INASPETTATAMENTE_ cap.20
Pranzi &
Incontri – Capitolo 20
29 Gennaio.
Ore 12:19
V’s POV.
Virginia
ammettilo, dai.
Sì, va bene, lo
ammetto.
Mi sono totalmente rincoglionita.
Non c’è altra
spiegazione.
Non è possibile
che ogni volta che mi appare sul cellulare il nome “Matteo” lampeggiante, cioè
mentre mi chiama, io mi agiti, il cuore decide di battere più forte e il
cervello va a farsi un giro da qualche parte.
Virginia sembri una bambina di dodici
anni.
Sì, va bene.
Lo ammetto.
Mi si sono quasi dimezzati gli anni.
Dopo cinque
giorni che non lo vedo, ebbene sì, ho contato i giorni e sono cinque, cinque
giorni come quelli di Zarrillo, solo che io non l’ho perso, vedrò Matteo.
Ansiosa?
Chi, io?
No.
Non poco, ecco.
Mi ha telefonato
dopo l’esame di qualcosa che non ricordo, del quale lui non mi aveva detto
nulla, e mi ha invitata fuori a pranzo.
Se l’essere
invitata fuori è il risultato, spero faccia degli altri esami al più presto.
Smettila Virginia, forza.
Marco mi ha
comunicato dell’imminente esame di Matteo lunedì pomeriggio durante il caffè
pre-shopping, noncurante di tutto ha iniziato il suo discorso, che forse dovrei
chiamare monologo, senza che nessuno gliel’avesse chiesto.
«Sai, cara
psicologa, posso capire che ultimamente stai perdendo colpi, eh, te lo si legge
dagli occhi, Matteo ti fa proprio quell’effetto, sai quell’effetto bello bello?
Ecco quello! Vedi? Ho ragione, vero?» mi ha detto tutto d’un fiato Marco con un
sorriso sornione sul viso.
Mi sono quasi
strozzata con il caffè.
Ho negato,
ovviamente. «Marco, non dire fesserie, dai. Mi conosci, non posso capitolare
dopo qualche giorno di conoscenza con uno sconosciuto.»
«Uno sconosciuto
dannatamente sexy.»
«Questo non lo
nego.»
«E’ innegabile,
Vi, è uno dei dogmi del mondo. L’essere incredibilmente sexy di Matteo. In ogni
caso, se ti stavi chiedendo dove fosse finito in questi giorni…»
«In realtà no.» Ho
mentito, ancora. O meglio, ci ho provato. Certo che me lo sono chiesta.
«Ha un esame tra
due giorni e quel secchione assurdo starà studiando come un dannato.»
«Sapevo che stesse
studiando.» ho ammesso senza problemi, ma dell’esame non me ne aveva parlato, l’aveva
gentilmente omesso, chissà forse per scaramanzia, forse perché non me lo voleva
dire, o forse perché non sono fatti miei.
«In ogni caso,
sappi che voglio fare il testimone tra un paio d’anni quando vi sposerete. Non
l’ho mai visto così sulle nuvole quel ragazzo…» dice lui sospirando come un
ragazzino innamorato.
«Smettila Marco.»
«Oh no, no, no, cara
la mia Virginia, sarò il tuo tormento. A proposito di tormento e di essere
innamorati...»
«Dimmi tutto.» Per
lo meno ha cambiato argomento.
«Ecco, lo so che
siamo ancora molto molto lontani, ma per San Valentino vorrei chiedere un
qualcosa di importante ad Alessandro.»
«Oh.»
«Smettila di fare
oh, vedremo. Dipende se sarò ispirato e se lui si comporterà bene. Tu invece?»
«Secondo te io ho
un programma per San Valentino?» ho chiesto scioccata.
«Per una volta
potresti anche addolcirti un po’ e iniziare a pensare al giorno degli
innamorati.»
«Prima ho una
cena alla quale andare, poi vedremo. Matteo ed io non stiamo insieme, non siamo
esclusivi per nessuno, io potrei uscire con chi mi pare e lui anche. Non ne
abbiamo mai parlato quindi non ci penso neanche, ci siamo visti solo poche
volte, è giusto fare piccoli passi.»
