Ciao
a tutti!
Ecco
qui la mia prima storia di X-men. Con questa fic ho un rapporto molto
complicato. Quando nel 2011 uscì a cinema X Men First Class
mi
innamorai alla follia del film, dei personaggi, di James McAvoy, di
tutto. Così, dopo averlo visto 2-3 volte di fila, iniziai la
fanfic
che è strutturata (come tutte le mie ffic) con la storia di
base
modificata più o meno leggermente a causa dell'introduzione
di un
Nuovo Personaggio.
Scrivendo
solo quando ho ispirazione per anni ho lasciato la fic incompiuta sul
pc, assieme ad una decina di altre. Stanotte ho finalmente scritto le
7 pagine finali e così eccomi a pubblicarla dopo la bellezza
di 6
anni dalla sua nascita.
È
possibile che si noti una differenza di stile scrittivo fra una parte
e l'altra. Chiedo scusa in anticipo, è ovviamente dovuto
alle lunghe
attese.
Spero
di non essere uscita IC, nel caso segnalatemelo pure, così
come
qualsiasi altra cosa vogliate comunicarmi. Se notate somiglianze con
altre fic, fatemelo sapere, nonostante sia impossibile che le ho
lette, visto che non leggo fic da tantissimo tempo.
Ultimo
appunto: ad un certo punto vi è il testo di una canzone
(E.T. Di
Katy Perry), la cui “storia” vi narrerò
nel capitolo in
questione. Ovviamente facciamo tutti finta che è una canzone
degli
anni 60, sebbene non sia così.
Adesso
vi lascio alla lettura.
Disclaimer:
i
personaggi di X-Men non appartengono a me. L'unico personaggio da me
creato è quello di Sam. Non intendo violare nessun copyright
né
offendere nessuno. Spero solo che vi divertiate a leggere questa
storia tanto quanto io mi sono divertita a scriverla. Baci
P.S.
Il primo e forse il secondo capitolo sono introduttivi,
pressocchè
uguali al film. Mi dispiace ma erano necessari per la storia.
La
vita di alcune persone sarebbe presto cambiata e, anche se ancora non
potevano saperlo, i loro destini si sarebbero presto incrociati.
1944
Polonia
In
un campo di concentramento, un giovane ragazzo ebreo, Erik Lehnsherr,
o meglio prigioniero #214782, era appena stato separato a forza dai
genitori e bloccato da ben 4 soldati, quando quasi divelse un
cancello con l'apparente sola forza del pensiero... Un uomo lo stava
osservando da una finestra. Il suo nome era Klaus Schmidt e sembrava
estremamente interessato all'azione che aveva appena compiuto il
ragazzo.
1944
Westchester, New York
Durante
la sera, un bambino di non più di 12 anni sentì
dei rumori in
cucina. Prese la mazza da baseball e scense a controllare cosa avesse
provato i rumori, temendo si trattasse di un ladro. Nella stanza non
trovò altri che la madre occupata a prepararsi uno spuntino.
Questa
gli chiese se voleva un po' di cioccolata calda. Il bambino
però
notò che vi era qualcosa di strano in quella donna di fronte
a lui.
-Chi
sei tu e cosa hai fatto a mia madre?- Disse a alta voce, poi la
“madre” del ragazzo sentì la voce del
bambino nella sua testa.
“Mia
madre non ha mai messo piede in cucina in vita sua e di certo non mi
ha mai preparato la cioccolata calda... se ordinare alla cameriera di
farla non conta”. La voce si zittì e la donna, di
fronte agli
occhi del bambino, si trasformò, fino a prendere le
sembianze di una
bambina con la pelle blu, gli occhi gialli e i capelli rosso fuoco.
-Non
hai paura di me?- Chiese timorosa la bambina.
-Ho
sempre pensato che non potevo essere l'unico al mondo. L'unico ad
essere... Diverso... E infatti eccoti qui. Charles Xavier.- Disse il
bambino porgendo la mano all'altra che l'accettò.
-Raven.-
-Hai
fame? Sei sola?- Chiese Charles a Raven che annuì.
-Prendi
quello che vuoi. Il mangiare non ci manca, non devi rubare... Anzi...
D'ora in poi non dovrai mai più rubare.- Il piccolo Charles
offrì
alla sua nuova amica del cibo e una casa in cui vivere, oltre alla
sua amicizia.
1944
Washington D.C.
Di
pomeriggio in una palestra nell'East Riverdale una bambina di circa 6
anni si stava allenando in arti marziali. Era piccola, certo, ma
doveva farlo. Doveva essere in grado di difendersi dagli altri
bambini. Il suo nome era Samantha Tearpain... Coincidenza particolare
visto che il suo cognome significava 'lacrima' e 'dolore' e lei aveva
pianto due sole volta in tutta la sua vita...
