Mousse si sentiva a suo modo felice. Provava una rilassatezza
che non sentiva da...anni? Sicuro non da quando era arrivato a Nerima. Eppure,
era tutto così semplice, non stava facendo nulla di complicato: dopo una
noiosa, ma rilassante, mattinata a scuola alla pausa pranzo Mousse si era
ritrovato coinvolto con i compagni di classe del suo acerrimo nemico, che
lontano dai casini che ciclicamente avvenivano nella sua vita era un ragazzo
come gli altri. Mousse era rimasto silenzioso osservatore della conversazione,
utile per poter studiare il tenore delle loro conversazioni: videogiochi,
Mousse per fortuna era appassionato abbastanza da poter intervenire qui e lì,
manga, ok e gli ultimi avvenimenti della scuola, a cui lui prestò particolare
attenzione per poter meglio ricoprire il suo ruolo da involontario
impostore….era tutto nella norma. Daisuke solo per un
attimo si fermò a guardarlo. “Ranma oggi sei strano...come mai così silensioso?”
“Eddai lascialo stare, avrà litigato con Akane no?”
lo zittì Hiroshi e dandogli una gomitata.
Ranma-Mousse arrossì per un attimo, per un motivo diverso da quello che
credevano i due ragazzi, ma il rossore fu sufficiente per convincerli della
motivazione. Mousse conosceva a malapena Akane, figuriamoci farla arrabbiare!
Piuttosto voleva crearle meno problemi possibile. La pausa finì, e dopo
un’altra sequela di lezioni noiose ci fu un compito a sorpresa, che non
sorprese affatto Mousse. Finì il compito con discrezione ma in largo anticipo,
quasi sforzandosi di farlo male, ma a un certo punto lasciò perdere. Si ritrovò
a pensare a Shampoo e Ranma, nel suo corpo, al Neohanten…
Come stava andando? Ranma era sicuramente più agile di lui e la vecchia lo
avrebbe apprezzato...ah cosa avrebbe dato per vedere se stesso ricevere i
complimenti della nobile Cologne! Non che lo odiasse eh, del resto sua madre
era stata una sua allieva, ma lo trattava come una nullità e per una volta
sarebbe stato bello vedersi riconosciuto in qualcosa da una delle persone più
importanti per Shampoo... Ah Shampoo… chissà cosa stava facendo, chissà se si
era avvicinata a lui solo perchè la sua personalità
era assente, rimpiazzata dal suo stupido antagonista.
I suoi pensieri furono interrotti dalla campanella e da Akane Tendo che si
piazzò davanti a lui sorridendo. Certo, non era bella come Shampoo e a lui
piacevano i capelli lunghi, però era molto carina a guardarla bene, poteva
capire perché fosse così corteggiata. Aveva notato che anche fra le ragazze era
molto famosa e ricercata, soprattutto a pranzo. “Andiamo?” le chiese
anticipandola. Lei arrossì e stava per dire qualcosa ma semplicemente abbassò
lo sguardo e gli fece cenno di seguirlo. Cosa aveva fatto ancora??
“Non dovevo dire andiamo?” le disse appena usciti dalla classe in vista degli
armadietti.
“No...no. Mi ha solo fatto...beh strano!” rispose distogliendo lo sguardo. Lui
sorrise e le diede una veloce patta sulla testa, stando attento a non farsi
vedere da nessuno, ma dovette poi virare subito sentendosi osservato.
“Forza scema, andiamo a casa!” affermò ad alta voce cercando di imitare al
meglio il tono di Ranma, più impostato e deciso del suo. Lei di riflesso
incondizionato si ritrovò a lanciargli una cartella in testa ma Mousse, forte
della vista acuta non si fece cogliere impreparato e bloccò il colpo a
mezz’aria. “Akane, sai fare di meglio, sappilo.” sentenziò severo. Akane lo
guardò esterrefatta ma non fece in tempo a replicare che una voce conosciuta
arrivò alle sue orecchie. “Ranma, Akane...sempre alle solite eh?”
“Mousse tavolo 5!”