«Il tempo dirà
tutto.» ha detto Marco finendo il caffè con un sorso. «E ora andiamo, lo
shopping ci aspetta!»
Alla fine è proprio
così. Matteo e io non ne abbiamo mai parlato apertamente, lo so, ci siamo e ci
stiamo solo sentendo senza alcuna esclusività al momento, ma lui è liberissimo
di fare ciò che vuole e soprattutto con chi vuole. Niente e nessuno poteva
impedire a lui di uscire e andare a casa di una delle sue “amiche”. E sì, sembrerò
gelosa, ma preferisco tenere bene i piedi ancorati a terra, dopotutto non mi
sono mai dimenticata di quello che aveva detto Marco su di lui e cioè che aveva
molte “amichette”. Marco sostiene che “Il tempo dirà tutto” e solo il tempo
potrà dire qualcosa, io al momento aspetto e spero. Insomma, vedremo che cosa
ci riserverà il tempo. Vedremo ma soprattutto io vedrò di parlare con lui,
parlare e conoscerlo meglio. Come primo passo direi che va più che bene, ho
proprio voglia di conoscere Matteo.
Virginia, fine
elucubrazioni mentali, ti devi vestire e andare a pranzo con lui. Giusto.
Armadio, dimmi cosa
mi devo mettere, per favore, il tempo è nuvoloso, grigio, con una nebbiolina
strana. In giorni del genere, serve un tocco di colore, basta nero e grigio,
oggi… Oggi mi vestirò di blu. Che botta
di colore, Virginia. Mi piace il blu, e poi mi porta anche fortuna. E blu
sia.
Sono in perfetto
orario, mi faccio quasi paura da sola. Brava Virginia, brava. Scendo dal bus e
mi incammino verso il centro della città, ho dato per scontato che “centro”
fosse lo stesso luogo in cui mi incontro quando mi vedo con Marco. Girovago per
la piazza principale e vedo Matteo appoggiato al muro con il cellulare in mano,
lo guarda fisso senza digitare o fare nulla. E’ lo stesso posto di quando siamo
usciti il pomeriggio dell’altra settimana. Mi godo un po’ lo spettacolo, perché
Matteo può benissimo sembrare un modello di una pubblicità in quella posa. Dio
mio, è proprio bello. E pensare che non me lo ricordavo così bello. In cinque
giorni una persona può diventare più bella? Evidentemente sì. Mi avvicino e vedo che solleva la testa
e dà un’occhiata in giro. Mi vede? Sì,
mi vede, sorride, mette il cellulare nella tasta dei jeans e si avvicina, io
proseguo la mia camminata verso di lui sorridendo.
Cervello?
Nessuna risposta.
Cervello ti sembra il momento adatto per
avere un blackout?
Evidentemente sì.
Ho la testa vuota
e leggera, non so cosa diamine dire o fare quando mi trovo davanti Matteo. Lui
fa un altro passo per mettersi perfettamente davanti a me, alzo lo sguardo e
incontro i suoi meravigliosi occhi verdi.
E’ troppo vicino.
Mi sorride.
Denunciate quel dannato sorriso.
Mi abbraccia
mettendo la mano sinistra dietro la mia vita e la destra la lascia sulla mia
guancia.
Si avvicina.
E’ sempre più vicino.
«Buon giorno
signorina» sussurra al mio orecchio e deposita un bacio sulla guancia.
Brividi.
Virginia fai
qualcosa.
Dì qualcosa.
Fatti forza, su.
«Buon giorno a
lei, signor Matteo.» mi alzo sulle punte dei piedi e avvicino le mie labbra
alla sua guancia.
Deposito un bacio
lì.
Che guancia morbida.
Che bella
sensazione rimanere qui.
Con lui.
Avvolta da lui.
Con il suo
profumo su di me.
Però, la guancia
non mi basta.
E’ troppo poco.
Voglio
risentirlo.
Rimango lì
vicina.
Viso quasi contro
viso e lui mi sorride.
