Epilogo: Un anno dopo
Daniel osservò impaziente
l’orologio, Teal’c che notò il suo gesto intervenne “Come mai è nervoso Daniel
Jackson?” “Non sono nervoso...” Teal’c alzò un sopraciglio e Daniel si sentì in
dovere di spiegare “Sono impaziente… è un anno che non andiamo più in missione
con Sam e Jack!” Teal’c annuì. Quando Jack e Sam avevano lasciato l’uniforme a
loro era stato assegnato il colonnello Cameron Mitchell e poi dopo alcuni mesi,
alla squadra, si era unita un’aliena, Vala Mal Doran, con i quali si era
immediatamente formata un’amicizia, che sarebbe probabilmente diventata ancora
più solida con il passare degli anni. Ovviamente, non avevano smesso di vedersi
con gli vecchi compagni, anzi, si vedevano in continuazione e non solo alla
base, ma anche fuori di essa, soprattutto ora che avevano un bambino, lui e
Teal’c continuavano ad inventarsi scuse per poterli andare a trovare. Il
piccolo Henry aveva appena qualche mese, eppure era già la mascotte della base,
Sam era rientrata dalla maternità piuttosto in fretta, avevano bisogno di lei,
così succedeva che dovesse portarlo con sé, in pochi minuti il bambino veniva
rapito e a turno i soldati lo portavano a spasso per la base, evitando i luoghi
più pericolosi, come la sala d’imbarco e prediligendo la mensa, dove, malgrado
il piccolo bevesse ancora solo il latte, lo tentavano con tutti i dolci della
mensa. Le scommesse erano state aperte, Henry O’Neill prediligeva la torta di
mele o la gelatina blu?
Daniel osservò ancora l’orologio
“Credi che dovremmo già andare a cambiarci?” “O’Neill ha detto che sarebbero
arrivati alle dieci, sono solo le nove e mezza” Daniel si sistemò gli occhiali,
maledicendo la logica del Jaffa. Quaranta minuti dopo Jack fece la sua comparsa
“Ehilà! Che fate ancora qui?” Daniel gli fece una smorfia “Sam?” “Sta
arrivando, è andata a prendere Henry, ci raggiungerà allo Stargate” Daniel
annuì, a fare da babysitter sarebbe toccato a Jacob e visto che doveva ancora
arrivare, tanto valeva affidarglielo direttamente alla base. Si avviarono verso
i loro armadietti e iniziarono ad indossare i vestiti che erano stati
confezionati apposta per l’occasione. Jack sorrise nell’indossare i vestiti
medioevali, adatti ad un viaggio, ma che denotavano un alta posizione sociale,
era passato un anno, ma a lui sembrava una vita, tante cose erano cambiate,
eppure gli erano ancora così famigliari! Infine fece passare la spada nella
cintura e dall’altro lato il pugnale: li teneva sempre in ufficio, appesi alla
parete, un monito, un ricordo. Anche Teal’c aveva una spada, niente a che
vedere con la sua, ma era del buon acciaio. Si avviarono allo Stargate,
ovviamente questa volta sotto i vestiti avevano anche delle pistole, il P90 era
impossibile da nascondere, ma non voleva correre rischi! Appena entrarono Jack
sorrise, Sam era già lì ad attenderli, il piccolo tra le braccia. “Jacob è in
ritardo?” Daniel si fece avanti per poter salutare Henry, che però stava
dormendo tra le braccia della madre. “Dovrebbe arrivare a momenti” In quel
momento lo Stargate si attivò, Jack si voltò verso il vetro anti proiettile
“Abbiamo un codice?” Il sergente addetto si avvicinò al microfono e rispose “Sì
signore, segnale Tok’ra” “Bene, aprite l’iride”. Un istante dopo Jacob fece il
suo ingresso alla base, Sam gli sorrise e lui andò immediatamente verso di lei,
poi prese il suo nipotino tra le braccia, totalmente estasiato. Jack fece un
piccolo sorriso rivolto a Sam “Jacob…” gli agitò le mani davanti “Siamo qui…”
Il generale Carter alzò finalmente gli occhi su di loro “Salve, perdonate il
ritardo” “Figurati… noi però dobbiamo andare ora” Jack si avvicinò all’uomo e
sbirciò suo figlio, così piccolo, un sorriso gli increspò le labbra, poi passò
la mano sulla testolina, già si vedeva che avrebbe avuto i capelli scuri. Sam
aspettò che Jack desse l’ordine di inserire le coordinate poi si avvicinò al
padre e gli consegnò le chiavi di casa “A casa c’è tutto, il latte è nel frigo,
i pannolini nell’armadio del bagno, se piange dopo aver mangiato è perché…”
Jacob sorrise “Samantha… sai, credo che io e Henry ce la caveremo benissimo!”
