~~
7 dicembre 1923.
Era stato bello e avventuroso giocare insieme nella parte posteriore di quel vecchio biplano, fingendo di essere soldati che combattono i tedeschi.
Rafe e Danny, però, erano soltanto due ragazzini un po’ troppo discoli e non certo eroi pluridecorati della prima guerra mondiale! Il biplano del signor Walker era una tentazione troppo forte…
Una scatola delle caramelle a portata di mano: arrampicarvisi dentro, mimare azioni da guerra e farlo volare accidentalmente era stato un gioco da ragazzi!
Che bello sarebbe stato vedere dall’alto i boschi scuri e planiziali, lo sconfinato paesaggio agricolo fatto di pendii collinari e fattorie isolate. Quel lembo di Tennessee si sarebbe trasformato in una città di ferro e di ruggine vermiglia: una sorta di Dite dantesca.
Ma che spavento si erano preso i due ragazzini finché, con un moto d’orgoglio, Rafe era riuscito a fermare l’aereo alla fine della pista!
Una marachella così grave che, passata la paura, il primo suono udibile non era stato il cinguettio di un parulide dalle piume di vivaci colori ma il frusciare della cintura di cuoio che il signor Walker sfilava dai suoi pantaloni.
Danny aveva ingoiato a vuoto mentre i suoi occhioni placidi e azzurri come il fiume Tennessee cercavano di trattenere le lacrime: sentiva già le sferzate percuotergli la schiena nuda e tenera.
Non capiva come quell’uomo che le domeniche pomeriggio, nell’afa aleggiata tra i fossi, stava tranquillo a sorseggiare il suo whisky sulla veranda sverniciata si potesse trasformare in un orco quando si trattava di dargli un po’ di disciplina.
“Danny?...Danny?...Oh sei qui!”
Rafe lo aveva trovato nascosto in un angolo del granaio che profuma di erba secca, le ginocchia raccolte al petto e il viso nascosto tra le mani. Aveva serrato forte i pugni, in un moto di stizza, e si era lasciato scivolare accanto all’amico.
“Tuo padre è…cattivo!”
Danny aveva sollevato il viso striato, rivelando un livido violaceo sulla guancia gonfia. Rafe era trasalito.
“Accidenti! Mi dispiace, amico!”
Gli aveva messo una mano sulla schiena per esprimergli la sua vicinanza e per confortarlo un poco ma il piccolo Walker non era riuscito a trattenere un mugugno di dolore.
Rafe era furioso. Sordo alle proteste dell’altro , gli aveva sollevato la camicia rivelando i lividi che iniziavano a diventare bluastri.
“Tuo padre ha bisogno che qualcuno gli dia una bella lezione!”
Inaspettatamente Danny gli aveva sbarrato la strada, impedendogli di uscire dal fienile: quello che più temeva non era l’aria bellicosa dell’agguerrito Rafe e nemmeno il rischio che suo padre potesse picchiare anche lui .
“Perché? Perché difendi quello sporco tedesco ?”
“Perché lui non è uno sporco tedesco ! Lui li ha combattuti i tedeschi e si augura che mai più nessuno debba trovarsi in guerra! E poi è il mio papà…Gli voglio bene!”
Le guance piene di Danny adesso erano rosse d’imbarazzo e accalorate per l’appassionata difesa. Aveva trattenuto le lacrime e con voce gonfia di tristezza aveva aggiunto:
“È l’unica famiglia che ho!”
Aveva chinato gli occhi a fissarsi la punta delle scarpe quando aveva sentito il braccio di Rafe attorno alle sue spalle.
“Non è la sola persona al mondo che hai. Tu per me sei come un fratello, lo sai questo Danny, vero?”
Finalmente un sorriso aveva rischiarato il viso martoriato del piccolo Walker.
“Sarai mio alleato durante le mie future missioni da aviatore, vero?”
Rafe gli aveva teso la mano per suggellare quel patto, quella promessa per il futuro e per la vita.
“Certo signore! Qualcuno dovrà guardarti le spalle!”
“E insegnarmi a scrivere le lettere correttamente!”
“Anche quello!”
Una risata cristallina era riecheggiata nel pomeriggio afoso del Tennessee. Danny aveva annuito e, adesso, il suo cuore era più leggero.
|