Vi
starete chiedendo come mi sia venuto in mente un crossover tra
Dragonball e quel personaggio DC Comics tristemente poco conosciuto che
è Lobo. A dire la verità, non ne ho la minima
idea: la storia si è praticamente scritta da sola quando
nella mia mente si è affacciato del tutto a caso il
pensiero "Lobo come Dio della Distruzione sarebbe- ODDIO COSA SAREBBE".
Ecco.
Per il resto, come vedrete questa storia è ambientata nel
Tredicesimo Universo, che io ho immaginato essere stato distrutto dopo gli altri
cinque (in origine erano diciotto, Zeno ne ha distrutti sei lasciando i
dodici che conosciamo, ma che io sappia non è specificato
quando, come o perché). La storia è narrata per
lo più dal punto di vista della mia OC Ginger, angelo di
Lobo. Whis e Beerus compaiono verso la fine.
Buona
lettura, ci risentiamo in fondo!
°° in den Wahnsinn
ertrinken °°
(Annegando nella follia)
Seduta sul grande letto a baldacchino dalle coperte candide,
Ginger era intenta a trasformare la sua lunga coda di cavallo in una
treccia
ordinata. Dedicarsi alla cura della propria persona era qualcosa che
riusciva
sempre a distenderle i nervi, almeno un pochino.
“destra, sinistra, destra, sinistra…”
Ginger amava l’ordine, amava la precisione -come si evinceva
dalle svariate bottigliette di profumo messe in fila dalla
più grande alla più
piccola sul comò- e l’odore di pulito. Nella sua
camera non c’era neppure un
dettaglio fuori posto, e un vago sentore di fiori contribuiva a rendere
l’ambiente
ancor più gradevole. Anche quella che aveva occupato quando
era ancora un
giovanissimo angelo -e nella quale si era
“disattivata” e risvegliata ogni
volta che un Dio della Distruzione del tredicesimo Universo era morto e
in
seguito era stato sostituito - era pulita, profumata e munita di
coperte
soffici.
Essere più o meno legati alla vita di una seconda persona
sarebbe potuto risultare seccante ad altri, ma non a un angelo nato e
cresciuto
con quello scopo… e ora che Ginger si trovava di
nuovo in attività nell’Universo
Tredici, le poche occasioni in cui poteva rinchiudersi in quella camera
erano
diventate momenti di “riconnessione al passato”
rilassanti e quasi necessari.
Necessari, sì: perché pur essendo un giovane
angelo, e
dunque un’appartenente alla razza più potente mai
esistita, al momento Ginger
aveva un grosso problema.
Anzi, enorme.
«Ginger! Gingeeeeeeeerrr!!!»
L’angelo si morse il labbro inferiore, emettendo qualcosa di
estremamente simile a un ringhio. Eccolo, il problema: il Dio della
Distruzione
del tredicesimo Universo al quale doveva fare da assistente. In tutta
la sua
esistenza non aveva mai incontrato un soggetto come quello, tanto da
non
sospettare neppure che in giro per gli universi potesse esistere un
simile… un simile…
Non le veniva neppure in mente una definizione adeguata,
quella che più si avvicinava a descriverlo era
“buzzurro”, ma Ginger lo
riteneva un termine sia riduttivo che troppo gentile.
«DONNA! Porta qui
quelle tue angeliche chiappe!»
Appunto.
Fino ad allora le era sempre piaciuto il proprio lavoro, ma in
momenti come quelli odiava davvero essere un angelo.
«Arrivo, Lord Lobo!» disse a voce alta, per poi
fare un
sospiro di rassegnazione. Faceva meglio a sbrigarsi, o quel barbaro
sarebbe
stato capace di spingersi al punto di sfondare la porta della sua
stanza.
Di nuovo.
L’impressione che ebbe una volta uscita dalla stanza fu
quella di aver varcato un portale che l’aveva condotta in
un’altra dimensione,
sporca, orrenda e spaventosa. Aveva avuto a che fare con protetti più o meno
disordinati, ma il caos che Lobo
era riuscito a creare nel santuario -in tutto il pianeta, a dire il
vero-
raggiungeva un livello tutto suo.
Ginger aveva provato sia a dirgli di trattare con più
rispetto il luogo in cui vivevano, sia a mettere in ordine
personalmente i
disastri di Lobo quando aveva capito che parlargliene era inutile, ma
alla fine
aveva gettato la spugna, decidendo di limitarsi alla propria stanza. Se
quel
buzzurro aveva tanta voglia di vivere in un porcile, facesse pure!,
pensò
mentre percorreva i corridoi devastati.
«Oink. Oink oink!...»
«…»
No. Non era possibile che la creatura che stava lacerando a
morsi la gonna giallo chiaro della sua divisa fosse seriamente un
maiale: non era possibile.
O forse sì, visto che quella bestiaccia continuava a
strappare via grossi pezzi di tessuto millisecondo dopo millisecondo.
«Sparisci!»
intimò
con voce stridula alla creatura, per poi puntarle contro lo scettro con
l’intento di distruggerla «Spa- AAAAAAAAH!!!»
A far gridare in quel modo la povera Ginger era stato un
improvviso quanto poderoso schiaffo al sedere, dato da una mano tanto
grande da
aver preso in pieno entrambe le natiche; a esso seguì una
risata gutturale e,
quando l’angelo si voltò con aria assassina verso
il buzzurro che aveva osato
tanto, venne investita da uno sbuffo di fumo che la fece tossire.
«Alla buonora, pupa! Vedo che hai già fatto
amicizia con
Peeg» ghignò Lobo, e indicò il maiale
«… e vedo anche che ti sei decisa a
tirare fuori le gambe! Va-va-vooom!»
Dopo l’ultimo colpo di tosse, Ginger strinse i pugni
tremanti di rabbia, e sollevò lo sguardo fronteggiando
quello del suo Dio della
Distruzione. «È stata un’idea di questo
animale, Lord Lobo» indicò Peeg «Non
certo mia! Ma poi dico, non le bastavano i delfini e il cane? Era
proprio
necessario portare qui anche un maiale?!»
«Peeg e Dawg avevano fatto amicizia» Lobo fece
spallucce «Il
resto della Banda Prosciutti l’ho sfrakatzato».
«…Banda Prosciutti?»
«Eh! Peeg e i suoi fratelli rapinavano banche!»
Una banda di maiali rapinatori di… no, concluse Ginger, non
voleva sapere altro, era già troppo così. Strinse
l’impugnatura del proprio
bastone, cercando di ritrovare almeno una parvenza di calma.
«Ora che è
diventato un Dio della Distruzione non può prendere la sua
moto quando vuole e
andare in giro a far danni per il cosmo, sono io che devo
accompagnarla. Quante
volte devo ripeterlo ancora, perché le entri in testa
questo semplice concetto?!»
Sempre ghignando, lasciando così scoperti i grossi denti
giallognoli e appuntiti, Lobo si chinò verso di lei,
avvicinandosi al punto che
i suoi lunghi capelli neri ispidi e arruffati le sfiorarono
fastidiosamente il
viso. «E io quante volte devo ripeterti che, anche se sei una
pupa non c’è
male, non ho la minima intenzione di lasciarmi controllare da
te?»
«Io devo fare il mio lavoro!» ribatté
Ginger, ostinata.