1944
Polonia
Schmidt
fece portare nel suo ufficio il ragazzo al quale disse che lui non
era come i nazisti... Loro e la mania dei geni... Semplicemente
stupida.
-Blaue
Augen? Blonde Haare? Einfache dämlich...- Offrì poi
al ragazzo un
po' di cioccolata ma questo rifiutò preferendo di gran lunga
vedere
la mamma.
-Ich
will meine Mamme sehen.- Tutto ciò che voleva Schmidt era
cercare di
farsi amico il ragazzo per poter studiare i suoi poteri... Voleva che
spostasse una monetina che, rispetto al cancello, non era nulla. Il
piccolo Erik ci provò, ma non riuscì. Nemmeno era
sicuro di poterlo
fare. Così Schmidt fece entrare due soldati con la madre.
Prese una
pistola e gli disse che aveva tempo fino al tre per spostare la
moneta sul tavolo, poi avrebbe sparato alla madre.
-Eins...-
Erik portò le mani verso la monetina e cercò di
concentrarsi, poi
si voltò verso la madre che gli disse che ce la poteva fare.
-Zwei...-
Erik si stava concentrando, con tutto sé stesso. Nella
stanza solo
la voce della madre che ripeteva “Alles ist gut”.
-Drei.-
Fu l'ultimo numero pronunciato, seguito da uno sparo e da un tonfo di
un corpo che cadeva per terra. Erik si girò a guardare la
madre, a
terra, morta, poi guardò Schmidt furioso e col pensiero
ammaccò la
campanella che si trovava sul tavolo.
-Ja!
Wunderbar!- Fece Schmidt felice. Erik urlò e tutti gli
oggetti di
metallo nella stanza iniziarono a piegarsi su loro stessi. Gli
elmetti dei due soldati si strinsero attorno alle loro teste
uccidendoli e Schmidt iniziò a preoccuparsi del ragazzo che
stava
mettendo tutto a soqquadro, poi Erik si calmò, la tristezza
prese il
sopravvento e l'uomo lo informò che si sarebbero divertiti
assieme.
Si allontanò lasciando nella mano del ragazzo la moneta che
non era
riuscito a spostare. Il prigioniero #214782 sarebbe presto diventato
una cavia.
1962
Ginevra, Svizzera.
Un
uomo sedeva sul letto di un albergo, circondato da cartine e ritratti
di un tedesco... Fra le sue dita scivolava una monetina, anche se,
osservando con maggiore attenzione si poteva convenire che quella
moneta non toccava la pelle dell'uomo... Piuttosto levitava.
Quell'uomo portava vendetta nel cuore e un numero tatuato sul
braccio: #214782, Erik Lehnsherr.
1962
Università di Oxford, Inghilterra.
In
un bar dell'università un ragazzo, che aveva da poco
compiuto 26
anni, si avvicinava a una bella ragazza, seduta vicino al bancone. Un
occhio blu e un occhio verde.
-Eterocromia.-
-Un
gentiluomo mi offrirebbe almeno da bere, prima.- Rispose la ragazza
facendolo ridere. Lui si portò due dita alla tempia e
ordinò da
bere una pinta di chiara per lui e un brandy per la ragazza.
-Come
lo sai?-
-Ho
indovinato. Sono Xavier, Charles Xavier. Piacere.-
-Amy.-
-Eterocromia
era riferito ai tuoi occhi che devo dire sono magnifici. Uno verde,
l'altro azzurro... E' una mutazione e forte come mutazione. Devo
dirti una cosa Amy: sei una mutante.-
-Prima
mi corteggi e poi mi definisci deforme... Come funziona la tua
tecnica di seduzione?-
-Te
lo dirò domattina.- Lei pensò “certo,
come no”.
-No,
sul serio, non devi disprezzarla. La mutazione ci ha portati da
organismi monocellulari alla forma di vita riproduttiva dominante su
questo pianeta. Infinite forme di variazione con ogni generazione
tutte attraverso la mutazione.- Disse rendendo man mano il tono di
voce più sensuale.
-Allora
rivendichiamo la parola: mutanti e fieri di esserlo.-
-Cin
cin. Ciao.- Disse Charles rivolto a una ragazza bionda che si era
appena avvicinata.
-Ciao.
Devo pagarmi da bere da sola?- Chiese scontrosa questa.
-No,
scusami. Una cola.-
-Charles
mi diceva che sono come una di quelle prime creature marine a cui
sono spuntate le gambe.-
-Leggermente
più sexy. Scusami, lei è mia sorella, Raven.-
Precisò il ragazzo.
-Ciao
Amy.-
-E
tu cosa studi?- Chiese Amy a Raven.
