emozione, perciò mi piacerebbe sapere cosa vi hanno trasmesso e quanto rispecchiano la vostra visione dell'aria notturna. Un grazie caloroso a chi si cimenterà nell'impresa e a chi si è già cimentato nella lettura,
Makil_

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3698417