Lobo portò il sigaro alla propria bocca, soppesando le
parole dell’apparentemente giovane donna. «Hm. Non
hai tutti i torti» disse,
con uno sguardo stranamente divertito negli occhi rosso fuoco
«Quindi da brava,
tira fuori una bottiglia di scotch da quel tuo bel bastoncino e poi vai
a dar
da mangiare ai delfini. Ti avevo chiamata per questo».
Ginger sollevò un sopracciglio. «Prego?»
«Hai detto che devi fare il tuo lavoro, e il tuo lavoro
è
farmi da assistente, sbaglio?» Lobo fece spallucce, e
allargò le enormi braccia
muscolose «Quindi tira fuori quella bottiglia e poi sfama i
delfini, bellezza».
«Il mio compito è vegliare su di lei, insegnarle a
utilizzare al meglio i suoi poteri divini, farle da guida e occuparmi
delle sue
necessità primarie, ma chiedermi di lasciarla bere
già a quest’ora e di dar da
mangiare ai suoi animali è… è
irrispettoso!» protestò con veemenza Ginger.
Il sorriso spaventoso di Lobo si allargò ulteriormente.
«Va
bene allora, se trovi questo irrispettoso cambio richiesta: tra le mie
“necessità primarie”
c’è quella di portarmi a letto una bella pupa, per
cui-»
«Lord Lobo!» strillò
Ginger, esasperata e alquanto
arrossita «Quante volte devo ripeterle che non deve farmi
proposte oscene?!»
«Puoi ripeterlo quante volte vuoi, ma non vuol dire che ti
darò retta» replicò lo czarniano.
«Lei è… Lei
è…è l’essere
più odioso che io abbia mai
conosciuto! Ecco cosa è!»
gridò. Aveva provato a mantenere la calma, ma
con quello lì era impossibile.
«Scommetto che sei così focosa anche a
letto!»
Quella fu la classica goccia che fa traboccare il vaso, e
Ginger lo colpì con una bastonata talmente forte che Lobo
sfondò tutte le
pareti lungo il percorso, finendo con l’essere scagliato
fuori dal palazzo.
Fatto ciò, ancora imbestialita, Ginger volò via
in direzione
dell’immenso lago nel quale dimoravano i delfini di Lobo:
quelle povere
creature non avevano ancora mangiato, e non avevano colpa se Lobo era
un
buzzurro odioso.
«Io lo odio, lo odio, LO
OOOODIOOOO!!!» urlò
la donna una volta arrivata, mentre faceva comparire una
quantità industriale
di pesce gettandola ai delfini «Quanto
lo odio! Per l’amor di Re
Zeno, quanto vorrei liberarmi di lui! Ormai me lo sogno anche di
notte!»
gemette, sedendosi con fare sconsolato su uno scoglio
«Possibile che non ci sia
nessuno in grado di farlo fuori?!»
Per quante situazioni pericolose potesse affrontare, per
quanti fossero i disastri nei quali poteva finire a cacciarsi, Lobo lo
czarniano la scampava sempre e comunque: era così
già da prima di uccidere il
Dio della Distruzione di quell’Universo e diventarlo
a sua
volta.
Fosse stato per lei avrebbe evitato di far diventare Lobo
una divinità, un simile schizzato era troppo perfino
per ricoprire il
ruolo di Dio della Distruzione: appena Lobo era nato aveva tranciato
quattro
dita all’ostetrica, durante l’adolescenza aveva
sviluppato un agente patogeno
grazie al quale aveva ucciso tutti i propri simili -eccetto la sua
maestra
delle elementari, ma aveva sistemato la questione anni dopo-, poi aveva
ucciso
tutti i suoi duecento e passa figli illegittimi… e tutto
ciò, raccontatole da
Lobo stesso e da lei verificato, non era che la punta
dell’iceberg. I pianeti
che aveva distrutto o devastato prima
di diventare il Dio della Distruzione erano un numero improponibile, e
quello
delle vittime che aveva mietuto era un numero ancor più
improponibile. Questo
complice il fatto che i soli esseri viventi che Lobo amasse erano i
delfini.
In tutto questo, già
prima di diventare un dio, quel maledetto buzzurro possedeva
di suo una
forza bruta e una velocità spaventose, una resistenza
assurda, una soglia del
dolore impossibile e una
capacità di
rigenerazione bestiale, al punto da essere in grado di risanarsi
completamente
anche se di lui restavano soltanto le ossa; inoltre non aveva bisogno
di
sostentarsi o dormire per sopravvivere, possedeva
l’abilità di rintracciare
chiunque anche da un capo all’altro
dell’universo, parlava correntemente ben
17.897 lingue… e ora aveva anche i poteri divini, che
però non utilizzava
spesso perché a suo dire non c’era gusto a
distruggere cose e persone con un “hakai”
-o “fraggaboom”, come l’aveva
ribattezzata lui.
Insomma, era un’immane piaga universale.
«No, davvero, io non penso di poterlo reggere ulteriormente:
in queste condizioni finirò col tentare di ucciderlo appena
me lo troverò
ancora davanti, e mi è proibito, maledizione!»
lanciò un sassolino piatto sulla
superficie dell’acqua, riuscendo a fargli fare una dozzina di
rimbalzi, mentre
riparava la gonna con la magia. «Io devo fare qualcosa. Devo
trovare il modo di
liberarmi di lui senza essere direttamente coinvolta, ecco
cosa… oh, come sono
ridotta! Mi ha esasperata al punto che parlo da sola come una povera
pazza!»
«Un paio di modi per calmarti i nervi li conoscerei,
sai?»
Ginger gridò per l’ennesima volta in quel giorno,
ma
stavolta per la sorpresa, alzandosi in piedi di scatto.
«L-L-Lord Lobo!...
quando… da quanto è qui?»
«Ma come, non siete voi angeli gli esseri superiori che
avvertono le presenze e le aure e tutta quella roba del katz?»
le disse, e si mise a giocherellare impunemente con la
treccia.
«La pianti almeno di toccare i miei capelli, se non riesce a
smettere di essere così volgare!» gli
intimò, senza risultato «E risponda alla
mia domanda: da quanto è qui?»
«Da quando ti sei resa conto di essere pazza» smise
di
giocare con la treccia e le sollevò il mento
«Perché, se fossi arrivato prima
sarebbe stato un problema, per te?»
«Lo sarebbe stato sia prima che adesso, o dopo»
ribatté
Ginger, sollevata che Lobo non avesse sentito il resto.
«Haw- haw- haw fottut-haw!»
rise lui «Senti, mi va di divertirmi…»
«Ho già detto che non intendo accettare proposte
oscen-»
«Seeeh, seh, ho capito» la interruppe lo czarniano
«Quando
sono stato via ho sentito che c’è un pianeta in
cui si nascondono dei
terroristi, e voglio che tu mi porti su quel pianeta. Fumare ho fumato,
bere ho
bevuto, è ora di ripartire e sfrakatzare qualcuno»
dichiarò «Armi e bagagli
sono sempre nel bastone?»
«Se proprio vuole ripartire con l’intento di
portare altra
distruzione non richiesta non potrebbe almeno farlo nella maniera
corretta?
Eppure ha imparato in fretta come si fa. A cosa le servono le
armi» indicò il
grosso uncino che Lobo portava appeso al braccio sinistro
«dico io?!»
«Senti, io le cose le faccio in una sola maniera… alla maniera dell’Uomo!»