«Complimenti per
l’esame!» sussurro e gli do un bacio a fior di labbra.
Labbra su labbra.
Questa sensazione
mi era senza alcun dubbio mancata.
Un po’ stupito,
mi guarda e dice «Grazie.»
«Cosa c’è?»
chiedo mordendomi la lingua un secondo dopo, filtro cervello-bocca non
pervenuto.
Mi guarda un po’
stranito e risponde sorridendo «Nulla, solo sorpreso. Dovrei fare gli esami più
spesso!»
Sorrido.
Sì, è la stessa
cosa che ho pensato anche io. Penso ma non lo dico.
«Che facciamo?»
chiedo guardando Matteo negli occhi.
Avevo una mezza
intenzione di andare a pranzo con lui prima di vederlo. Ma… Altro che mangiare,
potrei bacialo per tutto il pomeriggio senza pensare al cibo, senza pensare ad
altro, solo a lui.
Virginia,
smettila su. Non volevi fargli il terzo grado?
Sì, il terzo grado al suo corpo.
«Andiamo a
pranzo?» chiede con un sorriso.
Andiamo dove
vuoi.
«Certo, dove
andiamo?»
«Preferisci una
pizza, una pasta o una piadina?»
«Uhm, tutto?» E
Matteo si apre in una risata «Non ho preferenze. Dopotutto tu hai fatto un ottimo
esame e devi scegliere tu!»
«Va bene, allora,
scelgo la piadina. E ora andiamo signorina Virginia, il locale è nel vicoletto
dietro la chiesa.» risponde allungando un braccio piegato all’altezza del
gomito. «Vieni qui sotto?»
Sotto, sopra, ovunque… Virginia smettila
sembri una stupida ragazzina alle prese di un attacco ormonale.
«Certo.» mi
avvicino sorridendo e mi aggrappo al suo braccio.
Bella sensazione,
sì.
Anzi no,
meravigliosa.
«Allora,
raccontami!» rompo il ghiaccio io addentando una piadina speck e brie.
«Cosa vuoi
sapere?» chiede lui sorridendo e aprendo una Coca-Cola Zero.
«Tante cose, ad
essere sincera.» Il suo sorriso si allarga «Quindi, partiamo dalla più
semplice.» Annuisce «Com’è andato l’esame?»
Stupida Virginia, ha preso ventinove come
vuoi che sia andato l’esame, male?
«Beh, bene dai.
Era orale, il docente mi ha fatto tre domande, ho risposto a tutte e mi ha dato
ventinove, mi va benissimo così!»
«Immagino.»
commento sorridendo.
«Poi? Altre
domande? Che cosa vuoi sapere ancora?» chiede lui sorridendo.
«Posso farti un
terzo grado?» chiedo assottigliando gli occhi.
«Certo che sì.
Poi però tu rispondi alle mie di domande.» commenta lui furbo prima di
addentare un pezzo di piadina.
«Affare fatto!
Allora…» E ora? Cosa cavolo gli chiedo? Da dove inizio? So già molte cose, dato
che in quei cinque giorni abbiamo parlato, ma non di storie passate, né di
fidanzati o fidanzate. E’ questo il momento giusto? No. Anzi sì. Ormai credo
sia arrivato il momento. Siamo in ballo, balliamo. Mi butto e via, tolgo il
pensiero alla più grande delle domande. «Esci con qualcuna?» «Intendi…?» chiede
quasi titubante.
«Oltre me, sì,
insomma, non so se tu stai uscendo con me…» farfuglio chiaramente un qualcosa
senza senso.
«Come non lo sai?»
il signorino si sta chiaramente divertendo e io sto diventando sempre più
rossa.
«Non hai risposto
alla mia domanda. E il tuo turno arriva dopo!» commento con aria seria.
«Hai ragione.
Oltre te, no. Non esco con nessuna a parte mia sorella, ma non credo che lei
conti.» risponde a bassa voce.
«No, direi che non
conta.» Commento trionfante, sorridendo come un’idiota. «Quindi?»