-Studio
da cameriera.-
-Ah.-
Fece la ragazza, con sufficienza. A un tratto un occhio di Raven
divenne dorato e Amy si accorse della differenza fra i due occhi.
-Oh,
guarda, anche tu hai l'eterocromia...-
-Scusa?-
Chiese Charles non capendo a cosa si riferisse.
-Guardale
gli occhi.- Disse Amy facendo girare il ragazzo verso la sorella.
-Certo...
Raven prendi il soprabito per favore?- Posò i soldi sul
bancone e
uscirono in fretta.
-Non
dire niente, l'hai fatto apposta.-
-Non
è vero.-
-Ma
si.-
-Come
avrei fatto apposta? Sai che a volte non riesco a controllarmi se
sono stressata o stanca.-
-Mi
sembra che ti controlli benissimo adesso.- La interruppe Charles.
-Mutanti
e fieri di esserlo. Solo quando hai mutazioni belle o invisibili come
la tua, ma se sei un mostro nasconditi.-
-Che?
Sei ridicola. Senti, senti non voglio sembrare un vecchio barboso...-
-Cosa
che sei.-
-Talvolta.-
Le concesse Charles. -Ma ne abbiamo parlato, Raven. Un piccolo errore
è una cosa, a uno più grande non voglio neanche
pensare.-
Per
Charles il mondo non era ancora pronto per scoprire che esistevano
degli uomini con poteri straordinari... Dei mutanti. E forse da un
certo punto di vista aveva ragione. Come avrebbe reagito a quella
scoperta dettata semplicemente dall'evoluzione? Probabilmente non
bene. Per questo Raven, che aveva mutazioni fisiche evidenti, non
doveva commettere certi errori in pubblico.
1962
Washington D.C.
Una
ragazza, a Riverdale Park, era sdraiata sotto un albero, riscaldata
appena da un sacco a pelo. Era scappata di casa quando i genitori
avevano iniziato a parlare tra loro sul farla rinchiudere. E tutto
ciò solo perché si era difesa da un maniaco
appena prima che questi
agisse. Aveva preso i soldi che teneva da parte, uno zaino con le
cose a cui teneva di più con un sacco a pelo ed era
scappata. Certo,
aveva abbastanza soldi per andare da qualche altra parte, ma dove?
Poi certo non poteva spenderli tutti, o come avrebbe fatto per
mangiare e affittare una stanza nelle notti più fredde.
Doveva
trovare anche un lavoretto... Di una cosa era sicura. I suoi genitori
non l'avrebbero cercata. Era sola.
Erik
era alla ricerca di colui che gli aveva rovinato la vita: Klaus
Schmidt. Si recò così nella banca più
importante di Ginevra
chiedendo al direttore, ex-nazista, notizie sull'uomo. Così
venne a
sapere che si trovava in Argentina, a Villa Gesell. Prima di
andarsene lo minacciò, se Schmidt fosse stato avvisato del
suo
arrivo lui l'avrebbe cercato e l'avrebbe ucciso. Prese il primo aereo
per Buenos Aires e di lì dritto fino a Villa Gesell. Dopo
non poco
tempo alla ricerca dell'uomo entrò in una piccola locanda.
Vi era il
barista e due uomini che parlavano fra loro. Ordinò in
spagnolo una
birra, poi, mentre aspettava per bere, notò su una parete
affianco a
lui una foto nella quale vi era Klaus Schmidt tra i due uomini seduti
a bere dietro di lui. Si avvicinò a loro iniziando a
chiacchierare
e, quando questi capirono che vi era qualcosa in lui che non andava,
uno cacciò un coltello. Su questo era scritto ''Sangue e
onore'' e
Erik pensò bene di far perdere il sangue ai due nazisti. Non
prima,
però, di sapere che Schmidt si trovava a Miami.
Mentre
succedeva tutto questo, a Las Vegas, una giovane donna, Moira
MacTaggert, agente della CIA, seguiva all'interno dell'Hellfire Club
il colonnello Hendry. Entrò per puro caso in una stanza
segreta e lì
vide Sebastian Shaw assieme al colonnello e altre due persone, che lo
minacciava di convincere i membri del congresso a piazzare i missili
Juppiter in Turchia. Per riuscire a convincerlo fu aiutato dall'uomo
che si trovava con lui, Janos Questad, che creò un piccolo
tornado
con le mani, la sua socia, Emma Frost, mutò la sua pelle in
diamante
e gli parlò col pensiero, e un secondo uomo, Azazel, lo
trasportò
al congresso in meno di un secondo. Quando Moira assistette non vista
alla scena e sentì Shaw parlare di mutazione genetica,
chiamò il
direttore della CIA, cercando di convincerlo su ciò che
aveva visto,
ma inutilmente. A più di tremila miglia di distanza, il
colonnello
Hendry, riconsiderava la sua posizione e affermava che piazzare i
missili in Turchia fosse la scelta migliore e il direttore della CIA
non credeva che il colonnello avesse percorso tutte quelle miglia in
meno di 10 minuti. A quel punto a Moira non restava altro che trovare
un esperto di mutazione genetica con cui parlare.