Ecco, un’altra delle cose che Ginger odiava di lui era quel
suo riferirsi a se stesso in terza persona, definendosi
“L’Uomo”. All’inizio
del loro rapporto di lavoro aveva provato a far sì che Lobo
si contenesse
almeno su questo e sull’uso del turpiloquio, cercando di
discuterne in maniera
ragionevole. Il risultato?
“Essere
ragionevole con l’Uomo non ti serve a un fico
secco”.
Ecco.
Doveva ancora capire com’era riuscita a convincerlo a
indossare la sua divisa da Dio della Distruzione, sebbene anche qui
fosse scesa
a compromessi permettendogli di portare un teschio dorato come fibbia
della
cintura e altri due grossi teschi dorati come ginocchiere -e tanti
saluti al
buongusto.
«Già, ma cosa lo dico a fare… dovrei
saperlo, che è una
causa persa» borbottò Ginger.
«Allora, mi porti là oppure no? Guarda che prendo
la moto e
vado da solo, se non mi accompagni tu» tornò a
dire Lobo.
«Sì, ora la…»
Si interruppe.
Le era appena venuta un’idea, ossia: se il buzzurro aveva
tanta voglia di menare le mani, perché non farlo scontrare
col più forte
mortale che l’Universo Tredici aveva da offrire? Uno che
fosse in grado di
scagliare colpi energetici di potenza devastante, in grado di
incenerire
quell’insopportabile czarniano? In fin dei conti lei non gli
aveva ancora detto
tutto-tutto quel che i suoi nuovi poteri gli permettevano di fare, e se
Lobo
aveva ucciso il precedente Dio della Distruzione c’era la
possibilità che
qualcuno nell’universo riuscisse a uccidere lui.
Anche se fino a quel momento il “qualcuno” in
questione non
era mai saltato fuori.
«Lord Lobo, ho appena avuto un’idea».
«Me la vuoi dire in camera tua? Fosse per me non avrei
problemi nemmeno a farlo qui, ma non voglio traumatizzare i
delfini».
“Calma, Ginger! Calma! Caaaalmaaa!”
si intimò. «Ovviamente non è quel
genere di idea. Stavo solo pensando che
potrebbe affrontare una battaglia più divertente e
interessante, invece di
andare a massacrare terroristi qualunque».
Lobo si sedette a terra e accese un sigaro, guardando
l’orizzonte. «Io ho deciso che voglio
sfrakatzarli».
«E se trovassi il mortale più forte di questo
Universo, e le
organizzassi un combattimento contro di lui? Eh?» si
avvicinò al suo Dio della
Distruzione, che non dava mostra di starla a sentire «Cosa ne
pens- Lord Lobo,
mi lasci immediatamente!»
Avvicinarsi era stato un errore, dal momento che quella
sottospecie di barbaro l’aveva agguantata e presa in braccio,
e non sembrava
intenzionato a lasciarla andare. Lei era un angelo, eppure la stretta
dello
czarniano le risultava ferrea. Sapeva di non essere la più
forte tra i suoi
fratelli -il più forte era sempre stato Cognac, attivo
nell’Universo Quattro- e
che anzi, nella classifica era al penultimo o ultimo posto, ma non
credeva
neppure di essere così tanto debole…
fino a quel momento.
«Smetti di contorcerti come un’anguilla!
È vero che il mio
nome significa “colui che si nutre delle tue viscere e ne
trae piacere”, ma non
ti mangio mica».
Non era tranquillizzante, no. «Q-quello che sta facendo
è
inopportuno!»
«Quando e dove dovrei combattere contro questo
tizio?»
Aveva bellamente ignorato le sue proteste, ma quantomeno
sembrava essere interessato all’idea, ed era già
qualcosa. «Al momento non sono
in grado di dirlo, dovrei prima trovarlo, verificare la sua posizione,
ma
sarebbe presto, prestissimo! Indicativamente in giornata!... se poi si
decidesse
a lasciarmi, potrei cominciare subito. Non è una
richiesta» aggiunse «Mi lasci
andare immediatamente, altrimenti la getto nel lago insieme ai delfini,
ha
capito?!»
Dallo czarniano non giunse mossa, né risposta.
«Lord Lobo, ha sentito quello che ho detto?»
«Passeremo parecchio tempo insieme» disse lui
«O almeno,
passeremo del tempo insieme fino a quando questa storia
dell’essere una divinità
continuerà a piacermi… quindi smetti di
comportarti come se avessi sempre un
palo infilato nel culo. L’unico palo che vale la pena farti
infilare in quel
posto è quello dell’Uomo!»
Dopo un momento in cui Ginger rimase senza parole a causa
dell’indecenza appena sentita, la gran rabbia che
iniziò a provare le permise
di liberarsi dalla presa del suo Dio della Distruzione, e anche di
gettarlo nel
lago con un diretto in pieno volto, esattamente come gli aveva detto.
«Cercherò il mortale più forte di
questo Universo» disse
seccamente, a voce alta «Tornerò da lei quando
l’avrò trovato. Se viene a
seccarmi prima di allora, sarà il mio bastone
a finire nel suo c...»
Si interruppe, portandosi una mano davanti alla bocca,
mentre si rendeva conto che la “Lobite” forse era
una malattia contagiosa.
***
«Allora? Hai trovato o no questo tizio?»
Erano passate circa quattro ore da quando Ginger aveva dato
quel diretto a Lobo, ed era ancora stupita di quante cose era riuscita
a fare
-e di quante regole era riuscita a infrangere- in quel breve lasso di
tempo. «Certamente,
Lord Lobo» sorrise perfino «Le avevo detto che
avrei portato a compimento tutto
in giornata, e così ho fatto».
Lo czarniano assunse un’aria perplessa per un breve istante.
«Ti sei data una calmata, vedo».
«Mi sono soltanto resa conto che, volgarità a
parte, tutto
sommato ha ragione. Dovremo passare ancora molto tempo insieme, quindi
tanto
vale cercare di andare d’accordo… e
“sciogliermi” un po’»
replicò lei «Immagino
non le dispiaccia».
Lobo, per tutta risposta, scrollò le spalle e con due sorsi
svuotò la bottiglia di whisky che aveva in mano.
«Andiamo a sfrakatzare il
tizio o no?»
Ginger aggrottò leggermente la fronte, suo malgrado
leggermente seccata per l’indifferenza che le stava
mostrando. Ma come?! Gli
aveva detto di voler provare ad andare d’accordo con lui, e
quella era tutta la
sua reazione? Odioso, odiosissimo!
Che poi quella di Ginger non fosse altro che una messinscena
era un dettaglio.
Dopo aver passato una mezz’ora ad autoconvincersi che in
quel caso valeva la pena infrangere le regole, si era recata sul
pianeta del
Kaioshin di quell’Universo. Non lo aveva fatto per incontrare
quest’ultimo,
bensì il suo assistente giovane e ambizioso, ma altrettanto
ignorante, al quale
aveva fatto un’offerta cui egli non aveva saputo resistere.
“Avvelena
il tuo superiore alla tal ora, e lo sostituirai
quando il nuovo Dio della Distruzione farà la sua comparsa e
sarà necessario un
nuovo Kaioshin”.
Non era così che funzionava, erano pochi gli shinjin che per
nascita potevano aspirare a quel titolo, e lui non era tra quelli; ma
era colpa
di Ginger, se lui era così illuso e ignorante? Lei riteneva
di no, e così
facendo non sarebbe stata coinvolta direttamente
nell’uccisione del suo Dio della Distruzione.