Sam annuì “Certo papà… allora torniamo tra due giorni ok?” “Vai!”. Sam si chinò
sul suo bambino e gli depose un bacio sulla fronte “Torno presto, fai il
bravo”, poi senza voltarsi salì la rampa, Jack la stava aspettando, mentre
Daniel e Teal’c erano già dall’altra parte. Appena attraversarono l’iride si
ritrovarono su un pianeta desertico “Ottimo! Sono mesi che non attraverso lo
Stargate e mi becco subito un dannato pianeta di sabbia!” Daniel scosse la
testa e sorrise, non avrebbe mai creduto che potesse mancargli anche
quell’aspetto di Jack! Poco lontano, come concordato, li aspettavano un Tok’ra
insieme a Cam, Vala e un al’kesh “Speriamo che questa volta non sia un
rottame!” Il Tok’ra lo guardò, contrariato, mentre Cam sorrideva. Vala non
perse tempo ed iniziò ad infastidire Daniel facendogli i complimenti per
l’abbigliamento. Il Tok’ra li salutò con un cenno della testa e poi si diresse
allo Stargate, mentre loro salivano sulla nave cargo. “Bene Teal’c, a te i
comandi!” Teal’c inclinò leggermente la testa, poi si sedette al posto di guida
ed attivò la navetta, in pochi secondi erano nell’iperspazio. “Quanto ci
metteremo Carter?” Lei sorrise, da quando non la chiamava più così? “Sedici
ore, signore” Calcò particolarmente sull’ultima
parola, Jack si voltò per guardarla, stupito che lo chiamasse signore,
chiaramente non si era nemmeno accorto di averla chiamata per cognome! Teal’c
ai comandi sorrise, non li aveva mai visti litigare, ma li aveva sentiti più
volte punzecchiarsi e lo facevano sempre utilizzando i loro vecchi gradi, non
comprendendo aveva chiesto a Daniel che aveva sorriso e gli aveva detto che
faceva parte del corteggiamento umano, lui aveva continuato a non capire fino a
quando non aveva visto gli occhi dei suoi due amici brillare di una particolare
luce, proprio durante uno di quegli scambi. Quando finalmente arrivarono sul
pianeta di Henry inserirono l’occultamento, poi, dopo aver sorvolato la zona
scesero a terra. “Ottimo adesso dobbiamo procurarci dei cavalli, Teal’c vieni
con me” Sam si morse un labbro, ma non disse niente si mise invece in paziente
attesa del loro ritorno. Vala che aveva notato l’espressione, subito nascosta,
di Sam, fece qualche mirata battuta su Daniel tirandola nella conversazione,
felice della distrazione Sam rise di gusto all’espressione di ostentata
superiorità dipinta sul volto dell’archeologo. Per fortuna Teal’c e Jack non ci
misero molto, erano scesi apposta vicino ad una locanda. Comprare quattro
cavalli era stato facile. Jack già a cavallo consegnò le redini a Sam mentre
Teal’c faceva lo stesso con l’archeologo. “Allora Cam, voi rimanete qui, se non
torniamo entro domani sera venite a prenderci ok?” Cam annuì, il piano era già
stato discusso, non c’era niente da aggiungere, anche se Vala non sembrava
essere dell’opinione “Perché non possiamo venire con voi! Non ho voglia di
dormire su delle casse mentre voi vi godete un letto di piume!” Daniel le
sorrise affabile “La vita è ingiusta Vala!” Poi, con una smorfia, salì a
cavallo, il suo fondoschiena non aveva ancora dimenticato le lunghe ore passate
in sella! Cam e Vala li guardarono partire, poi risalirono sulla nave,
preparandosi all’attesa.