«Cosa?» chiede
prima di bere un sorso di Coca-Cola.
«Sono l’unica con
cui esci al momento, non ci solo altre…» doveva essere una domanda, ma non
suona così. Sembra più un’affermazione. E io sto facendo la figura di una mezza
psicopatica che fa il terzo grado e vuole essere “esclusiva” dopo un’ora che si
vede con un ragazzo. Meraviglioso Virginia, decisamente meraviglioso.
«No, altre
ragazze no.» quando risponde sembra quasi imbarazzato.
«Ne sono onorata.»
dico sorridendo e provando una sensazione di leggerezza molto importante.
«Io sono contento
di uscire con te.»
«Usciremo alte
volte?» chiedo interrompendolo.
«Sì, direi di sì.
Se a te va…» risponde guardandomi negli occhi.
«Certo.» sorriso
ebete, vattene dalla mia faccia, magari subito, sono già ridicola da sola. «E
le tue vecchie storie?»
E’ un’altra
domanda da psicopatica e anche molto molto scomoda. Matteo quasi si strozza con
il pezzo di piadina. Pessimo tempismo per fare quella domanda. «Quali vecchie
storie?» chiede lui.
«Le tue ex. Avrai
pure delle ex, no?» chiedo cercando di sembrare più sicura di quanto io non sia
in realtà.
«Sì, ehm, non è
che io sia stato, come posso dire? Seriamente, ecco, con qualcuna di loro…» e
sembra quasi imbarazzato. Sono molto contenta che lui mi stia parlando di
queste cose, anche se io sapevo già tutto dato che quel pettegolo di Marco mi
aveva aggiornato accuratamente; anche se, devo ammettere, che sentire questa
frase da lui mi dà un senso di onnipotenza.
«Oh.» è la mia
risposta senza senso.
«Erano più,
amiche speciali, se le vogliamo chiamare così anche se suona davvero male. Lo
so.» continua a sembrare un po’ a disagio.
«Oh.» Virginia,
certo che potresti dire qualcosa di più interessante.
«Sì, lo so…»
inizia ma subito dopo si ferma.
«Cosa sai?»
chiedo curiosa.
«In ventiquattro
anni della mia vita non ho mai avuto una storia seria.» dice stringendosi nelle
spalle.
«Beh,
evidentemente non hai mai trovato una ragazza giusta.» lo guardo fisso negli
occhi. Vorrei essere io quella ragazza.
«Può essere.»
commenta fissando i suoi occhi nei miei.
Quegli occhi…Hanno
una strana luce ora.
«Chissà.»
commento con un filo di voce sorridendo.
«Posso? Posso
iniziare io con le domande?» chiede lui.
E’ bravo il
signorino a cambiare discorso.
«No. Proseguo?»
chiedo cercando di spuntarla.
«Prosegui.»
«La prima volta
che ci siamo visti…» devo chiederglielo.
«Sì?»
«Stavi salutando
me, quella sera, in discoteca?»
«Ehm, sì, ti
avevo vista e…»
«Volete ordinare
altro ragazzi?» tizio che fai le piadine, hai scelto un pessimo, anzi orrendo istante
per venire qui.
«Vuoi
qualcos’altro?» mi chiede Matteo.
«No, al momento
sono a posto, grazie.»
«Sono a posto
anche io, grazie.» dice rivolgendosi all’inutile tizio delle piadine che avrà
il mio odio per il resto della sua esistenza. Virginia, ma come siamo
vendicative. No, odio essere interrotta, è diverso.
«Mi stavi
chiedendo?» Matteo rivolge la sua attenzione verso di me.
«Sai che non
ricordo?» andiamo benissimo, oltre agli istinti omicidi ora abbiamo anche
perdita di memoria a breve termine.
«Posso farti io
qualche domanda?» chiede contento.
«Va bene, sono
pronta.» mi raddrizzo sulla sedia e lo guardo.
«Quella sera là…»
«Sì?» chiedo
interessata.
«Eri con un
ragazzo.»
«Chi? Cristian?»
chiedo. Virginia, come se lui conoscesse Cristian.