Uccidere Lobo sfruttando il suo legame con il Kaioshin però
non le bastava: l’avvelenamento l’avrebbe
debilitato al punto da non riuscire a
reagire, ma Ginger voleva vedere quel buzzurro venire massacrato, fatto
a
pezzi, sfrakatzato! Per cui aveva
trovato
il mortale più forte di quell’Universo, aveva
parlato con lui e lo aveva
istruito a dovere su come e quando colpire.
Mancava solo un ultimo dettaglio da sistemare…
«Ora andiamo, Lord Lobo. Ma prima, per dimostrarle che i
miei intenti di tendere una mano verso di lei sono veri, vorrei
proporle una scommessa».
«Una scommessa? Sentiamo, bellezza».
«Se riesce a battere questo mortale utilizzando unicamente
le sue capacità personali, e non quelle date dai suoi poteri
divini, io potrei
decidere di andare contro le regole e…»
Doveva riuscire a dirlo, doveva:
ormai si era spinta talmente in là che quello, tutto
sommato, era il meno.
«…e avere un rapporto carnale con lei».
Forse prima non aveva avuto tutti i torti, nel dire che quel
tizio l’aveva fatta diventare pazza. Doveva pregare che il
Gran Sacerdote non
venisse mai a sapere in alcun modo cosa stava combinando.
«VA-VA-VOOOMSKY!»
esclamò Lobo «Scommessa accettata. Tanto chi li
usa mai, i poteri divini? Solo
una cosa, pupa…»
“Perderai, buzzurro che non sei altro, e io sarò
più che
felice di guardarti crepare. ‘Va-va-voomsky’ un
corno!” pensò l’angelo. «Dica,
Lord Lobo».
«Le prossime volte che avrai voglia, sappi che ti
basterà
dirmelo».
“Non ci saranno prossime volte, perché oggi mi
libererò
finalmente di te! Ne vale la pena, oh se ne vale la pena. Vadano a quel
paese
le regole, infrangerei tutte quelle esistenti pur di vederti finalmente
morto, bi
-morto e stramorto!”
pensò lei. «Ora
non esageri, sarà una tantum. Se
vincerà la scommessa, poi».
«C’è qualcosa che non so e che ti spinge
ad avere dubbi?»
buttò lì il Dio della Distruzione.
A Ginger per un attimo venne il dubbio che Lobo potesse aver
intuito che c’era qualcosa che non andava, ma poi si
ricordò di una cosa
fondamentale, ossia che era un cretino... o almeno, lei lo considerava
tale. «Non
vedo cosa potrebbe essere».
Dopo qualche istante di immobilità, Lobo fece spallucce.
«Visto che lo hai trovato, andiamo o no?»
Ginger annuì. «Andiamo immediatamente. Si appoggi
a me, così
possia-AAAAAAAH!»
strillò, quando lo
czarniano “appoggiò” -molto per modo di
dire- una mano sul suo sedere dandole
una pacca dieci volte più forte di quella assestatale in
precedenza.
«Per le due botte di prima. Nessuno colpisce l’Uomo
e la fa
franca» affermò lui con un ghigno malvagio, per
poi spostare la mano sulla
schiena dell’angelo «nemmeno quando me lo merito. Comprendido?»
La voglia di ammazzarlo sul posto -o almeno provarci- era
sempre più grande, ma Ginger si fece forza pensando che a
breve si sarebbe
liberata di lui e, pur tremando di rabbia, non lo degnò
neppure di una
risposta, decidendo di partire immediatamente.
“Vedrai, buzzurro, vedrai cosa ti aspetta! E quando ti
vedrò
crepare, sentirai che bella risata mi farò!”
pensò.
***
«Dai, Gobbledee! dai
-dai -DAAAAAAAI! Distruggilo! Macellalo!
SFRAKATZA QUESTO BUZZURRO!!!... non posso credere di averlo detto
davvero».
L’angelica dignità di Ginger era rapidamente
andata a farsi
benedire, almeno da quando il veleno aveva iniziato a fare effetto sul
Kaioshin
-e dunque anche su Lobo che, suo malgrado, le stava pendendo.
La sua ordinatissima treccia era totalmente scompigliata per
il troppo agitarsi, il viso era di una sfumatura lilla per i troppi
incitamenti
urlati, e le volte che aveva visto Gobbledee in difficoltà
aveva sbattuto a
terra il fondo del bastone tante volte da essere addirittura riuscita
ad
ammaccarlo.
Se i suoi fratelli l’avessero vista avrebbero stentato a
riconoscerla, lei che era sempre stata tanto composta… a tal
punto Lobo l’aveva
esasperata!
«Fare il tifo per il mio avversario è poco
bell-» avviò a
protestare Lobo, ma venne interrotto da un calcio
dell’avversario, che gli
buttò giù tutti i denti in un colpo.
«È il momento!»
gridò Ginger a Gobbledee, vedendo che Lobo ormai stentava
anche a rialzarsi «INCENERISCILO!»
Gobbledee eseguì, scagliando contro il Dio della Distruzione
il raggio energetico più potente che avesse mai lanciato in
vita sua.
L’attimo dopo, con somma gioia di Ginger, del Dio della
Distruzione Lobo lo czarniano non restavano altro che cenere e una
parte
semi
liquefatta dell’uncino d’oro che aveva sempre
portato al braccio.
«Sì! sì -sì -sì
-sì
-SÌÌÌÌÌÌÌ!»
esultò l’angelo, saltellando e battendo le mani
mentre si metteva addirittura a
piangere per la gran gioia. Corse perfino ad abbracciare un
esterrefatto
Gobbledee, mentre la lunga treccia bianca si allentava fino a
sciogliersi
definitivamente.
Finalmente la sua vita da angelo era tornata a essere bella.
Sarebbe rimasta disattivata per un po’, fino a quando non
fosse stato eletto un nuovo Distruttore -Gobbledee stesso, magari- ma
era un
prezzo infinitesimale da pagare. Si era liberata di Lobo! Se ne era
liberata
davvero! Non poteva crederci!
«Allora, Gobblecoso, dov’eravamo?»
…e forse avrebbe fatto meglio a non crederci, per
l’appunto.
Si sentì un “crack”, l’attimo
successivo Gobbledee le venne
strappato dalle braccia, e Ginger si trovò coperta di un
liquido violaceo e
appiccicoso che altro non era se non il sangue di Gobbledee stesso.
Lobo, un Lobo perfettamente in forma e munito di un
nuovo uncino, aveva appena rotto il collo del suo avversario per poi
strappargli la testa. Il tutto era avvenuto talmente in fretta che
Ginger capì
cos’era stato quel “crack” solo quando
vide la testa di Gobbledee venire
calciata via come fosse stata un pallone.
«Come non detto, ora ricordo. Grazie per l’aiuto! Haw-
haw- haw fottut-haw!» rise lo czarniano.
Non era possibile.
Non poteva essere.
Ginger lo aveva visto morire davanti ai propri occhi,
Gobbledee lo aveva ridotto in cenere, il Kaioshin era morto come da
piano! Come
poteva essere ancora vivo?! Perché?!
Era
impossibile che fosse successo, era contro ogni legge della natura!
Quelli erano i soli pensieri di Ginger, che persa ogni
euforia si era chinata in avanti come un fiore appassito, guardando
davanti a
sé con la bocca semiaperta e lo sguardo vuoto come quello di
un cadavere. Era totalmente
e palesemente sconvolta, sia nel rendersi conto che Lobo era ancora
vivo, sia
nel capire che tutto quel che aveva fatto, tutte le regole che aveva
infranto,
non era stata nient’altro che una sequela di azioni inutili.