“Mousse c’è il conto al tavolo 8!”
“Mousse piatto di xiao mai in arrivo!”
Ranma si stava per impiccare con i non-suoi stessi capelli. Veramente, altri 5
minuti e sarebbe saltato in aria riempito di un esplosivo forgiato dal suo odio
per le due virago cinesi che dalle tre del pomeriggio non lo avevano fatto
neanche sedere o bere.
“Come diavolo fa quel papero a sopravvivere?”
Il dannato ristorante era poi incredibilmente pieno. “E’ la giornata del gatto
e abbiamo fatto una promozione speciale, ecco perché è pieno” gli spiegò
Cologne quasi come avesse intuito i suoi pensieri mentre gli passava
soddisfatta due piatti.
“Ma com...?”
“Trecento anni ragazzo, e conosco le espressioni di Mousse come le mie tasche,
anche se le fai tu. L’ho cresciuto quel bamboccio.”
“Ah sì, e perché allora lo tratti sempre così male?” inquisì la vecchia che di
tutta risposta gli lanciò altri tre piatti che lui quasi non prese, tanto era
stanco e con gli occhiali appannati dal calore. “Non abbiamo tempo per
cianciare ragazzo su!” e lo mandò via con una spinta, mentre il ragazzo cercava
di mantenere in equilibrio i troppi piatti bollenti.
Ranma andò a consegnare le pietanze visibilmente provato. “Ehi Mousse oggi non
sei pimpante come al solito che succede?” chiese un cliente evidentemente
abituale.
“Già oggi non ci rallegri con qualche spettacolo dei tuoi?” disse un altro
vicino a lui. “PURE I SPETTACOLINI DI MAGIA NO EH” iniziò a scaldarsi ma
Shampoo intervenne, tappandogli la bocca.
“Oggi abbiamo troppo da fare signori clienti scusateci per il disservizio!”
disse con un sorriso così falso e mieloso che Ranma quasi rabbrividì...
L’intero ristorante era intriso di un'aura negativa che però i numerosi
avventori non percepivano.
“Mousse sbrigati a fare i conti del tavolo 7 10 e 4” disse mollandogli con
malagrazia 3 lunghissime comande. “Ok dove trovo una calcolatrice?” chiese
d’istinto ma quasi fu fulminato dalla cinesina. “Ma scherzi vero? “ si avvicinò
e gli sussurrò “Mousse li fa a mente. E di corsa anche.” “Di corsa? Ehi ma che
scherzi?” ma lei se n’era già andata. Corse da Cologne che aveva assistito alla
scena e gli lanciò una calcolatrice degli inizi anni 80 probabilmente, tutta
unta di grasso e coi tasti incrostati. “Forza ragazzo mio, che sei lento!! Come
guerriero sei geniale ma come lavoratore gli dei me ne scampino!” sbuffò la
vecchia che sembrò spazientita per la prima volta in tutta quella situazione
assurda.
Ranma si sbrigò a fare i conti, ma comunque si ritrovò a sbagliare due
scontrini su tre. “No Mousse, questo è un 4 non un 7.” lo riprese Shampoo
davanti a tutto il tavolo facendolo scusare. “Ma come? Quello scarabocchio è un
4?” ma dopo lo scappellotto si riprese e si prostrò ai clienti chiedendo
perdono.
La serata finì, alla fine, e Ranma aveva tutto a pezzi: nessun allenamento, per
quanto duro e impervio, l’0aveva mai piegato così, neanche quando era stato
rapito da Picolet. Aveva i muscoli in fiamme, le ossa
a pezzi, aveva sete e quei dannati capelli lo stavano strozzando, ingolfato in
una tunica che aveva raggiunto i i centocinquanta
gradi celsius ormai. Doveva probabilmente andare anche in bagno ma aveva ormai
perso le funzioni corporee.
“U-ukyo!?” la ragazza fu sorpresa di vedere la bella cuoca, con uniforme
femminile quel giorno. “Non eri in partenza?” disse con voce quasi strozzata.