Dopo alcuni minuti Daniel si
affiancò a Jack “Come facciamo a sapere che saremo ben accolti?” Jack roteò gli
occhi “Accidenti Daniel, ne abbiamo discusso per un mese!” Sam intervenne
vedendo il cipiglio assunto da Daniel “Henry sarà felice di vederci… gli
dobbiamo una visita no?” Daniel annuì, avevano già discusso a lungo
sull’argomento, ed era vero, dovevano al Duca delle spiegazioni, oltre al fatto
che Jack aveva dato la sua parola. Dopo qualche ora giunsero a Sendiburg,
sorrisero nel vederla, era strano, ma per un po’ quella era stata la loro casa.
Attraversarono la città e si diressero alle porte, un soldato gli si fece
incontro, si inchinò deducendo il loro rango dagli abiti “Vorremmo parlare con
il Duca… e non mi dire che è a caccia!” Sam non sorrise alla battuta, le
cicatrici sul ventre e sulla schiena di Jack erano troppo visibili perché lei potesse
dimenticarle. Il soldato si inchinò ancora, poi li fece entrare nella corte del
castello mentre dei servi venivano a prendere i loro cavalli “I vostri nomi
prego?” “Jack!” Si voltarono e si ritrovarono davanti Henry in persona
“Samantha, Teal’c, Daniel! Quando siete tornati!” A Daniel sfuggì un sospiro di
sollievo, non sembrava un uomo arrabbiato, forse un po’ teso, ma niente di più.
Jack si fece avanti e tese la mano, il Duca non esitò e la prese stringendola
con calore. Poi, notando che portava la sua spada, sorrise, Jack a cui non
sfuggì, incontrò il suo sguardo “Non ne posso più fare a meno…” Il Duca sorrise
comprendendo a cosa si riferisse, si voltò verso Sam e si inchinò poi gli prese
la mano destra per baciarla, ma accorgendosi di qualcosa prese anche la mano
sinistra, un anello brillava all’anulare, Henry sgranò gli occhi poi guardò
verso Jack che alzò colpevole la mano sinistra che portava lo stesso anello “E’
già e ho anche un erede!” Sam sorrise nel vedere lo sguardo caldo di Jack
posarsi su di lei, era sempre un piacere vederlo così orgoglioso e riconoscente
nei suoi confronti, così felice. Henry non si perse affatto lo sguardo e
sorrise “Un erede! Allora dobbiamo festeggiare, non solo il vostro ritorno, ma
anche il vostro bambino! Come l’avete chiamato?” Sam sorrise, ma fu Jack a
rispondere “Henry O’Neill, ma da me a preso solo il nome e il colore dei
capelli, ha già gli occhi e l’intelligenza della madre!” Daniel sorrise nel
vedere il Duca sorprendersi e poi illuminarsi “Questo mi rende estremamente
felice e soprattutto onorato!” Si inchinò ancora poi li accompagnò all’interno
dove offrì loro una lauta cena, poi quando ormai le portate iniziavano a
terminare Jack si volse verso il Duca, serio, ma Henry lo precedette “No, hai
la mia fiducia, questo mi basta, ho la tua parola che non era nulla di
malvagio, non voglio sapere altro” Tutti lo guardarono stupiti, Jack si era
preparato a tutt’altro! “Va bene, se sei sicuro… e lo ripeto, non è
assolutamente nulla di malvagio!” Il Duca annuì, sollevato, poi sorrise “Allora
non roviniamoci la serata! Quando volete partire? Pensavo di organizzare una
festa in vostro onore! Poi ci sarebbe il torneo di Castuun, dovete