«Ehi, pupa».
L’angelo si voltò lentamente a guardare Lobo,
senza
proferire verbo.
«Come tentativo non era male, se non fossi stato immortale
avrebbe anche potuto essere una bella rottura. La prossima volta che
hai voglia
di infrangere un paio di regole, informati meglio» le disse,
mentre accendeva
un sigaro «E magari quando pianifichi qualcosa cerca di non
farlo vedere così
bene. Allora… troviamo una stanza?»
Quella frase riuscì a “risvegliare”
Ginger dallo stato in
cui era precipitata, e dopo un colpo di bastone contro il terreno
partì,
volando veloce come non aveva mai fatto, in direzione di… di
cosa? Non lo
sapeva nemmeno lei, a livello cosciente non sapeva nemmeno
perché fosse
fuggita, pur essendo più forte di quella specie di mostro.
Quando dopo un lasso indefinito di tempo si
fermò e si
guardò attorno, scoprì di essere
nell’Aldilà. Ebbe un attimo di sbigottimento,
ma si rese rapidamente conto che c’era un senso, se era
finita lì: c’era
eccome.
Ancora sporca del sangue di Gobbledee, sconvolta e in
disordine, volò fino al palazzo dov’era ubicato
l’ufficio del Supervisore Derek
Dodd, ossia colui che era responsabile dell’intero
Aldilà: Paradiso, Purgatorio
e Inferno sottostavano tutti quanti alle sue direttive, quindi se
c’era
qualcuno in grado di dirle cosa accidenti era successo era
senz’altro lui.
Dimentica di ogni forma di buona educazione, l’angelo
sfondò
la parete dell’ufficio senza tanti complimenti. «PERCHÉ QUEL MOSTRO È ANCORA
VIVO?!» fu la prima cosa che urlò, con
un tono tanto stridulo da far male ai timpani «Che cosa state
combinando?! EH?!»
Seguì qualche istante di silenzio, durante il quale Ginger
si rese conto che qualcosa non tornava: quello che aveva davanti era un
ometto
calvo e occhialuto che non somigliava affatto a Derek Dodd, e anche la
targa
sulla scrivania recitava testualmente “Supervisore Konrad
Kofk”.
Dov’era Derek Dodd?!
«Madame, solitamente si usa bussare» disse il
Supervisore
Kofk.
«S-senta, non ho tempo per… oh insomma!
Cos’è successo al
Supervisore Dodd?! E perché Lobo, il Dio della Distruzione,
non è rimasto morto
come avrebbe dovuto?! Cosa sta succedendo?!» si
avvicinò alla scrivania, e vi
sbatté un pugno sopra «Pretendo di saperlo
immediatamente!»
Il Supervisore si tolse gli occhiali e, dopo averli guardati
controluce, iniziò a pulirli. «Beh, madame,
è normale che Lobo non sia “rimasto
morto”. Il suo file è stato classificato come
“Intoccabile”, in base alla
clausola 27-c paragrafo 7: I-XIV della Nota
sull’Immortalità datata 12 a.C.,
questo ben prima che diventasse il nuovo Dio della
Distruzione» disse «Non ne
era a conoscenza?»
«Quindi mi state dicendo che quel coso
è anche immortale?!» si
disperò Ginger «Ma il suo Kaioshin è
morto, anche lui deve morire! È una regola divina che si
applica a livello
multiversale!»
«E noi ci aggrappiamo comunque alla clausola 27-c paragrafo
7: I-XIV della Nota sull’Immortalità»
ribatté il Supervisore «Lobo non può
essere prelevato. È stato bandito da qui quando è
morto la prima volta tempo
fa. Secondo lei, di chi è la colpa se io sono qui e
l’ex Supervisore Dodd è
ancora in terapia?» fece spallucce e allargò le
braccia «Di Lobo, naturalmente.
Ora, se ne ha voglia può anche provare a minacciarmi, o
pestarmi direttamente,
ma resto fermo sulla mia posizione: Lobo ve lo tenete vooooooi!»
esclamò, indicando Ginger «Io e chiunque altro qui
preferiremmo essere distrutti da lei o da Re Zeno in persona, piuttosto
che far
tornare qui quella piaga. Ci siamo capiti?»
Ginger lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, capendo che
non c’era nulla da fare. La sua era una situazione senza via
d’uscita, avrebbe
dovuto sopportare quello czarniano in eterno e anche di più,
e consapevole di
non poter fare proprio nulla di concreto contro di lui -aveva
già capito che
anche prenderlo a botte non serviva- crollò in ginocchio e
iniziò a piangere a
dirotto.
«Mi raccomando, rimetta a posto la parete prima di
andarsene» fu il solo commento del Supervisore, il quale
tornò al proprio
lavoro come se nulla fosse.
Ginger in ogni caso non lo sentì, era troppo impegnata a
disperarsi, e continuò a farlo per un quarto d’ora
pieno, durante il quale
prese anche a pugni il pavimento, strappò via dai capelli il
legaccio dorato
che li raccoglieva in una coda, e mancò poco che iniziasse a
strapparsi anche i
capelli.
Quando riuscì a rialzarsi in piedi lo fece barcollando,
mentre dalle sue labbra cominciava a fuoriuscire una risata isterica
sempre più
forte.
Sembrava star diventando pazza davvero, dopotutto.
«Gli schizzati li abbiamo tutti qui»
borbottò il
Supervisore, dopo un sospiro.
Sebbene non c’entrasse nulla con quel che aveva detto Konrad
Kofk, fu in quel momento che a Ginger, come in un flash,
tornò alla mente il
volto del fratello che amava di più. Era più
vecchio di lei e più esperto, ma
non abbastanza da farglielo pesare -non l’avrebbe fatto in
alcun caso- e
soprattutto era uno tra quelli più disposti a chiudere un
occhio nel venire a
sapere che era stata infranta qualche regoletta di poco conto, e a dare
consigli sia quando erano richiesti che…quando lo erano un
po’meno.
«Arrivo, Whis…»
disse a mezza voce, rivolta a nessuno in particolare. Al momento non
aveva idea
di quanto ci avrebbe messo per arrivare da lui, ma non le importava
neppure.
Quando volò via sfondando il soffitto, fu tanto veloce da
non poter essere raggiunta nemmeno dagli improperi del Supervisore
Konrad Kofk.
***
L’aura non poteva mentire, ma Whis stentava ancora a credere
che quella donna fosse proprio sua sorella Ginger.
Ginger, sempre così tranquilla e imperturbabile, sempre
così
pulita e curata…
«Ed è immortale, Whis! Immort- AH- AH- AH- AH- AH- AH-
leeee!»
Era completamente ricoperta di sangue altrui, i capelli
sciolti, annodati e arruffati, e soprattutto aveva la faccia di chi
è sull’orlo
della follia… o forse quella di chi ormai aveva lasciato
l’orlo per cadere nel
baratro.
Era difficilissimo far preoccupare per davvero Whis, che
nonostante la gentilezza mostrata era maestro assoluto di Arti Supreme
quali
menefreghismo e “gnorri”, ma vedere un angelo
ridotto in uno stato simile era
profondamente allarmante perfino per lui.
Cos’era capitato, per farla arrivare a quel punto?! Tutto
quel che Ginger aveva detto fino a quel momento, ripetendolo in
continuazione
come un disco rotto, era stato “è immortale,
è immortale”.