«Il ragazzo che
compiva gli anni?»
«Esatto!» dico
annuendo sorpresa.
«Non ho fatto in
tempo a conoscerlo, Marco me ne aveva parlato ma poi è stato male e siamo
andati via. Comunque, stavate insieme?»
Uh, diretto il
ragazzo. Mi piace la schiettezza.
«No, lo conosco
da una vita e non potrei mai averlo come fidanzato!» commento.
«Bene, allora, esci
con qualcuno?» mi ribalta la domanda che gli ho fatto all’inizio.
«Certo.» rispondo
io calma e sicura e Matteo sembra un attimino più pallido. «Ci sei tu, c’è
Marco e poi c’è Alessandro.» dico sorridendo.
«Che simpatica!»
«Dai su, stavo
scherzando!» gli dico sorridendo e lui sorride a sua volta.
«I tuoi ex?» chiede
lui smettendo di sorridere.
«Uhm, pessimo
argomento. Ho avuto qualche storia, ma nulla di serio.» commento il più sincera
possibile.
«In che senso
nulla di serio?»
«Mai nulla di
importante, diciamo così. Qualche invaghimento e basta.»
Sembra soddisfatto
e sorride. «Andiamo?» chiede.
«Sì dai. Dobbiamo
anche passare a pagare.» rispondo alzandomi.
«No, ho già fatto
io.» commenta lui tutto soddisfatto.
«Ma.»
«Niente ma, sei
mia ospite.» si avvicina e mi deposita un bacio sulla guancia.
«E ora, dove andiamo?»
«A fare un giro,
ti va? O devi studiare?» chiede aprendo la porta della piadineria e allungando
il solito braccio flesso.
«Andiamo in giro.»
dico uscendo dal locale e abbracciando il braccio di Matteo.
«E ora ti tocca
la seconda parte del terzo grado.» afferma con un sorriso furbo.
«Non hai ancora
finito?» chiedo con un sospiro.
«Oh no, voglio
sapere tutto sui tuoi ex!»
Oh, merda.
Mi piace
passeggiare con Matteo.
Mi dà un senso di
tranquillità e pace.
Mi piace quando
si ferma davanti alle vetrine dei negozi e fa qualche battutina divertente.
Mai volgare, mai
di pessimo gusto, solo divertente.
E’ dolce, bello,
simpatico, ha un fisico da urlo e bacia da Dio.
Ogni tanto,
quando ci fermiamo da qualche parte o io o lui ci avviciniamo e ci baciamo.
Così, come due
adolescenti-
Io, chiaramente
una perfetta idiota.
Una ragazzina di
dodici anni che si esalta per queste cose.
Ma bacia davvero
da Dio.
Cosa volere di
più?
Nulla.
Forse, diventare
la sua ragazza?
Mi torna in mente
la frase di Marco.
«Il tempo dirà
tutto.»
Speriamo.
«Matteo!» una
voce squillante alle nostre spalle fa arrestare improvvisamente Matteo.
Ha una faccia
strana.
Una faccia che
non mi piace molto.
Una faccia, quasi
colpevole?
«Oh, merda.»
commenta a bassa voce.
Ecco, mai parlare
o pensare.
Questa come
minimo sarà una delle sue “amichette” super fighe, bellissime e Dee del sesso.
Io con loro non
posso competere.
Una bellissima
ragazza ci raggiunge nel giro di due secondi e lancia le sue braccia al collo
di Matteo.
Si lancia
praticamente su di lui.
E’ una scena che
ho già visto.
Con Monica.
E non mi piace
per nulla.
Virginia sei
gelosa?
Oh sì.
Sono rimasta
ferma e immobile, ho paura a disturbare questo quadro idilliaco.
«Allora? Allora?»
chiede questa sottospecie di folletto.
«Non hai visto
nulla su WhatsApp?» chiede Matteo staccando le braccia delle ragazza dal suo
collo.
WhatsApp? Che gli
avrà mai scritto?
Virginia sei
pessima e gelosa.
«Uhm, no. Mi son
dimenticata di guardare il telefono!» fa una faccia buffa e sposta il suo
sguardo su di me.