“Lo so che vorresti che mi levassi di torno Akane, ma invece sono ancora qui!”
e ignorandola si piazzò vicino a Ranma che iniziò a deglutire rumorosamente.
“Ciao Ran-chan, ti sono mancata?”
“Ehm… no?” rispose lui sinceramente. Non andava d’accordissimo con la pazza
delle okonomiyaki e le sue mani sul suo braccio lo stavano infastidendo, quindi
si levò da quella presa con estrema decisione. “Come mai non sei partita?”
aggiunse con una certa freddezza, che in realtà denotava solo l’interesse
minimo che provava nei suoi confronti. Akane dal canto suo tratteneva a stento
le risate: quanto sarebbe stato bello vedere tutta quella decisione in Ranma!
Come se l’era scollata subito! E infatti la reazione di Ukyo non tardò,
facendola sentire quasi in colpa. “M-ma...ma come Ranma non ti ricordi? E
perché mi hai scansata così? Non sono la tua fidanzata carina?” disse cercando
di prendergli la mano ma lui la rifiutò quasi scottato. “Ehm, Kuo...Ukyo, non mi hai risposto…” cercò di sviare. Ukyo
iniziò a scaldarsi. “Beh se proprio lo vuoi sapere Ranma ero rimasta perché fra
due giorni era l’anniversario di quando ci siamo conosciuti...ma se questo è il
trattamento che mi riservi me ne vado a
Osaka per il concorso degli chef di okonomiyaki senza rimpianti!!” Con un solo
gesto si sfilò la lunga pala dalle spalle e la scagliò contro la faccia di
Ranma che però con un gesto abile, anche più dell’originale notò Akane, si
scansò e la fermò, quello con meno potenza di quanto avrebbe fatto Ranma
stesso. “Allora ti auguro una buona partenza Ukyo, e in bocca al lupo per la
gara!” esclamò senza scomporsi mentre le porgeva la pala con un sorriso e un
lieve inchino. La ragazza dai lunghi capelli si trovò spiazzata. Perché Ranma
non si arrabbiava, non si scaldava, non cercava di giustificarsi...e perché
Akane rimaneva in disparte? Li guardò a lungo prima l’uno e poi l’altra.
“Ranma, oggi non ti riconosco proprio...mi hai fatto davvero arrabbiare. E tu
Akane, non so cosa hai fatto ma al mio ritorno non sarà così’ facile liberarti
di me.” cominciò ad andarsene infuriatissima, rinfoderando la pala ma si girò
ancora una volta “Non ti porterò neanche un souvenir Ranma!” Mousse si aggiustò
il codino lievemente sceso mentre la guardò porgendole la cartella che era
caduta nel trambusto. “Andiamo Akane?” la invitò con calma come se nulla fosse
accaduto. Akane sorrise. “Almeno ci siamo tolti un problema… certo che mi ha
fatto strano.”
“Cosa?”
“Vederti scrollare di dosso così Ukyo. Lo sai no? Ranma è sempre così impegnato
a godersi le attenzioni di tutte che è un accadimento raro.” disse mesta.
“E’ un idiota. E poi io a malapena conosco Kuonji...inoltre, non sopporto il
contatto fisico.”
“Ma se cerchi sempre di abbracciare Shampoo!” Il ragazzo ebbe la decenza di
arrossire violentemente prima di ribattere “Che c’entra, io e Shampoo siamo
cresciuti insieme, abbiamo confidenza….” poi le porse la mano gentilmente per
farle scendere l’ultimo scalino.
“E il contatto fisico?” disse un po’ maliziosamente Akane stupendo se stessa in
primis, accettando l’offerta.
“Sono o non sono il tuo fidanzato Tendo?” le disse sornione e lei non poté
trattenere la risata mentre scendeva lo scalino.
“Sai che sei davvero ... diverso da come mi aspettavo?” esordì dopo poco che si
erano avviati.
Lui sbuffò sorridendo.
“Chissà perché me lo aspettavo….e come pensavi che fossi Akane Tendo?”
“Non so tipo antipatico, o noioso. Invece sei molto educato e fai un sacco di
battute.”