«Tua sorella sta alla grande, vedo»
commentò Lord Beerus,
anch’egli piuttosto inquieto nonostante la frase ironica.
«La situazione è seria, Lord Beerus»
ribatté Whis «Non c’è
molto che possa ridurre un angelo in questo stato, ormai dovrebbe
saperlo…
Ginger, cerca di cal-»
«Tutto quel che ho fatto non è servito a nulla, a nulla, A NULLA!»
urlò Ginger,
mettendosi le mani tra i capelli «Ho fatto avvelenare il
Kaioshin del mio
universo e per cosa?! PER NULL- AH- AH-
AAAAH! LORD LOBO È IMMORTALE! »
L’espressione di Whis a quel punto divenne del tutto
sconvolta, come quella di Lord Beerus: un angelo che faceva avvelenare
un
Kaioshin per uccidere il proprio Dio della Distruzione non si era mai
sentito,
era qualcosa di assolutamente proibito.
Un angelo non poteva uccidere le divinità che avrebbe dovuto
supervisionare, per quanto potessero essere persone orribili od
orribilmente
antipatiche; se ne avessero avuto la possibilità, di certo
vari di loro ne
avrebbero approfittato subito.
«Non pensavo che voi angeli poteste…»
borbottò Beerus,
guardandolo con aria leggermente diffidente.
«Difatti non possiamo, né io lo farei in ogni
caso» rispose
prontamente Whis, senza mentire. Beerus non aveva il carattere
più facile del
mondo, e forse lavorava troppo poco, ma non si poteva neppure dire che
rompesse
troppo le scatole: preferiva di gran lunga mangiare e dormire, cosa che
lo
rendeva facilmente gestibile… e soprattutto obbediva, le
poche volte in cui gli
diceva di fare o non fare qualcosa.
«Hm» fu la replica di Lord Beerus alla questione
«Sia come
sia, direi che sarebbe il caso di darle una botta in testa per
calmarla. A me
ne hai date per molto meno!»
«Lord Beerus, per favore!» Whis gli diede
un’occhiata di
rimprovero, poi si avvicinò alla sorella, e le mise le mani
sulle spalle.
«Ginger, guardami» la invitò,
gentilmente ma con fermezza «Guardami… ecco,
brava. Adesso ci sediamo, ti preparo una bevanda calda, e mi spieghi
per bene
cosa accidenti sta succedendo».
«Non voglio una bevanda calda» disse lei, con voce leggermente arrocchita.
«Quando una persona è sconvolta le si offre una
bevanda
calda» dichiarò Whis, col tono di chi aveva appena
enunciato un dogma.
«A me le botte, a lei la bevanda calda»
sbuffò Beerus «Dov’è
la giustizia in questo? Usi due pesi e due misure, questa è
cattiveria!»
«Lord Beerus, la prego, non è il
momento!» sbottò Whis,
alquanto seccato «Ecco, sorella, accomodati».
Ci volle una buona mezz’ora prima che Ginger riuscisse a
calmarsi abbastanza da poter raccontare a Whis cosa stava succedendo e
quello
che aveva combinato, incluse le regole che aveva infranto. Ogni volta
che si
accennava a quella parte del discorso, la voce dell’angelo
diventava stridula
al punto che Lord Beerus si chiudeva le orecchie, con una smorfia
infastidita.
«I-io… sì, lo ho fatto davvero Whis,
l’ho fatto» mormorò
«Non puoi capire… io dovevo!
Quel
mostro non poteva essere lasciato in giro! Ma perfino
nell’aldilà non ce lo
vogliono, preferiscono essere distrutti da Re Zeno in persona che
averlo lì di
nuovo, ti rendi conto?! Ti rendi conto?!»
«Se ho ben capito quel che mi hai detto, questo Dio della
Distruzione aveva di suo capacità che lo portavano al punto
di essere molto
vicino a una divinità vera e propria, pur senza esserlo
ufficialmente»
riassunse Whis «Giusto?»
«Sì!»
«E il divario tra la sua forza e la tua non è
eccessivo».
«Esatto!»
«È ben più folle del
dovuto…»
«Sì, SÌ,
non hai
idea di quanto!»
«… ed è immortale».
Ginger annuì, non trovando la forza di rispondere in altro
modo.
«Una cosa del genere non può essere lasciata in
giro»
dichiarò Beerus, cupo come poche volte Whis lo aveva visto e
altrettanto agitato «Un Dio della Distruzione così
potente,
immortale e non legato al suo
Kaioshin potrebbe diventare una seria minaccia per tutti gli
Universi!»
«Devo concordare con lei, Lord Beerus»
annuì Whis «Sebbene
questo Lord Lobo sia un individuo assolutamente unico nel suo
genere».
«Ci credo che è l’unico, gli altri
czarniani li ha
sterminati tutti lui… e si è fatto impiantare nel
cervello una radio che
trasmette una canzone che glielo ricorda ogni giorno: “ho ammazzato la mia genteee, non è stato
un incidenteeee!”…»
canticchiò Ginger a mezza voce.
Non si avvide dell’occhiata che le lanciarono gli altri due,
e se anche l’avesse fatto probabilmente non le sarebbe
importato affatto, non
in quelle condizioni.
«Lord Beerus, può lasciarmi solo con mia sorella
per qualche
minuto?»
Una richiesta che in realtà era palesemente un ordine, me
Beerus tentennò. «Non è che vuoi
progettare con lei il mio assassinio?»
«Poco fa le ho detto di no, ma chissà che non
finisca a
cambiare idea» replicò Whis.
«EHI! Certe cose
non si dicono nemmeno per scherzo!» protestò
Beerus «Vedi di fare in fretta,
poi devi prepararmi il pranzo, ho fame!»
Detto questo se ne andò lasciando soli i due fratelli, come
richiesto.
«Un Universo con un simile squilibrio non può
né deve
esistere» affermò Whis poco dopo, con una calma
glaciale «Ginger… a quanto
ammonta il mortal level dell’Universo Tredici?»
La donna gli restituì un’occhiata vuota in
risposta, ma dopo
qualche istante l’informazione tornò a fare
capolino nel suo cervello. «0.99, perché
Lord Lobo distrugge troppo
più del
necessario. Il Kaioshin glielo aveva fatto notare, ma lo ha sfrakatzat-
ehm,
pestato quasi a morte, in quell’occasione. Quasi».
Whis sollevò un sopracciglio. «Sempre
peggio» commentò.
«Aspetta: che intendi dire con “un Universo con un
simile
squilibrio non può né deve
esistere”?» gli chiese Ginger, un
po’allarmata.
Whis assunse un’espressione un po’condiscendente.
«Dovresti
capire che certe cose non sono accettabili… e sapere quali
sono le
conseguenze».
Ginger si alzò in piedi di scatto. «Non intenderai
dire?...
q- quello è… quello è
l’Universo di mia competenza! L’Universo Tredici
non può
essere distrutto per colpa di una persona soltanto!»
esclamò.
«Il suo mortal level è sempre stato basso, anche
l’ultima
volta si è salvato per un soffio» le
ricordò Whis «Oserei quasi dire che sia
sopravvissuto anche più del dovuto. Dovresti parlare al Gran
Sacerdote di ciò
che sta succedendo: meglio che glielo dica tu, prima che si accorga da
sé che
c’è qualcosa che non va».