Si
recò in Inghilterra, a Oxford, dove assistette alla
discussione di
tesi di Charles. Si convinse che lui potesse aiutarla e
seguì lui e
Raven in un bar dove festeggiavano la laurea assieme a dei compagni
di Università.
Charles
stava andando a farsi dare un'altra brocca di birra dal barista e una
seconda cola per Raven quando venne fermato da Moira.
-Congratulazioni
professore.- Gli disse porgendo la mano.
-La
ringrazio molto. È più difficile di quanto non
sembri in effetti.-
Disse dondolando la brocca.
-No,
per la sua relazione.-
-Ah,
era presente. Gentile da parte sua, grazie mille.- Accettò
la mano
che gli era stata offerta.
-Moira
MacTaggert.-
-Charles
Xavier.-
-Ha
un minuto?-
-Per
una bella bimba con un gene MC1R mutato, anche cinque. Io dico MC1R,
lei direbbe capelli rossi. È una mutazione, e forte come
mutazione.
La mutazione però ci ha portato da essere organismi
monocellulari
alla forma di vita riproduttiva...- Stava iniziando il discorsetto
che faceva a tutte le ragazze per abbordarle, quando venne interrotto
dalla donna.
-Senta,
questa solfa potrà andar bene per le studentesse, ma io sono
qui per
lavoro.-
-Cosa?-
-Mi
serve seriamente il suo aiuto.-
-Che...?
D'accordo.-
-Il
genere di mutazioni di cui parlava nella sua tesi... Devo sapere se
possono essersi già verificate... In persone che vivono
oggi.-
Charles
rimase un attimo sbigottito così, dopo essersi portato due
dita alla
tempia, fingendo di essere assorto, vide nella sua mente cosa aveva
visto la donna di fronte a lui. Tutta la scena che si era svolta al
Club Infernale.
-Professore...
Forse dovremmo parlarne quando sarà sobrio. Ha tempo
domani?- Disse
Moira scambiando lo sguardo vacuo di Charles per ubriachezza.
-Qualcosa
mi dice che lei ha già la risposta alla sua domanda. Questo
è molto
importante per me e se posso aiutarla farò del mio meglio.-
-Grazie.-
Mentre
Charles, Raven e Moira col collega si recavano a Langley, per parlare
col direttore della CIA, Sebastian Shaw, sul suo yatch in Florida,
uccise il colonnello Hendry, non prima di avergli rivelato di essere
un mutante in grado si assorbire energia, cosa che lo mantiene
giovane, e avergli rivelato di essere il Dottor Schmidt.
-L'avvento
dell'era nucleare può aver accelerato il processo di
mutazione.
Individui con straordinarie capacità possono già
essere tra noi. Vi
ringrazio molto.- Disse Charles prima di accomodarsi.
-MacTaggert,
credi sul serio che una specie di scienziato pazzo mi
convincerà a
credere in donne scintillanti e uomini che spariscono? Ti sei appena
comprata un biglietto di sola andata per la sala dattilografa. Questa
riunione è conclusa.- Disse il direttore. Moira fece per
alzarsi
quando venne fermata da Charles.
-La
prego, si sieda, agente MacTaggert. Non mi aspettavo certo che mi
credesse dato che durante la mia relazione non riusciva a pensare ad
altro che al tipo di torta che serviranno alla mensa. È una
torta di
mele e noci. Non sono stato del tutto sincero con lei, mia cara.
Sapete, una delle molte cose spettacolari che la mia mutazione mi
consente di fare è leggervi nel pensiero.-
-L'ho
già visto fare in uno spettacolo di magia. Ora ci
chiederà di
pensare a un numero da uno a dieci?- Chiese l'agente Stryker.
-No,
agente Stryker. Anche se potrei chiederle di suo figlio, William, al
quale pensava, il che è bello, ma preferirei chiederle dei
missili
Juppiter che l'America sta piazzando in Turchia.- Quando Charles
disse questo si scatenò il putiferio. Il direttore
sbraitò che
Moira gli aveva portato delle spie e lei si difendeva dicendo che non
era vero. Solo quando Raven assunse le sembianze prima di Stryker e
poi la sua vera forma, gli animi si calmarono, rimanendo a bocca
aperta.
-Che
ve ne pare come trucco?-
-Il
migliore che abbia mai visto.- Disse un uomo vestito di nero. seduto
su una poltrona dietro Stryker.
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