“Ah sì? Non so penso che queste siano le parole più gentili che qualcuno mi
abbia rivolto ahahhaha!” disse portandosi la cartella dietro le spalle e ad
Akane quasi mancò un battito. “Anche tu sei molto diversa da come ti vedo di
solito Akane.” Lei lo fissò sorpresa, fra l’intimorito e il curioso. “Ma sì,
sei veramente molto gentile, e non mi è sembrato per niente che tu oggi fossi
un maschiaccio come dichiara sempre quell’idiota che mi sta abitando in questo
momento. “Ah, fra le altre cose…” si avvicinò pericolosamente. “Odio le
okonomiyaki.” le sussurrò prima di allontanarsi fischiettando.
Akane ebbe un batticuore di cui si pentì amaramente subito dopo. Era Mousse,
Mousse! Non Ranma, dannazione! Solo perché si era comportato come avrebbe
sempre voluto che facesse il suo vero fidanzato, quello non era lui. Non era il
ragazzo che… Che cosa, esattamente?
Contemporaneamente Mousse-Ranma si era un po’ allontanato, godendosi la luce
del tramonto e aspettando la sua fidanzata fittizia. Era una vita semplice
quella: nessun lavoro, nessuna levataccia... sì, ok qualche fidanzata pazza, ma
niente che non potesse gestire, rispetto alla violenza di Shampoo che
sicuramente non si sarebbe viva. Ora sarebbe tornato a casa e… cosa? Non aveva
tempo libero da almeno tre anni. Non che al villaggio poi fosse chissà quanto
libero, essendo un ragazzo.
Si girò verso Akane che nel mentre era arrivata da lui “Akane, cosa fai nel tuo
tempo libero con Ranma?”
La ragazza sembrò pensarci un attimo, spiazzata. “Intendi quando non siamo
inseguiti da pazzi che vogliono battersi con Ranma, incluso tu, o aspiranti
fidanzate, o matti extra?” lui rise di cuore annuendo. “Beh… non so di solito
prima di tornare a casa a studiare o allenarci andiamo a prendere un gelato.
Ranma solitamente si trasforma in ragazza e fa la gatta morta per avere il
gelato gratis.” vide Mousse diventare blu e rosso, a fasi alterne.
“Santo cielo ma è orribile. Non voglio trasformarmi. MAI.”
“Succederà lo sai?”
“Sì ma cercherò di evitarlo il più possibile, del resto sono allenato con me
stesso. Sai diventare una papera è abbastanza terribile.”
“In effetti….” Rimasero un attimo in silenzio, indecisi.
“Sai che... non mangio un gelato da anni?”
“Allora andiamo no?”
Lui annuì ma poi si fermò “Ah no aspetta Akane! I miei soldi... Sono al
Nekohanten!” concluse a bassa voce grattandosi la nuca.
Akane si soffermò a pensare. “Mmmm… non ho voglia di rivedere Ranma…. Non
ancora almeno… ti dispiace se offro io stavolta?” Il diniego fu immediato. “Non
se ne parla proprio! Farmi offrire da una ragazza, no.”
Akane lo spinse nella direzione giusta, insistendo “Dai dai dai voglio un
gelato...penserò a farmi ricompensare con qualcosa! Domani abbiamo anche il
compito di matematica, ho bisogno di zuccheri.”
“Matematica? Santo cielo che noia….” sbuffò lui e Akane non poté far a meno di
trovare quella frase ridicola detto da colui che al solo pensiero del compito
di matematica piangeva.
“Ma tu sei così bravo dannazione? Il compito di oggi non ti ha minimamente
scalfito!”
Lui fece spallucce. “Che posso farci?” e lì le sembrò un po’ il suo Ranma. Ma
il pensiero fu subito distolto da Mousse che sbattendosi il pugno e
inalberandosi, oh come era se stesso in quel momento!, dichiarò deciso
“Akane! Ecco come mi sdebiterò: ripetizioni, di matematica, o ciò che vuoi, in
cambio del gelato!” le fece un sorriso a trentadue denti che Ranma non esibiva mai,
da vero esaltato, molto buffo.