«M-ma Whis-»
«Così facendo potrai anche decidere cosa dire e
cosa
omettere» la interruppe lui «Mi segui?»
Sì, purtroppo Ginger aveva capito fin troppo bene cosa
intendeva. Il Gran Sacerdote sarebbe venuto a sapere di ciò
che era accaduto,
in un modo o nell’altro, e agendo da solo avrebbe scoperto
anche delle regole
da lei infrante; meglio che fosse lei a parlare, anche se non
l’idea non le
piaceva, così da evitare che facesse ulteriori indagini. Non
osava immaginare
quali sarebbero potute essere le conseguenze per lei se avesse scoperto
quel
che aveva fatto, ma probabilmente sarebbero state peggiori della
disattivazione
alla quale sarebbe andata incontro per forza di cose:
quest’ultima perlomeno
era sempre reversibile.
«Sì».
«Bene. Mi rendo conto che è uno sporco lavoro, ma
in questo
caso è inevitabile. Ora andrai a rinfrescarti e darti una
ripulita, ti
calmerai, tornerai nel tuo Universo, e infine… farai quel
che devi fare,
Ginger».
Lei annuì, pur avendo ripreso a piangere silenziosamente, e
dopo una minuscola esitazione accettò la bevanda calda che
il fratello le
offrì. «Whis…»
«Dimmi».
«Ho paura» confessò Ginger, con un filo
di voce «L’Universo
Tredici scomparirà, e io non voglio disattivarmi, non in
perpetuo! Sarebbe come
morire e… e noi non siamo fatti per morire, Whis!»
«Infatti non morirai. Niente è per sempre,
sorella!» disse
Whis, stringendosi nelle spalle «Può essere che il
Re di Tutto un giorno inizi
a pensare che ci sono pochi Universi, e che dunque ne vengano creati
di nuovi
per divertirlo. Al momento vige il trend opposto, lo so, ma le opinioni
di Re
Zeno sono assai mutevoli… e, per fortuna, quando siamo
disattivati non ci
accorgiamo di quanto tempo passa».
«Per te è facile parlare, non sei tu di noi due
quello che
verrà disattivato per chissà quanto e che “forse”
un giorno verrà riattivato» borbottò la
donna.
«Questa è ingratitudine» la
rimproverò Whis «Non sei gentile
con qualcuno che ti ha dato un buon consiglio».
«A volte è difficile esserlo con qualcuno che
mostra
gentilezza ma in realtà ha la stessa empatia di un
sasso» ribatté lei.
Whis sollevò un sopracciglio. «Sei proprio
sconvolta, non
c’è che dire».
Forse suo fratello aveva ragione a definirla sconvolta -fino
a poco prima l’avrebbe avuta sicuramente- ma, a dirla tutta,
in quel preciso
momento Ginger si sentiva come se qualcuno le avesse dato una sberla e
l’avesse
ridestata da uno stato di trance ovattata nel quale si era cullata da
sempre. Molto
ironico che fosse accaduto poco prima del momento in cui si sarebbe
addormentata per chissà quanto tempo.
Aveva passato una vita a soffocare sul nascere sentimenti di
empatia che sarebbero stati soltanto inutili o d’intralcio,
aveva a sua volta
mostrato l’ “empatia di un sasso” quando
cinque dei suoi fratelli maggiori
avevano subito il destino che stava per subire lei, e solo in quel
momento
iniziava a pensare che tutto ciò fosse in qualche modo
sbagliato.
Peccato che fare qualsiasi cosa diversa dal tenere per sé
quei pensieri sarebbe stato inutile e/o dannoso.
«Sì, hai ragione, sono sicuramente
sconvolta» concluse
dunque, riappioppando a Whis la bevanda calda senza nemmeno finirla
«Grazie per
i consigli, che seguirò alla lettera, e addio,
fratello».
«Non è un addio, e comunque non puoi andare, non
ti sei
pulit-»
«Fatto» lo interruppe Ginger, ripulendosi grazie
alla magia
del bastone.
«…
e non hai finito
la tua bevanda calda!»
«In nome di tutti i
culi celesti, andate a quel paese TU e la tua strafottuta bevanda calda
del
katz!» gridò Ginger, lasciando Whis
completamente allibito, appena prima di
battere a terra il bastone e partire alla volta dell’
Universo Tredici,
sfondando il soffitto.
La “Lobite” era per davvero una malattia contagiosa!
«In queste condizioni, una lunga disattivazione non
può
farle che bene» commentò Whis, battendo
velocemente le palpebre per lo stupore
che perdurava ancora.
«Ehi Whis, noto che tua sorella è
andata» domandò Beerus,
rientrando nella stanza «In tutti i sensi»
aggiunse, vedendo il buco sul soffitto.
«Temo di doverle dare ragione».
***
«Sant’Eccidio!...»
«Sì, come lei se credesse davvero nei santi! Mi
faccia
il
piacere».
Ginger non sapeva se quella fosse stata la sua definitiva
caduta nel baratro della pazzia dovuta all’esasperazione, o
semplicemente
un’altra conseguenza del suo “risveglio”,
ma di fatto non si era mai sentita
così così piena di energia nel corso della sua
intera esistenza.
Era come vedere tutto quanto attraverso lenti tinte di
molteplici colori, le quali facevano sembrare tutto strano, tutto
nuovo, e
tutto più… “più”.
Semplicemente “più”, non avrebbe saputo
completare la
definizione in altro modo, e forse non era neppure necessario.
«Su quel fronte mi sembrava di avere già dato, ma
se vuoi
ripetere l’esperienza non mi faccio problemi!»
esclamò lo czarniano, con una
risata roca, accendendo un sigaro.
Per un brevissimo istante, nel sentire quelle parole, Ginger
provò una lieve punta di imbarazzo, mentre quel che restava
della sua coscienza
le urlava che era andata completamente fuori di testa, e che fare sesso
-più volte di seguito-
con il suo Dio
della Distruzione era stata la cosa peggiore e più oscena in
quella giornata
completamente folle… ma le passò subito.
«Dopo sole due ore non c’è mio orifizio
che non la conosca
intimamente, Lord Lobo, direi che possa bastare»
ribatté lei, languidamente
appoggiata sui pettorali dello czarniano «Piuttosto, mi dia
quel sigaro senza
fare tante storie».
«Sei già tornata normale? Peccato, la nuova Ginger
mi
piaceva di p-»
«Voglio fumarlo».
Lobo sollevò leggermente le sopracciglia, presumibilmente
sorpreso, ma passò tranquillamente il sigaro al suo angelo.
«Non so cosa ti
prende e non voglio saperlo, perché non me ne frega nulla,
ma qualunque cosa
sia mi sta benissimo! Se mi avessi dato retta da prima, ci saremmo
potuti
divertire molto di più!»
«Meglio tardi che- coff-
mai!» tossì Ginger, tentando di aspirare il fumo
«Se non lo avessi fatto ora,
non ne avrei avuto più tempo né modo».
«Che vai blaterando, donna? Io rimarrò Dio della
Distruzione
ancora per un po’, per cui abbiamo tutto il tempo che ci
pare» disse Lobo,
appena prima che Ginger gli rimettesse il sigaro tra le labbra e si
alzasse dal
letto.
«No, invece» lo contraddisse lei, calpestando quel
poco che
rimaneva dei propri vestiti strappati e gettati a terra in precedenza.