Ha gli occhi
verdi e i capelli chiari.
E’ alta, le forme
perfette e un viso dolcissimo.
E’ proprio bella.
Con lei non si
può sicuramente competere.
«E lei? Lei,
oddio, lei! E’…?» chiede a Matteo tutta concitata.
«Sì, lei è
Virginia.» lui si gira verso di me. «Virginia lei è Stella, Stella lei è
Virginia.»
Allungo la mano
verso la ragazza e lei mi sorride.
«Piacere.» le
dico imbarazzatissima.
«Fidati, l’enorme
piacere è il mio.» risponde sorridendo.
«Cosa ci fai in
giro?» chiede Matteo a Stella.
«Shopping!»
risponde Stella alzando le spalle e rimando con gli occhi puntati nei miei.
«Finalmente ti
conosco Virginia! Sono così contenta! Finalmente!» Perché? Che cosa ho fatto di
male? «Pensa che meraviglia! Un domani potrei essere tua cognata!» aggiunge
sorridendo.
Matteo quasi si
soffoca con il suo stesso respiro e io vorrei sotterrarmi.
Faccio uno più
uno.
«Sei…?» chiedo ma
lei mi interrompe.
«Oh sì, assolutamente
sì, sua sorella. Non ti ha mai parlato di me, vero? Magari ha accennato a una
sorella ma mai il nome, chissà perché. O Magari neanche quello. Bah! Fratello,
prima o poi me la pagherai!» dà un pugno alla spalla di Matteo e si mette a
ridere.
«Devi andare a
casa?» chiede Matteo cercando di arginare il fiume in piena di parole che è
Stella.
«Oh no, assolutamente
no, passerò il pomeriggio con voi due!» risponde indicandoci «Voglio conoscere
meglio la mia futura cognata! Quale migliore momento se non oggi? E’
pomeriggio! Nessuna cena di famiglia o pranzo imbarazzante, solo noi tre!»
risponde sorridendo innocentemente.
«E’ un problema
per te, Virginia?» mi chiede un Matteo molto sconsolato. Credo che sua sorella
sia una tosta, una che quando si mette in testa qualcosa riesce sempre a
ottenerla. In effetti le sue argomentazioni non fanno una piega.
«Certo che no.»
rispondo divertita.
Si prospetta davvero
un bel pomeriggio. Non appena la mia mente decide di avere questo pensiero, si
rende automaticamente conto di una cosa.
Passerò il
pomeriggio con Matteo e sua sorella.
Oh cazzo.
***
Buona sera e ben ritrovati a tutti! Spero
abbiate trascorso delle meravigliose vacanze! Ridendo e scherzando siamo
arrivati al ventesimo capitolo di “Inaspettatamente” e venti è un numero importante,
come importante è questo capitolo. Mi sono divertita molto scrivendolo e spero
vi abbia inzuccherato e divertito anche a voi.
Matteo e Virginia si sono conosciuti
meglio, si stanno conoscendo meglio e ogni capitolo fanno sempre dei passettini
in più. E poi fanno un incontro abbastanza inaspettato: Stella. Chissà che cosa
ha in mente la nostra Stella? Cosa accadrà nel pomeriggio? Vi ricordo che
Stella tutte le altre “ragazze” con cui usciva Matteo non le andavano a genio.
Chissà, forse questa volta andrà diversamente…
Anche in questo capitolo non ho messo una
canzone, credo che senza canzone fosse più realistico e non troppo “forzato”.
Ma forse, e ripeto forse, torneranno. Per quanto riguarda la parte di flashback
di Marco e Virginia, quello che Marco accenna è San Valentino. Vi ricordo che
c’è una piccola One Shot su Marco&Alessandro e sul loro San Valentino, la
trovate qui. (Lo so, non è editata a dovere ed è vecchia, vedrò di sistemare
anche lei appena ho un attimino di tempo!)
Note corte, vi lascio subito. Rapida e
indolore senza troppi divagamenti.
Alla prossima!
Un abbraccio.
E.
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