“Cosa??Ma scherzi??”
“No affatto. Così mi sentirò meno in colpa.” concluse a braccia conserte.
Akane ci pensò un attimo, all’inizio perplessa, ma poi realizzò la convenienza
della cosa “Gelato in cambio di un insegnante insegnante privato? Oddio
questa situazione potrebbe iniziare a piacermi!”
“Non scherziamo Akane, mi mancano i miei capelli lunghi!”
“E Shampoo no?” sorrise maliziosa.
“M-ma che c’entra quello è scontato!”
Chiuso il ristorante alle spalle dell’ultimo cliente Ranma
non ci pensò due volte a disfarsi dell’ingombrante tunica e fiondarsi in cucina
per andare a bersi la prima brocca d’acqua trovata sul tavolo. Finito di bere
si ritrovò le facce sconvolte di Obaba e Shampoo a guardarlo.
“Non mi guardate così. Non vi azzardate. Stavo MORENDO! Voi siete pazze. Pazze.
Non bevevo da oggi alle tre! E’ l’una di notte!”
Obaba rise sonoramente e Shampoo si sforzò di sorridere. “Mi dispiace ail...cioè
Ranma...ci siamo fatte prendere la mano...tu non sei Mousse!” si avvicinò
porgendogli un fazzoletto cercando di ignorare la seconda esibizione a torso
nudo del corpo di Mousse della giornata.
Ranma lo prese con malgarbo e iniziò ad asciugarsi il sudore che lo ricopriva.
Vide Shampoo mordersi la lingua prima di riprenderlo. “Non sei molto bravo coi
conti vero?” cercò di scherzare.
“E tu non sei molto brava a scrivere eh? 4 o 7 dannazione?” Ranma era già
abbastanza stressato per sentirsi pure riprendere dalla pazza coi capelli
viola. Shampoo però non la prese bene e fece una faccia davvero
offesa, piantando i pugni sui fianchi. “Senti, già mi tocca scrivere gli ordini
in giapponese perché tu non sai leggere le nostre sigle, che altro dovrei
fare?”
“Scrivere, farmi bere, farmi andare in BAGNO e magari darti una calmata!?”
Shampoo non ci vedeva più dalla rabbia. Era Ranma, Ranma!! Ma non
funzionò stavolta e si ritrovò a dargli un poderoso calcio che però fu bloccato
a mezz’aria e facilmente parato. “Che c’è sei fuori allenamento Shampoo?”
le disse canzonatoria avvicinandosi a un centimetro dalla sua faccia a
abbassandole senza troppo sforzo le braccia che cercavano di scansarlo. “E ci
credo, del resto se lavori quattordici ore al giorno come ti alleni? E come si
allena questo poveraccio?” disse lasciandola di getto e guardandosi i
pettorali e le braccia, che nonostante tutto erano ben scolpite.Obaba
si avvicinò dopo aver finito di riporre i tovaglioli. “Su futuro...cioè
Ranma... sembri davvero un po’ una mammoletta così... che vuoi che sia un po’
di sano lavoro”
“Questo si chiama sfruttamento minorile dannazione e io vorrei la mia paga
grazie!” disse tendendo la mano.
La vecchia lo guardò scuotendo la testa “La paga è il venerdì!”
“CHE COSA? Ho sgobbato come un mulo! Non mi importa vecchia, ora la anticipiamo
questa paga perché IO devo andarmi a fare delle lenti a contatto.”
La vecchia rovistò in tasca sbuffando e gli diede la paga. 1000 yen. Non ci
avrebbe comprato neanche un pasto decente con quei soldi. “Ma stiamo
scherzando? 1000 yen dopo dieci ore che ho lavorato in condizioni
subumane? Ma vuoi che chiamo la finanza?” Obaba iniziò a spazientirsi.
“Mi stai minacciando? Ricordati che devo studiare il modo di farti tornare nel
tuo corpicino mio caro futuro marito” disse scandendo le parole.