«Il
mortal level di questo Universo è infimo, il suo Kaioshin
è morto, e lei è un
Dio della Distruzione immortale in ogni senso. Le notizie sulla
decisione di Re
Zeno arriveranno a minuti, ma la cancellazione di questo Universo
è
praticamente certa e, anche se io mi salverò,
verrò disattivata quando lei
scomparirà. ‘Fanculo!»
aggiunse, seccata
e ancora “Lobizzata” «Per
l’appunto, o
adesso o mai più».
«Cancellazione un fico secco!» esclamò
Lobo, alzandosi a sua
volta dal letto «Portami dal moccioso colorato con la testa a
limone» alias
Zeno «Voglio proprio vedere cosa cancellerà, una
volta che l’avrò sfrakatzato!»
«Lei non può “sfrakatzare” Re
Zeno, se lo tolga dalla testa.
Pretendere di uccidere qualcuno in grado di far scomparire un Universo
in un
battito di ciglia è troppo perfino per lei» lo
disilluse Ginger, facendo
comparire il bastone per poi rivestirsi con la magia. Pensò
anche di rifare la
sua classica treccia, ma cambiò idea: non era più
la Ginger “da treccia”,
ormai.
«Nessuno strafottuto pischello prova a cancellare
l’Uomo e
poi riesce a sopravvivere!»
«Invece le cose andranno proprio così, piaccia o
non
piaccia. Voglio dirle una cosa, Lord Lobo: io l’ho odiata
profondamente per
tutto il suo essere, beh, quello che è, e dovrebbe saperlo.
Tuttavia sento di
doverla ringraziare, perché mi ha esasperata e portata alla
follia al punto da
darmi la sveglia e farmi capire quanto tutto questo faccia
profondamente
schifo» disse Ginger «Questa realtà in
cui tutto sembra cambiare nel corso dei
millenni, ma che in realtà è sempre la stessa
manfrina, questo fare da guida a
un Dio della Distruzione dopo l’altro fino a quando un Re di
Tutto che non sa
neppure contare fino a dieci* decide che ci sono troppi Universi in
giro, e puff,
ne fa sparire un po’, lasciando noi angeli inattivi
per chissà quanto… se
non altro la cancellazione avverrà per un motivo valido,
stavolta. Lei è un
buzzurro odioso e misogino, ma è il solo che sia mai
riuscito a dare una “scossa” a tutto
questo, e anche a me, in tutti i sensi. Per quel
che può valere, non la
dimenticherò mai».
«Ascolta, donn-»
Il bastone di Ginger si illuminò, lei e Lobo ebbero solo il
tempo di scambiarsi un’occhiata, e la mano che lo czarniano
aveva teso nel
tentativo di agguantarla riuscì soltanto a sfiorarla
leggermente un’ultima
volta.
Era stata portata nel palazzo di Re Zeno, presumibilmente da
un portale attivato dal Gran Sacerdote.
«Ho ritenuto opportuno un trasferimento rapido. Non
c’era
ragione di prolungare ulteriormente la tua permanenza in
quell’Universo,
neppure di pochi minuti» disse una cortese voce maschile.
Ginger si voltò. «Sono dello stesso avviso,
padre».
«Denunciando i fatti hai agito nel modo corretto»
sorrise il
Gran Sacerdote, restando a distanza.
«Ne sono consapevole. Presumo che l’Universo di mia
competenza verrà cancellato a breve?» chiese
Ginger, in tono freddo e formale.
Suo padre annuì. «Puoi recarti nella tua stanza,
la
cancellazione dell’Universo Tredici avverrà appena
ti sarai stesa sul letto, e
ad essa seguirà la tua disattivazione».
«La procedura di disattivazione mi sembra simile a quella
consueta. Vale anche per i classici dieci secondi?»
«Certamente:
una
volta stesa sul letto, passeranno dieci secondi prima che tu venga
ibernata»
confermò il Gran Sacerdote «Hai eseguito bene i
tuoi compiti. Raggiungi la tua
stanza».
Ginger fece un breve inchino e girò sui tacchi, mentre un
germoglio di soddisfazione nasceva dentro di lei; non perché
il Gran Sacerdote
si fosse complimentato per il suo lavoro, ma per il compiacimento che
provocava
riuscire a nascondere uno o più segreti tanto gravi al
proprio genitore E superiore.
Raggiunse rapidamente la propria camera, e si gettò
scompostamente sul letto.
L'Universo Tredici a quel punto doveva essere scomparso, e
mancavano dieci secondi alla disattivazione.
Suo malgrado, ad attraversarle la mente erano le sensazioni
che aveva provato in quelle due ore trascorse con Lobo, la bestia
incivile che
tanto detestava, e che ormai non esisteva più.
Nove secondi.
Le sembrava di sentire ancora le grandi mani del Dio della
Distruzione sul suo corpo. Ebbe un brivido, ma non di disgusto.
Otto.
Anche i baci di quello czarniano non erano stati meno
“ferali” del resto. Per sua fortuna le sue labbra
si erano sgonfiate in fretta,
e Lobo si era portato anche quel segreto nella tomba.
Anzi, ormai non c’era più neppure la tomba.
Sette.
Ricordò i molteplici modi in cui l’aveva
posseduta. Lui era
un vero mostro, e non era stato dolce con lei, eppure non riusciva a
pensare a
qualcosa che non le fosse piaciuto. Era stato tutto così
selvaggio, così passionale, così lontano da quel
che era abituata a provare.
Sei.
Si era sentita così viva!...
Cinque.
Era stata bene, anche se lo aveva odiato… o forse proprio
per quello.
Quattro.
Nessuno l’avrebbe mai saputo, ma lei non l’avrebbe
mai
dimenticato.
Tre.
Rise, e provò perfino pena per i suoi fratelli, i quali
probabilmente non avrebbero mai provato nulla di tutto ciò.
Due.
Non erano pensieri degni di un angelo, e forse avrebbe
dovuto vergognarsi di se stessa… ma ormai tutto provava,
tranne vergogna.
Uno.
Chiuse gli occhi. Era finita.
Zero.
Riaprì gli occhi. Forse aveva contato male.
«Z-zero?...» balbettò.
O forse non era affatto finita.
* Ebbene no, Zeno non è in grado di contare fino a dieci.
Chi ha visto l'ultimo episodio di Super in streaming, lo sa :'D
Ri- ciao a tutti quanti!
Alors, prima di inseguirmi con torce e forconi urlando all'overpower
esagerato, vi invito a dare un'occhiata qui, nella
pagina wiki che riguarda Lobo. Vi accorgerete che, per quanto
riguarda i suoi poteri e le sue abilità, non ho inventato
proprio nulla! :'D
D: Ma quindi Lobo è davvero così?
R: Sì!
D: E anche quella cosa dell'essere stato bandito dall'oltretomba?...
R: Assolutamente vera, e il supervisore si chiamava davvero Derek Dodd.
Konrad invece l'ho inventato io.
D: Ha seriamente ammazzato la sua gente con un agente patogeno da lui
inventato?
R: Aye.
D: Ma quindi Lobo ha anche un un Q.I. da genio?
R: Incredibile, ma assolutamente vero. Lo usa soprattutto se si tratta
di ammazzare la gente! Lobo è un violentissimo e volgare
scandalizzatore di femministe (?) che di solito riesce a portarsi a
letto tutte le donne del circondario... ma ha anche dei difetti! :'D
Vi lascio una mia fanart di Lobo e Ginger fatta piuttosto alla svelta
Alla prossima,
_Dracarys_
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