partecipare…” Sam sorrise, erano stati fortunati ad incrociare un uomo così
intelligente e generoso. Jack scosse la testa “Dobbiamo partire domani… non ho
molta fiducia nella balia!” Poi rivolse a Sam un sorriso complice. Il loro
piccolo Henry gli mancava già e l’idea di non doversi svegliare quella notte al
suono del suo pianto, non lo confortava affatto. Sam sorrise, capendo al volo i
pensieri di Jack. Il Duca seguì quello sguardo complice, con una piccola fitta
di gelosia, quanto desiderava anche lui quel genere di complicità? Poi scacciò
quei pensieri che gli ricordavano che lui non aveva ancora trovato una donna da
amare e sorrise ai suoi invitati, “E’ un vero peccato, vorrà dire che
approfitterò della vostra presenza appieno!” La serata si protrasse ancora per
molto tempo, chiacchierarono e ricordarono i momenti passati insieme, poi il Duca
li lasciò andare a dormire, assegnando loro le stanze che avevano occupato
durante tutto il loro soggiorno in quel mondo. Il mattino dopo lo salutarono e
malgrado le insistenze di Henry, ripresero la strada per l’al’kesh, dove Cam e
Vala li stavano aspettando. Raggiunta la nave vendettero di nuovo i cavalli e
ripartirono, ma prima di lasciare il pianeta Jack fece posare l’al’kesh, ancora
occultato, vicino alla capanna di Garin. Scese dalla nave con gli anelli e
bussò alla sua porta, nessuno venne ad aprire allora entrò. La stanza era vuota
e chiaramente non ci abitava più nessuno da almeno qualche mese, fece il giro
della casupola e trovò ciò che ormai si aspettava, una croce segnava un piccolo
tumulo di terra. Jack sospirò, poi si avvicinò per leggere l’incisione sulla
croce “Qui giace Garin, morto in pace” Jack sorrise, era quello che desiderava,
salutò l’uomo che gli aveva salvato la vita e ritornò alla nave. Senza una
parola ripartirono per la Terra.
Sam guardò il pianeta sparire sotto
di loro, dicendo addio al mondo che aveva rischiato di portargli via tutto, ma
che invece gli aveva dato tutto. Jack le si avvicinò e la strinse tra le
braccia, “Dobbiamo molto a questo pianeta, non credi?” le sussurrò, come se le
avesse letto nel pensiero, lei posò la testa sulla sua spalla, poi disse ad
alta voce ciò che prima aveva solo pensato “Gli dobbiamo tutto”.
Jolinar: Sì la prossima volta metto
dei cartelli luminosi, ottimo suggerimento! E grazie!
FairyFlora: Grazie! Niente carie…
perfetto perché qui c’è sempre il rischio!
Kloe2004: Vedi tutto finisce bene…
non sono così sadica in fondo, non ci riesco proprio a far finire male una fic…
magari la prossima volta!
Nahid: Ma no dai siamo troppo
giovani per avere già un senso materno da scaricare su qualcuno… no??? Sono
loro che ne hanno bisogno, chi non li sogna con un marmocchio tra le braccia?!
Grazie mille!
23jo: Grazie! Vedi ho salvato anche
l’Sg1 no?
Ecco fatto anche l’epilogo è
andato… allora grazie mille a tutte! So che è un periodo pienissimo di impegni
quindi grazie per aver dedicato un po’ di tempo a commentare! Siete
fantastiche! Anzi, spero che la storia vi abbia distratto un po’, che fa sempre
bene! Quindi ancora e sempre GRAZIE!
Ciao ciao e alla prossima!