Lui non si lasciò di certo intimorire e la sovrastò nuovamente. “Senti vecchia,
non mi interessa, io un modo per tornare normale lo trovo, vado in Cina, non lo
so, ma tu come trovi un modo per giustificare il lavoro minorile sottopagato di
due persone alla polizia?” disse indicando anche la sua coetanea che era basita
a fissare la scena, in piedi a bocca aperta. “Che neanche vanno a scuola , fra
l’altro.” diede il colpo di grazia.
La vecchia cedette. Prese il borsellino mettendogli in mano una banconota da 10
mila yen. Dieci volte tanto! Lo fissò a lungo prima di parlare nuovamente. “Non
mi piacciono i ricatti ragazzino, ma vatti a fare una visita e comprati quelle
benedette lenti. ”
Il ragazzo volò via ignorando la vecchia strega che sbraitava sul come trovare
una soluzione per quello scambio di corpi che le stava dando noia. Non si
accorse di essere seguito da un’ombra viola.
“Ranma! Ranma!” il ragazzo si girò e vide la cinese più testarda di Nerima
materializzarsi dietro di lui. “Lasciami in pace Shampoo! Non ho voglia di
vederti fino a domani mattina, porca miseria!”
Era vero. Shampoo era odiosa. Perentoria, mielosa con i clienti, certo,
ma piena di sé e prepotente con lui.
Come poteva sopportarla quel papero cretino? Ovviamente lei ignorò il suo
volere e gli fu accanto, camminando ormai.
“Perché sei scappato così?” chiese senza troppa grazia. “Vuoi andare da Akane?”
la ragazza non sapeva neanche perché l’aveva chiesto.
Beccato. “Shampoo non sono affari tuoi, non sono il tuo schiavo
accidenti. Lasciami respirare, dopo una giornata così voglio solo starmene in
pace a prendere aria!” urlò con più cattiveria del dovuto.
“E’ stato così terribile?” aggiunse, ma stavolta a voce più bassa, quasi
dispiaciuta.
“Penso una delle giornate più assurde della mia vita Shampoo. Non ho mai
lavorato, ok, ma questo è troppo. Ma non ti vergogni a trattare un altro essere
umano così?” Non era mai stato particolarmente fan di Mousse, ma nell’arco di
poche ore aveva decisamente aumentato la stima nei suoi confronti. “Non tratto
gli esseri umani così, ti sembra forse che io sia sgarbata coi miei clienti?”
come si permetteva di insultarla così?
“Quelli pagano Shampoo. Pagano e sono clienti. E’ ovvio che tu sia così. Ma
perché tratti così male questo povero tizio?” disse puntandosi il dito contro.
“E’ vero, lo ammetto, è un gran rompiscatole, una scocciatura e appiccicoso. Ma
tu sei uguale a lui eh.”
“CHE COSA??” cominciò a scaldarsi e si preparò a rispondere ma si trovò
Ranma-Mousse a torreggiarla dall’alto del suo metro e ottantacinque. Ranma era
troppo esaurito, stanco e arrabbiato per dosare le parole. “Non protestare sai?
Fai la stessa cosa. Con me.”
Nel suo corpo non avrebbe mai avuto il coraggio o la forza di ribellarsi così,
ma si sentiva in grado di esprimere esattamente ciò che pensava in quel corpo
non suo. “Sei esattamente la persona che mi aspettavo che tu fossi Shampoo. Sei
sempre arrogante e cattiva. Anche con Akane. E hai fatto bassezze a tutto
spiano dal primo giorno che sei arrivata” vedere Mousse parlarle così a tre
centimetri dalla faccia l’aveva pietrificata, ma provò a schiaffeggiarlo
d’istinto. Lui la ignorò bloccandole il polso, continuando imperterrito. “E sai
una cosa Shampoo? Sì, sto andando da Akane, perché è la mia fidanzata e voglio
vederla!” la lasciò andare sempre in malo modo. “E ora corri pure da tua nonna
per vendicarti o per ricattarmi, che smettesse di cercare l’antidoto, non
mi interessa!” concluse allontanandosi.